20 minuti

Ciò che mi aspetto da coloro che ho scelto

Quando il Maestro parla al cuore - XX

Autore: Padre Gaston Courtois

Quanto vorrei che sacerdoti e religiosi non cercassero al di fuori di me il segreto dell’unica, vera, profonda fecondità!

In me dimora la potenza. Inseritevi in me e vi farò partecipare a questa potenza.

Con poche parole, proietterete luce.
Con pochi gesti, aprirete le strade alla mia grazia.
Con pochi sacrifici, sarete il sale che risana il mondo.
Con poche preghiere, sarete il lievito che fa fermentare la pasta umana.

Ti ho concesso una grazia speciale, per incoraggiare i miei sacerdoti a trovare nel contatto intimo con me il segreto di un sacerdozio felice e fecondo. Offrili spesso a me e unisciti alla mia preghiera per loro. Dipende in gran parte da essi la vitalità della mia Chiesa sulla terra e l’assistenza della mia Chiesa del cielo in favore della umanità peregrinante.
Il mondo passa e non si preoccupa di ascoltarmi; ecco il perché di tante vite titubanti e sciupate.

Ma la cosa più dolorosa per il mio cuore e la più nefasta per il mio Regno è che le stesse persone consacrate, per mancanza di fede, per mancanza di amore non hanno l’orecchio attento verso di me. La mia voce si perde nel deserto. Così, quante vite sacerdotali e religiose rimangono improduttive!

Che il sacerdote non si fidi dei complimenti e dei segni di rispetto tributatigli. L’incenso è il più sottile veleno per un uomo di Chiesa. Si tratta di un eccitante effimero, come molti stupefacenti, e dopo un certo tempo si rischia di rimanere intossicati.

Quanti sacerdoti acidi, amari, scoraggiati, perché non hanno saputo stabilirsi nel piano della redenzione! Io sono pronto a purificarli e a orientarli, se accettano di essere docili all’azione del mio Spirito. È compito tuo presentarmeli, offrirli fraternamente ai raggi del mio amore. Pensa ai sacerdoti giovani, pieni d’ardore apostolico e di zelo straripante, che credono di poter riformare la Chiesa senza iniziare a riformare se stessi.
Pensa agli intellettuali, tanto utili, anzi tanto necessari, a condizione che continuino i loro studi e ricerche con grande umiltà, per servire, senza disprezzare nessuno.
Pensa ai sacerdoti in età matura, che credono di aver il pieno possesso di tutti i loro mezzi e sono portati così facilmente a fare a meno di me.

Pensa ai confratelli anziani, esposti alle incomprensioni dei giovani, che si sentono superati e spesso messi da parte. Essi si trovano nel periodo più fecondo della loro vita, durante il quale si realizza la rinuncia: essa li santifica nella misura in cui la accettano con amore.

Pensa ai tuoi fratelli moribondi; ottieni loro la fiducia, l’abbandono alla mia misericordia. Le loro colpe, i loro errori, i loro abbagli sono da tanto tempo cancellati. Io non mi ricordo se non dello slancio della loro donazione iniziale, degli sforzi, delle fatiche, delle stanchezze che per me hanno sopportato.
Ho bisogno di sacerdoti, la vita dei quali sia la concreta espressione della mia preghiera, della mia lode, della mia umiltà, della mia carità.

Ho bisogno di sacerdoti che, con delicatezza e rispetto infinito, si preoccupino di scolpire giorno dopo giorno la mia effigie divina sul volto di quanti io affido loro.
Ho bisogno di sacerdoti dediti prima di tutto alle realtà soprannaturali, per animare di esse tutta la vita reale dell’uomo d’oggi.

