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Ascoltatelo!

II Domenica di Quaresima

Autore: Cardinale Raniero Cantalamessa

Il brano evangelico ci parla della Trasfigurazione di Gesù.

Un giorno Gesù prese con sé tre dei suoi discepoli e salì con essi su un alto monte (secondo la tradizione, il Tabor). A un certo punto, il volto di Gesù cominciò a brillare di una luce sfolgorante; apparvero Mosè ed Elia che parlavano con lui. Per un momento, la realtà divina del Figlio di Dio, nascosta sotto la sua umanità, fu come liberata e Gesù apparve, anche all’esterno, quello che era in realtà: la luce del mondo. C’era una tale atmosfera di pace e di felicità che Pietro non poté trattenersi dall’esclamare: “Signore, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende…”. Ma in quel momento si formò una nube che li avvolse e dalla nube uscì una voce che diceva:
“Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!”.

Con queste parole, Dio Padre dava Gesù Cristo all’umanità come suo unico e definitivo Maestro. Quell’imperativo “Ascoltatelo!” è carico di tutta l’autorità di Dio, ma anche di tutto l’amore di Dio per l’uomo. Ascoltare Gesù, infatti, non è solo dovere e obbe¬dienza, ma è anche grazia, privilegio, dono. Egli è la verità: seguendolo, non potremo ingannarci; è l’amore: non cerca che la nostra felicità.
Ma ora, come al solito, veniamo al pratico. Quella parola “Ascoltatelo!” non è rivolta evidentemente solo ai tre discepoli che erano sul Tabor, ma ai discepoli di Cristo di tutti i tempi. È necessario perciò che ci poniamo la domanda: “Dove parla Gesù oggi, per poterlo noi ascoltare?”.

Gesù ci parla anzitutto attraverso la nostra coscienza. Ogni volta che la coscienza ci rimprovera per qualcosa di male che abbiamo fatto, o ci incoraggia a fare qualcosa di buono, è Gesù che ci parla mediante il suo Spirito. La voce della coscienza è una specie di “ripetitore”, installato dentro di noi, della voce stessa di Dio.
Ma da sola essa non basta. È facile farle dire quello che piace a noi ascoltare. Essa può essere deformata, o messa addirittura a tacere, dal nostro egoismo. Ha bisogno perciò di essere illuminata e sorretta dal Vangelo e dall’insegnamento della Chiesa. Il vangelo è il luogo per eccellenza in cui Gesù ci parla oggi. Non si contano le persone che ne hanno fatto l’esperienza nella loro vita. La gente ama distrarsi, non pensare; per questo i programmi di varietà, di giochi e quiz hanno tanto ascolto. Quando però la famiglia si trova a fronteggiare una crisi, un dispiacere grosso, allora ci si accorge che solo le parole del sono all’altezza del nostro problema e hanno qualcosa da dirci. Tutte le altre parole suonano vuote e ci lasciano soli, alle prese con i nostri problemi.

Grazie al suo Vangelo, Gesù parla ed è ascoltato, a volte, anche al di fuori della cerchia dei suoi discepoli. L’ideale della “non-violenza”, per esempio, fu ispirato a Gandhi, oltre che dalla sua cultura indù, dalla lettura delle Beatitudini evangeliche, come sappiamo dalla sua corrispondenza con lo scrittore russo Tolstoi. I fondatori stessi del marxismo, specie Engels, riconoscevano nel Vangelo la fonte ispiratrice di alcuni dei principi più validi della loro dottrina sociale. Gesù parla “molte volte e in diversi modi” (Ebrei 1, 1) e a volte la sua voce giunge a noi cristiani, come di rimando, da quelli di fuori della Chiesa.
Ma è chiaro che questa è l’eccezione. Il luogo ordinario dove Gesù ci parla oggi è proprio la Chiesa, attraverso la sua tradizione e il magistero dei successori degli apostoli. Ad essi Cristo ha detto: “Chi ascolta voi, ascolta me!”. Sappiamo per esperienza che le parole del Vangelo possono essere interpretate spesso in modi diversi, possono venir piegate a dire quello che gli uomini di un certo ambiente vogliono far loro dire. Chi ci assicura una interpretazione autentica, se non la Chiesa, istituita da Cristo proprio a tale scopo? Per questo è importante che cerchiamo di conoscere la dottrina della Chiesa, e conoscerla di prima mano, come essa stessa la intende e la propone; non nella interpretazione, spesso distorta e riduttiva, dei mass-media.

