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Amore umano e vita cristiana - Senso del fidanzamento

Testi sull'amore nel fidanzamento e nel matrimonio

Autore: José Manuel Martín Q.

Per coloro che sono stati chiamati da Dio alla vita coniugale la felicità
umana dipende, in gran parte, dalle scelte della coppia che si prepara a
convivere per il resto della vita nel matrimonio. Da ciò si deduce
l’importanza che ha scegliere la persona idonea: “La Chiesa desidera che,
tra un uomo e una donna, ci sia prima il periodo di fidanzamento, in
modo che si conoscano di più, e quindi si amino di più, e così arrivino
meglio preparati al sacramento del matrimonio”.
Sicché questa decisione è legata a due parametri: conoscenza e rischio;
maggiore è la conoscenza, minore sarà il rischio. Nel fidanzamento, la
conoscenza consiste nelle informazioni sull’altra persona. In questo
articolo si tratteranno alcuni elementi che aiuteranno la conoscenza e il
rispetto reciproco tra i fidanzati.
Ai nostri giorni, in alcuni ambienti, al concetto “amore” si può dare un
significato erroneo, e questo può rappresentare un pericolo in una
relazione dove ha un’estrema importanza l’impegno e la donazione finché
morte non li separi: “per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i
due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una carne sola.
L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”.
Per esempio, se uno volesse fare affari con un socio che non sa che cosa è un’azienda, i due sarebbero condannati al fallimento. Con il
fidanzamento accade qualcosa di simile: è importantissimo che entrambi
abbiano la stessa idea dell’amore, e che questo concetto si attenga alla
verità, vale a dire, a ciò che realmente è amore.
Oggi molte coppie fondano il fidanzamento, e anche il matrimonio, sul
sentimentalismo. A volte, vi sono atteggiamenti di convenienza e una
mancanza di trasparenza, ovvero, “autoinganni”, che in seguito finiscono
con l’apparire nei fatti. Con il passare del tempo, questo può diventare
causa di molte rotture coniugali. I fidanzati devono voler costruire la loro
relazione sulla roccia dell’amore autentico, e non sulla sabbia dei
sentimenti che vanno e vengono.
La conoscenza di sé è essenziale perché una persona impari a distinguere quando una manifestazione affettiva oltrepassa la frontiera di un sentimento ordinato e si addentra nell’ambito del sentimentalismo,
magari egoista. In questo processo è essenziale la virtù della temperanza
che aiuta la persona ad essere padrona di se stessa, perché “mira a far
condurre dalla ragione le passioni e gli appetiti della sensibilità umana”.
Si può pensare all’amore come a un tripode, che ha come punti di
appoggio i sentimenti, l’intelligenza e la volontà. L’amore dev’essere
accompagnato da un tipo di sentimento profondo. Se crediamo che
l’affetto non sia ancora sufficientemente intenso e profondo, e che vale la
pena continuare il fidanzamento, sarà bene chiedersi che cosa devo fare
per continuare ad amare (intelligenza) e fare ciò che ho deciso (volontà).
Naturalmente, conviene alimentare l’intelligenza con una buona
formazione e una buona dottrina, perché altrimenti si appoggerà su
argomenti che portano al sentimentalismo.
La vera conoscenza degli altri si ottiene con la reciproca frequentazione.
Lo stesso deve accadere nel fidanzamento, che richiede una relazione che permetta di parlare di argomenti profondi, tenendo conto del carattere
dell’altra persona: quali sono le sue credenze e le sue convinzioni, quali
sono le sue preferenze, quali sono i suoi valori familiari, quale opinione
ha sull’educazione dei figli, ecc.
Le difficoltà dovute al carattere sono una conseguenza del danno causato
dal peccato originale nella natura umana; dobbiamo tenere presente,
quindi, che tutti abbiamo momenti di cattivo carattere. Tutto questo si
può mitigare confidando in modo particolare nella grazia di Dio, lottando
per rendere la vita più gradevole agli altri. Tuttavia è necessario
consolidare la capacità di convivere con il modo di essere dell’altro.
La stessa cosa succede anche con le convinzioni e le credenze. Si
considerano una conseguenza tradizionale dell’educazione ricevuta o in
modo razionale. Tuttavia, ogni tanto si trascura l’importanza che hanno o
si pensa che con il tempo si attenueranno. Possono diventare una grande
difficoltà e, molte volte, causa di problemi coniugali. È importante sapere
chiaramente che il matrimonio è “di uno con una […]. Ogni medaglia ha
un dritto e un rovescio, e nel rovescio vi sono dolori, rinunce, sacrifici,
