Altre Virtù
Cammino XXXI
Autore: San Josemaría Escrivá
667. Gli atti di Fede, di Speranza e d’Amore sono valvole dalle quali si sprigiona il fuoco delle anime che vivono la vita di Dio.
668. Fa’ tutto con disinteresse, per puro Amore, come se non ci fossero né premio né castigo. —Ma fomenta nel tuo cuore la gloriosa speranza del cielo.
669. Sta bene che tu serva Dio come un figlio, senza paga, generosamente… —Ma non preoccuparti se qualche volta pensi al premio.
670. Dice Gesù: “E chiunque avrà lasciato casa o fratelli o sorelle o padre o madre o moglie o figli o campi a causa del mio nome, riceverà il centuplo e avrà in sorte la vita eterna”.
—Vedi un po’ se trovi qualcuno, sulla terra, che paghi con tanta generosità!
671. Gesù…, in silenzio. “Iesus autem tacebat”. —Tu perché parli? Per trovare consolazione o per giustificarti?
Taci. —Cerca la gioia nel disprezzo: ne riceverai in ogni caso meno di quanto ne meriti.
—Puoi tu, forse, domandare: “Quid enim mali feci?” —che ho fatto di male?
672. Sii certo di essere uomo di Dio se sopporti con gioia e in silenzio l’ingiustizia.
673. Bella risposta quella che dette quell’uomo venerabile al giovane che si lamentava dell’ingiustizia sofferta: “Ti dà fastidio? —gli diceva— Ebbene, rinuncia a essere buono!…”.
674. Non dare mai il tuo parere se non te lo chiedono, anche se pensi che la tua opinione sia la più giusta.
675. È vero che fu peccatore. —Però non ti fare di lui quel giudizio irreformabile. —Abbi viscere di pietà, e non dimenticare che ancora può essere un Agostino, mentre tu resti solo un mediocre.
676. Tutte le cose di questo mondo non sono altro che terra. —Mettile in mucchio sotto i tuoi piedi, e ti ritroverai più vicino al cielo.
677. Oro, argento, gemme…, terra, mucchi di letame. — Godimenti, piaceri sensuali, soddisfazione di appetiti…, come una bestia, come un mulo, come un maiale, come un gallo, come un toro.
Onori, distinzioni, titoli… bolle d’aria, gonfiori di superbia, menzogne, nulla.
678. Non riporre i tuoi amori quaggiù. —Sono amori egoistici… Coloro che ami si allontaneranno da te, con paura e ribrezzo, poche ore dopo che Dio ti avrà chiamato alla sua presenza. — Sono ben altri gli amori che perdurano.
679. La gola è un brutto vizio. —Non ti fa un po’ ridere e non ti fa un po’ schifo vedere certi signori gravi, seduti intorno a un tavolo, seri, con aria di cerimonia, mentre riempiono di grassi il tubo digerente come se ciò fosse “un fine”?
680. A tavola, non parlare del cibo: è una grossolanità che non ti si addice. —Parla di cose elevate —dell’anima o dell’intelletto— e nobiliterai questo dovere.
681. Quando ti alzi da tavola senza aver fatto una piccola mortificazione, hai mangiato come un pagano.
682. Di solito mangi più del necessario. —E quella sazietà, che spesso è causa di pesantezza e di molestia fisica, ti rende inetto al sapore dei beni soprannaturali e intorpidisce la tua intelligenza.
—Che bella virtù, anche per le cose terrene, è la temperanza!
683. Cristiano impegnato —dici di esserlo—, ti vedo baciare un’immagine, biascicare una preghiera, inveire contro coloro che attaccano la Chiesa di Dio…, e perfino frequentare i Santi Sacramenti.
Ma non ti vedo fare un sacrificio, né evitare certe conversazioni… mondane (potrei, a ragione, usare un altro qualificativo), né essere generoso con i sottoposti…, né con la Chiesa di Cristo! Né ti vedo sopportare una debolezza del tuo fratello, né umiliare la tua superbia per il bene comune, né disfarti della tua salda corteccia di egoismo, né… tante altre cose ancora!
—Ti vedo… —Non ti vedo… —E tu… dici di essere un gentiluomo cristiano? —Che povero concetto hai di Cristo!
684. Il tuo talento, la tua simpatia, le tue attitudini… si perdono: non ti si consente di metterle a frutto.
—Medita bene queste parole di un autore spirituale: “Non si perde l’incenso che si offre a Dio. —Il Signore è più onorato con il sacrificio dei tuoi talenti che con il vano impiego di essi”.