Castello Interiore VI
Quinte Mansioni - Parte 2 (Cap 3 e 4)
Autore: Santa Teresa d'Avila
Capitolo 3
Prosegue sul medesimo argomento, e parla di un’altra specie di unione, per raggiungere la quale giova molto l’amore del prossimo – Capitolo molto utile
1 – Torniamo ora alla nostra piccola colomba e vediamo qualche cosa di ciò che Dio le accorda in questo stato. Però – e bisogna esserne persuase – l’anima non deve mai lasciare d’avanzarsi nel servizio di Dio e nel proprio conoscimento, perché se si tiene paga di ricevere questa grazia e, credendosi sicura, vive trascurata, abbandonando la via del cielo, consistente nell’osservanza dei comandamenti, le avverrà come alla farfalla del baco, la quale getta il seme per dar vita ad altre farfalle, ma essa muore e rimane morta per sempre.
Dico che getta il seme, perché Dio vuole che grazie così grandi non siano date invano. Perciò, se quell’anima non se ne giova, fa in modo che se ne giovino gli altri.
Con i desideri e le virtù che le vengono dal perseverare nel bene, quell’anima comunica a varie altre il suo stesso calore. Anzi può rimanerle il desiderio di giovare al prossimo anche dopo aver perduto ogni calore, godendo di far conoscere le grazie che Dio accorda a chi lo ama e lo serve.
2 – Ciò è avvenuto a una persona di mia conoscenza. Nonostante il suo cattivo stato, godeva che altri si approfittassero delle grazie da lei avute, e si compiaceva d’insegnare il cammino dell’orazione a chi lo ignorava. In questo modo fece del gran bene, e il Signore le ritornò la sua luce.
È vero che non era ancora giunta ad avere gli effetti di cui parlo. Però, quanti son coloro che, chiamati da Dio all’apostolato, onorati come Giuda delle sue stesse comunicazioni ed elevati al regno come Saul, finiscono poi, per loro colpa, col perdersi!
Impariamo da ciò, sorelle mie, che il mezzo più sicuro per progredire in nuovi meriti e non mai perderci come questi infelici, è l’obbedienza, accompagnata dall’esatto adempimento della legge di Dio.
Parlo non solo alle anime che ricevono queste grazie, ma anche alle altre.
3 – Malgrado quello che ho detto, mi pare che questa mansione rimanga ancora molto buia. Tuttavia, siccome è di sommo interesse l’entrarvi, è bene non perderne la speranza, neppure se il Signore non comparta questi favori soprannaturali, perché con il suo aiuto la vera unione si può conseguire benissimo, sforzandosi di acquistarla col sottomettere la propria alla volontà di Dio.
Quanti dicono cosa, persuasi di non voler altro, e di essere anche disposti a sacrificare la vita! Se foste tali veramente, vi direi e non cesserei di ripetervi che questa grazia l’avete già. Di quell’altra unione accompagnata da delizie, non preoccupatevi affatto.
Il più prezioso di quella dipende tutto da questa, e non lo si può conseguire se non dopo essersi stabiliti nella sottomissione al volere di Dio. Oh, unione desiderabile che è mai questa!
Felice l’anima che l’ha raggiunta! Essa ha pace in questa e nell’altra vita, perché, a parte il pericolo di perdere Dio e il dolore di vederlo offeso, non vi è allora più nulla che la possa affliggere, non la povertà, non le malattie, neppure la morte, eccetto quella di coloro che nella Chiesa di Dio possono fare del bene, vedendo essa chiaramente che il Signore sa disporre le cose meglio di come ella le desideri.
4 – Dovete avvertire che non tutte le pene sono del medesimo genere. Alcune – come pure alcune gioie – sono un prodotto spontaneo della natura e della carità, come la compassione dei mali altrui, sofferta pure da nostro Signore quando risuscitò Lazzaro. Queste non solo non impediscono che l’anima stia unita alla volontà di Dio, e non la turbano con moti violenti afflittivi e di lunga durata, ma passano anche presto, e, come ho detto parlando delle delizie dell’orazione, lungi dal penetrare sino al fondo dell’anima, non toccano che i sensi e le potenze.
