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Castello Interiore IX

Seste Mansioni - Parte 3 (Cap 5 e 6)

Autore: Santa Teresa d'Avila

Capitolo 5

Prosegue sul medesimo argomento, e dice che Ilio eleva l’anima anche in altro modo, mediante il volo di spirito – Motivi per i quali occorre aver coraggio – Spiega qualche cosa di quest’altra grazia, esprimendosi in modo piacevole – Capitolo assai utile

1 – Ecco un’altra specie di rapimento che io chiamo volo di spirito: sostanzialmente è un tutt’uno, ma agisce sull’anima in modo assai diverso.
Si sente un movimento di anima così impetuoso da sembrare che lo spirito ci venga rapito, e ciò con tale velocità e così d’improvviso da sentirne, specialmente da principio, non poca paura. Per questo vi ho detto che chi riceve queste grazie ha bisogno non solo di gran coraggio, ma di fede, di fiducia e di pieno abbandono a quello che il Signore vorrà da lui.
Credete che sia di poco sgomento per una persona pienamente in se stessa, sentirsi portar via l’anima, e alle volte anche il corpo, come di alcuni abbiam letto, senza sapere chi li porti, dove e come li porti, giacché quando questo improvviso movimento comincia, non si è ancora sicuri che sia da Dio?

2 – Vi è forse qualche mezzo per resistere? No. Anzi, so da una persona che a voler resistere è peggio.
Siccome l’anima si è rimessa tante volte e tanto sinceramente nelle mani di Dio offrendosi a Lui con risoluta volontà, sembra che Dio le voglia far vedere che ormai non è più padrona di sé, e la rapisce con movimento evidente e impetuoso.
Perciò quella persona aveva stabilito d’imitare la pagliuzza attratta dall’ambra, come forse avrete visto, e abbandonarsi nelle mani di Colui che è tanto potente, vedendo anch’ella che allora il partito più saggio è fare di necessità virtù. Ho detto una paglia, ed è così. Con la stessa facilità con cui un gigante solleva una paglia, il nostro grande e valoroso Gigante rapisce lo spirito.

3 – Il bacino di quella fontana di cui abbiamo parlato – non ricordo bene se nelle Quarte Mansioni – prima si riempiva con soavità e piacevolezza, senza alcun movimento. Ora invece quel gran Dio che ritiene le sorgenti delle acque e non permette al mare di oltrepassare i suoi confini, sembra che ne dischiuda le vene alimentatrici, per cui un’onda potente si solleva con impeto e porta in alto la navicella dell’anima.
E a quel modo che tutti gli sforzi del pilota e di coloro che governano la nave non possono fare che questa si fermi dove vogliono quando le onde la investono con furia, così non può fermarsi dove vuole l’interiore dell’anima, né fare che i sensi e le potenze si sottraggano all’impulso di chi li muove. Del corpo, non se ne fa alcun caso.

4 – Vi confesso, sorelle, che scrivendo queste cose mi sento tutta trasecolare per l’eccelsa potenza che il nostro gran Re e Imperatore mi manifesta. E che sarà per chi ne farà l’esperienza?
Se, come si svela a queste anime, Egli si svelasse ai più perversi del mondo, sono convinta che più nessuno l’offenderebbe, non per amore, per il gran terrore che se n’avrebbe.
Assai ben gravi son quindi gli obblighi di coloro che per vie così sublimi sono stati istruiti a far di tutto per non offendere Iddio!
Voi, sorelle, che ricevete queste o altre simili grazie, vi scongiuro, per amor di Dio, di non mai trascurarvi, badando di non contentarvi soltanto di ricevere. Ricordatevi che chi molto riceve, molto pure ha da rendere.

5 – È questa una verità che dà vive apprensioni, ed occorre che l’anima si armi di gran coraggio. Ma se non è Dio che glielo dà, essa va innanzi con timore, perché, dopo aver considerato ciò che Dio le concede, porta il pensiero su se stessa e vede che di fronte al molto a cui è obbligata, lo serve troppo poco, e anche in quel poco con mancanze, imperfezioni e tiepidezze senza numero.
Se fa qualche opera buona, preferisce e si studia di dimenticarla immediatamente, per non ricordare i difetti con cui l’ha compiuta. Non fa che pensare ai suoi peccati, e siccome non ha con che riparare, si rimette alla misericordia di Dio, supplicandolo per quella bontà e clemenza che Egli ebbe con i peccatori.

