Il piano della tua santità
Tratto da "Cammino XVI"
Autore: San Josemaría Escrivá
387. Il piano di santità che il Signore ci chiede è definito da questi tre punti:
La santa intransigenza, la santa coazione e la santa facciatosta.
388. Una cosa è la santa facciatosta e un’altra l’impudenza mondana.
389. La santa facciatosta è una caratteristica della “vita d’infanzia”. Nulla preoccupa il bambino. —Le sue miserie, naturali miserie, si pongono in evidenza con semplicità, anche se tutti lo guardano…
Questa facciatosta, trasferita alla vita soprannaturale, porta a ragionare così: lode, disprezzo…: ammirazione, burla…: onore, disonore…: salute, malattia…: ricchezza, povertà…: bellezza, bruttura…
Bene; e… con questo?
390. Riditi del ridicolo. —Non ti curare di quel che diranno. Vedi e senti Dio in te stesso e in ciò che ti circonda. —E così finirai per ottenere la santa facciatosta che ti è necessaria —che paradosso!— per vivere con la delicatezza del gentiluomo cristiano.
391. Se hai la santa facciatosta, che ti importa del “che cosa avranno detto” e del “che cosa diranno”?
392. Convinciti che il ridicolo non esiste per chi fa il meglio.
393. Un uomo, un… gentiluomo transigente, tornerebbe a condannare a morte Gesù.
394. La transigenza è il segno certo che non si possiede la verità. —Un uomo che transige in questioni di ideale, di onore o di Fede, ebbene, è un uomo… senza ideale, senza onore e senza Fede.
395. Quell’uomo di Dio, temprato dalla lotta, ragionava così: Sono intransigente? Ma certo! Perché sono persuaso della verità del mio ideale. Invece, lei è molto accomodante…: le pare che due più due facciano tre e mezzo? —No?… Nemmeno per amicizia cede in così poca cosa?
—Il fatto è che, per la prima volta, si è convinto di possedere la verità… ed è passato dalla mia parte!
396. La santa intransigenza non è intemperanza.
397. Sii intransigente nella dottrina e nella condotta. — Ma sii dolce nella forma. —Mazza d’acciaio poderosa, avvolta in guaina ovattata.
—Sii intransigente, ma non essere villano.
398. L’intransigenza non è intransigenza e basta: è “la santa intransigenza”.
Non dimentichiamo che c’è anche una “santa coazione”.
399. Se, per salvare una vita terrena, con il plauso di tutti, impieghiamo la forza per evitare un suicidio…, non potremo impiegare la stessa coazione —la santa coazione— per salvare la Vita (con la maiuscola) di molti che si ostinano a suicidarsi stupidamente nell’anima?
400. Quanti delitti si commettono in nome della giustizia! —Se tu vendessi armi da fuoco e qualcuno ti offrisse il prezzo di una per uccidere tua madre, gliela venderesti?… Ebbene, non ti dava forse il giusto prezzo?…
—Docente, giornalista, politico, diplomatico: meditate.
401. Dio e audacia! —L’audacia non è imprudenza. —L’audacia non è temerarietà.
402. Non chiedere perdono a Gesù solo per le tue colpe: non lo amare solamente con il tuo cuore…
Ripara tutte le offese che gli hanno fatto, gli fanno e gli faranno…, amalo con tutta la forza di tutti i cuori di tutti gli uomini che più lo abbiano amato.
Sii audace: digli che per Lui sei più pazzo di Maria Maddalena, più di Teresa e di Teresina…, più folle di Agostino, di Domenico e di Francesco, più di Ignazio e di Saverio.
403. Sii ancora più audace e, quando hai bisogno di qualche cosa, partendo sempre dal Fiat, non chiedere, di’: “Gesù, voglio questo, voglio quello”, perché i bambini fanno così.
404. Hai avuto un insuccesso! —Noi non abbiamo mai insuccessi. —Hai totalmente riposto in Dio la tua fiducia. —Non hai tralasciato, poi, alcun mezzo umano.
Convinciti di questa verità: il tuo successo —ora e in questa circostanza— era fallire. —Ringrazia il Signore e ricomincia di nuovo!
405. Hai fallito? —Tu —siine ben certo— non puoi fallire.
Non hai fallito: hai acquistato esperienza. —Avanti!
406. Quello sì fu un fallimento, un disastro: perché perdesti il nostro spirito. —Sai bene che, se c’è visione soprannaturale, il risultato (vittoria? sconfitta? bah!) ha soltanto un nome: successo.
407. Non confondiamo i diritti della carica con quelli della persona. —Ai primi non si può rinunciare.
408. Santerello sta a santo come bigotto sta a devoto: è la sua caricatura.
409. Non crediamo che serva a qualcosa la nostra apparente virtù di santi, se non va unita alle comuni virtù di cristiani.
—Sarebbe come adornare di splendidi gioielli la biancheria intima.
410. La tua virtù non sia una virtù “sonora”.
411. Molti falsi apostoli, loro malgrado, fanno del bene alle masse, al popolo, in virtù della stessa dottrina di Gesù che predicano, anche se non la praticano.
Questo bene non compensa, però, il male enorme ed effettivo che producono uccidendo anime di capi, di apostoli, che si allontanano disgustati da coloro che non fanno ciò che insegnano agli altri.
Pertanto, quelli o quelle che non vogliono vivere una vita integra, mai dovranno mettersi in prima fila come capigruppo.
412. Il fuoco del tuo Amore non sia un fuoco fatuo. — Illusione, fuoco bugiardo, che non infiamma quello che tocca, e non dà calore.
413. Il non serviam di Satana è stato fin troppo fecondo. —Non senti l’impulso generoso di dire ogni giorno, con volontà di preghiera e di opere, un serviam —ti servirò, ti sarò fedele!— che superi in fecondità quel grido di ribellione?
414. Che pena un “uomo di Dio” pervertito! —Ma fa ancora più pena vedere un “uomo di Dio” tiepido e mondano.
415. Non far molto caso a ciò che il mondo chiama vittorie o sconfitte. —Quante volte rimane sconfitto il vincitore!
416. “Sine me nihil potestis facere!”. Luce nuova, o, meglio, splendori nuovi per i miei occhi, di quella Luce Eterna che è il Santo Vangelo.
—Possono sorprendermi le “mie”… sciocchezze?
—Che io metta Gesù in tutte le mie cose. E, allora, non ci saranno sciocchezze nella mia condotta: e, correttamente parlando, non dirò più mie cose, ma “nostre cose”.