Ho bisogno di sacerdoti che siano professionisti dello spirituale e non funzionari o fanfaroni; di sacerdoti miti, pieni di benevolenza, pazienti, ricchi anzitutto di spirito di servizio, che non confondano mai l’autorità con l’autoritarismo; insomma, di sacerdoti profondamente pieni d’amore, che cerchino una cosa sola e abbiano un solo scopo: che l’Amore sia più amato.
Non credi che posso, in pochi minuti, farti guadagnare diverse ore del tuo lavoro e diverse anime nella tua attività? Questo bisogna dire al mondo, specie al mondo dei preti, dei quali non si dovrebbe misurare la fecondità spirituale dall’intensità del loro desiderio di produrre, ma dalla disponibilità della loro anima all’azione del mio Spirito.
Ciò che importa ai miei occhi non è leggere molto, parlare molto, fare molto, ma permettermi di agire attraverso di voi.

Sii certo che se io occupo in una vita di sacerdote, in un cuore di sacerdote, in una preghiera di sacerdote tutto il posto che desidero, allora egli troverà il suo equilibrio, la sua piena realizzazione, la pienezza della sua paternità spirituale.

Quanto è grande e terribile un’anima di sacerdote! Un sacerdote può a tal punto continuare me e attirare verso di me, oppure, ahimè!, deludere e allontanare da me, volendo talvolta attirare a sé.
Un sacerdote senza amore è un corpo senz’anima. Più di ogni altro, il sacerdote dev’essere in balia del mio Spirito, lasciarsi condurre e animare da lui.

Pensa ai sacerdoti caduti, molti dei quali hanno tante scuse: mancanza di formazione, mancanza di ascesi, mancanza di sostegno fraterno e paterno, cattivo uso delle loro possibilità, donde delusione, scoraggiamento, tentazioni e il resto… Non sono mai stati felici, e quante volte hanno provato la nostalgia del divino! Non credi che nel mio cuore io abbia più potenza nel perdonare di quanti non ne abbiano avuta loro nel peccare? Accoglili fraternamente nel tuo pensiero e nella tua preghiera. È anche attraverso di essi, nei quali non tutto è cattivo, che io opero la redenzione del mondo.
Vedi me in ciascuno di essi, talvolta piagati e sfigurati, ma adora in essi ciò che resta di me e farai rivivere la mia Risurrezione in tutti.

In fondo, c’è una sola categoria di sacerdoti che mi rattrista profondamente. Sono coloro che, per progressiva deformazione professionale, sono diventati orgogliosi e duri. Volontà di potenza, affermazione del loro «io» hanno progressivamente svuotato la loro anima di quella carità profonda che dovrebbe ispirare tutti i loro atteggiamenti e tutte le loro pratiche.
Quanto male fa un sacerdote duro! Quanto bene fa un sacerdote buono! Ripara per i primi. Sostieni i secondi.

Io perdono molte cose al sacerdote che è buono. Mi ritiro dal sacerdote che si è indurito. In lui non c’è posto per me. Ci soffoco.
Il rumore interiore ed esteriore impedisce a molti uomini di ascoltare la mia voce e di comprendere il senso dei miei appelli. È importante perciò che in questo mondo iperattivo e surriscaldato si moltiplichino le zone di silenzio e di calma, dove gli uomini possano ritrovarmi, conversare con me, donarsi a me liberamente.

Per fare di un paese una comunità cristiana, dove possa svilupparsi ciò che vi è di meglio nell’uomo, bisogna porre questo paese in stato di orazione. Ebbene, i maestri di orazione sono per eccellenza i sacerdoti, e la loro influenza è in rapporto alla loro intimità con me.

Offrimi spesso le sofferenze dei tuoi fratelli sacerdoti: sofferenze dello spirito, del corpo, del cuore; uniscile a quelle della mia Passione e della Croce perché, da tale unione, attingano il loro pieno valore di pacificazione e di corredenzione.

