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3 Dicembre - Novena all'Immacolata - Quinto Giorno

Tu advocata peccatorum. Paraclita

Autore: Don Francesco Argese

Quinto giorno

Tu advocata peccatorum.

Paraclita

 

 

Ella era di media statura e di straordinaria bellezza,

le sue movenze erano quelle di una danzatrice al cospetto del sole.

La sua verginità era così materna

che tutti i figli del mondo avrebbero voluto confluire nelle sue braccia.

Era aulente come una preghiera,

provvida come una matrona,

era silenzio, preghiera e voce.

Ed era così casta e ombra,

ed era così ombra e luce,

che su di lei si alternavano tutti gli equinozi di primavera.

(Alda Merini, 1931–2009)

 

La bellezza pura di Maria ne fa la nostra ad-vocata, “chiamata vicino” a noi, perché è la nostra alleata nel disegno mirabile della salvezza. In quanto madre nostra si schiera dalla nostra parte nella lotta contro Satana: se questi è, come lo definisce sant’Ignazio di Loyola “il Nemico della natura umana”, occorreva che avessimo accanto una creatura al pari nostro ma elevata per grazia alla bellezza divina. E così a Maria possiamo bene attribuire l’appellativo affine di paraclita (dal greco “chiamata vicino”), che la Scrittura riconosce anzitutto a Gesù (cf. 1 Gv 2,1) e poi allo Spirito Santo (cf. Gv 14,16).

Io mi getto a terra davanti a te, o Vergine Maria, e con gemiti grido:

“Salva la povera anima mia dal giudizio che viene e dal fuoco eterno, o Madre di Dio”.

Sotto il flusso della tua intercessione irriga la mia anima

consumata dalla fiamma delle mie passioni e rendila feconda, o Vergine Maria.

Santificami interamente, illuminami, o difesa dei credenti.

Per le tue preghiere, o Vergine, fai di me, te ne prego, la dimora della santa Trinità.

In te io riconosco il porto della pace, divina Genitrice, o Maria,

e grido dal fondo del cuore: non permettere che sia sommerso dai marosi nemici.

(Nicola Kataskepenos, XII secolo)