Angeli e demoni
Tratto dal Catechismo degli adulti - Capitolo 10 - 4 - 5
Autore: Autori Cristiani
Carissimi Fratelli e Sorelle ,
4. [378] Nella nostra cultura dubbi e negazioni riguardo agli angeli e ai demòni coesistono con il fascino dell’occulto.
Occorre chiarire e chiedersi: ci sono davvero queste presenze nella storia? quale incidenza hanno?
La rivelazione attesta la creazione dei puri spiriti e la loro chiamata alla comunione con Cristo. Creati liberi, possono liberamente accogliere o rifiutare il disegno di Dio. Una parte di essi lo accoglie: sono gli angeli santi. Ora stanno davanti a Dio per servirlo, contemplano la gloria del suo volto e giorno e notte cantano la sua lode. «Potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola» (Sal 103,20), intervengono nella storia, a servizio del suo disegno di salvezza.
[379] Cristo è il loro capo ed essi sono «i suoi angeli» (Mt 25,31); gli sono accanto come servitori in alcuni momenti decisivi della sua vita. Un angelo porta a Maria e a Giuseppe l’annuncio dell’incarnazione del Figlio di Dio; una moltitudine di angeli loda Dio per la sua nascita; un angelo lo protegge dalla persecuzione di Erode; gli angeli lo servono nel deserto; un angelo lo conforta nell’agonia del Getsemani; gli angeli annunciano la sua risurrezione; infine, saranno ancora gli angeli ad assisterlo nell’ultimo giudizio.
[380] In modo analogo gli angeli accompagnano e aiutano la Chiesa nel suo cammino. Incoraggiano gli apostoli; li liberano dalla prigione; li sostengono nell’evangelizzazione. Proteggono tutti i fedeli e li guidano alla salvezza: «Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita». Si comprende così la tradizionale e bella devozione agli angeli custodi.
[381] Altri angeli sono invece nemici dell’uomo. Sono chiamati demòni. Accecati dall’orgoglio, si sono ribellati a Dio con una scelta irreversibile e perciò impossibile da perdonare. Vorrebbero trascinare tutto e tutti nella perdizione e nel nulla. Secondo il linguaggio simbolico del Nuovo Testamento, abitano tra la terra e il cielo, quasi per soffocare la speranza dell’uomo e impedirgli di guardare in alto: «La nostra battaglia non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma… contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti» (Ef 6,12).
[382] I demòni hanno come capo Satana. La sua forza distruttiva e il suo influsso nella storia sono indicati dalla Bibbia in termini impressionanti: «il principe di questo mondo» (Gv 12,31); «il grande drago, il serpente antico… che seduce tutta la terra» (Ap 12,9); «omicida fin da principio… e padre della menzogna» (Gv 8,44), «colui che della morte ha il potere» (Eb 2,14); il «maligno» che domina «tutto il mondo» (1Gv 5,19). Bisogna dunque vedere in lui una persona, malvagia e potente che, attraverso un’illusione di vita, organizza sistematicamente la perdizione e la morte.
Si può riconoscere un suo influsso particolare nella forza della menzogna e dell’ateismo, nell’atteggiamento diffuso di autosufficienza, nei fenomeni di distruzione lucida e folle. Ma tutta la storia, a cominciare dal peccato primordiale, è inquinata e stravolta dalla sua azione nefasta. Secondo la concezione biblica, le varie forme di male sono in qualche modo riconducibili a lui e ai demòni suoi complici. La Chiesa ritiene che «tutta intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall’origine del mondo, che durerà… fino all’ultimo giorno».
Così inquietante è la forza del male, che alcune dottrine religiose hanno immaginato l’esistenza di un dio malvagio, indipendente e concorrenziale rispetto al Dio del bene. La Chiesa rifiuta questo modo di vedere. Tuttavia non minimizza il mistero del male, riducendolo alle deficienze della natura o alla colpa dell’uomo, ma vi scorge «un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore».
[383] Nei confronti di Satana e dei demòni bisogna essere vigilanti, ma senza paura. Essi ricevono da Dio le loro energie; possono agire liberamente finché Dio lo permette; loro malgrado, con le loro stesse macchinazioni, come è avvenuto nella passione di Cristo, finiscono per contribuire al regno di Dio e al nostro bene. La supremazia di Dio e di Cristo è totale, dal principio alla fine. Non abbiamo nulla da temere. Cristo ha vinto i demòni e ha dato anche a noi la possibilità di lottare vittoriosamente contro di essi.