Chiedi a mia Madre di aiutarti in questa missione e pensaci in modo particolare nella celebrazione della messa, in unione con lei e alla sua materna presenza.
Non dimenticarlo. La redenzione è anzitutto un’opera d’amore prima che un’opera di organizzazione.
Ah! se tutti i tuoi fratelli sacerdoti si decidessero a credere che li amo; che senza di me non possono fare niente, eppure che ho bisogno di essi per potermi manifestare nella misura che il mio cuore desidera!
Io sono in ciascuna di quelle vergini consacrate che hanno offerto la loro giovinezza e la loro vita al servizio delle Missioni, al servizio della mia Chiesa. Sono presente, carità dei loro cuori, energia delle loro volontà, testimone dei loro sforzi, dei loro sacrifici, e passo attraverso di esse per raggiungere le anime.
Offrimi queste ostie viventi nelle quali mi nascondo, nelle quali lavoro, prego, desidero.

Pensa alle migliaia di donne che si sono consacrate a me e che hanno ricevuto la missione insostituibile di continuare l’azione di mia Madre nella Chiesa, a condizione di lasciarsi invadere da me nella contemplazione.
Ciò che manca attualmente alla mia Chiesa non sono le dedizioni, le iniziative, le attività, ma la dose proporzionata di autentica vita contemplativa.
L’ideale è che vi sia, in un’anima consacrata, molta scienza insieme a molto amore e a molta umiltà. Ma vale di più un po’ meno
scienza con molto amore e umiltà, che non molta scienza con un po’ meno amore e umiltà.

Chiedimi di suscitare nel mondo delle anime contemplative che, dotate di spirito universale, assumano la parte di preghiera e di espiazione di molti, attualmente chiusi ai richiami della mia grazia.
Ricòrdati: Teresa d’Avila ha contribuito alla salvezza di tante anime quanto Francesco Saverio con le sue corse apostoliche; Teresa di Lisieux ha meritato di essere chiamata Patrona delle Missioni.
A salvare il mondo non sono quelli che si agitano, né quelli che architettano teorie; sono quelli che, vivendo intensamente del
mio Amore, lo propagano misteriosamente sulla terra.

Io sono il Sommo Sacerdote e tu sei sacerdote solo per partecipazione e per prolungamento del mio sacerdozio. Incarnandomi nel seno di mia Madre, la mia Persona divina ha assunto la natura umana ed ho così ricapitolato in me tutti i bisogni spirituali dell’umanità.

In tal modo tutti gli uomini possono e debbono essere inseriti in questo movimento di sacralizzazione; ma il sacerdote è lo specialista, il professionista del sacro. Anche quando lavora, sia pure manualmente, nulla è profano in lui. Ma se lavora con lucida coscienza della sua appartenenza a me, se almeno virtualmente egli lavora per me e in unione con me, allora io sono in lui, lavoro con lui alla gloria del Padre mio, al servizio dei suoi fratelli. Egli diventa il mio posseduto, il mio alter ego e in lui io stesso attiro verso il Padre mio gli uomini che egli avvicina.

Condividi le mie preoccupazioni per la mia Chiesa e, in modo particolare, per i miei sacerdoti. Essi sono i miei «prediletti», anche coloro che, sotto l’infuriare della tempesta, provvisoriamente mi abbandonano. Provo grande pietà per loro e per le anime che erano loro affidate; ma la mia misericordia verso di essi è inesauribile, se sotto l’influsso delle preghiere e dei sacrifici dei loro fratelli, essi si gettano tra le mie braccia… La loro ordinazione li ha segnati in modo indelebile, e se anche non possono più esercitare un sacerdozio ministeriale, la loro vita, raggiungendo la mia oblazione redentrice, può essere un’offerta d’amore di cui io mi servo.
Approfitta del tempo che ti lascio su questa terra, il periodo della tua esistenza in cui puoi meritare, per chiedermi intensamente che si moltiplichino le anime contemplative, le anime mistiche. Sono esse che salvano il mondo e ottengono alla Chiesa il rinnovamento spirituale di cui ha bisogno.

In questo momento certi pseudo-teologi lanciano ai quattro venti le loro elucubrazioni intellettuali, credono di purificare la fede, mentre non fanno altro che turbarla.
Soltanto coloro che mi hanno incontrato nella preghiera silenziosa, nella lettura umile della Sacra Scrittura, nell’unione profonda con me, possono parlare di me con competenza, poiché io stesso ispiro i loro pensieri e parlo attraverso le loro labbra.