Il loro campo principale è nelle mansioni precedenti, mentre in quelle che dirò per ultimo non entrano neppure.
In questa specie di unione la sospensione delle potenze di cui ho fatto parola, non è necessaria. Il Signore è onnipotente: può arricchire le anime per molte vie, e farle arrivare a questa mansione senza la scorciatoia di cui ho parlato.
5 – Persuadetevi intanto, figliuole mie, che il verme deve assolutamente morire, e morire a nostre spese.
Nell’altra unione l’aiuta molto a morire la nuova vita che l’attende; ma qui bisogna che l’uccidiamo noi, pur continuando a vivere di questa vita. Ciò non si può fare se non a prezzo di grandi lotte; ma se ne avrà la ricompensa, e tanto grande quanto la vittoria.
Nessun dubbio che vi si possa giungere, purché l’unione con la volontà di Dio sia vera.
Questa è l’unione che io ho sempre desiderato e che non cesso mai di domandare a Dio, perché più evidente e più sicura.
6 – Oh, noi infelici! Come sono pochi quelli che la raggiungono!
Si crede di aver fatto tutto perché si è entrati in religione e si evita l’offesa di Dio! Ma, ohimé! restano ancora certi vermi che non si lasciano conoscere, finché, come quello che rose l’edera di Giona, non abbiano rovinata ogni virtù, quali l’amor proprio, la propria stima, i più piccoli giudizi temerari e certe mancanze di carità verso il prossimo che non si ama come noi stessi…
Se adempiamo i nostri doveri per forza, unicamente per non commettere peccato, siamo molto lontane dalle disposizioni necessarie per essere unite del tutto alla volontà di Dio!
7 – Secondo voi, figliuole mie, in che consiste questa divina volontà?
Nell’esser noi così perfette da formare una cosa sola col Figliuolo e col Padre, come Gesù Cristo ha domandato. Ma quanto ci manca per arrivare a questo punto!
Per me vi confesso che scrivendo queste cose, lo faccio con grandissima pena, perché vedo che per mia colpa ne sono ancora molto lontana. Per arrivarvi non è necessario che il Signore ci dia grandi consolazioni: basta quello che ci ha dato con l’aver mandato suo Figlio ad insegnarci la strada.
Non crediate però che la conformità alla volontà di Dio consista nel non sentire dispiacere se muore mio padre o mio fratello, oppure nel sopportare con gioia eventuali tribolazioni o infelicità.
Sarebbe buona cosa, ma alle volte potrebbe essere frutto di umana discrezione, in quanto che, vedendo che non v’è più rimedio, si fa di necessità virtù. Quanti atti di questo genere ed altri consimili seppero pur fare i filosofi con la loro sapienza!
Per noi la volontà di Dio non consiste che in due cose: nell’amore di Dio e nell’amore del prossimo. Qui devono convergere tutti i nostri sforzi.
E se lo faremo con perfezione, adempiremo la volontà di Dio e gli saremo unite. Ma quanto siamo lontane dall’osservare questi precetti nel modo che un tal Signore si merita! Piaccia a Dio di farci un giorno arrivare: cosa che del resto è in nostra mano, purché lo vogliamo!
8 – Il segno più sicuro per conoscere se pratichiamo questi due precetti è vedere con quale perfezione osserviamo quello che riguarda il prossimo.
Benché vi siano molti indizi per conoscere se amiamo Dio, tuttavia non possiamo esserne sicuri, mentre lo possiamo essere quanto all’amore del prossimo.
Anzi, più vi vedrete innanzi nell’amore del prossimo, più lo sarete anche nell’amore di Dio: statene sicure. Ci ama tanto Iddio, che in ricompensa dell’amore che avremo per il prossimo, farà crescere in noi, per via di mille espedienti, anche quello che nutriamo per Lui.
