20 minuti

Castello Interiore VIII

Seste Mansioni - Parte 2 (Cap 3 e 4)

Autore: Santa Teresa d'Avila

Capitolo 3

Ancora sul medesimo argomento e dice del modo con cui Dio parla alle anime: nel qual caso non bisogna condursi a seconda dei propri lumi – Alcuni segni per conoscere se vi sia o non vi sia illusione – Capitolo molto utile

1 – Ecco un altro modo con cui Dio suole eccitare le anime. Sembra una grazia superiore alle precedenti; ma siccome può andar soggetta a maggiori pericoli, ne voglio parlare un po’ più a lungo.
Si tratta di certe parole che Egli dice all’anima e che possono essere di diverso genere. Alcune sembra che vengano dal di fuori, altre dall’intimo più segreto dell’anima, altre dalla sua parte superiore, ed altre dall’esterno, in modo da udirle con le orecchie del corpo e da sembrare che siano dette con voce articolata.
Qualche volta – spesso, anzi, – possono essere effetto di fantasia, specialmente in persone di debole immaginazione o melanconia: intendo di una melanconia notevole.

2 – Secondo me, di queste due classi di persone, non è il caso di occuparsi, neppure se dicono di vedere, sentire ed intendere; e guardarsi anche dall’inquietarle con dir loro che sono vittime del demonio, ma ascoltarle come persone inferme.
La Priora o il confessore, con cui esse si confidano, raccomandino loro di non annettervi importanza, perché nel servizio di Dio non è questo che vale, e che per tale via il demonio ne ha ingannati parecchi.
Tuttavia, per non affliggerle di più – che già lo sono per il loro umore – aggiungano che così non sarà di loro. Dicendo che si tratta di melanconia, non si finirebbe più: affermerebbero di vedere e di sentire anche con giuramento, perché a loro sembra proprio così.

3 – Bisogna dispensarle dall’orazione e far di tutto per indurle a non curarsi di quel che sentono, perché il demonio, anche se non nuoce a queste anime ammalate, può servirsi di esse per far del male alle altre. Ma si tratti di anime inferme o sane, in queste cose bisogna sempre diffidare, fino a quando non si abbia conosciuto da che spirito provengano.
Perciò da principio è sempre meglio opporsi: se sono cose di Dio, le prove non serviranno che a farle crescere e ingrandire di più. Tuttavia, bisogna guardarsi dall’inquietare e stringere troppo l’anima, perché qui essa non può far altro.

4 – Ritornando ora alle locuzioni interiori di cui ho parlato, in qualsiasi modo esse avvengano, possono procedere da Dio, dal demonio o dalla propria immaginazione. Voglio ora dire – se con l’aiuto di Dio vi riuscirò – quali siano i segni per riconoscere la loro origine e quando possono essere pericolose.
Molte sono le persone di orazione che ne vanno favorite, e io vi vorrei persuadere, sorelle, che non vi è alcun male, sia nel prestarvi che nel non prestarvi fede.
Quando riguardano soltanto voi, e sono parole di consolazione, oppure di avviso circa i vostri difetti, qualunque ne sia l’autore – siano pure effetto di fantasia – importa poco. Solo che non abbiate a credere – neppure se vengono da Dio – che per questo siate migliori delle altre.
Forse che Egli non ne ha dette molte anche ai farisei?… L’importante è di trarne profitto. Di quelle che non sono pienamente conformi alla sacra Scrittura, non fatene più conto che se le udiste dal demonio in persona.
Dobbiamo ritenerle per una tentazione contro la fede anche se sono frutto di nostra debole immaginazione, e resistere sino a farle cessare. E cesseranno sicuramente, perché non hanno forza.