Il mondo va male. Anche la mia Chiesa è divisa; il mio corpo ne soffre. Grazie di vocazione sono soffocate e muoiono. Satana è scatenato. Come è accaduto nella storia della Chiesa dopo ogni Concilio, egli semina dappertutto la discordia, rende gli spiriti ciechi alle realtà spirituali e i cuori duri ai richiami del mio amore.

È necessario che i sacerdoti e tutte le persone consacrate reagiscano, offrano tutte le sofferenze, tutte le agonie dell’umanità congiungendole alle mie, pro mundi vita.
Ah! se gli uomini comprendessero che io sono la sorgente di tutte le virtù, la sorgente di ogni santità, la sorgente della vera gioia!
Chi, meglio dei miei sacerdoti, può rivelare queste cose? A condizione, però, che accettino di essere i miei amici intimi e vivano in conseguenza! Tutto ciò richiede dei sacrifici, ma subito ricompensati dalla fecondità e dalla gioia serena che li pervade.

“Bisogna accettare di donarmi il tempo che chiedo. Quando mai è accaduto che la fedeltà nel consacrarmi ogni tanto una giornata in esclusiva abbia compromesso il ministero?
Non si sa più fare penitenza; perciò ci sono così pochi educatori spirituali e poche anime contemplative.
Sono tanto contrario al pessimismo e al vittimismo, quanto desidero che non abbiate timore di quella frustrazione passeggera che può provocare un piccolo sacrificio e una leggera privazione, voluta o accettata per amore.

Rimane sempre vera quella mia parola: Se non fate penitenza, perirete tutti. Ma, se siete generosi, attenti a ciò che il mio Spirito vi suggerisce e che mai nuocerà alla vostra salute e al dovere del vostro stato; se siete fedeli a unirvi all’oblazione spirituale che io non cesso di offrire in voi, contribuirete a cancellare molti peccati della gente e soprattutto molti tradimenti delle persone mie consacrate; otterrete grazie abbondanti perché questo travagliato periodo del dopo-Concilio veda sorgere, in tutti gli ambienti e in tutti i continenti, nuove schiere di santi che insegneranno di nuovo, al mondo stupito, il segreto della vera gioia.
Assunto da me, in persona mea, durante la messa il sacerdote cambia il pane nel mio Corpo e il vino nel mio Sangue.

Assunto da me, in persona mea, al confessionale egli cancella, con l’assoluzione le colpe del peccatore pentito.
Assunto da me, in persona mea, compie, o dovrebbe compiere, tutti gli atti del ministero.
Assunto da me, in persona mea, pensa, parla, prega, si nutre, si distrae.
Il sacerdote non si appartiene più, si è dato a me liberamente, corpo e anima, per sempre. Perciò non può più essere del tutto come gli altri uomini. Egli è nel mondo, ma non è più del mondo. A un titolo speciale e unico, egli è mio.

Deve cercare di identificarsi a me con la comunione di pensiero e di cuore, con la condivisione delle preoccupazioni e dei desideri, con un’intimità sempre crescente.
Deve tendere a esprimere con il suo comportamento qualcosa del mio immenso rispetto nei confronti del Padre mio e della mia bontà inesauribile verso tutti gli uomini, chiunque essi siano.
Deve rinnovare continuamente il dono di tutto se stesso a me perché io sia pienamente in lui quello che desidero essere.
Tante anime si lasciano intossicare dal piacere fallace e dall’ideologia inebriante, al punto da rinchiudersi su se stesse e diventare incapaci del libero movimento verso di me. Eppure, io le chiamo, ma non sentono. Le attiro, ma si sono rese impermeabili alla mia influenza.

