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Amore umano e vita cristiana - L'innamoramento

Testi sull'amore nel fidanzamento e nel matrimonio

Autore: José Manuel Martín Q.

I sentimenti sono la modalità più frequente di cui abbiamo esperienza
nella vita affettiva. Possiamo definirli in questo modo: si tratta di stati
d’animo vaghi, che hanno sempre una tonalità positiva o negativa, che ci
avvicinano o ci allontanano da quello che abbiamo davanti a noi. Tenterò
di spiegare la definizione che propongo:
―La frase stati d’animo indica qualcosa che è soprattutto soggettiva.
L’esperienza è interiore. Si tratta di una conoscenza intima della persona.
―Con l’aggettivo vago si vuol dire che la notizia che riceviamo non è
chiara, precisa, ma è qualcosa di indefinito, etereo, poco nitido, dai
contorni confusi e indistinti, e che più tardi si va chiarendo nella
percezione della persona.
―La tonalità è sempre positiva o negativa e di conseguenza avvicina o
allontana, si cerca qualcosa o la si rifiuta. Non esistono sentimenti neutri;
la noia, che potrebbe sembrare una manifestazione affettiva vicina alla
neutralità, è negativa ed è vicina al mondo deprimente. Tutti i sentimenti
hanno due facce contrapposte: amore-disamore, gioia-tristezza, felicitàafflizione, pace-ansietà, ecc.
L’innamoramento è un sentimento positivo di attrazione che si manifesta
verso un’altra persona e fa sì che la si cerchi con insistenza.
L’innamoramento è un fatto universale e di grande importanza, perché da
lì avrà origine l’amore, che darà luogo addirittura alla costituzione di una
famiglia.
Se pensassimo all’innamoramento come a una sorta di “malattia”,
dovremmo mettere in evidenza due tipi di sintomi. Alcuni sono sintomi
iniziali, le sue prime manifestazioni.
Per innamorarsi di qualcuno occorre che si producano alcune condizioni
preliminari che hanno una straordinaria importanza.
La prima è l’ammirazione, che può essere dovuta a diversi fattori: alla
coerenza della sua vita, al suo spirito di lavoro, alle difficoltà che ha
saputo superare, alla sua capacità di comprensione, e a un lungo eccetera.
La seconda è l’attrazione, che nell’uomo è più fisica e nella donna più
psicologica; per l’uomo si mette in atto la tendenza a cercarla, a
instaurare con lei una relazione di un certo tipo, a stare con lei . Questo
comporterà un cambiamento di condotta: pensare molto a quella persona
o, in altre parole, mettersela in testa. Lo spazio mentale finisce con
l’essere invaso da questa figura che presiede continuamente i pensieri.
Vengono poi due considerazioni che mi sembrano particolarmente
interessanti: il tempo psicologico passa rapidamente, e questo significa
che si gode tanto della sua presenza che il tempo vola, tutto va troppo in
fretta: si sta con piacere con lui/con lei e si assapora questa presenza;
appare poi la necessità di condividere…, che imbocca un percorso che va a finire nella necessità di iniziare un progetto di vita in comune.
La sequenza può non essere sempre lineare, anche se più o meno appare
così, con le sfaccettature che si vuole; tutto si fa presente in un modo o
nell’altro: ammirazione, attrazione fisica e psicologica, avere la testa che
non pensa ad altro, il tempo soggettivo scorre positivamente e si vuole
condividere tutto con detta persona.
Però in questo itinerario affettivo non si sono ancora rivelati ciò che io
chiamo i sintomi essenziali dell’innamoramento, quelli che sono la radice
e il fondamento di tutto ciò che verrà dopo e che consiste nel dire a una
persona: non concepisco la vita senza di te, la mia vita non ha senso se tu
non stai accanto a me. Tu sei la parte essenziale del mio progetto di vita.
In termini più espliciti: ho bisogno di te. Quella persona è diventata
irrinunciabile.
Innamorarsi è la forma più sublime dell’amore naturale. Vuol dire creare
una “mitologia” privata con qualcuno. Vuol dire scoprire che si è
incontrata la persona adatta con la quale camminare insieme nel corso
della vita. È come una rivelazione improvvisa che illumina tutta
l’esistenza . Si tratta di un incontro singolare tra un uomo e una donna,
che si fermano l’uno di fronte all’altra. In quel fermarsi emerge l’idea
centrale: condividere la vita, con tutto ciò che questo significa.
«Ma – si domanda Papa Francesco – cosa intendiamo per “amore”? Solo
un sentimento, uno stato psicofisico? Certo, se è questo, non si può
costruirci sopra qualcosa di solido. Ma se invece l’amore è una relazione,
allora è una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio
che si costruisce come una casa. E la casa si costruisce assieme, non da
soli! […] Volete fondarla […] sulla roccia dell’amore vero, l’amore che
viene da Dio».
Uno degli errori più frequenti sull’amore consiste nel pensare che esso sia
soprattutto un sentimento e che questa sia la sua dimensione chiave. Si è
detto, anche, che i sentimenti vanno e vengono, si muovono, oscillano,
vanno soggetti a molte vicissitudini nel corso della vita. Questo errore
concettuale ha percorso quasi tutto il XX secolo.