5 – Per giudicare se tali parole vengano da Dio, non è buon criterio badare al modo con cui si sentono, se dall’esterno, dall’interno dell’anima o dalla sua parte superiore. Secondo me, i segni più sicuri sono i seguenti.
Il primo e più rassicurante è la sovrana potenza che quelle parole hanno in sé, perché sono insieme parole ed opere.
Mi spiego meglio. Un’anima si trova immersa in quelle pene ed inquietudini interiori di cui ho parlato, arida e con l’intelletto fra le tenebre; ma con una sola di quelle parole, come: Non affliggerti! ella si ritrova nella pace e nella tranquillità, immersa nella luce e affatto libera da quella afflizione da cui credeva di non poter essere alleviata neppure da tutto il mondo e da tutti i dotti insieme uniti, malgrado ogni loro sforzo nel suggerirle ragioni per calmarsi.
È forse afflitta e piena di paura perché il confessore o altre persone le hanno detto che si tratta del demonio; ma a questa sola parola: Sono io, non temere! si riacquieta completamente, rimane piena di consolazione, e le pare che più nessuno le possa far credere altra cosa.
Altre volte invece si trova gravemente preoccupata per alcuni affari importanti che non sa come andranno. Le vien detto di rassicurarsi perché tutto andrà bene, e ne esce più che certa, e pienamente tranquilla. E così si dica di molti altri casi.

6 – Il secondo segno è che l’anima rimane in una grande quiete, in un devoto e pacifico raccoglimento e in una disposizione che la porta a lodare Iddio.
Oh, Signore! … Se ha tanta forza una parola trasmessa per un vostro paggio, – giacché in questa mansione, a quanto dicono, non siete Voi che parlate, ma un vostro angelo, – che cosa farete Voi quando l’anima vi sarà unita e Voi lo sarete con lei mediante l’amore?

7 – Il terzo segno è che queste parole non escono di mente neppure dopo moltissimo tempo. Alcune poi non si dimenticano mai, ciò che non avviene di quelle che si odono quaggiù; dico di quelle che udiamo dagli uomini, le quali, benché dette da persone gravi e sapienti, tuttavia non s’imprimono come queste, né come queste si credono nel caso che si riportino ad avvenimenti futuri.
Queste infatti lasciano con una certezza assoluta, per cui, anche se sul loro avveramento sorgono dei dubbi, e l’intelletto – trattandosi di cose che paiono impossibili – si rilasci alquanto e vacilli, l’anima perdura in tale sicurezza da non mai dubitarne, nonostante le sembri che tutto vada al contrarío di quanto abbia inteso.
Passeranno pure degli anni, ma ella non cesserà di pensare che Dio le avvererà, ricorrendo anche a dei mezzi che gli uomini nemmeno sospettano, come sempre avviene.
Non lascia però di soffrirne se all’avveramento si frappongono ostacoli. Anzi, siccome le furono rivolte molto tempo addietro, e non sente più gli effetti e la certezza di allora sulla loro origine, l’assalgono dei dubbi, e si domanda se non siano state dal demonio o dalla sua immaginazione.
Però, quando le intende, non solo non ha alcun dubbio, ma per attestarne la verità sarebbe pronta a morire.
Secondo me, queste incertezze devono provenire dal demonio che cerca di angustiare e intimorire l’anima soprattutto se dall’avveramento delle parole intese devono seguire immensi beni agli altri, o si tratta di opere di grande onore e servizio di Dio.
Se poi si frappongono difficoltà, oh, come se ne giova il maligno!
Se non altro per indebolire la fede. E non credere che Dio sia così potente da far cose superiori alla nostra intelligenza, è già un gran danno.

8 – Però, nonostante tutti questi assalti, nonostante che i confessori affermino che sono illusioni, nonostante che un gran numero d’incidenti diano a credere che l’avveramento sia impossibile, rimane sempre – non so dove – una così viva scintilla di certezza che la stessa anima non potrebbe spegnere neppure volendolo, neanche allora che tutte le altre speranze fossero già morte.
Finalmente la parola di Dio si avvera, e l’anima ne rimane così lieta da non voler altro che effondersi in continue lodi al Signore, a ciò mossa più dal vedere adempito quello che Egli le disse, che non dalla stessa opera, malgrado che per lei possa essere di grandissima importanza.