6 – Allora Sua Maestà le potrebbe rispondere come a una certa persona, la quale afflitta per questo stesso motivo, considerava innanzi a un crocifisso di non aver mai avuto di che dare, né di che lasciare per Iddio.
Quel crocifisso la consolò, dicendole che Egli le offriva í dolori e i travagli della sua passione, affinché li considerasse come propri e li presentasse a suo Padre.
Ed ella rimase così ricca e così piena di gioia da non dimenticarsene mai più. Ogni qualvolta avvertiva il peso della sua miseria, bastava che se ne ricordasse per subito rianimarsi ed uscirne consolata.
Di queste cose potrei raccontarne varie altre, perché, avendo trattato con molte persone sante e di orazione, ne conosco parecchie; ma non lo faccio affinché non crediate che si tratti di me.
Il fatto riportato mi è parso assai utile per farvi intendere quanto il Signore si compiaccia che noi ci sforziamo di conoscerci, procurando continuamente di mirare e rimirare la nostra miseria e povertà, persuase di non aver nulla che non ci venga da Lui.
Perciò occorre aver coraggio, sia per questo che per le molte altre cose che si presentano quando Dio tiene l’anima in questo stato. Anzi, se vi è umiltà, occorre più coraggio in questo stato che non negli altri. Il Signore ci soccorra per Quegli che è!…

7 – Ritorno a quell’improvvisa elevazione di spirito di cui ho parlato. Avviene in tal modo da far credere che veramente lo spirito si stia separando dal corpo. Benché la persona non muoia, ha però dei momenti in cui ella non sa dire se l’anima si trovi o non si trovi nel corpo.
Si crede trasportata per intero in una regione molto diversa dalla nostra, dove in una luce che non ha paragone con la nostra, le vengono mostrate cose così grandi che da sé non potrebbe immaginare, neppure lavorandovi intorno per tutta la vita.
Perciò avviene che in un solo istante le siano spiegati un’infinità di segreti, dei quali ella non giungerebbe a conoscere la millesima parte, neppure se per ordinarli vi si affaticasse molti anni con l’immaginazione e l’intelletto.
Questa è visione immaginaria, non intellettuale. Con gli occhi dell’anima vi si vede molto meglio che non qui con quelli del corpo, come pure s’intendono varie cose senza l’aiuto delle parole: voglio dire che se si vedono alcuni santi, si riconoscono così bene come se si fossero spesso frequentati.

8 – Alle volte, unitamente alle cose che si vedono con gli occhi dell’anima, se ne presentano altre in visione intellettuale, specialmente angeli in gran numero che accompagnano il loro Dio. Queste e molte altre meraviglie che non è possibile manifestare si presentano per via di una cognizione ammirabile che io non so dichiarare e nella quale non si vede nulla, né con gli occhi del corpo, né con quelli dell’anima. Saprà meglio spiegarsi chi avrà maggiore esperienza e abilità, benché mi sembri assai difficile.
Non so se mentre avvengono queste cose l’anima sia o non sia nel corpo. Non affermerei con giuramento né che l’anima sia nel corpo, né che il corpo sia privo di anima.