[384] Le rappresentazioni letterarie e artistiche dei secoli passati sono diventate estranee alla cultura del nostro tempo. Sarebbe però un errore pericoloso relegare il demonio nel mondo della pura fantasia: la più fine astuzia del diavolo, secondo un detto famoso, sta proprio nel persuadere la gente che lui non esiste. D’altra parte non bisogna vedere la sua presenza dappertutto e alimentare paure irrazionali o un interesse malsano. Satana esercita un certo fascino sull’uomo moderno, che all’efficienza tecnica tende ad associare l’efficienza magica, cioè la manipolazione a proprio vantaggio delle forze preternaturali. Di qui la diffusione di pratiche superstiziose e culti satanici. Chi cerca Satana, l’ha già trovato. La sete di potere ad ogni costo si oppone radicalmente all’atteggiamento di fede, che è abbandono fiducioso alla volontà di Dio.
Azione diabolica
[385] Ordinariamente l’azione degli spiriti maligni nei confronti degli uomini consiste nella tentazione al peccato. Ciò che loro interessa è soprattutto il nostro traviamento spirituale. Oltre la tentazione, ad essi vengono attribuiti alcuni fenomeni prodigiosi di carattere negativo: l’ossessione, che è violenza interiore o esteriore per recare turbamento; la possessione, che è presa di possesso del corpo con crisi tempestose, alternate a periodi di calma; la infestazione, che riguarda i luoghi e provoca danni e timori.
Nell’interpretare questo genere di fenomeni, occorre essere estremamente cauti. È diffusa una credulità morbosa nei prodigi demoniaci, nei malefici, nella mala sorte. Si vede il diavolo dappertutto, meno dove sicuramente sta, cioè nel peccato. Per la gran parte dei casi si tratta di immaginazioni e dicerie senza fondamento o di malattie psichiche, spiegabili con i dinamismi dell’inconscio in personalità dissociate. Per un prudente discernimento, vanno consultati psicologi e psichiatri competenti e rispettosi della fede.
Qualche volta però la spiegazione psicologica non sembra adeguata. Si può supporre con buona probabilità l’azione demoniaca in presenza di alcuni segni concomitanti: forza fisica abnorme, comunicazione attraverso lingue ignote, conoscenza di cose lontane o segrete, atmosfera malsana, avversione alle realtà religiose.
[386] In questi casi, come in ogni situazione di sofferenza, è consigliabile ricorrere alla preghiera, umile e fiduciosa, che non pretende di conseguire i risultati ad ogni costo, ma accetta quello che Dio, nella sua provvidenza, dispone. È bene impegnarsi seriamente in un cammino di vita cristiana, comprendente il sacramento della riconciliazione e la comunione eucaristica, le opere di penitenza e di carità, la fedeltà ai propri doveri. Si può ricorrere infine all’esorcismo.
[387] L’esorcismo è un sacramentale, un gesto compiuto a nome della Chiesa. Nella forma deprecativa ci si rivolge a Dio, perché cacci il demonio; nella forma imperativa, confidando nella vittoriosa potenza di Cristo, si ordina al demonio di andar via. In ambedue le forme implica un atteggiamento di umile fiducia. L’efficacia non è automatica; dipende dalla volontà di Dio.
Può fare l’esorcismo solo un ministro autorizzato dal vescovo. L’autorizzazione viene data a persone dotate di pietà, scienza, prudenza e integrità morale. La celebrazione deve avvenire in un ambiente riservato, in un clima di preghiera che coinvolga tutti i presenti. Vanno evitati comportamenti che hanno a che fare più con la psicoterapia che con la preghiera.
[388] I puri spiriti, rimasti fedeli a Dio, lo glorificano incessantemente con la lode e il servizio; proteggono la Chiesa e accompagnano il nostro cammino verso la vita eterna.
Gli spiriti ribelli odiano Dio e la sua creazione; tentano gli uomini al peccato; mettono in opera varie forme di violenza e di inganno. Sono stati vinti da Cristo. Non bisogna temerli; ma occorre essere vigilanti.
5. [389] «Come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1Cor 15,22): ci sono due misteriose solidarietà, l’una conduce alla perdizione e l’altra alla salvezza. Approfondire questa verità significa rispondere a domande come queste: perché Gesù Cristo è il salvatore di tutti gli uomini? perché gli uomini hanno bisogno di essere salvati? in che senso sono tutti peccatori? come si è arrivati a prendere coscienza di questa solidarietà nel male?
L’Antico Testamento vede la storia come un dialogo drammatico tra Dio e il suo popolo. Dio fa dono dell’alleanza e rimane sempre fedele. Israele tradisce l’alleanza e sperimenta quanto sia amaro e rovinoso allontanarsi dal Signore: «Tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento… perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci hai messo in balìa della nostra iniquità» (Is 64,5-6). Ma più Dio nella sua misericordia si mostra pronto a perdonare e a riprendere in mano l’avvenire del suo popolo, più questi torna a disfare e a ingarbugliare la tela.
