Amore umano e vita cristiana - Fidanzamento e matrimonio: la persona adatta
Riflessione sull'amore
Autore: José Manuel Martín Q.
Uno degli scopi più importanti del periodo di fidanzamento è quello di poter passare dall’innamoramento (la constatazione che qualcuno ha dato origine in un’altra persona a dei sentimenti particolari che lo inducono ad aprire l’intimità, e che danno a tutte le situazioni e a tutte le vicende un colore nuovo e diverso: vale a dire, un fenomeno tipicamente affettivo) a un amore più vero e libero. Questo passaggio avviene grazie a un approfondimento della conoscenza reciproca e a un autentico atto di disposizione di sé da parte della propria volontà. In questa tappa è importante conoscere realmente l’altro e verificare l’esistenza o l’inesistenza tra i due di un’intesa di fondo nel condividere un progetto comune di vita coniugale e familiare: “amatevi – consigliava san Josemaría –, frequentatevi, conoscetevi, rispettatevi reciprocamente, come se ognuno fosse un tesoro che appartiene all’altro”. Allo stesso tempo, non è sufficiente frequentare e conoscere di più l’altro in se stesso; occorre anche soffermarsi ad analizzare di che tipo è la relazione fra i due. Conviene riflettere su come è e come si comporta l’altro con me; su come sono e come mi comporto io con lui; e su come è la relazione stessa in sé. Infatti, una cosa è come è una persona, altra cosa è come si comporta nella sua relazione con me (e viceversa), e una cosa ancora diversa è come tale relazione è in se stessa; per esempio, se fa leva eccessivamente sul sentimento e sulla dipendenza affettiva. Come afferma san Josemaría, “il fidanzamento dev’essere un’occasione per approfondire l’affetto e la conoscenza reciproca, e, come ogni scuola di amore, dev’essere ispirato non dall’ansia di possesso, ma dallo spirito di dedicazione, di comprensione, di rispetto, di delicatezza”. Per approfondire la conoscenza reciproca occorre farsi alcune domande: che ruolo svolge – e che conseguenze comporta – l’attrattiva fisica, che dedicazione reciproca esiste (sia di presenza che di comunicazione attraverso il mondo multimediale: telefono, SMS, Whatsapp, Skype, Twitter, Instagram, Facebook, ecc.), con chi e come comunicano i due come coppia, e come si comporta ognuno di essi con la famiglia e le amiche o gli amici dell’altro, se esistono sufficienti ambiti di indipendenza nell’agire personale di ciascuno – o se, al contrario, non esistono spazi in cui agire insieme –, la distribuzione dei tempi di riposo, i motivi di fondo che ci spingono a proseguire la relazione, come si evolve e quali effetti reali produce in ognuno, che valore dà ciascuno alla fede nella relazione… Si deve tenere presente che , come afferma san Giovanni Paolo II, “molti fenomeni negativi che oggi si lamentano nella vita familiare derivano dal fatto che, nelle nuove situazioni, i giovani non solo perdono di vista la giusta gerarchia dei valori, ma, non possedendo più criteri sicuri di comportamento, non sanno come affrontare e risolvere le nuove difficoltà. L’esperienza però insegna che i giovani ben preparati alla vita familiare, in genere riescono meglio degli altri”. Naturalmente, è importante anche conoscere la situazione reale dell’altro in alcuni aspetti che possono non far parte direttamente di un rapporto di fidanzamento: comportamento familiare, professionale e sociale; salute e malattie importanti; equilibrio psichico; disposizione e uso delle risorse economiche e previsioni nel futuro; capacità di impegnarsi e onestà verso gli obblighi assunti; serenità e imparzialità nell’impostare le questioni e le situazioni difficili; ecc. È opportuno sapere che tipo di cammino voglio percorrere col mio compagno di viaggio nella fase iniziale, il fidanzamento; verificare che andiamo raggiungendo i punti più importanti del tragitto, ben sapendo che chi mi sta accompagnando mi accompagnerà poi nel pellegrinaggio dell’intera vita. I meeting points devono compiersi uno dopo l’altro. Per questo possiamo porre ora alcune domande ben precise e pratiche, che mirano non tanto alla conoscenza dell’altro come persona, ma a esaminare lo stato della relazione di fidanzamento in se stessa. Quanto siamo cresciuti dal momento in cui è iniziata la nostra relazione di fidanzati? Fino a che punto ci siamo arricchiti – o impoveriti – nella nostra maturità personale umana e cristiana? C’è un equilibrio e una proporzione in ciò che riguarda testa, tempo e cuore? Si nota una conoscenza sempre più profonda e una fiducia sempre maggiore? Sappiamo bene quali sono i