9 – Non so perché l’anima abbia tanto interesse che queste locuzioni si avverino. Non credo però che, mancandone l’avveramento, ella ne abbia tanta pena, perché dopo tutto, non fa che riferire quanto le vien detto.
In simili circostanze una persona si ricordava del profeta Giona quando temeva che Ninive non venisse distrutta. Del resto, siccome si tratta dello spirito di Dio, che è somma verità, è giusto che l’anima gli si mostri fedele, desiderando che non sia sorpreso in menzogna. Perciò grandissima è la sua gioia, quando dopo mille alternative e malgrado ogni difficoltà, assiste all’avveramento di ciò che ha inteso. Preferirebbe sopportare ogni travaglio piuttosto che non si adempissero le parole che indubbiamente ella crede di Dio.
Forse non tutte le anime avranno questa debolezza, se debolezza può chiamarsi. Per conto mio, non la ritengo cattiva, e non oso condannarla.

10 – Quando tali parole provengono dall’immaginazione non hanno alcuno di questi segni, non la certezza, non la pace, non il gaudio interiore, eccetto il caso che si sentano quando l’anima è profondamente assorta nell’orazione di quiete o nel sonno spirituale. So che la cosa è possibile, perché avvenuta a persona di mia conoscenza.
Vi sono anime di temperamento o d’immaginazione così ,deboli – o non so per che altra causa – che una volta immerse in questo profondo raccoglimento, rimangono talmente fuor di sé che dall’esterno non sentono più nulla: i sensi sono tutti assopiti, ed esse somigliano a uno addormentato, per non dire che alle volte dormano per davvero.
In questo stato s’immaginano, quasi sognando, che alcuno parli con loro; vedono delle cose e pensano che siano da Dio, benché in fine non rimangano che con gli effetti di un sogno.
Può anche avvenire ciò che alle volte accade veramente: cioè, che mentre pregano il Signore con grande devozione, sembri loro che Egli risponda in conformità dei desideri che hanno. Tuttavia, chi ha grande esperienza non potrà mai scambiare le parole di Dio con quelle dell’immaginazione.

11 – Il timore più grande è che siano dal demonio. Ma se hanno i segni che ho detto, si può essere sicuri che sono da Dio.
Tuttavia, benché sembri e si sia convinti che vengano da Lui, non bisogna mai esserne così persuasi da fare alcuna cosa – o anche solo pensarla – senza il consiglio di un confessore dotto, prudente e vero servo di Dio, specialmente se tali parole importino cose gravi da dirsi o da farsi, concernenti tanto la stessa anima che altre persone.
Questa è la volontà di Dio, e con questo si osserverà il suo comando, avendoci Egli detto di tenere il confessore il luogo suo. Ecco delle parole sulla cui provenienza non si può, dubitare, e che sono di grande incoraggiamento nelle difficoltà.
Il Signore assisterà il confessore e, volendolo, lo porterà a credere che si tratta del suo spirito. In caso contrario, non si sarà obbligate a nulla. Agire diversamente e condursi secondo il proprio parere mi sembra molto pericoloso. Perciò, sorelle, vi raccomando, da parte di nostro Signore, di non far mai così.

12 – Iddio parla anche in un altro modo, con una azione che mi pare molto evidente: cioè, come appresso dirò, per via di visione intellettuale.
Il fatto si svolge nel più intimo dell’anima: con l’udito dell’anima s’intende il Signore che pronuncia delle parole, ma in un modo così chiaro e segreto da non dovervi temere alcuna ingerenza diabolica, sia per la maniera con cui s’intende, come per gli effetti che ne vengono e che ci permettono di crederlo. Se non altro si ha la sicurezza che ciò non viene dall’immaginazione: sicurezza che con un po’ di avvertenza si può sempre avere per le ragioni seguenti.
Primo, per la differenza che v’interviene in fatto di chiarezza, tanto che dalle parole di Dio non si può togliere una sillaba senza che ce n’accorgiamo, ricordandoci perfino se ci furono dette in questa o in quella maniera, benché nell’una e nell’altra si abbia sempre il medesimo senso; mentre le parole dell’immaginazione non sono né chiare, né distinte, ma come mezzo sognate.