E di ciò non v’è dubbio.
9 – Di grande importanza per noi è osservare attentamente come su questo punto ci diportiamo,perché se vi mettiamo grande perfezione, tutto è fatto.
Ma per la miseria della nostra natura credo che non arriveremo mai ad avere perfetto amore del prossimo, se non lo faremo nascere dalla medesima radice dell’amore di Dio.
Perciò, sorelle mie, siccome l’affare è importantissimo, procuriamo di esaminare noi stesse fin nelle più piccole cose, senza far conto di certe idee che alle volte ci vengono in massa durante l’orazione, per le quali ci pare di esser pronte per amore del prossimo a intraprendere e a far cose molto grandi, anche per la salvezza di un’anima sola.
Se le nostre opere non vi corrispondono, non abbiamo motivo di crederci da tanto. Così si dica per ciò che riguarda l’umiltà e le altre virtù.
Le astuzie del demonio sono grandi. Per farci credere che possediamo una virtù, mentre non l’abbiamo, metterà in moto tutto l’inferno, e ne avrà ragione per il gran danno che ci può fare, perché queste virtù, derivando da tale radice, saranno sempre con qualche vanagloria, contrariamente a quelle di Dio, dalle quali esula con essa anche la superbia.
10 – Non posso a meno di ridere, alle volte, nel vedere quello che succede ad alcune anime. Quando sono in orazione, sembra loro di esser disposte per amor di Dio ad ogni umiliazione e pubblico scherno; ma poi, potendolo, nasconderebbero anche il più piccolo difetto!
Non parliamo se venissero accusate di una mancanza non commessa! Dio ce ne liberi!.. Ora, chi non può sopportare queste cose, si guardi bene dal far conto di ciò che in se stesso crede di stabilire, perché i suoi propositi non sono che un effetto di pura immaginazione, non un’efficace determinazione di volontà, nel qual caso la cosa sarebbe ben diversa.
È appunto per l’immaginazione che il demonio tende i suoi lacci e i suoi inganni. E a quelli che sono poco istruiti, come noi donne, ne può tendere moltissimi, perché non sappiamo distinguere la differenza che passa fra le potenze e l’immaginazione, né le molte altre cose che sono nel nostro interno.
Com’è facile, sorelle, distinguere fra voi chi ha il vero amore del prossimo da chi non lo possiede con tanta perfezione! Se comprendeste quanto importi tal virtù, non vi applichereste ad altro studio.
11 – Quando vedo delle anime tutte intente a rendersi conto dell’orazione che hanno, e così concentrate quando sono in essa da far pensare che rifuggano dal più piccolo movimento e dal divertire il pensiero per paura di perdere quel po’ di gusto e di devozione che sentono, mi persuado che ancora non conoscono come si arrivi all’unione. Pensano che sia tutto nel far così.
No, sorella mia! Il Signore vuole opere. Vuole, ad esempio che non ti curi di perdere quella devozione per consolare un’ammalata a cui vedi di poter essere di sollievo, facendo tua la sua sofferenza, digiunando tu, se occorre, per dare a lei da mangiare; e ciò non tanto per lei, quanto perché sai che questa è la volontà di Dio.
Ecco in che consiste la vera unione con il volere di Dio!
Altrettanto se senti lodare una persona: devi rallegrarti di più che se quelle lodi fossero per te. E questo ti sarà facile, se avrai l’umiltà, nel qual caso le lodi sono piuttosto di pena. E ancora, godere che le virtù delle sorelle, siano conosciute, sentir pena di un loro difetto, come se fosse tuo, e cercare di coprirlo. Ma su questo punto mi sono già estesa in altro luogo.
12 – Sorelle, se in questo mancassimo, saremmo perdute! Piaccia a Dio che ciò non avvenga! Vi assicuro che facendo come ho detto, otterrete di arrivare a questa unione, mentre in caso contrario persuadetevi di non arrivarvi mai, nonostante che possiate avere devozione e delizie spirituali sino a credere d’esservi giunte, e andiate soggette, durante l’orazione di quiete, ad alcune piccole sospensioni, in base alle quali certe anime credono che tutto sia fatto.