punti forti e i punti deboli propri e dell’altro, e cerchiamo di aiutarci a trarre il meglio da ciascuno di noi? Sappiamo essere contemporaneamente comprensivi – nel rispettare il modo di essere di ognuno e della sua particolare velocità di progredire negli sforzi e nelle lotte personali – ed esigenti, per non accontentarci di transigere sui difetti dell’uno e dell’altro? Valuto più gli aspetti positivi della relazione? A tal riguardo, Papa Francesco precisa: “far diventare normale l’amore e non l’odio, far diventare comune l’aiuto vicendevole, non l’indifferenza o l’inimicizia”. Al momento di amare e di esprimere l’affetto, abbiamo come primo criterio non tanto le manifestazioni sensibili, ma la ricerca del bene dell’altro prima che del proprio? Si nota una certa maturità affettiva, almeno allo stato iniziale? Condividiamo realmente alcuni valori fondamentali e c’è una reciproca intesa riguardo al futuro progetto di matrimonio e famiglia? Sappiamo dialogare senza accalorarci quando le opinioni sono diverse o appaiono i disaccordi? Siamo capaci di distinguere le cose importanti da quelle secondarie e, di conseguenza, cediamo quando si tratta di dettagli senza importanza? Riconosciamo i nostri errori quando l’altro ce li fa notare? Ci rendiamo conto di quando, in che cosa e come si mette di mezzo l’amor proprio o la suscettibilità? Impariamo a tollerare bene i difetti dell’altro, aiutandolo al tempo stesso nella sua lotta per eliminarli? Curiamo l’esclusività della relazione ed evitiamo interferenze affettive difficilmente compatibili con essa? Ci chiediamo spesso come possiamo migliorare il nostro modo di fare e la stessa relazione? Il modo di vivere la nostra relazione ha un’intima relazione con la nostra fede e le nostre virtù cristiane in tutti i suoi aspetti? Teniamo conto del fatto che il matrimonio è un sacramento e ne condividiamo l’importanza per la nostra vocazione cristiana? Gli aspetti trattati, vale a dire, la conoscenza del matrimonio – di ciò che significa sposarsi e di ciò che comporta la vita coniugale e familiare dovuta alle nozze –, la conoscenza dell’altro in sé e riguardo a me stesso, e la conoscenza di me stesso e dell’altro nella relazione del fidanzamento, possono aiutare ognuno dei due a scegliere con oculatezza la persona idonea alla futura unione matrimoniale. Ovviamente, ognuno darà maggiore o minore importanza a questo o a quell’aspetto, ma in ogni caso avrà come base una serie di dati oggettivi dai quali partire per il suo giudizio: ricordiamo che non si tratta di pensare “quanto lo amo” o “come stiamo bene insieme”, ma di decidere intorno a un progetto comune e molto intimo della vita futura. Papa Francesco, parlando della famiglia di Nazaret, dà una prospettiva nuova che serve di esempio alla famiglia e che aiuta a proporsi correttamente l’impegno matrimoniale: “Le vie di Dio sono misteriose. Ma ciò che era importante lì era la famiglia! E questo non era uno spreco!”. Nel caso del matrimonio non possiamo chiudere il contratto con la clausola del successo assicurato, ma possiamo addentrarci nel mistero, come quello di Nazaret, su cui costruire una comunità di amore. Così si possono individuare per tempo le carenze o le eventuali difficoltà e si possono adoperare i mezzi – soprattutto se esse appaiono importanti – per cercare di superarle prima del matrimonio: non si deve mai pensare che il matrimonio sia una “bacchetta magica” che farà scomparire ogni problema. Per questo la sincerità, la fiducia e la comunicazione durante il fidanzamento possono dare un grande aiuto al momento di decidere adeguatamente se conviene o no proseguire la relazione in vista del matrimonio. Sposarsi significa voler essere sposi, vale a dire, voler instaurare la comunità coniugale con la sua natura, le sue proprietà e i suoi fini: “Questa intima unione, in quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l’indissolubile unità”. Questo atto di volontà richiede a sua volta due decisioni: volere questa unione – quella matrimoniale –, che è dovuta per natura all’amore sponsale proprio della persona in quanto femminile e maschile, e volerla stabilire proprio con la persona dell’altro contraente. Il processo di scelta avviene in diverse tappe: l’incontro, l’innamoramento, il fidanzamento e la decisione di contrarre matrimonio. “Più che mai necessaria ai nostri giorni è la preparazione dei giovani al matrimonio e alla vita familiare […]. La preparazione al matrimonio va vista e attuata come un processo graduale e continuo”.
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