«Il passaggio dall’innamoramento al fidanzamento e poi al matrimonio
esige diverse decisioni, esperienze interiori. […] Cioè: l’innamoramento
deve divenire vero amore coinvolgendo la volontà e la ragione in un
cammino, che è quello del fidanzamento, di purificazione, di più grande
profondità, così che realmente tutto l’uomo, con tutte le sue capacità, con
il discernimento della ragione, la forza di volontà, dice: ‘Sì, questa è la
mia vita’».
Nessuno mette in dubbio che l’amore nasce da un sentimento, che è
innamorarsi e sentirsi coinvolto in una esperienza positiva che invita ad
andare dietro a quella persona. Per essere ancora più concreto nei fatti
che voglio esaminare, ricorro alle Norme del Rito Romano del
Matrimonio ,nel quale sono previste tre domande di estrema importanza:
– ami tu questa persona?
– siete decisi a…?
– siete disposti a…?
Mi soffermerò su queste tre questioni, perché da lì parte il vero trittico
dell’amore, ciò che costituisce il fine e quasi la vetta dell’innamoramento.
Ognuna di esse ci rimanda verso una direzione precisa; vediamo.
La prima, utilizza il termine ami. Bisogna dire che amare è soprattutto un
atto della volontà. In altre parole, nell’amore maturo la volontà si mette
in primo piano e non è altro che la decisione di lavorare intorno all’amore
prescelto. La volontà opera come uno stiletto che cerca di correggere,
pulire, limare e togliere gli spigoli e le parti negative della condotta, e
soprattutto quelle che influiscono su una sana convivenza: punta al
concreto.
Per questo la volontà deve svolgere un ruolo cruciale, e inoltre bisogna
saperla fare funzionare gioiosamente. Lo sanno molto bene i coniugi che
vivono insieme da molti anni con una relazione stabile e positiva.
La seconda domanda utilizza l’espressione siete decisi? La parola
decisione fa pensare a un giudizio, che è un atto dell’intelligenza.
L’intelligenza deve intervenire prima e durante. A priori, sapendo
scegliere la persona più adatta. Il giudizio dev’essere capace di stabilire se
questa è la migliore persona fra quelle conosciute e la più adatta, con la
quale impegnarsi per l’intera vita. Bisogna avere la massima lucidità,
con i cinque sensi ben svegli. Ecco perché, intelligenza è saper distinguere
ciò che è secondario da ciò che è fondamentale; è anche avere una
capacità di sintesi. Intelligenza è saper cogliere la realtà nella sua
complessità e nei suoi collegamenti. Deve agire anche a posteriori,
utilizzando gli strumenti della ragione per saper condurre con arte e
abilità l’altra persona. Questo saper condurre è strapieno di ciò che oggi si
chiama intelligenza emozionale, che è la qualità per mescolare,
assemblare e riunire insieme intelligenza e affettività: una capacità
irrinunciabile, in definitiva, per stabilire una convivenza armonica,
equilibrata e felice.
Il terzo ingrediente dell’amore di coppia, che del resto abbiamo
menzionato all’inizio, sono i sentimenti. La domanda successiva che si fa
nel Rito del Matrimonio è: siete disposti? La disposizione è uno stato
d’animo mediante il quale ci disponiamo a fare una cosa. In senso stretto
questo dipende dall’affettività, che è formata da un insieme di fenomeni
di natura soggettiva che muovono il comportamento. Come abbiamo già
detto, essi si esprimono abitualmente attraverso i sentimenti.
Che vuol dire questo, e quali sono le caratteristiche che qui bisogna
avere? Le persone, uomo e donna, debbono sposarsi quando sono
profondamente innamorati l’uno dell’altra. Non si tratta semplicemente
di sentirsi attratto, che gli piaccia o che richiami la sua attenzione.
Dev’essere molto più di questo. Perché? Perché si tratta della scelta
fondamentale. Nessun’altra decisione è così importante e incide
altrettanto sull’esistenza: si tratta addirittura della persona che
percorrerà l’itinerario biografico al nostro fianco.
Si sono registrati molti insuccessi in persone che si erano sposate senza
essere veramente innamorate, ma perché erano fidanzate da troppi anni o
“perché dovevano sposarsi” o perché molti intimi amici erano già sposati
o per non rimanere zitella o scapolone. Potremmo dare anche altre
risposte inadeguate, quando un rapporto coniugale parte già con alcune
premesse poco solide…, amori che nascono da materiali di risulta e che,
prima o poi, faranno una brutta fine.
L’amore coniugale dev’essere contrassegnato da questi tre caratteri:
sentimento, volontà e intelligenza. Un trittico forte, consistente. Ognuno
con il proprio ambito personale, che immediatamente si trasferisce nella
personalità dell’altro. «Il patto matrimoniale [è un’alleanza] con cui
l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua
natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della
prole”. In tal modo si aspira a ottenere una intima comunità di vita e di
amore, perché si tratta di un vincolo sacro, che non può dipendere
dall’arbitrio umano, perché è radicato nel senso soprannaturale della
vita, dato che è Dio il suo artefice principale.