Pregate il Signore che vi conceda l’amore del prossimo in tutta la sua perfezione e lasciate fare a Lui.
Se da parte vostra vi sforzerete e farete il possibile per procurarvelo; se costringerete la vostra volontà ad accondiscendere in tutte a quella delle sorelle, anche a scapito dei vostri diritti; se nonostante tutte le ripugnanze della natura, dimenticherete i vostri interessi per non attendere che ai loro, e, presentandosene l’occasione, prenderete su di voi ogni fatica per esentarne le altre, Egli vi darà più di quanto sappiate desiderare.
Non crediate che questo non vi debba costare, e che abbiate già fatto ogni cosa. Considerate quanto é costato al nostro Sposo l’amore che ha nutrito per noi: per liberarci dalla morte ha subito la morte più crudele, quella della croce.
Capitolo 4
Prosegue sul medesimo argomento e dichiara più ampiamente questa specie di orazione – Quanto importi camminare con attenzione, perché il demonio mette in opera ogni mezzo per far retrocedere le anime dalla via incominciata
1 – Mi pare che bramiate conoscere cosa faccia la colombina e dove vada a riposarsi, perché, sapendo ormai volare molto alto, non si ferma più né fra le dolcezze spirituali, né fra le soddisfazioni della terra.
Ma non posso appagare il vostro desiderio che all’ultima mansione; e anche allora piaccia a Dio che mi ricordi e abbia tempo di farlo. Sono già cinque mesi che ho cominciato questo lavoro; e siccome la mia testa non mi permette di rileggerlo, dev’essere un disordine completo, con alcune cose dette forse due volte. Ma dovendo servire per le mie sorelle, non me ne preoccupo.
2 – Vi voglio spiegare più chiaramente in che consista l’orazione di unione, servendomi di un paragone, conformemente al mio ingegno, e parleremo più a lungo di questa piccola farfalla, la quale, benché non sappia fermarsi né trovare in nulla il suo riposo, tuttavia non cessa di far del bene a sé e agli altri, nonostante ogni contraria apparenza.
3 – Avrete spesso sentito dire che Dio si sposa spiritualmente con le anime. Sia benedetta la sua misericordia per tanta umiliazione!…
Si tratta di un paragone grossolano; eppure non trovo nulla che faccia meglio intendere queste cose come il sacramento del matrimonio. Certo che la differenza è molto grande, perché nell’alleanza di cui parliamo non vi è nulla che non sia spirituale: quella corporea ne rimane molto lontana, e lontane le mille miglia dai gusti e dalle consolazioni spirituali che qui il Signore concede, sono pure le soddisfazioni di chi contrae matrimonio.
E’ l’amore che si unisce all’amore, e si hanno operazioni così pure, delicate e soavi da non aver parole per esprimersi. Ma il Signore sa farle sentire benissimo.
4 – Benché l’unione non arrivi ancora ad essere fidanzamento spirituale, tuttavia vi succede come nel mondo, quando due devono fidanzarsi: si esamina se uno conviene all’altro e se desiderano di unirsi, poi si permette che si vedano, affinché ne siano entrambi soddisfatti.
Supponiamo nel caso nostro che il contratto sia già stipulato, che l’anima sia ben informata di quanto quell’unione le convenga, e sia decisa a sottomettersi in tutto alla volontà dello Sposo, non tralasciando nulla di quanto vedrà di suo gradimento.
Intanto il Signore, vedendo che l’anima è proprio in queste disposizioni, si dichiara contento di lei e, volendo farsi meglio conoscere, le concede la grazia di venire, come suol dirsi, a un incontro, per poi unirla a sé.
E tutto questo in brevissimo spazio di tempo, non essendovi di mezzo più alcun contratto, ma soltanto uno sguardo, mediante il quale l’anima vede – e in maniera molto misteriosa – chi sia lo Sposo che deve prendere, riportandone una tale conoscenza, quale non potrebbe acquistare neppure in mille anni con l’esercizio dei sensi e delle potenze.
