Amore umano e vita cristiana - L’amore coniugale, come progetto
Testi sull'amore nel fidanzamento e nel matrimonio
Autore: José Manuel Martín Q.
L’unità è il segreto della vitalità e della fecondità a tutti i livelli della vita. La disgregazione è, per eccellenza, il segno della morte fisica. Quando si tratta dell’unità tra un uomo e una donna per formare una famiglia, l’unità deve esserci non soltanto sul piano biologico ma su quello spirituale. L’amore coniugale, anche se ha inizio con il sentimento, si consolida grazie all’unità degli obiettivi, dei desideri e delle aspirazioni nel progetto comune di vita. “La donazione fisica totale sarebbe menzogna, se non fosse segno e frutto della donazione personale totale, nella quale tutta la persona, anche nella sua dimensione temporale, è presente: se la persona si riservasse qualcosa o la possibilità di decidere altrimenti per il futuro, già per questo essa non si donerebbe totalmente”. Senza l’innamoramento, la specie umana difficilmente sopravvivrebbe, ma l’innamoramento è soltanto – o soprattutto – il momento che precede l’amore duraturo. Rimanere nell’amore non è un ideale né una questione che riguarda solamente le buone consuetudini, la moralità o la fede; è anche una esigenza della biologia umana: sta alla base di ciò che costituisce la famiglia. Per esempio, il parto umano è assolutamente unico, diverso, se paragonato agli animali di qualunque specie. Poco prima della nascita una scarica ormonale fa sì che il cervello del feto si sviluppi. E questo, al di là di ciò che ci si potrebbe aspettare in un mammifero: le scimmie vivono lo sviluppo equivalente all’infanzia e all’adolescenza nel seno materno; noi umani, invece, nasciamo prematuri: lo sviluppo dell’infanzia e della giovinezza lo viviamo fuori, sul terreno, in famiglia. I bambini – grazie alla potenza del loro cervello – imparano dalla vita in tempo reale. Questo fatto naturale – biologico – richiede la stabilità nella vita coniugale. Ecco perché alcuni autori affermano che il matrimonio indissolubile è un’esigenza della natura più che un prodotto delle tradizioni culturali o delle credenze religiose, oppure un’invenzione dello Stato. Quando il sentimento iniziale che dà luogo all’innamoramento sfocia nel matrimonio, l’amore diventa un impegno per tutta la vita da integrare a vicenda. Così ogni coniuge raggiunge nell’altro la propria pienezza. L’impegno che si contrae è molto più che “vivere con”, ma è vivere per l’altro, e questo significa accettare la personale destinazione all’amore – alla felicità, al cielo –, donando la propria vita per l’altro. All’interno del progetto familiare, la formazione dei figli – quando ce ne sono – è forse il compito principale. Fin da piccoli hanno bisogno di sentire l’unità spirituale nella vita dei loro genitori. “Fin dal primo momento i figli sono testimoni inesorabili della vita dei loro genitori. […] Infatti le cose che succedono nella famiglia influiscono nel bene e nel male sulle vostre creature. Fate in modo di dar loro il buon esempio, di non tenere nascosta la vostra vita di pietà, di essere trasparenti nella condotta. […] Per questo, dovete avere vita interiore, dovete lottare per essere buoni cristiani”. Altrettanto importante come il cibo, il vestito o la scelta della scuola, è la formazione nelle norme, atteggiamenti e convinzioni che rendono possibile la vita completa delle persone. La vita è unità, e se vogliamo che i figli abbiano dei criteri chiari, hanno bisogno di toccare con mano ogni giorno l’amore reciproco dei genitori; il loro comune accordo intorno alle cose importanti per lo sviluppo della famiglia; soprattutto, devono scoprire in modi diversi, ma in alcuni dettagli concreti, di essere accettati per quello che sono. I figli devono percepire nei gesti che i genitori hanno verso di loro l’affermazione della loro stessa esistenza: quanto è buono e bello che tu sia con noi, che faccia parte della nostra famiglia! Se i figli vivono in un clima di realtà e non di capricci, sarà più facile che imparino ad autogovernarsi e che, a suo tempo, vogliano ripetere lo stesso modello. Non c’è dubbio che ogni figlio è una storia diversa