Il matrimonio, come prima il fidanzamento, “dev’essere ispirato non
dall’ansia di possesso, ma dallo spirito di dedizione, di comprensione, di
rispetto, di delicatezza”.
Amare non è sufficiente: bisogna saper amare; e cioè saper governare,
dirigere e incanalare questo sentimento verso comportamenti di vita
quotidiana che raggiungano l’obiettivo finale dell’amore: ottenere che
l’altro sia felice, renderlo felice.
Questo si riassume nel preoccuparsi che le nostre scelte arricchiscano i
momenti in cui si sta insieme, ogni giorno. Per questo abitualmente non
basta l’affetto, ma bisogna mettere in gioco l’esperienza, valutare con
prudenza le situazioni e agire con intelligenza.
Se curiamo con attenzione la relazione, avremo molte possibilità di
successo, in vista di una crescita personale e pure della relazione
reciproca. “Non dobbiamo lasciarci vincere dalla ‘cultura del provvisorio’
[…]. La paura del ‘per sempre’ si cura giorno per giorno affidandosi al
Signore Gesù in una vita che diventa un cammino spirituale quotidiano,
fatto di passi, di crescita comune”.
Per ogni eventualità, ecco ora alcuni consigli su ciò che si può fare se si
arriva a una situazione coniugale difficile. Prima conviene ricordare che
non è la stessa cosa una crisi coniugale in piena regola che si trascina da
un certo tempo, e le difficoltà coniugali che sorgono continuamente, sulle
quali occorre avere le idee chiare per capire come superarle.
Tra le due – crisi e difficoltà naturali – esiste uno spettro di situazioni
diverse, fra le quali ci sono diverse possibilità prudenziali di azione.
Questi rimedi psicologici e spirituali debbono essere applicati in modo
operativo, con l’intenzione di migliorare qualcosa, di correggere o di
inserire nel comportamento qualche ingrediente che non è ancora
presente e che appare irrinunciabile.
a) Imparare a perdonare. Il perdono è un grande atto di amore, che si
può dividere in due segmenti: perdonare e poi impegnarsi a dimenticare.
Perdonare e dimenticare equivale a perdonare due volte. Sono capaci di
farlo solo le persone generose, che hanno uno spirito grande, sanno
riconoscere i propri errori e vogliono correggersi.
b) Non esibire l’elenco delle offese del passato. Bisogna impedire che
nella comunicazione reciproca salti fuori l’elenco dei rimproveri che forse
è stato accumulato negli anni, perché ha in sé un effetto demolitore,
molto distruttivo. Quando le coppie si vogliono bene, questi fatti stanno
chiusi in un cassetto e non vengono mai fuori. Mai significa mai. Questo
si chiama dominio di se stesso, capacità di chiudere le ferite e di
lasciarsele dietro. Il dominio di sé è irrinunciabile per la donazione
assoluta di se stesso.
c) Evitare le discussioni inutili. Un principio chiave di igiene coniugale,
propria del matrimonio, è questo: non discutere. In una discussione
accesa, raramente trionfa la verità. Prevarrà lo sfogo e il desiderio di
sopraffare l’altro nel battibecco, piuttosto che di trovare l’accordo tra le
parti.
d) Pregare insieme. Condividere la fede sempre e da essa trarre la forza
per andare avanti soprattutto nei momenti difficili o dopo uno scontro.
Saper mettere Dio al centro del matrimonio con una sorta di naturalezza
soprannaturale, dove il divino e l’umano si mescolano.
g) Avere nella vita di coppia una sessualità sana, positiva e piena di
complicità. La sessualità coniugale ha un’importanza straordinaria. La
negligenza in questo campo ha effetti quanto mai deleteri. Occorre
dialogare e trovare dei punti di accordo. La sessualità è un linguaggio
dell’amore impegnato. È la massima donazione. L’atto coniugale deve
consistere in una relazione completa, in cui quattro grandi aspetti della
persona si riuniscono e formano una grande sinfonia: dev’essere un atto
fisico (genitale), psicologico, spirituale e biografico. Tutto insieme e allo
stesso tempo.
h) Diventare abili nella comunicazione interpersonale. Si tratta di un
lavoro quotidiano. Sono lezioni che si imparano con gradualità. Sono
semplici strategie ma di grande efficacia: lasciar parlare l’altro e
ascoltarlo con attenzione; non screditarlo senza appello se ha opinioni
diverse dalle proprie; cercare modi rispettosi per parlare, per chiedere
qualcosa, e in generale per rivolgersi all’altro; evitare gesti di disprezzo,
critiche severe o frasi graffianti. In altre parole, favorire un clima
psicologico di una certa serenità, evitando posizioni radicali o violente,
stimolando le buone maniere, con eleganza ed educazione.
Ricapitolando, bisogna cercare di mettere in pratica tutta una serie di
comportamenti positivi ed equilibrati su cui bisogna lavorare –
personalmente e in coppia –, imparando con pazienza e buonumore.

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