Così Israele comprende che il male morale è difficile da estirpare; si rende conto di essere stato peccatore da sempre, a cominciare dagli antichi padri. Osserva che gli altri popoli lo sono ugualmente; intuisce che l’umanità intera è corrotta fin dalle origini e nessun vivente è giusto davanti a Dio.
[390] La prospettiva dell’alleanza viene estesa alla storia universale: ciò che accade tra Dio e Israele, accade in modo analogo tra Dio e l’umanità. All’inizio Dio offre all’uomo la propria amicizia e una condizione di vita paradisiaca. L’uomo gli si ribella con il primo peccato, che stravolge la sua esistenza, e poi affonda in una moltitudine di peccati. Dio, fedele e misericordioso, gli rimane vicino e lo conforta, promettendogli la salvezza.
Questa dinamica della storia viene rappresentata simbolicamente nei primi undici capitoli della Genesi, in cui ampio spazio è dedicato al peccato primordiale di Adamo ed Eva e alle sue conseguenze.
[391] L’uomo cede alle lusinghe del serpente, immagine dell’idolatria e in definitiva di Satana; non si fida di Dio; rifiuta di riconoscerlo come Signore della sua vita e norma del suo agire; non tiene conto dell’ordine sapiente, da lui posto nella creazione. Mangia il frutto dell’albero della scienza del bene e del male e così si fa legge a se stesso. Vuole sperimentare tutto e decidere da sé ciò che è bene e ciò che è male; pretende di realizzare, senza Dio e la sua grazia, il proprio desiderio illimitato di vivere; vuole essere praticamente un dio, autosufficiente e onnipotente.
Ma l’uomo si ritrova nudo, misero e solo in una terra diventata ostile; si sente umiliato dalla vergogna, minacciato dalla morte, incapace di controllare gli istinti. Il rifiuto della comunione con Dio porta con sé la divisione tra gli uomini stessi. L’armonia originaria con Dio, con se stesso, con gli altri e con la natura è perduta; il ritorno al giardino è sbarrato dalla «fiamma della spada folgorante» (Gen 3,24).
[392] L’umanità prende a rotolare verso il basso, trascinata dalla logica del peccato. Il male dilaga da ogni parte, come il diluvio: «La terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza» (Gen 6,11). La società precipita nella confusione e nella disgregazione: non bastano tecnica e organizzazione a portare a termine la torre di Babele.
[393] La salvezza può venire solo da Dio. E Dio va a cercare l’uomo; gli fa prendere coscienza del peccato; gli promette la vittoria sul serpente; lo riveste con una tunica di pelle, in segno di premura e di protezione; continua poi a intervenire, salvando Noè e la sua famiglia dal diluvionota, affidando ad Abramo e alla sua discendenza una promessa di benedizione per tutte le genti.
[394] Il Nuovo Testamento proclama la lieta notizia che la salvezza comincia a realizzarsi. A partire dal mistero della redenzione si comprende meglio anche il mistero del peccato. Lo splendore della luce fa intuire per contrasto la densità delle tenebre. Gesù Cristo, con la sua morte e risurrezione, ci libera dal potere del peccato e della morte. È l’unico Salvatore dell’umanità. Tutti hanno bisogno di lui per essere giustificati e senza di lui nessuno può essere salvo.
Da che cosa dipende questa necessità? Dal fatto che «giudei e greci, tutti, sono sotto il dominio del peccato, come sta scritto: Non c’è nessun giusto, nemmeno uno» (Rm 3,9-10). Il mondo intero deve ammutolire e riconoscersi peccatore, poiché «tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Rm 3,23); la creazione stessa è soggetta alla caducità e alla corruzione.
Lasciati a se stessi, gli uomini commettono molti peccati, perché il loro cuore è cattivo e produce azioni cattive di ogni genere. Il peccato abita in loro e li porta ad allontanarsi dal bene, che pure desiderano, e a fare il male, che invece detestano. C’è in loro un’inclinazione al male.
Come mai si trovano in questa situazione di debolezza e di corruzione? Come mai appartengono al regno delle tenebre? Il peccato e la morte sono entrati nel mondo per colpa dell’uomo stesso. Un influsso negativo viene a pesare su ogni uomo, per una misteriosa solidarietà con tutti coloro che lo hanno preceduto, a cominciare dal primo peccato che è stato commesso all’inizio della storia: «Per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna… Per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori» (Rm 5,18-19).
