Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra
Omelia nella 6ª serata di Novena all’Immacolata
Autore: Don Domenico Saretto
Sia Lodato Gesù Cristo!
Nella lettura profetica di Sofonia abbiamo ascoltato questo richiamo:
Cercate il Signore
voi tutti, poveri della terra,
che eseguite i suoi ordini,
cercate la giustizia,
cercate l’umiltà.
Nella predicazione dei profeti all’Antico Israele ci sono temi ricorrenti. Uno di questi è quello dei poveri della Terra. Questa espressione abbisogna di qualche precisazione. La cultura biblica e la sensibilità del popolo d’Israele non è pauperistica, non esalta la miseria. Prosperità e ricchezza terrene sono considerate benedizioni del Signore Dio, e segni della sua benevolenza. Però come nella religione olimpica dell’ambito greco romano sull’uomo che prevarica i limiti della sua condizione mortale sovrasta la hybris tôn theôn, cioè l’ira invidiosa degli dei, in modo analogo la fede biblica ripete, con espressioni a volte diverse, e a volte in modo testuale: «Dio resiste ai superbi, e dà la sua grazia agli umili». Ribadisco: Dio resiste ai superbi, e dà la sua grazia agli umili.
Dunque quando l’Antico Testamento parla di “poveri della terra” o di “poveri del Signore”, in ebraico anawîm, non si riferisce a tutti quelli che versano nella miseria, bensì a quanti – carenti di soldi, potere e fama – confidano nell’aiuto di Dio, nella sua grazia, gli umili, appunto.
A tale proposito, anche questa sera, a fare per così dire da ancella all’Immacolata, “umile a alta più che creatura”, voglio richiamare alla vostra considerazione un’altra figura femminile effigiata nella nostra chiesa. I giorni scorsi abbiamo già valorizzato:
parlando della giustizia, Ester, che vedete là sopra (in alto alla mia destra nella prima fascia della volta a botte), Ester, rivestita dei suoi abiti di regina.
trattando della fortezza, Giuditta, che scorgete da parte opposta a Ester; Giuditta, agghindata elegantemente per sedurre il perfido Oloferne.
in una delle prossime serate, a Dio piacendo, racconteremo della prudenza di Abigail, che per ingraziarsi Davide, gli porta ricchi doni, là in fondo alla mia destra.
Di fronte ad Abigail là in alto a sinistra, potete vedere – o potrete vedere, uscendo di chiesa stasera – una donna in un povero vestito da contadina. Il fazzoletto sul capo per proteggersi dall’ardore del sole. Un covone di orzo maturo sulle sue ginocchia, frutto della spigolatura dei racimoli che i mietitori avevano lasciato nei campi. È Rut la moabita.
Leggete nel delizioso libro che porta il suo nome, la storia di Rut! Sono 4 capitoletti, pieni di movimento e di dialoghi garbati, senza violenze. 20’ di lettura tranquilla. Rut è una donna del paese di Moab, che sposa un profugo ebreo di Betlemme, giunto nel suol Paese sospinto dalla carestia che imperversa in Giudea, rimane giovane vedova, resta fedele alla suocera Noemi e la segue, emigrante lei questa volta, a Betlemme, dove corona una breve e tenera storia d’amore sposando Booz, bisnonno del re Davide. Non voglio spoilerare – come dicono i giovani – la lettura del Libro di Rut, ma vi do una chiave di lettura. Umanamente parlando la sua felicità questa donna la costruisce con la fedeltà alla suocera Noemi, con l’amore di Booz, uomo giusto, ma soprattutto con la propria modestia. Ecco perché vedete o vedrete – occorre aguzzare la vista – che sopra l’affresco di Rut è scritto in latino TEMPERANTIA. Temperanza, moderazione, modestia, umiltà.
E a questo punto riprendiamo il Vangelo di questo giovedì d’Avvento.Guardatevi – è Gesù che ammonisce i discepoli, e noi con loro – guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei (nel parallelo di Mc 8,15: dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode). Guardarsi dalla smania di fama fino all’ipocrisia (farisei), dalla smania di denaro e potere fino a schiavitù (sadducei), dalla smania del piacere fino alla dipendenza (Erode). Guardatevi da ogni eccesso! – potremmo riassumere.
Gesù usa spesso la metafora del lievito. Per esempio laddove insegna:
Il Regno dei Cieli è simile al lievito, che una donna mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata (Mt 13,33).