9 – Ecco il pensiero che mi è venuto varie volte. Come il sole ha tanta forza da mandare in un istante i suoi raggi sulla terra senza muoversi dal cielo dove si trova, così l’anima – la quale è un tutt’uno con lo spirito, come il sole con i suoi raggi – può essere che per la forza del calore che le viene dal vero Sole di Giustizia si elevi sopra se stessa mediante una qualche sua parte superiore senza abbandonare il suo posto.
Ma io non so quel che dico. La verità è che con la prestezza con cui la palla esce dall’archibugio quando gli è dato fuoco, si leva nell’interno una specie di volo – non so che altra parola adoperare – il quale, benché senza rumore, ha tuttavia, un movimento così evidente che l’illusione non è possibile.
Mentre l’anima è fuori di sé, le vengono mostrate grandi cose, e quando ritorna in sé si ritrova con grandissimi vantaggi. Le cose della terra le appaiono così spregevoli che, di fronte a quelle vedute, le sembrano immondezze.
D’allora in poi non vive quaggiù che con pena, non essendovi nulla che la possa ancora interessare di ciò che prima le soleva essere attraente. Sembra che il Signore le abbia mostrato qualche cosa di quanto valga il paese che l’attende – come coloro che mostrarono i segni della terra promessa nella quale si erano recati per incarico del popolo d’Israele – acciocché, conoscendo in che luogo deve andare a riposarsi, sopporti più tranquillamente le fatiche di questo aspro cammino.
Vi sembrerà che una grazia così istantanea non debba essere di tanti vantaggi; ma ne lascia nell’anima di così grandi, da non poter essere apprezzati se non da coloro che ne sono favoriti.

10 – Da ciò si vede che non è opera del demonio, e meno ancora dell’immaginazione. Effetti così sublimi non possono essere del demonio. No.
La pace, il conforto e il profitto di cui l’anima si sente in possesso non possono venire da lui. E meno ancora queste tre cose che si sentono in grado molto alto: la prima, il conoscimento e la grandezza di Dio, perché, più son le cose che di Lui si vedono, più Egli ci appare magnifico; la seconda, l’umiltà e il conoscimento di noi stessi, nel pensare che un essere così vile abbia osato offendere il Creatore di tante meraviglie e osi ancora guardarlo; la terza, il disprezzo di tutte le cose della terra, eccetto di quelle che siano di aiuto nel servizio di così grande Signore.

11 – Queste le gioie che lo Sposo comincia a regalare alla sposa: gioie di tanto valore che da lei non potranno mai essere sciupate, perché quello che ha veduto le rimane così impresso da esserle impossibile di dimenticarsene fino a quando non ne godrà eternamente. Lei sventurata se dovesse perderle!
Ma lo Sposo che l’ha così favorita può anche concederle di non perderle mai.

12 – Tornando al coraggio che bisogna avere, vi par forse da nulla accorgersi di perdere l’uso dei sensi senza saperne il motivo, sino a sembrare che l’anima si separi realmente dal corpo?
Ma ci vuole il coraggio che può dar solo Colui che dà tutto il resto. Però, voi mi farete osservare che quella paura rimane ben ripagata. È quello che dico anch’io.
Lodi senza fine a Colui che può fare questi doni! E piaccia a Dio che meritiamo di servirlo! Amen.

Capitolo 6

Espone un effetto dell’orazione precedente, e dice in che modo si può conoscere se sia vera o se si tratti d’inganno – Altra grazia che Dio accorda alle anime per impiegarle nelle sue lodi

1 – Con queste grazie così elevate l’anima desidera sì al vivo di godere in pieno Chi gliele fa, che vivere per lei diviene un grande, benché delizioso tormento.
Sospira ardentemente di morire, e con lacrime incessanti supplica il Signore di toglierla da questo esilio, dove tutto l’annoia. Ha un po’ di sollievo nel ritirarsi in solitudine, ma la pena non tarda molto a tornare e l’accompagna dovunque, per cui la farfalletta non sa trovar riposo che duri.
Siccome è ripiena d’amore, basta la minima occasione che stimoli il suo fuoco per farle prendere il volo. E ciò spiega perché in questa mansione i rapimenti sono molto frequenti, senza che vi sia modo di evitarli, neppure quando vengono in pubblico. Di qui le persecuzioni e le mormorazioni. E benché l’anima non voglia temere, pure alle volte non può, per il gran numero di coloro che cercano di spaventarla, specialmente confessori.

