Vita d'infanzia
tratto da "Cammino XLI"
Autore: San Josemaría Escrivá
875. Non dimenticare, bambino sciocco, che l’Amore ti ha reso onnipotente.
876. Bambino: non perdere la tua amorosa consuetudine di “assalire” i Tabernacoli.
877. Quando ti chiamo “bambino buono” non pensare che t’immagini timido, pusillanime. —Se non sei virile e… normale, anziché essere apostolo sarai una caricatura che fa ridere.
878. Bambino buono: di’ a Gesù molte volte al giorno: ti amo, ti amo, ti amo…
879. Se le tue miserie ti sconcertano, non rattristarti. —Gloriati delle tue infermità, come San Paolo, perché ai bambini si permette, senza timore del ridicolo, di imitare i grandi.
880. Le tue mancanze, le tue imperfezioni, e persino le tue cadute gravi, non ti allontanino da Dio. —Il bambino debole, se è giudizioso, cerca di stare vicino a suo padre.
881. Non affliggerti del tuo malumore nel fare quelle piccole cose che Egli ti chiede. —Col tempo arriverai a sorridere…
Non vedi con che malavoglia il bambino semplice dà a suo padre, che lo mette alla prova, la ghiottoneria che ha tra le mani? —Ma gliela dà: ha vinto l’amore.
882. Quando vuoi fare le cose bene, molto bene, ti capita di farle peggio. —Umìliati davanti a Gesù, dicendogli: Hai visto come faccio male tutto? —Ebbene, se non mi aiuti molto, farò anche peggio!
Abbi compassione del tuo bambino: guarda che voglio scrivere ogni giorno una grande pagina nel libro della mia vita… Ma sono così rozzo! Se il Maestro non mi guida la mano, invece di aste dritte, dalla mia penna escono certe cose storte, certi scarabocchi che non si possono mostrare a nessuno.
Gesù, d’ora in poi scriveremo sempre in due.
883. Riconosco la mia goffaggine, Amore mio, che è grande…, così grande che perfino quando voglio fare una carezza faccio del danno. —Affina i modi della mia anima: dammi, voglio che tu mi dia, entro la forte virilità della vita d’infanzia, la delicatezza e la tenerezza con cui i bambini trattano, in intima effusione d’Amore, i loro genitori.
884. Sei pieno di miserie. —Le vedi ogni giorno più chiare. —Non te ne spaventare. —Egli sa bene che non puoi dare più frutto.
Le tue cadute involontarie —cadute di bambino— fanno sì che tuo Padre-Dio ti dedichi più attenzione e che tua Madre, Maria, non ti lasci dalla sua mano amorosa: approfittane, e quando ogni giorno il Signore ti rialza da terra, abbraccialo con tutte le tue forze e metti il tuo povero capo sul suo petto aperto, finché i palpiti del suo Cuore amabilissimo ti facciano impazzire.
885. Una punzecchiatura. —E un’altra. E un’altra. —Via, sopportale! Non vedi che sei così piccolo da poter offrire nella tua vita —nel tuo piccolo cammino— soltanto queste piccole croci?
E poi, guarda: una croce sull’altra —una punzecchiatura… e un’altra—, che mucchio grande!
Alla fine, bambino mio, avrai saputo fare una cosa grandissima: Amare.
886. Quando un’anima di bambino fa presente al Signore i suoi desideri di ottenere perdono, dev’essere sicura che presto li vedrà esauditi: Gesù strapperà dall’anima la coda immonda che si trascina dietro per le sue miserie passate; toglierà il peso morto, residuo di tutte le impurità, che la fa stare attaccata a terra; getterà lontano dal bambino tutta la zavorra terrena del suo cuore, affinché si innalzi fino alla Maestà di Dio, a fondersi nella fiamma viva d’Amore, che è Lui.
887. Quello scoraggiamento provocato dalle tue mancanze di generosità, dalle tue cadute, dai tuoi regressi —forse solo apparenti— ti dà spesso l’impressione d’aver infranto qualcosa di grande valore (la tua santificazione).
Non affliggerti: trasferisci alla vita soprannaturale la maniera giudiziosa che i bambini semplici impiegano per risolvere simili conflitti.
Hanno rotto —per sventatezza, quasi sempre— un oggetto che il loro babbo stima molto. —Si addolorano, forse piangono, ma… vanno a farsi consolare proprio dal padrone della cosa resa inservibile dalla loro sbadataggine…, e il babbo dimentica il valore —anche se grande— dell’oggetto distrutto e, pieno di tenerezza, non solo perdona, ma consola e incoraggia il piccino. —Impara.
888. La vostra orazione sia virile. —Essere bambino non vuol dire essere effeminato.
889. Per chi ama Gesù, l’orazione, anche l’orazione arida, è dolcezza che pone sempre fine alle pene: si va all’orazione con l’ansia del bambino che cerca lo zucchero dopo aver preso la medicina amara.
890. Ti distrai nell’orazione. —Cerca di evitare le distrazioni, ma non ti preoccupare se, malgrado tutto, continui a essere distratto.