13 – Secondo, perché spesso non vi si pensa neppure: vengono all’improvviso, anche in mezzo a una conversazione. Se qualche volta rispondono ai pensieri che passano allora per la mente, oppure a quelli che si ebbero prima, spesso riguardano avvenimenti non mai pensati, né creduti possibili. Perciò l’immaginazione non potrebbe fabbricarle, né ingannare l’anima col farle credere una cosa mai desiderata, voluta o conosciuta.

14 – Terzo, perché nelle locuzioni di Dio l’anima è come una persona che ode, mentre in quelle dell’immaginazione è come una che compone a poco a poco quel che desidera di udire.

15 – Quarto, perché le parole sono molto differenti: con una sola di Dio si comprendono più cose che non sappia comporne l’intelletto in così breve spazio di tempo.

16 – Quinto, perché spesso, mentre si percepiscono, si comprende assai di più di quello che esse significano, benché senza suoni e in un modo che io non so spiegare. Ma di questo modo d’intendere parlerò altrove più a lungo, perché si tratta di una cosa molto sorprendente che serve a far lodare il Signore.
Intorno a questi modi d’intendere, alcune persone hanno avuto dei dubbi, specialmente una che ne ha sofferto moltissimo, e come lei ve ne saranno altre che non finiranno mai di rassicurarsi.
Quella persona ne è stata favorita molte volte, per cui ha potuto esaminare la cosa con maggiore attenzione. Da principio il suo timore più grande era che si trattasse di una sua fantasia.
Se è il demonio che parla, lo si conosce più presto. È vero che le sue astuzie sono molte e che sa trasformarsi anche in angelo di luce; ma ciò soltanto nelle parole, pronunciandole così chiare come quelle dello spirito di verità senza lasciare alcun dubbio.
Tuttavia non potrà simularne gli effetti: non solo non lascerà nella tranquillità e nella luce, ma riempirà di confusione e d’inquietudine. Aggiungo però che se l’anima è umile e nonostante le parole che ode, non agirà che dopo aver preso consiglio, il demonio non le potrà fare gran danno: anzi, non gliene farà affatto.

17 – Se si tratta di grazie e di favori divini, l’anima consideri attentamente se per essi si ritenga migliore. Se non rimane tanto più confusa quanto più amorevoli sono le parole che intende, si persuada che non sono da Dio, essendo assolutamente sicuro che quando vengono da Lui, più il favore è grande e più l’anima si umilia, più ricorda i suoi peccati, più dimentica i suoi interessi, più si applica con memoria e volontà a procurare l’onore di Dio, trascura di più i suoi progressi e più si guarda dall’opporsi al suo volere, rimanendo maggiormente convinta di aver essa meritato, non già quelle grazie, ma l’inferno.
Se i doni e i favori dell’orazione producono questi effetti, l’anima deponga ogni dubbio e confidi nella misericordia di Dio che è fedele, e non permetterà mai al demonio d’ingannarla. Tuttavia, è bene andar sempre con timore.

18 – Chi non è condotto per questa strada, può forse pensare che, per liberarsi da ogni pericolo, sia meglio non ascoltare quanto vien detto; e se le locuzioni sono interiori, distrarsi in modo da non intenderle. Ma ciò è impossibile.
Prescindo dalle parole dell’immaginazione, alle quali ci si può opporre facilmente col non farne caso e col non nutrire desideri troppo forti. Ma quanto alle altre, non v’è rimedio che valga, perché lo spirito che parla arresta ogni pensiero e rende così attenti a quanto dice, da sembrare che sia meno impossibile a una persona di finissimo udito non intendere chi le parli molto forte.
Tuttavia questa persona può sempre divertire l’attenzione e fissare il pensiero e l’intelligenza in altre cose. Ma qui no, perché non vi sono orecchie da chiudere, né possibilità di pensare ad altro fuorché a quanto vien detto.
Può arrestare le nostre potenze e tutto il nostro interiore solo Colui che, pregato da Giosué, ha fermato il sole.
E da ciò l’anima comprende che un Signore assai grande governa il castello: cosa che la compenetra di devozione ed umiltà. No, non vi è alcun mezzo per evitare di ascoltarlo.
Si degni Sua Maestà di dirigere i nostri pensieri a non contentare che Lui, dimenticandoci di noi stessi! Amen!
Piaccia a Dio che mi sia spiegata nel modo che mi sono prefisso, e che sia di qualche utilità a coloro che avranno queste grazie!

