Cammino XXVIII - Povertà
Autore: San Josemaría Escrivá
630. Non lo dimenticare: possiede di più chi ha meno bisogni. —Non crearti esigenze.
631. Distàccati dai beni del mondo. —Ama e pratica la povertà di spirito: contentati di quello che basta per trascorrere la vita con sobrietà e temperanza.
—Altrimenti, non sarai mai un apostolo.
632. La vera povertà non consiste nel non avere, ma nell’essere distaccato: nel rinunciare volontariamente al dominio sulle cose.
—Ecco perché vi sono dei poveri che in realtà sono ricchi. E viceversa.
633. Se sei uomo di Dio, metti nel disprezzare le ricchezze il medesimo impegno che gli uomini del mondo mettono nel possederle.
634. Tanta affezione alle cose della terra! —Presto ti sfuggiranno dalle mani, perché le ricchezze non scendono col ricco nella tomba.
635. Non hai spirito di povertà se, potendo scegliere in modo da passare inosservato, non scegli per te la parte peggiore.
636. “Divitiae, si affluant, nolite cor apponere” —Se le ricchezze affluiscono nelle tue mani, non mettere in esse il tuo cuore. —Abbi il coraggio di impiegarle generosamente. E, se fosse necessario, eroicamente.
—Sii povero in spirito.
637. Non ami la povertà se non ami ciò che la povertà comporta.
638. Quante sante risorse ha la povertà! —Ricordi? Tu gli donasti, in momenti di gravi ristrettezze economiche per quell’impresa apostolica, fin l’ultimo centesimo di cui disponevi.
—E ti disse —Sacerdote di Dio —: “Anch’io ti darò tutto quello che ho”. —Tu, in ginocchio. E… “La benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di te e con te rimanga sempre”, si udì.
—Dura ancora in te la persuasione d’essere stato ben pagato.