2 – Mentre da una parte sembra che sia molto sicura, specialmente quando sta sola con Dio, dall’altra non lascia di essere in angustia per la paura che il demonio l’inganni sino a farle offendere il suo Amore. Le chiacchiere della gente non la preoccupano che di poco, a meno che non sia sgridata dal confessore come se ella possa in ciò qualche cosa. Non fa che domandare a tutti preghiere, e supplica incessantemente il Signore di condurla per altra via.
Le hanno detto di far così perché quella è assai pericolosa.
Ma siccome su quella via ha sperimentato molti e grandissimi vantaggi, e non può impedirsi di pensare – secondo quello che legge e sa – che, importando essa l’osservanza dei comandamenti di Dio, è diretta verso il cielo, non le riesce di desiderarne l’uscita, malgrado ogni sua buona volontà, e si rimette nelle mani del Signore.
Causa di pena è pure questa sua impotenza, perché le sembra di non obbedire al confessore, mentre nell’obbedienza e nella premura di non offendere Iddio vede l’unico mezzo per non cadere in inganno. Tuttavia, non commetterebbe un peccato veniale avvertito neppure se la facessero in brani.
Così almeno le sembra e si affligge grandemente nel vedere di non potersi difendere dal commetterne molti senza accorgersi.

3 – Il Signore ispira a quest’anima un così vivo desiderio di non offenderlo, neppure nelle più piccole cose, e di evitare, potendolo, qualunque minima imperfezione, che per questo solo motivo, se altri non ve ne fossero, vorrebbe fuggire gli uomini, e invidia grandemente coloro che vivono e son vissuti nei deserti.
Nel contempo vorrebbe anche cacciarsi in mezzo al mondo, per fare che anche un’anima sola lodasse Iddio di più. Si duole, se è donna, che il suo sesso le sia in ciò d’impedimento, e invidia coloro che possono alzare la voce per dire a tutti chi sia questo gran Dio degli eserciti.

4 – Oh, povera farfalletta, legata con tante catene che non ti permettono di volare come vuoi! Abbiate pietà di lei, o mio Dio, e fate che ella possa soddisfare, almeno in parte, a quanto desidera in vostra gloria ed onore.
Non guardate alla pochezza dei suoi meriti, né alla miseria della sua natura! Non foste Voi sì potente da ordinare al vasto mare di dividersi e al gran Giordano di trattenere le sue acque per lasciar libero il passo ai figliuoli di Israele?
Ma perché avere compassione di lei? Non può ella forse, sostenuta dalla vostra fortezza, soffrir travagli in gran numero? Orbene, poiché ella è a ciò disposta, e tali sono le sue brame, stendete, Signore, il vostro braccio potente, e non trascorra ella la sua vita in mezzo a cose tanto basse.
Risplenda la vostra grandezza in un essere così femminile e dappoco, affinché il mondo, conoscendo che ella da sé non può far nulla, innalzi a Voi le sue lodi. Qualunque cosa le costi, ella non vuole che questo, pronta a dar pure mille vite, se tante ne avesse, pur di ottenere che un’anima sola vi lodasse di più.
Sì, e le riterrebbe per assai bene impiegate. Ma vedendo di non essere degna neppure di patire per Voi la più piccola pena, teme che meno lo sia per la morte.

5 – Non so a che proposito, né per qual motivo ho detto questo: l’ho fatto senza accorgermi. Comunque, questi son gli effetti di quelle estasi e sospensioni, né si può dubitarne.
Non sono desideri passeggeri ma duraturi, e che al presentarsi di una occasione che li metta alla prova, non si dimostrano finti.
Perché dire che sono duraturi, quando l’anima si sente alle volte così codarda e timorosa da sembrarle di non aver animo per nulla, neppure per le cose più lievi?
Se il Signore l’abbandona alla sua natura, dev’essere, secondo me, per un suo maggior bene.
Allora ella conosce che se ebbe coraggio per qualche cosa, questo non le venne che da Dio e lo vede così chiaro da rimanerne annientata, con un conoscimento maggiore della misericordia e della grandezza di Colui che ha voluto manifestare la sua potenza in una creatura tanto vile. Nondimeno, lo stato ordinario dell’anima è quello che abbiamo detto.