Capitolo 4

Iddio sospende l’anima nell’orazione mediante i rapimenti, le estasi e i ratti: insieme di cose che credo formino un tutt’uno – Per ricevere da Dio grandi grazie occorre un coraggio particolare

1 – Che riposo può mai avere la povera farfalletta fra i travagli e le altre cose di cui ho parlato? Tutto contribuisce a farle desiderare il godimento dello Sposo.
Intanto, il Signore che conosce la sua debolezza, la va abilitando con questi e molti altri espedienti, affinché si animi ad unirsi a Lui, prendendolo per suo Sposo.

2 – Voi forse riderete nel sentirmi parlare in questo modo, e vi parrà di udire una sciocchezza, sembrandovi che per far questo non occorra aver del coraggio, poiché a nessuna donna, neppure della più bassa condizione, può mancar animo di sposarsi con un re.
Lo crederei anch’io se si trattasse di un re terreno; ma con il Re del cielo vi dico che ne occorre più di quanto ne pensiate, perché per favori così grandi la nostra natura è molto timida, e vile.
Se il Signore non c’infondesse coraggio, sono persuasa che sarebbe impossibile, nonostante i vantaggi che vi trovassimo.
Osservate ora in che modo il Signore viene a conchiudere questo fidanzamento: favorendo l’anima con dei rapimenti che la fanno uscire dai sensi.
Se l’anima conservasse l’uso dei sensi, credo che nel vedersi vicina a così grande Maestà non le sarebbe possibile rimanere in vita.
Sempre che si tratti di veri rapimenti, e non di certe debolezze a cui noi donne andiamo soggette, ritenendole per estasi e rapimenti. Come ho già detto, vi sono complessioni così deboli che sembrano morire con una semplice orazione di quiete.
Avendo trattato con molte persone spirituali, ho potuto conoscere varie specie di rapimenti, e ve ne voglio parlare. Non so se riuscirò a spiegarmi così bene come ho fatto in un altro scritto, dove ho parlato pure di altre cose che qui avvengono.
Credo per più ragioni che non sia fuor di luogo ripetermi anche qui, se non altro per unire insieme quanto concerne le mansioni.

3 – Una specie di rapimenti è questa. L’anima, pur non essendo in orazione, si sente toccata da una parola di Dio che le viene in mente o che ode. Sembra allora che il Signore, mosso a compassione per averla veduta languire tanto tempo nel desiderio di lui, avvivi nel suo interno la scintilla di cui ho detto e così l’anima, dopo essersi completamente bruciata, risorge a nuova vita a guisa di fenice, con il perdono di tutte le sue colpe, come piamente si può credere, sempre inteso che ne abbia le disposizioni e si serva dei mezzi che la Chiesa insegna.
Così purificata, il Signore la unisce a sé, senza che alcuno ne sappia il modo, eccetto loro due. Anzi, neppur l’anima lo sa.
Benché mantenga l’uso delle sue interne facoltà, non essendo qui come in uno stato di svenimento o parossismo nel quale non si ha percezione di sorta, né interna né esterna, tuttavia non sa dirne nulla.

4 – Per quanto io ne capisca, l’anima non è mai stata così sveglia per le cose di Dio, né con tanta luce e conoscenza di Sua Maestà come in questo caso. Sembrerà impossibile, perché se i sensi e le potenze si trovano così sospesi da dover dire che sono come morti, in che modo si può conoscere che l’anima comprende?
È un segreto che io non capisco, nascosto forse a qualsiasi creatura e noto solo al Creatore, non meno di molte altre cose che avvengono in questo stato, voglio dire in queste due ultime mansioni, le quali del resto, non ammettendo fra loro porta chiusa, si possono unire benissimo: se mi sembra bene dividerle è perché nell’ultima avvengono certi fenomeni che non si sanno conoscere se non entrandovi.