Con quel semplice sguardo lo Sposo, essendo Quegli che è, fa l’anima più degna di andare a dargli la mano, mentre l’anima ne rimane talmente rapita da far poi tutto il possibile per realizzare il fidanzamento.
Ma se invece si trascura sino a porre le sue affezioni sopra altro oggetto che non sia Lui, perde ogni cosa, e con perdita tanto più grave quanto più eccelse sono le grazie che Egli le terrebbe riserbate: insomma, una perdita da non potersi descrivere.
5 – Anime cristiane che Dio ha condotto fin qui, vi prego per amor suo di non mai trascurarvi e di fuggire le occasioni, perché qui l’anima non è ancora così forte da saperle affrontare come dopo il fidanzamento, che ha luogo nella mansione seguente. L’incontro con lo Sposo qui è soltanto con uno sguardo; e il demonio mette in moto ogni cosa per combattere l’anima e impedirle di fidanzarsi. Dopo invece, vedendola tutta dello Sposo, va più a rilento e ne ha paura, conoscendo per esperienza che se qualche volta l’assale, egli ne rimane con gran perdita, ed ella con maggior vantaggio.
6 – Eppure ho conosciuto alcune persone molto avanzate che dopo esser giunte sin qui, il demonio è riuscito a far sue, mediante insidie ed astuzie sottili. Credo che, pur di riuscirvi, debba mobilitare tutto l’inferno, essendo persuaso che rovinare un’anima sola di queste è rovinarne una moltitudine.
V’è da ringraziare il Signore nel considerare il gran numero di anime che Dio attira a sé mediante il concorso di una sola. Quante migliaia ne han convertite i martiri! Quante una donzella come S. Orsola! Quante ne ha rapite al demonio un S. Domenico, un S. Francesco ed altri fondatori di Ordini! e quante gliene rapisce tuttora il P. Ignazio, fondatore della Compagnia!
Se è vero che essi ricevevano da Dio queste grazie, come appare dalla lettura della loro vita, è pur vero che, se giunsero a tanto, fu solo perché si sforzarono di non andar privi, per loro colpa, di un sì divino fidanzamento.
Ah, figliuole mie, il Signore è disposto a darci grazie non meno oggi che allora. Anzi, sembra quasi che oggi abbia maggior bisogno che si ricevano, perché pochi sono coloro che zelano, come allora, la sua gloria. Ma è che amiamo troppo noi stesse!
Siamo troppo attente a non perdere i nostri diritti ! Oh che grande inganno!…
Ci dia luce il Signore nella sua infinita misericordia, per non cadere fra tante tenebre!…
7 – Mi potreste esporre od opporre due difficoltà. Primo: se l’anima è così conforme al volere di Dio, come si è detto, e non vuol fare in nulla la propria volontà, come può cadere in inganno?
Secondo: per quali vie il demonio può introdursi in voi e rovinarvi in maniera tanto pericolosa se siete lontane dal mondo, frequentate tanto i sacramenti, senza poi dire che qui vivete in compagnia di angeli, giacché, per bontà di Dio, ognuna di voi non desidera che di servire e piacere in tutto al Signore? Che ciò accada a chi vive fra i pericoli del mondo, nessuna meraviglia!
Vi rispondo che avete ragione e che in questo il Signore ci ha fatto una grande grazia. Tuttavia, quando penso che Giuda viveva con gli apostoli e conversava con lo stesso Dio di cui udiva le parole, comprendo che non ci può essere sicurezza neppure nel nostro stato.
8 – Rispondendo ora alla prima difficoltà, dico che quest’anima non si perderebbe se si tenesse continuamente unita alla volontà di Dio. Ma viene il demonio con le sue grandi astuzie, e sotto colore di bene la distacca a poco a poco da quella divina volontà in certe piccole cosette, ingannandola in varie altre col farle credere che non siano cattive.