Ma adesso devo cambiare registro. Quasi altrettanto importante che sapere dove parla Gesù oggi, è sapere dove non parla. Egli non parla di certo attraverso i maghi, gli indovini, i negromanti, i dicitori di oroscopi, i sedicenti messaggi extraterrestri; non parla nelle sedute spiritiche, nell’occultismo. Nella Scrittura leggiamo questo ammonimento al riguardo:
“Non si trovi in mezzo a te chi esercita la divinazione, o il sortilegio, o l’augurio, o la magia; né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti, o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore” (Deuteronomio 18, 10-12).

Questi erano i modi tipici di rapportarsi al divino dei pagani che traevano auspici consultando gli astri, o le viscere di animali, o il volo degli uccelli. C’erano tra loro due classi apposite di sacerdoti che facevano solo questo; si chiamavano gli Àuguri (da cui deriva il nostro augurare e augurio) e gli Àuspici (da cui il nostro auspicare e auspicio). Il rapporto con la divinità non era basato sull’obbedienza, la fiducia e l’amore, ma sulla furbizia. Bisognava carpire alla divinità i suoi segreti e i suoi poteri.
Con quella parola di Dio: “Ascoltatelo!”, tutto questo è finito. C’è un solo mediatore tra Dio e gli uomini; non siamo costretti ad andare più “a tentoni”, per conoscere il volere divino, a consultare questo o quello. In Cristo abbiamo ogni risposta.

Oggi purtroppo quei riti pagani sono tornati di moda. Come sempre, quando diminuisce la vera fede, aumenta la superstizione. Prendiamo la cosa più innocua tra tutte, l’oroscopo. Non c’è, si può dire, giornale o stazione radio che non propini giornalmente ai suoi lettori e ascoltatori l’oroscopo. Per le persone mature, dotate di un minimo di capacità critica o di ironia, esso non è che una innocua presa in giro reciproca, una specie di gioco e di passatempo. Ma intanto guardiamo gli effetti a lungo andare. Che mentalità si forma, specie nei ragazzi e negli adolescenti? Quella secondo cui il successo nella vita non dipende dallo sforzo, da applicazione nello studio e costanza nel lavoro, ma da fattori esterni, imponderabili; dal riuscire a volgere a proprio vantaggio certi poteri, propri o altrui. Peggio ancora, tutto ciò induce a pensare che nel bene e nel male la responsabilità non è nostra, ma delle stelle. Torna in mente la figura di Don Ferrante. Convinto che la peste non fosse dovuta al contagio, ma “alla fatale congiunzione di Saturno con Giove”, egli – dice il Manzoni – non prese alcuna precauzione contro di essa e così morì “prendendosela con le stelle” (I Promessi Sposi, cap. 37).
È davvero sconcertante vedere come organi di stampa dal glorioso passato o mezzi di comunicazione pubblici che dovrebbero svolgere una funzione educativa, si prestino a un’opera così chiaramente diseducativa e alla quale essi sono i primi a non credere.

Devo accennare a un altro ambito in cui Gesù non parla e dove invece lo si fa parlare tutto il tempo. Quello delle rivelazioni private, messaggi celesti, apparizioni e voci di varia natura. Non dico che Cristo o la Vergine non possano parlare anche attraverso questi mezzi. Lo hanno fatto in passato e lo possono fare, evidentemente, anche oggi. Solo che prima di dare per scontato che si tratti di Gesù o della Madonna che parla e non della fantasia malata di qualcuno, o, peggio, di furbi che speculano sulla buona fede della gente, occorre avere delle garanzie. Bisogna, in questo campo, attendere il giudizio della Chiesa, non precederlo. Non ci perdiamo nulla ad attendere, perché nel frattempo abbiamo già tutto quello che ci occorre per conoscere la volontà di Dio e metterla in pratica, se lo vogliamo. Dante diceva bene ai cristiani del suo tempo:
“Siate, cristiani, a muovervi più gravi:
non siate come penna ad ogni vento,
e non crediate ch’ogni acqua vi lavi.
Avete il novo e ’l vecchio Testamento,
e ’l pastor della Chiesa che vi guida:
questo vi basti a vostro salvamento” (Paradiso V, 73-78).
San Giovanni della Croce diceva che da quando, sul Tabor, ha detto di Gesù: “Ascoltatelo!”, Dio è diventato, in certo senso, muto. Ha detto tutto, non ha cose nuove da rivelare. Chi gli chiede nuove rivelazioni, o risposte, lo offende, come se non si fosse ancora spiegato chiaramente. Dio continua a dire a tutti la stessa parola: “Ascoltate lui!, leggete il vangelo: vi troverete più, non meno, di quello che cercate”.

Il Vangelo di oggi ci ha messo davanti, in tutta la sua maestà, il Cristo come Maestro della Chiesa e dell’umanità. Scendiamo anche noi dal nostro piccolo Tabor, portando nel cuore l’eco forte di quell’invito del Padre: “Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo!”, decisi noi stessi a metterlo in pratica.

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