5 – Quando l’anima è in questa sospensione e il Signore crede opportuno di svelarle qualche suo segreto, come certe cose del cielo, o le accorda delle visioni immaginarie, ella lo sa dire benissimo, perché la sua memoria ne rimane così colpita da non potersene più dimenticare.
Ma non così nelle visioni intellettuali, non essendo conveniente che, viventi ancora di questa vita, se ne abbia tale conoscenza da saperne parlare. Tuttavia, siccome in quel tempo ne deve avere di assai sublimi, di molte di esse l’anima può dire qualche cosa dopo aver ripreso l’uso dei sensi.
Può darsi che alcuna non sappia ancora cosa sia visione, specialmente intellettuale. A suo tempo ne dirò qualche cosa, avendomelo comandato chi ne ha il diritto.
Benché vi sembri fuori di luogo, forse per qualche anima può essere utile.

6 – Ma voi mi direte: Se di queste grazie così sublimi non rimane alcun ricordo, che utilità ne ha l’anima nell’esserne favorita?
Ah, figliuole! Ne ha vantaggi così grandi da non saperli abbastanza magnificare. Si tratta di beni che rimangono impressi nella parte più intima dell’anima: non si sanno esprimere, ma non si sanno nemmeno dimenticare.
Ma come ricordarli se non sono accompagnati da alcuna immagine, e le potenze non li intendono? Non lo so. Tuttavia, so che certe verità riguardanti la grandezza di Dio rimangono nell’anima così scolpite, che quand’anche non vi fosse la fede a dirle chi Egli sia, e a imporle di riconoscerlo per suo Dio, l’adorerebbe come tale fin da quel momento, come fece Giacobbe dopo aver veduto la scala.
In quella visione egli dovette intendere molti altri segreti che poi non seppe manifestare, perché se avesse visto soltanto una scala sulla quale scendevano e salivano gli Angeli, e non avesse avuto una maggiore luce interiore, non avrebbe certo inteso così grandi misteri.
Non so se in quello che dico do nel segno: l’ho udito raccontare e nemmeno so se mi ricordo bene.

7 – Neppur Mosé seppe dire tutto quello che vide nel roveto: disse soltanto quello che Dio gli permise. Certo che se il Signore non gli avesse mostrato dei segreti, e con tale certezza da fargli credere e vedere che Egli era Dio, mai Mosè si sarebbe gettato in tanti e così gravi travagli.
Sotto le spine del roveto dovette intendere grandi cose che gli dettero coraggio per tutto quello che poi fece in favore del popolo d’Israele. Perciò, sorelle, dobbiamo guardarci dal voler intendere le cose occulte di Dio e dai cercarne le ragioni.
Come crediamo che Egli è onnipotente, dobbiamo pur credere che vermiciattóli di così poca capacità come noi non possono comprendere le sue grandezze. Lodiamolo molto, affinché si compiaccia di farcene intendere qualcuna.

8 – Vorrei trovare qualche paragone per lumeggiare alquanto quel che dico. Ma credo che non ve ne siano di adatti. Tuttavia, eccone uno.
Voi entrate in una di quelle sale che hanno i re o i gran signori, e che credo si chiamino camerini, dove si conservano innumerevoli cristalli di vario genere, terrecotte e molti altri oggetti, disposti in tal modo che, appena entrati, si vedano subito.
Fui introdotta in una di queste sale in casa della duchessa d’Alba, presso la quale i Superiori mi avevano comandato di fermarmi durante un mio viaggio dietro istanza della medesima.
Appena entrata, rimasi molto sorpresa, e domandandomi a che fosse utile quell’ammasso di cose, vidi che tanta diversità di oggetti poteva servire per lodare il Signore.
Ma ora sono molto contenta di potermene giovare nella presente circostanza. Mi sono trattenuta là dentro per un bel pezzo, ma vi era tanto da vedere che dimenticai subito ogni cosa: non mi rimase memoria di alcun oggetto, come se non li avessi visti, per cui non saprei dire come fossero. Mi ricordo soltanto di averli veduti.
Così qui. L’anima è divenuta una cosa sola con Dio, e si trova nella stanza del cielo empireo che dobbiamo avere nel nostro interno, perché se Dio risiede in noi, è chiaro che di queste mansioni ne abbiamo almeno qualcuna.
Ora, se il Signore non svela all’anima i suoi segreti tutte le volte che essa è in estasi, bastandole soltanto il gran bene di rimanere assorta nel godimento di Lui, talvolta però si compiace sospenderle quel godimento affinché dia una rapida occhiata a quanto vi è nella stanza. E allora ella ritornando in sé, riporta l’impressione delle grandezze vedute, senza che tuttavia ne sappia dire qualche cosa, e senza che la sua natura possa arrivare più in là di quanto il Signore le ha voluto soprannaturalmente far vedere.

