Cammino XXXIX
Tattica
Autore: San Josemaría Escrivá
831. Sei, fra i tuoi —anima d’apostolo—, la pietra caduta nel lago. —Produci, col tuo esempio e con la tua parola, un primo cerchio… e questo un altro… e un altro, e un altro… Sempre più largo.
Capisci adesso la grandezza della tua missione?
832. Che smania c’è nel mondo per uscire dal proprio posto! —Che succederebbe se ogni osso, ogni muscolo del corpo umano volessero occupare un posto diverso da quello che gli spetta?
Non è altra la ragione del malessere del mondo. —Persevera nel tuo posto, figlio mio: da lì, quanto potrai lavorare per il regno effettivo di Nostro Signore!
833. Capi!… Virilizza la tua volontà perché Dio faccia di te un capo. Non vedi come agiscono le maledette società segrete?
Non hanno mai conquistato le masse. —Nei loro antri formano alcuni uominidemoni che si danno da fare e sobillano le masse rendendole pazze, per trascinarle dietro di sé nel precipizio di ogni disordine… e all’inferno. —Essi portano una semenza maledetta.
Se tu vuoi…, porterai, benedetta mille e mille volte, la parola di Dio, che non può venir meno. Se sei generoso…, se corrispondi, con la tua santificazione personale, otterrai quella degli altri: il regno di Cristo: “omnes cum Petro ad Iesum per Mariam”.
834. C’è pazzia più grande di quella di spargere a volo il grano dorato sulla terra perché marcisca? —Senza questa generosa pazzia non vi sarebbe raccolto.
Figliolo: come va la generosità?
835. Brillare come una stella…, desiderio di altezza, d’essere luce accesa nel cielo?
Meglio: bruciare come una fiaccola, nascosto, appiccando il tuo fuoco a tutto ciò che tocchi. —Questo è il tuo apostolato: per questo sei sulla terra.
836. Servire da altoparlante al nemico è suprema idiozia; e, se il nemico è nemico di Dio, è peccato grande. —Per questo, in campo professionale, non loderò mai la scienza di chi se ne serve come cattedra per attaccare la Chiesa.
837. Galoppare, galoppare!… Fare, fare!… Febbre, follia di movimento… Meravigliosi edifici materiali…
Spiritualmente: legni di cassetta, miseri drappeggi, cartoni pitturati… galoppare, fare! —E tanta gente che corre: un andirivieni.
È che lavorano puntando solo al momento attuale: “sono” sempre “al presente”. —Tu…, tu devi vedere le cose con visione d’eternità, “mettendo al presente” il termine finale e il passato…
Calma. —Pace. —Vita intensa dentro di te. Senza galoppare, senza la pazzia di cambiare di posto, nel luogo che nella vita ti spetta, tu, come una poderosa dinamo spirituale, a quanti darai luce ed energia!…, senza perdere il tuo vigore e la tua luce.
838. Non avere nemici. —Abbi solo amici: amici… da porre alla tua destra —se ti hanno fatto o hanno voluto farti del bene— e… da porre alla tua sinistra —se ti hanno fatto o hanno tentato di farti del male.
839. Non raccontare episodi del “tuo” apostolato se non per giovare al prossimo.
840. La vostra condizione passi inavvertita, come lo fu quella di Gesù durante trent’anni.
841. Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo visitano Gesù di nascosto in tempi normali e nell’ora del trionfo.
Ma hanno il coraggio di dichiarare davanti all’autorità il loro amore a Cristo —audacter—, con audacia, nell’ora della codardìa. —Impara.
842. Non preoccuparti se “vi conoscono” dalle vostre opere. —È il buon odore di Cristo. —E poi, lavorando sempre ed esclusivamente per Lui, rallegratevi che si compiano quelle parole della Scrittura: “Perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.
843. “Non manifeste, sed quasi in occulto” —non con pubblicità, ma occultamente: così va Gesù alla festa dei Tabernacoli.
Così andrà verso Emmaus, con Cleofa e il suo compagno. —Così lo vede, risorto, Maria di Magdala.
E così —“non tamen cognoverunt discipuli quia Iesus est”, i discepoli non si erano accorti che era Lui—, così si presentò alla pesca miracolosa narrataci da San Giovanni.
E più occulto ancora, per Amore verso gli uomini, Egli è nell’Ostia.
844. Innalzare magnifici edifici?… Costruire palazzi sontuosi?… Innalzino pure… costruiscano pure…
Anime! —Vivificare anime… per questi edifici… e per quei palazzi!
Che belle case ci preparano!
845. Quanto mi hai fatto ridere e quanto mi hai fatto pensare dicendomi questa verità lapalissiana: io… pianto sempre i chiodi dalla punta.
846. D’accordo: con quella conversazione famigliare o con quella confidenza isolata fai un lavoro migliore che con grandi discorsi —spettacolo, spettacolo!— in luogo pubblico, davanti a migliaia di persone.
Tuttavia, quando occorre un discorso, fallo.
847. Lo sforzo di ciascuno di voi, isolato, risulta inefficace. —Se vi unisce la carità di Cristo, l’efficacia vi meraviglierà.
848. Vuoi essere martire. —Io ti metterò un martirio a portata di mano: essere apostolo e non chiamarti apostolo, essere missionario —con missione— e non chiamarti missionario, essere uomo di Dio e sembrare uomo di mondo: passare inosservato!
849. Ma insomma! Mettilo in ridicolo. —Digli che è passato di moda: sembra impossibile che ancora ci sia gente decisa a credere che la diligenza sia un buon mezzo di locomozione… —Questo, per chi ripete volterrianismi da parrucca incipriata, o screditati liberalismi ottocenteschi.
850. Che conversazioni! Che bassezza e che… schifo! —E devi stare assieme a loro, in ufficio, nell’università, nella sala operatoria…, nel mondo.
Se li preghi di tacere, ti prendono in giro. —Se fai la faccia scura, insistono. —Se te ne vai, continuano.
La soluzione è questa: innanzitutto, raccomandarli a Dio e riparare; poi…, affrontarli virilmente e impiegare “l’apostolato delle parolacce”. —La prossima volta te ne dirò all’orecchio un certo repertorio.
851. Incanaliamo le “provvidenziali imprudenze” della gioventù.