[395] La triste schiavitù del genere umano, evidenziata drammaticamente dalla rivelazione, viene ulteriormente precisata nella dottrina della Chiesa. Le prese di posizione del Magistero sono provocate dalla necessità di rispondere a due opposti errori. Nel secolo V il pelagianesimo afferma che l’uomo, a parte il cattivo esempio che ha ricevuto dai progenitori, è sano e può vivere onestamente, senza l’aiuto della grazia di Dio. Al contrario, nella Riforma protestante si sostiene che l’uomo viene al mondo totalmente corrotto e inclinato irresistibilmente al male, senza vera libertà, incapace perfino di cooperare con la grazia divina. La dottrina della Chiesa, stabilita dal secondo sinodo di Orange nel 529 e dal concilio di Trento nel 1546, respinge queste visioni estreme. Questi sono i suoi punti principali: il peccato primordiale dei progenitori ha causato la perdita della giustizia originale per loro e per tutti i discendenti; il peccato originale ereditario è in ogni uomo per il solo fatto di nascere, in quanto riceve una natura umana privata della giustizia originale, ferita e inclinata al peccato; la corruzione non è totale e la libertà può e deve cooperare con la grazia; la redenzione e la grazia di Cristo sono assolutamente necessarie a tutti per la giustificazione e la salvezza; il peccato originale è soppresso mediante il battesimo; rimane la concupiscenza, che deriva dal peccato e dispone al peccato, ma propriamente non è peccato.
[396] Le indicazioni provenienti dai documenti della fede possono essere ancora approfondite con la riflessione teologica, per evidenziare meglio il senso della verità rivelata, che peraltro rimane sempre misteriosa.
Ogni uomo è plasmato dalla solidarietà con gli altri, con chi lo ha preceduto e con chi lo accompagna. Mai si parte da zero. Viviamo inseriti in una comunicazione incessante di doni naturali, culturali e spirituali. La nostra libertà si attua sempre in una situazione storica oggettiva, da cui viene condizionata. La comunicazione della vita divina avviene in modo da valorizzare le mediazioni umane, perché l’umanità intera sia un solo corpo in Cristo.
I nostri peccati indeboliscono la comunicazione del bene e alimentano il contagio del male. Deformano la società con una mentalità e con strutture di peccato, che gravano sulle decisioni personali. Si sviluppa una storia alienata da Dio e avversa a Cristo, che non coopera alla comunicazione della vita divina, anzi la ostacola e la blocca. Se ogni peccato ha una dimensione sociale, il peccato primordiale dell’umanità ha un’influenza singolare, perché ha messo in moto tutta questa solidarietà negativa e ha impedito la trasmissione della giustizia originale con le sue modalità peculiari di integrità e immortalità.
[397] Ogni uomo, senza alcuna responsabilità personale, inizia la sua esistenza in questo contesto umano inquinato. Viene al mondo privo della grazia santificante, incapace di entrare in dialogo filiale con il Padre e di amarlo sopra ogni cosa, incline a chiudersi nell’esperienza terrena e ad assolutizzare i beni temporali. Così la sua libertà, indebolita interiormente e per di più condizionata negativamente all’esterno da un ambiente divenuto opaco nei confronti di Dio, non riuscirà ad osservare i comandamenti e arriverà, prima o poi, a commettere gravi peccati personali, incamminandosi verso la perdizione eterna.
[398] La triste condizione, in cui l’uomo nasce, è uno stato oggettivo della natura umana, trasmesso insieme ad essa, non un atto delle persone. Viene chiamata “peccato originale”, non perché sia una colpa, ma perché deriva dalla colpa altrui e fruttifica in successive colpe personali. Presenta analogie con la situazione permanente di peccato, che si determina in chi ha commesso una grave colpa. Può essere chiamata anche con altri nomi, ad esempio corruzione o alienazione originale.
[399] Nessun uomo potrebbe da solo, con le sue forze, uscire dal regno del peccato e della morte. Il Signore Gesù, crocifisso e risorto, ci comunica la potenza del suo Spirito e spezza le catene che ci tengono prigionieri. Ci rigenera a nuova vita, come figli di Dio. Certo, anche dopo la rigenerazione, rimangono l’inclinazione interiore disordinata e l’influsso esteriore negativo, ma questi non sono più irresistibili. Si deve ancora combattere, ma si può vincere. Così anche la sofferenza e la morte rimangono, ma cambiano senso e diventano occasione di crescita spirituale. La vita divina elimina il peccato e trasfigura le sue conseguenze. Ci introduce nella condizione pasquale, superiore alla stessa condizione paradisiaca originale, in quanto ci dà la possibilità di giungere a una perfezione più alta: «Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia» (Rm 5,20).
[400] Il peccato primordiale dell’umanità ha impedito la trasmissione della giustizia originale e della condizione paradisiaca; ha dato avvio a una solidarietà negativa.
Il peccato originale, presente in ogni uomo che viene al mondo, è privazione della grazia santificante, incapacità di entrare in dialogo filiale con Dio e di vincere l’inclinazione a commettere i peccati personali. Il peccato originale viene soppresso nella giustificazione, mediante la comunicazione della grazia divina da parte del Signore, crocifisso e risorto, redentore di tutti gli uomini.