Non vedi come, nella vita normale, anche i bambini più giudiziosi si svagano e si divertono con quanto li circonda senza badare, spesso, ai ragionamenti del loro babbo? —Ciò non significa mancanza d’amore o di rispetto: si tratta solo della miseria e della piccolezza, proprie del bambino.
Ebbene, guarda: tu sei un bambino davanti a Dio.
891. Quando fai orazione, fa’ circolare le idee inopportune, come se fossi un vigile che regola il traffico: è per questo che hai la volontà energica che ti compete per la tua vita di bambino. —Trattieni, qualche volta, quel pensiero per raccomandare a Dio i protagonisti del ricordo inopportuno.
Forza, avanti… Così, finché scada il tempo. —Quando l’orazione, condotta in questo modo, ti sembri inutile, rallegrati e sii convinto di aver saputo fare cosa gradita a Gesù.
892. Che buona cosa essere bambino! —Quando un uomo sollecita un favore, è necessario che alla domanda alleghi l’elenco dei suoi meriti.
Quando colui che domanda è un piccino —siccome i bambini non hanno meriti—, basta che dica: Sono figlio di Tizio.
O Signore —diglielo con tutta la tua anima!— io sono… figlio di Dio!
893. Perseverare. —Un bambino che bussa a una porta, bussa una e due volte, e molte volte…, e forte e a lungo, con sfacciataggine! E chi va ad aprire offeso, si trova disarmato dinanzi al candore della creaturina inopportuna… —Tu fa’ così con Dio.
894. Hai visto come ringraziano i bambini? —Imitali dicendo come loro, a Gesù, nelle occasioni favorevoli e in quelle avverse: “Come sei buono! Che buono!…”.
Questa frase, ben sentita, è cammino d’infanzia che ti condurrà alla pace, con peso e misura nel riso e nel pianto, e senza peso e misura nell’Amore.
895. Il lavoro ti fiacca il corpo, e non riesci a fare orazione. Sta’ sempre alla presenza di tuo Padre. —Se non gli parli, guardalo di quando in quando come un bambino piccolo… ed Egli ti sorriderà.
896. Nel ringraziamento dopo la Comunione la prima cosa che ti viene alle labbra, senza poterci far nulla, è chiedere…: “Gesù, dammi questo; Gesù, quell’anima; Gesù, quel lavoro”?
Non te ne preoccupare e non farti violenza: non vedi che, se il padre è buono e il figlio è un bambino semplice e audace, il piccolo mette le mani nella tasca del padre per cercare le caramelle, prima ancora di dargli il bacio di benvenuto? —Allora…
897. La nostra volontà, con la grazia, è onnipotente davanti a Dio. —Così, di fronte a tante offese al Signore, se diciamo a Gesù con volontà efficace, nell’andare in tram, per esempio: “Dio mio, vorrei fare tanti atti d’amore e di riparazione quanti sono i giri delle ruote di questa vettura”, in quello stesso istante, nei confronti di Gesù, abbiamo realmente amato e riparato secondo il nostro desiderio.
Questa “sciocchezza” non esula dall’infanzia spirituale: è il dialogo eterno tra il bambino innocente e il padre innamorato pazzo di suo figlio:
—Quanto mi vuoi bene? Dimmi! —E il piccolo scandisce: —Mol-ti mi-lio-ni!
898. Se hai “vita d’infanzia”, dato che sei bambino, devi essere spiritualmente “goloso”. —Come gli altri della tua età, ricordati delle cose buone che tua Madre custodisce.
E questo molte volte al giorno. —È questione di pochi secondi… Maria… Gesù… il Tabernacolo… la Comunione… l’Amore… la sofferenza… le anime sante del purgatorio… coloro che lottano: il Papa, i sacerdoti… i fedeli… la tua anima… le anime dei tuoi… gli Angeli Custodi… i peccatori…
899. Quanto ti costa quella piccola mortificazione! —Tu lotti. —Senti come se ti dicessero: perché devi essere così fedele al piano di vita, all’orologio? —Ebbene: hai visto com’è facile ingannare i piccini? —Non vogliono prendere la medicina amara, però…, su! —si dice loro— questo cucchiaino, per papà; quest’altro per la nonnina… E così via, fino a che non abbiano ingerito tutta la dose.
Tu fa’ lo stesso: un quarto d’ora di cilicio per le anime del purgatorio; altri cinque minuti per i tuoi genitori; altri cinque per i tuoi fratelli d’apostolato… Fino a raggiungere il tempo prefissato dall’orario.
La tua mortificazione, fatta in questo modo, quanto vale!
900. Non sei solo. —Sopporta con gioia la tribolazione. —Non senti nella tua mano, povero bambino, la mano di tua Madre: è vero. —Ma… hai visto le madri della terra, con le braccia aperte, seguire i loro piccoli, quando s’avventurano, traballanti, a fare senza sostegno i primi passi? —Tu non sei solo: ti sta accanto Maria.
901. Gesù: non ti potrò mai ripagare, anche se morissi d’Amore, della grazia che hai profuso per farmi piccolo.