Noi siamo quel lievito, noi cristiani, in mezzo ai non cristiani, o anche in mezzo a cristiani che hanno perso la virtù di fermentare la massa, perché si sono ammassati nella massa. Ma attenzione! Una misura di lievito per tre misure di farina. Non occorre essere pizzaioli o esperte di cucina, per sapere che
se il lievito è scarso, non c’è fermentazione sufficiente
se il lievito è eccessivo la massa per così dire esplode
se il lievito è mal distribuito, ci sono parti di pasta azzima e altre piene di bolle d’aria.
Occorre peso e misura, per essere efficaci. Il troppo stroppia, dice la saggezza popolare. Peso e misura:
Quando è necessario e opportuno, parlare. Negli altri casi, tacere; ritorneremo in una delle prossime sere sull’importanza del silenzio, ma intanto prendiamo nota: quando non sia necessario e opportuno, parlare, tacere.
Quando è necessario e opportuno, intervenire. Altrimenti, astenersi da interventi che si rivelerebbero dispendiosi quanto sterili, e magari controproducenti.
Il cristiano è sempre un moderato! E attenzione! Non sto parlando di politica. Sto parlando di carattere. Carattere, primo capitolo di Cammino (chi non conosce questo libro, farebbe bene a conoscerlo: chieda a chi sa!). Sto parlando di formazione del carattere, di riforma del carattere, di dominio di sé. Il dominio di sé porta a praticare e – quando necessario – a rispondere:
con la moderazione e non con intemperanza
con l’amabilità e non con spirito polemico
con l’affabilità e non con grossolanità
con il garbo e non con scortesia.
È facile? No! Dobbiamo essere comprensivi con chi esagera. Dobbiamo ricordarci, noi maturi o anzianotti, dei nostri eccessi giovanili, e comprendere che l’età giovanile porta all’eccesso. Mi ha colpito leggere dei risultati di una ricerca statistica che riguardava le preferenze degli adolescenti. Erano risultati per così dire bipolari: tra i dieci libri più venduti ce n’erano tre di un noto scrittore (io non faccio nomi) che sicuramente ha un effetto positivo sull’animo dei propri lettori, giovani o meno; invece, al primo posto tra la musica più gettonata – parliamo dei gusti dei teenager – c’era quella di un trapper – per i più anziani, un artista che porta il nome di un solido geometrico; e basta questo – che ha fatto della trasgressione e dell’eccesso la leva del suo successo. E se noi siamo diventati adulti senza danni seri o permanenti, a parte qualche cicatrice, malgrado i rischi che abbiamo corso da giovani, dobbiamo ringraziare il Cielo, e dire: “Ragazzi non esagerate!“. Ma evitare pure – noi padri e madri e formatori – un eccesso di protezionismo, che non fa loro bene. Diamo piuttosto il buon esempio. E pongo un solo esempio: con che autorità posso dire a un figlio, a una figlia ”non dire parolacce”, quando sin da quando li accompagnavo alla scuola materna mi sentivano inveire contro gli altri automobilisti? Moderazione, nella guida dei veicoli – armi improprie, non dimentichiamolo – e moderazione nel linguaggio: i piccoli vedono e ascoltano, anche meglio di noi grandi.
Dopo aver guardato a Rut, dopo aver ascoltato Gesù nel Vangelo, guardiamo a Maria Santissima in visita alla parente Elisabetta. A lei che quando parla di sé, canta: «Il Signore ha posto i suoi occhi sulla pochezza della sua serva» (Lc 1,48). Ho tradotto con “pochezza” Tapèinosis (da cui l’italiano tapino, tapina), pochezza, modestia, umiltà. Guardiamo a Colei che dopo aver assistito la madre del Battista fino al tempo del parto, si mette da parte: «Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua» (1,56). A Colei che in tutto il Vangelo – dicono i padri della Chiesa – ha parlato solo 7 volte. Troviamo eccessi in Maria? E in Giuseppe, che agisce sempre in silenzio, troviamo eccessi?
Giuseppe di Nazareth, Padre e Signore nostro, prega per noi e con noi la tua Sposa Immacolata: Che io abbia peso e misura in tutto, meno che nell’amore! TOTA PULCHRA (abbiamo reimparato a pregarti ieri), Tutta bella sei, Maria… prega per noi, madre clementissima, prega per me! MATER CLEMENTISSIMA, ORA PRO NOBIS! AMEN!!!