9 – Ho detto vedere: dunque, è visione immaginaria? No, io non parlo che di visioni intellettuali, ma siccome sono ignorante, la mia rozzezza non si sa meglio spiegare.
Perciò, se di questa orazione ho detto qualche cosa che va bene, è chiaro che non è venuto da me.
Se in questi rapimenti l’anima non intende alcun segreto, ritengo che non si tratti di veri rapimenti, ma di certe debolezze naturali che sogliono venire alle persone di gracile complessione, come sono le donne, le quali, appena lo spirito supera con un po’ di forza il naturale, rimangono così assorte, come mi sembra di aver detto parlando dell’orazione di quiete.
Questi fenomeni non hanno a che fare con i rapimenti, perché in questi, credetemi, Dio rapisce a sé tutta l’anima e le mostra una qualche piccola porzione del regno che le ha acquistato, come a sua sposa e proprietà.
La quale porzione, per piccola che sia, è sempre immensa, come tutto quello che vi è in un Dio così grande. Egli intanto non vuol disturbo di cosa alcuna, non dalle potenze, né dai sensi.
Perciò, ordina che si chiudano le porte di tutte le mansioni, lasciando aperta soltanto quella in cui Egli abita, acciocché l’anima vi possa entrare.
Sia benedetta una così grande misericordia! Con quanta ragione sarà maledetto chi non vorrà giovarsene, perdendo Dio per sempre!

10 – Ah, è un nulla, sorelle, quello che abbiam lasciato! È un nulla quello che facciamo o possiamo fare per un Dio che così si comunica con un verme!
E se un tanto bene possiamo sperarlo fin da questa vita, che facciamo, sorelle, in che ci fermiamo? Che cos’è che ci distrae dal cercare questo Signore, come la sposa per le vie e per le piazze?
Ah, che tutto è illusione nel mondo se non ci aiuta a fare questo! Anche se i suoi piaceri, ricchezze e godimenti durassero per sempre, e fossero tanto numerosi da superare ogni immaginazione, non sarebbero che sterco è schifezza, paragonati ai tesori che si hanno a godere senza fine.
Eppure, nemmeno questi possono reggere al paragone di possedere il Signore di tutti i tesori, del cielo e della terra.

11 – Oh, cecità umana! E. fino a quando, fino a quando terremo gli occhi impiastricciati di terra? Benché fra noi la terra non sembri tale da accecarci del tutto, scorgo però delle pagliuzze e delle piccole pietre che, lasciate aumentare, ci possono essere di danno.
Per amor di Dio, sorelle, serviamoci di questi difetti almeno per approfondire la nostra miseria ed averne miglior vista, come dal fango il cieco nato, guarito dal nostro Sposo.
Vedendoci tanto imperfette, intensifichiamo la preghiera per ottenere che dalle nostre miserie il Signore abbia a ricavare del bene, onde contentarlo in ogni cosa.

12 – Come mi sono dilungata senza accorgermi!… Perdonatemi, sorelle! Giunta a queste grandezze di Dio – intendo dire a parlare di esse – non posso lasciare di lamentarmi nel vedere il bene che per nostra colpa perdiamo.
È vero che Dio l’accorda a chi vuole; ma se noi l’amassimo come Egli ci ama, lo darebbe anche a noi, perché non desidera che di trovar anime a cui dare, senza che le sue ricchezze abbiano per questo a diminuire.

