Obbedienza
Cammino XXVII
Autore: San Josemaría Escrivá
614. Nelle imprese d’apostolato la disobbedienza non è mai piccola.
615. Tempra la tua volontà, virilizza la tua volontà: perché sia, con la grazia di Dio, come uno sperone d’acciaio.
—Solo avendo una forte volontà saprai non averla per obbedire.
616. Di questa tua lentezza, di questa tua passività, di questa tua resistenza nell’obbedire, quanto risente l’apostolato e quanto si rallegra il nemico!
617. Obbedite, come nelle mani dell’artista obbedisce uno strumento —che non si sofferma a considerare perché fa questa o quella cosa—, sicuri che non vi si comanderà mai cosa alcuna che non sia buona e tutta per la gloria di Dio.
618. Il nemico: obbedirai… fino a quel particolare “ridicolo”? —Tu, con la grazia di Dio: obbedirò… fino a quel particolare “eroico”!
619. Iniziative. —Prendile, nel tuo apostolato, entro i termini del mandato che ti è affidato.
—Se escono da quei limiti o se hai dei dubbi, consulta il superiore, senza far sapere a nessuno i tuoi pensieri.
—Non dimenticare mai che sei soltanto un esecutore.
620. Se l’obbedienza non ti dà pace, è perché sei superbo.
621. Che peccato se colui che presiede non ti dà l’esempio!… —Ma gli obbedisci forse per le sue qualità personali?… Oppure, l’“oboedite praepositis vestris” —obbedite ai vostri superiori— di San Paolo, lo traduci, per comodità personale, con una tua interpolazione che venga a significare… purché il superiore abbia virtù di mio gusto?
622. Come hai capito bene l’obbedienza se mi hai scritto: “Obbedire sempre significa essere martire senza morire”!
623. Ti comandano una cosa che credi sterile e difficile. —Falla. —E vedrai che è facile e feconda.
624. Gerarchia. —Ogni pezzo al suo posto. —Che rimarrebbe di un quadro di Velázquez se ogni colore se ne andasse per conto suo, ogni filo della tela si sciogliesse, ogni pezzo di legno del telaio si separasse dagli altri?
625. La tua obbedienza non merita questo nome se non sei deciso a gettare per terra la tua attività personale più fiorente, quando chi lo può disponga così.
626. Non è vero, Signore, che ti dava una grande consolazione la “finezza” di quel giovanottone-bambino che, avvertendo il disagio di dover obbedire in una cosa molesta e ripugnante, ti diceva sottovoce: “Gesù, ch’io faccia buon viso!”?
627. La tua obbedienza dev’essere muta. Quella lingua!
628. Adesso, che ti costa obbedire, ricordati del tuo Signore “factus oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis” —obbediente fino alla morte, e morte di croce!
629. Potere dell’obbedienza! —Il lago di Genesaret negava i suoi pesci alle reti di Pietro. Tutta una notte invano.
—Ma ora le reti sono gettate per obbedienza: e pescano “piscium multitudinem copiosam” —una grande quantità di pesci.
—Credimi: il miracolo si ripete ogni giorno.