dedizione”.
Potrebbe rivelarsi da ingenui pensare che l’altro modificherà le sue
convinzioni e le sue credenze o che sarà il coniuge a farlo cambiare.
Questo non significa che escludiamo che le persone possano rettificare e
migliorare con il passare del tempo e con una lotta personale. Tuttavia,
un criterio che può rivelarsi utile è il seguente: se le convinzioni profonde
non si adeguano a ciò che io penso riguardo a come dev’essere il padre o
la madre dei miei figli, può essere prudente troncare, perché non farlo in
tempo è un errore che spesso induce in futuro a interrompere un
matrimonio.
È necessario distinguere ciò che nell’altro è una opinione e ciò che è una
credenza o una convinzione. Si potrebbe dire che una opinione è ciò che
sostiene, senza arrivare al livello di una convinzione, anche quando per
esprimerla si utilizza il termine “credo”. Per esempio, se uno dice: “credo
che il matrimonio è per sempre”, conviene sapere se si tratta di una
opinione o di una credenza. L’opinione ammette eccezioni, una credenza
no; la credenza è un valore che ha messo radici, una convinzione, sulla
quale un matrimonio può reggersi.
Spesso, quando si è ormai marito e moglie, accade che uno dei coniugi si
rende conto che alcune questioni di vitale importanza, come essere
d’accordo sul numero dei figli, o sull’educazione cristiana, o sul modo di
vivere la sessualità, non sono state discusse seriamente durante il
fidanzamento.
Il fidanzamento cristiano è un tempo per conoscersi e per avere la
conferma che l’altra persona concorda sui principi fondamentali, sicché
non apparirà strano che durante questa tappa uno dei fidanzati decida
che l’altro non è la persona adatta per intraprendere l’avventura del
matrimonio.
La personalità si va formando con il passare del tempo, e perciò si deve
richiedere all’altro un livello di maturità adatto alla sua età. Tuttavia,
esistono alcuni parametri che possono aiutare a distinguere se una
persona ha alcuni tratti di immaturità: suole prendere le decisioni in
funzione del suo stato d’animo, gli costa andare controcorrente, il suo
umore cambia continuamente, è molto suscettibile, suole essere schiavo o
schiava dell’opinione degli altri, tollera male le frustrazioni e tende a
incolpare gli altri dei propri insuccessi, ha reazioni capricciose che non
corrispondono alla sua età, è impaziente, non si sa stabilire una meta e
non sa rimandare la ricompensa, gli costa rinunciare a un desiderio
improvviso, tende a essere il centro dell’attenzione, ecc.
Come dice Papa Francesco, “La famiglia nasce da questo progetto di
amore che vuole crescere come si costruisce una casa: che sia luogo di
affetto, di aiuto, di speranza”. Il fidanzamento cresce come aspirazione
all’amore totale grazie al rispetto reciproco, che in fondo equivale a
trattare l’altro per quello che è: una persona.
“Il periodo del fidanzamento, fondamentale per formare una coppia, è un
tempo di attesa e di preparazione, che dev’essere vissuto nella castità dei
gesti e delle parole. Questo permette di maturare nell’amore, nella cura e
nell’attenzione dell’altro; aiuta a esercitare l’autodominio, ad affinare il
rispetto per l’altro, caratteristiche del vero amore, quello che non cerca
prima di tutto la propria soddisfazione e il proprio benessere”.
Questo fatto comporta diverse conseguenze, il cui fondamento è la dignità
umana: non si può chiedere al fidanzato o alla fidanzata ciò che non può o
non deve dare, ricorrendo a ricatti sentimentali; per esempio, in aspetti
riguardanti le manifestazioni affettive o di indole sessuale, più proprie
della vita coniugale che della relazione di fidanzamento.
Il rapporto reciproco tra i fidanzati cristiani dovrà essere quello che
coltivano due persone che si vogliono bene, ma che ancora non hanno
deciso di donarsi totalmente all’altro nel matrimonio. Per questo
dovranno essere delicati, eleganti e rispettosi, consapevoli della loro
condizione di uomo e di donna, spegnendo le prime scintille di passione
che si potrebbero presentare, evitando di mettere l’altro in situazioni
limite.
Come conclusione, possiamo affermare che un periodo di fidanzamento
ben vissuto, durante il quale si conosce a fondo e si rispetta l’altra
persona, sarà il mezzo più adeguato per preparare un buon matrimonio,
seguendo il consiglio di Papa Francesco: “La convivenza è un’arte, un
cammino paziente, bello e affascinante, che ha alcune regole che si
possono riassumere in tre parole: Posso? Grazie, Perdona”.

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