13 – Ritornando ora a quello che dicevo, lo Sposo comanda di chiudere le porte delle mansioni, nonché quelle del castello e del muro di cinta. Infatti, quando il rapimento comincia, cessa il respiro e manca la forza di parlare, nonostante che gli altri sensi si conservino alle volte un po’ di più.
Talvolta invece si perde subito ogni senso: il corpo e le mani si raffreddano sino a sembrare di non avere più anima, tanto che alle volte non si sa nemmeno se si respiri.
Ma ciò non dura molto – intendo dire nel medesimo grado – perché, scemando un poco questa grande sospensione, il corpo ritorna alquanto in se stesso e si rianima, ma per tornare a morire e a dar maggior vita all’anima. Però questa estasi così grande non dura molto.

14 – Tuttavia, accade che, finita l’estasi, la volontà rimanga così assorta e l’intelletto tanto astratto da durare in questo stato uno o più giorni senz’essere capaci, a quanto sembra, d’occuparci in altre cose che non muovano la volontà ad amare: per la qual cosa essa è molto sveglia, mentre è intorpidita quanto a determinarsi verso oggetti creati.

15 – Oh, la confusione che prova l’anima nel ritornare in se stessa! Quali ardenti desideri d’impiegarsi nel servizio di Dio in qualunque modo Egli lo desideri! Se dalle precedenti orazioni derivano gli effetti che ho descritto quali ne verranno da una così sublime, come questa?
Si vorrebbero avere mille vite per impiegarle tutte per Iddio, e si desidera che tutte le cose della terra siano altrettante lingue che lo lodino in nome nostro. Vivissimi i desideri di penitenza, benché nell’effettuarli non si soffra molto, per la gran forza dell’amore che impedisce di sentire ciò che si fa.
Perciò l’anima, pensando ai martiri, vede chiaramente che nel sopportare i loro tormenti essi non hanno fatto poi molto, perché con un tal aiuto di Dio diviene facile ogni cosa. E così queste anime si lamentano con Dio quando non hanno nulla da soffrire.

16 – L’anima stima assai di più questa grazia quando la riceve in segreto, perché quando ne è favorita in presenza di qualcuno, la confusione e la gran vergogna che ne sente le fan quasi dimenticare quello che ha goduto, per la pena e l’inquietudine di quello che dirà chi l’ha vista.
Conoscendo la malizia del mondo, teme che quell’effetto venga attribuito a tutt’altra causa, e che si prenda per una occasione di giudizi temerari ciò che dovrebbe servire per lodare il Signore.
Però, questi sentimenti di pena e di vergogna mi pare che denotino una certa mancanza di umiltà. È vero che l’anima non può impedirseli, ma se brama di essere disprezzata, che gliene importa?
Disse il Signore a una persona che soffriva di queste pene: Non affliggerti, perché o daranno lode al mio nome o mormoreranno di te, e in ambedue le cose tu avrai da guadagnare.
E queste parole, come poi seppi, la consolarono e la incoraggiarono molto, per cui ho voluto scriverle qui, a istruzione di coloro che si troveranno nelle sue medesime afflizioni.
Sembra che il Signore voglia far intendere che quell’anima è sua, e che nessuno la deve toccare. Che si attenti al suo corpo, al suo onore, ai suoi beni, ciò sia alla buon’ora, ne verrà gloria al Signore; ma all’anima no. Egli la difenderà contro tutto il mondo e contro tutto l’inferno, sempre inteso che ella non sia così sfacciata da volerlo abbandonare.

17 – Non so se sono riuscita a far un po’ comprendere che cosa sia il rapimento, dato che a spiegarlo del tutto è impossibile. Però nel parlarne non si è perduto nulla: si saprà distinguere i veri dai finti, i cui effetti sono molto diversi.
Li chiamo finti non già perché l’anima che ne va soggetta voglia ingannare, ma perché ne rimane ingannata. E siccome i segni e gli effetti non corrispondono alla grandezza del favore, ne resta così infamata che poi non si crede più, e a ragione, neppure a quelle che così il Signore favorisce.
Sia Egli per sempre benedetto e ringraziato! Amen. Amen.

Link alla fonte »