6 – In questi grandi desideri di vedere Iddio, occorre che avvertiate una cosa: cioè, che essi alle volte si fanno molto violenti, e allora invece d’aiutarli bisogna reprimerli.
Ciò dico qualora lo possiate, perché in certi casi, di cui parlerò più avanti, non lo si può assolutamente, come voi stesse vedrete. Ma qui qualche volta lo si può, perché la ragione si mantiene in efficienza e può conformarsi alla volontà di Dio, ripetendo le parole di S. Martino?
Bisogna divertire l’attenzione, soprattutto se sono di grande struggimento, perché essendo retaggio di anime molto perfette, può darsi che ci siano suscitati dal demonio per farci credere di esser pur noi di quel numero, mentre è bene andar sempre innanzi con timore. Tuttavia non credo che il maligno possa produrre la pace e il riposo generato nell’anima da questa pena, ma soltanto un movimento di passione, uguale a quello che si sente quando si è afflitti per qualche cosa del mondo.
Chi non ha provato gli uni e gli altri non saprà forse distinguerli, e pensando che quei desideri siano qualche cosa di grande, farà il possibile per aiutarli, con grave pregiudizio della sua salute, perché la pena ne è continua, o almeno molto frequente.

7 – Talvolta questa pena può essere prodotta da debolezza di complessione, specialmente in certe persone sensibili che piangono per ogni cosa, le quali poi si danno mille volte a credere di piangere per Iddio, mentre non è vero.
Quando, per un dato tempo, alla minima parola che si oda di Dio e al più piccolo pensiero di Lui si prorompe in grandi lacrime senza sapersi contenere, può essere che ciò accada per certi umori accumulati intorno al cuore che aiutino più dell’amore di Dio, sino a sembrare di non poter più finire di piangere.
E quelle persone, avendo inteso che le lacrime sono buone, non solo non cercano di reprimerle, ma fanno di tutto per assecondarle, non desiderando altra cosa. Con ciò il demonio si prefigge d’indebolirle affinché si rendano incapaci di fare orazione e di osservare la Regola.

8 – Dato che trovo pericoli dovunque e che vi può essere inganno anche in una cosa tanto eccellente come nelle lacrime, mi sembra che mi vogliate chiedere che cosa si debba fare, o se piuttosto l’ingannata non sia io.
Potrei anche esserlo. Però, sappiate, che se parlo cosa, è perché ho veduto che in alcune persone questo inganno è possibile. Non in me certamente, perché io, non solo non sono tenera di cuore, ma ho un cuore così duro che alle volte ne ho pena.
Tuttavia, quando il fuoco interno è violento, il cuore, benché duro, distilla come un lambicco. Se le lacrime vengono da questa fonte, non potrete non accorgervene, perché in luogo di turbare, confortano, lasciano nella pace, e rare volte fan male.
Del resto, anche se è un’illusione, vi è sempre questo di buono, che il danno è solo per il corpo, non per l’anima, sempre inteso che si abbia umiltà.
Non è male però, quand’anche non vi sia alcun danno, star sempre con timore.

9 – Non dobbiamo pensare di aver fatto tutto perché versiamo molte lacrime. Piuttosto, mettiamo mano a molte opere e a praticare la virtù: queste son le cose che più convengono al caso nostro.
Vengano anche lacrime quando Iddio ce ne favorisca; ma non si faccia nulla per procurarle. Anzi, meno ce ne cureremo, meglio inaffieremo la nostra arida terra, aiutandola più efficacemente a dar frutti con l’acqua che viene dal cielo, paragonata alla quale non ha proprio a che fare quella che troviamo noi a forza di scavare.
Anzi, scaveremo, ci stancheremo, e spesso non troveremo, non dico una sorgente, ma neanche una pozza. Perciò, sorelle, ritengo più utile che ci mettiamo innanzi a Dio, considerando da una parte la sua misericordia e grandezza, e dall’altra la nostra grande miseria.
Egli sa quello che più ci conviene, ed Egli ci dia quello che vuole: acqua o siccità. Così cammineremo tranquille, e il demonio non avrà tanta possibilità di tenderci insidie.