Le offusca l’intelligenza, le raffredda la volontà, le fa crescere l’amor proprio; e così, da una in altra cosa, la vien separando dal volere di Dio ed accostando al suo proprio.
Con questo rimane sciolta anche la seconda difficoltà, perché non vi è clausura tanto stretta che al demonio possa essere inaccessibile, né deserto così sperduto che egli non sappia rintracciare.
Però vi faccio osservare quest’altra cosa: il Signore potrebbe permettere tutto questo per vedere come si diporti quell’anima di cui vorrebbe servirsi per illuminare le altre, perché se ella ha da essere infedele, è meglio che lo sia subito, piuttosto di divenirlo quando può far danno a molte altre.
9 – Ecco il rimedio che mi sembra più efficace. Presupposto che si preghi continuamente per chiedere a Dio che ci sostenga con la sua mano, pensando spesso che se Egli ci abbandona, cadiamo subito e indubbiamente nell’abisso; presupposto di non mai commettere la pazzia di confidare in noi stesse, dobbiamo esaminare con particolare cura ed attenzione come ci esercitiamo nella virtù, se progrediamo o torniamo indietro, specialmente in ciò che riguarda l’amore vicendevole, il desiderio di essere tenute le ultime di tutte, e così pure come disimpegniamo le cose ordinarie.
Esaminandoci seriamente e pregando il Signore a illuminarci vedremo subito dove guadagniamo e dove invece perdiamo.
Non dovete credere che Dio, dopo avere elevato una anima tanto in alto, l’abbandoni poi sì facilmente che il demonio, per ciò ottenere, non debba molto faticare. Anzi, gli dispiace tanto la sua perdita che non cessa d’inviarle molti avvisi interiori: per cui il pericolo che corre non le può essere nascosto.
10 – Insomma, procuriamo di andar sempre innanzi e temiamo molto se non facciamo progressi, perché vuol dire che il demonio sta meditando qualche assalto. Non avanzare è un segno molto cattivo, perché l’amore non è mai ozioso: è impossibile che un’anima giunta tanto in alto cessi di andare innanzi.
Se aspira a diventare sposa di Dio, con il quale è già venuta ai primi accordi, non deve certo dormire.
Intanto, figliuole mie, per mostrarvi come il Signore tratta le anime che già considera sue spose, entriamo a parlare delle seste mansioni, e vedrete come sia insufficiente per disporci a tali grazie, non solo il poco che facciamo, ma neppure il molto che potremmo fare e soffrire.
Ben può essere che il Signore abbia disposto che mi ordinassero di scrivere queste cose, affinché, fissati gli sguardi sul premio, e vedendo quanto sia infinita la sua misericordia nel manifestarsi e comunicarsi con dei vermi come noi, dimentichiamo le nostre piccole soddisfazioni terrene, e corriamo infiammate dal suo amore, occupate soltanto della sua grandezza.
11 – Piaccia a Dio che di un argomento così difficile sappia almeno dire qualche cosa! Certo che se Egli e lo Spirito Santo non muovono la mia penna, ne sarò affatto incapace.
Ma nel caso che questo scritto non vi debba essere di profitto, prego i1 Signore di non permettermi di dir parola, non avendo io altro di mira – come Egli conosce e io ne posso giudicare – che di dar gloria al suo nome e ottenere che ci sforziamo di servirlo, dato che tanto ricompensa fin da questa terra, dove le sue grazie ci fanno intravvedere quanto ci darà un giorno nel cielo senza le interruzioni, i travagli e i pericoli che s’incontrano in questo mare tempestoso. Sarebbe un gran conforto poter vivere e lavorare sino alla fine del mondo per la gloria di un Dio così grande, nostro Sposo e Padrone! Ma vi è il pericolo di offenderlo e di finire col perderlo!…
Piaccia al Signore che meritiamo di rendergli almeno qualche servizio, scevro di quelle imperfezioni che sempre ci accompagnano, anche nelle buone opere! Amen.