che essi stessi scrivono man mano che maturano, ma è anche vero che in un clima abituale di conflittualità e di instabilità è molto più difficile maturare come si deve. Al riguardo, san Josemaría suggerisce: “Parla con loro facendo qualche breve ragionamento, perché si rendano conto che debbono agire in maniera diversa, in modo da far piacere a Dio”. Quando i figli si accorgono che i genitori si amano, si sentono al sicuro; questo dà stabilità al loro carattere: crescono serenamente e con l’energia giusta per vivere. Se poi i genitori si sforzano di vivere con loro il maggior tempo possibile, impareranno come per osmosi le esigenze della donazione agli altri, resteranno contagiati dall’affetto dei loro genitori, e si ridurranno i timori e le eventuali ansie. La famiglia nasce da un legame nel quale i due diventano uno, legati da un vincolo contratto liberamente. L’amore, essendo umano e libero, deve lottare per mantenere l’impegno assunto, in qualsiasi situazione. Il segreto dell’amore sta nel volere che l’altro sia felice. Se i genitori si comportano così, i figli apprenderanno l’amore dalla sorgente stessa. Non si tratta di due progetti singoli che poi si uniscono e si mescolano, ma di un unico progetto che arricchisce la vita di entrambi. La professione di ognuno, anche se vissuta con entusiasmo, si potenzia con il progetto comune. Se nel lavorare ognuno pensa all’altro, professione e famiglia si sostengono reciprocamente e i cosiddetti problemi di “conciliazione” tra lavoro e famiglia trovano una soluzione adatta alla vocazione della famiglia. Nel matrimonio si crea quell’atmosfera che impedisce l’individualismo egoista e favorisce la maturazione personale. Qui la donna, come dice Papa Francesco, svolge un ruolo speciale: “Le madri sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico. Individuo vuol dire ‘che non si può dividere’. Le madri invece si dividono, a partire da quando ospitano un figlio per darlo al mondo e farlo crescere”. La donna e l’uomo maturi sanno praticare, con buon senso, il rispetto dell’autonomia e della personalità dell’altro. Non solo, ma ognuno considera la vita dell’altro come propria. In tal senso, l’espressione saranno “una carne sola” è esplicita. Il mandato di Dio è una proposta di vita in comune per sempre, che comporta una donazione totale ed esclusiva; potremmo dire che si tratta di una chiamata all’amore autentico e impegnato. Nello stesso tempo, abbiamo la possibilità di rifiutarlo. Però accogliere liberamente l’invito di chi è la Vita stessa è un’assicurazione di felicità. “Quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del Matrimonio, Dio, per così dire, si “rispecchia” in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi. È molto bello! Anche Dio, infatti, è comunione: le tre Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo vivono da sempre e per sempre in unità perfetta. Ed è proprio questo il mistero del Matrimonio”. La famiglia, seguendo questo programma, deve imitare la vita divina nell’amore e nel dare sfogo alla propria fecondità. L’individualista – il “single man”, la “single woman” -, si trova agli antipodi. Se vuole vivere e far vivere, il matrimonio deve seguire le indicazioni che Egli stesso ci ha dato all’inizio, “crescete e moltiplicatevi”. Dio è una vita di relazione permanente. E ha voluto stabilire con gli uomini un’Alleanza di amore. Nel matrimonio, il “vincolo di amore si trasforma nell’immagine e nel simbolo dell’Alleanza che unisce Dio al suo popolo”. Ecco perché è tanto grave una rottura formale, da qualunque punto di vista. Nella fedeltà coniugale c’è la felicità. Dio è stato fedele con noi, dandoci tutti i beni: in primo luogo, lo stesso amore della vita coniugale e quello dei figli. Se i figli maturano nella fedeltà dei genitori, imparano il segreto della felicità e del senso della vita. L’edificio sociale, d’altra parte, si costruisce con alcuni mattoni che sono le famiglie e su certe basi capaci di formarli: la fiducia di tutti nei confronti di tutti. Se nell’ambito familiare non c’è fedeltà – né rispetto, né fiducia –, neppure ci sarà nella società.
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