10 – In mezzo a queste cose che sono insieme dolci e penose, il Signore invia talvolta certi moti di giubilo e una certa strana orazione di cui non si sa comprendere la natura. Ma ve ne parlo acciocché nel caso che ne siate favorite, sappiate che è possibile e ne lodiate molto il Signore.
Si tratta, a mio parere, di una grande unione delle potenze, ma alle quali il Signore lascia libertà di godere di quel gaudio, pur senza intendere ciò che godono, né come godono.
E altrettanto è dei sensi. Sembra che parli in arabo, ma è così. L’anima sente una gioia così grande che, non volendo esser sola a goderne, brama di farla conoscere a tutti, affinché l’aiutino a lodare il Signore, scopo di ogni suo movimento.
Oh, che feste e che dimostrazioni farebbe per dimostrate a tutti il suo gaudio! Sembra che si sia ritrovata, e che voglia, come il padre del figliuol prodigo, invitare tutti a far festa, giacché si vede in tal luogo da non poter dubitare, almeno per allora, di doverne essere sicura.
E ciò a ragione, essendo impossibile, a mio avviso, che il demonio produca nel più intimo dell’anima una gioia così grande, accompagnata da tanta pace da muoverla a dar lodi al Signore.

11 – Sotto l’impeto di tanta gioia, è molto se riesce a dissimulare, e non poco penoso a tacere.
In questo stato doveva essere S. Francesco quando, incontratosi con i briganti mentre girava per la campagna gridando, disse che era l’araldo del gran Re. E quanti santi si sono rifugiati nei deserti per potere, come S. Francesco, gridar alto le lodi di Dio!
Io ne conobbi uno, chiamato fra Pietro d’ Alcantara, che credo di ritenere per santo, tale essendo stata la sua vita. Anch’egli faceva così; e coloro che l’udivano lo ritenevano per pazzo.
Oh, santa pazzia, sorelle! Oh, se il Signore la concedesse pure a noi! Considerate intanto la grazia che Egli vi ha fatto nell’accogliervi in questo luogo, dove nel caso che vi concedesse tal favore e voi così lo manifestaste, sareste piuttosto incoraggiate, e non già criticate come nel mondo, dove un tal sistema è così, poco in uso da non recar meraviglia se susciti mormorazioni.

12 – Oh, tempi infelici e miserabile vita quella che viviamo! Vivissimo alle volte è il mio gaudio quando, stando tutte unite, vedo le mie sorelle in tanta gioia interiore che ognuna fa quanto più può nel rendere lodi al Signore per trovarsi in monastero: lodi che, come si vede ad evidenza, partono proprio dal cuore.
E io vorrei che le innalzaste di sovente. Se una comincia, le altre la seguono. E in che cosa più bella potreste impiegare le vostre lingue, quando siete insieme, se non nel lodare il Signore, avendo tanti motivi per farlo?

13 – Piaccia a Dio di concederci spesso questa orazione che è molto sicura e profittevole.
Con le nostre forze non la possiamo acquistare, perché soprannaturale. Alle volte può accadere che duri tutto un giorno. Allora l’anima somiglia a uno che abbia molto bevuto, ma non tanto da esser fuori dai sensi; oppure a una persona malinconica che, pur non avendo perduto del tutto il giudizio, abbia l’immaginazione talmente fissa in una cosa, da non esservi alcuno che riesca a distrarla.
Queste comparazioni sono troppo grossolane per fenomeni così elevati, ma il mio ingegno non sa trovarne di migliori.
Tuttavia è così. Il gaudio sommerge l’anima in tal modo che ella va dimentica di sé e di ogni altra cosa, non avverte né indovina a parlare se non di quello che ha rapporto alla sua gioia, voglio dire, delle lodi di Dio.
Figliuole mie, aiutiamo tutte quest’anima! A che scopo vogliamo avere più cervello? Vi è forse al mondo maggior contento di questo? Tutte le creature ci assecondino, per tutti i secoli dei secoli. Amen, amen, amen.

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