Per questo ho bisogno urgente delle persone consacrate. Ah! se si preoccupassero di ricomporre in sé tutte le miserie di questo mondo pazzo e di invocare il mio aiuto in nome di coloro che il demonio tiene incatenati, la mia grazia potrebbe vincere più facilmente molte resistenze.
Le persone consacrate sono il sale della terra. Quando il sale non è più salato, a che cosa può servire?
Quando le ho chiamate, hanno detto «SÌ» generosamente; e questo non lo dimenticherò mai. Ma piccole debolezze hanno poi occasionato gravi resistenze alla mia grazia, talvolta dietro il pretesto di una urgenza nel compimento del dovere di stato.
Se fossero state fedeli ai tempi forti dell’orazione, l’intimità con me sarebbe stata salvaguardata e le loro attività apostoliche, lungi dal soffrirne, sarebbero risultate più feconde.
Fortunatamente, esistono ancora nel mondo molte anime fedeli. Sono esse a ritardare, se non a impedire, le grandi catastrofi che minacciano l’umanità.
Chiedi che gli educatori e le educatrici spirituali diventino sempre più numerosi. Questo fatto ha reso possibile il rinnovamento della Chiesa dopo le prove della Riforma nel secolo XVI e dopo lo sconvolgimento della rivoluzione francese. Sarà ancora questo che nei prossimi anni faciliterà una nuova primavera della comunità cristiana e preparerà a poco a poco, malgrado l’accumularsi di ostacoli di ogni tipo, un’era di fraternità e un progresso verso l’unità.

Ciò non impedirà agli uomini di vivere secondo la loro epoca, di interessarsi ai problemi anche materiali del loro tempo; ma procurerà loro luce e potenza per agire sull’opinione pubblica dei loro contemporanei e contribuire a soluzioni benefiche.
L’invito a venire a me, lo rivolgo a tutti, ma ho bisogno della collaborazione degli uomini perché questo mio appello sia accolto. La mia forza di attrazione deve passare attraverso il riflesso del mio volto nell’anima dei miei membri, in particolare dei consacrati.

Attraverso la loro bontà, la loro umiltà, la loro mitezza, la loro accoglienza, l’irradiazione della loro gioia io voglio rivelarmi.
Le parole, certo, sono necessarie; le strutture sono utili; ma ciò che tocca i cuori è la mia Presenza, percepita e quasi sentita attraverso i «miei». C’è una irradiazione che emana da me e che non inganna.
Questo mi aspetto sempre di più da te.

A forza di guardarmi, di contemplarmi, tu vieni penetrato, impregnato dalle mie divine radiazioni; e, al tempo opportuno, le tue parole saranno cariche della mia luce e diverranno efficaci.
Il mio Amore per gli uomini non è amato. È a tal punto e così spesso dimenticato, misconosciuto, respinto! Queste resistenze impediscono agli spiriti di aprirsi alla luce e ai cuori di aprirsi alla mia tenerezza.
Per fortuna, ci sono anime umili e generose in tutti i paesi, in tutti gli ambienti di vita e in tutte le età; il loro amore ripara per mille bestemmie, per mille rifiuti.
Il prete dev’essere la prima ostia del suo sacerdozio. L’offerta di se stesso deve congiungersi alla mia, a beneficio della moltitudine. Ogni sua scantonata costituisce un mancato profitto per molte anime. Ogni sua accettazione paziente e amorosa vale immediatamente un guadagno prezioso per la mia crescita d’amore in questo mondo.

Abbi fiducia nella mia potenza che risplende nella tua debolezza e la trasforma in coraggio e generosità.
Desidero vederti passare un’ora con me vivo nell’ostia, ma non venire mai solo: ricapitola in te tutte le anime che ho legato misteriosamente alla tua e renditi, umilmente, canale delle mie radiazioni divine.
Nulla diventa inutile dei piccoli sacrifici, delle piccole attività, delle piccole sofferenze, se sono vissute in stato di oblazione e di amore ai tuoi fratelli.

Sii sempre più l’ostia del tuo sacerdozio. Un sacerdozio che non comporta l’oblazione del sacerdote è un sacerdozio monco. Rischia di essere sterile e di intralciare l’opera della mia redenzione.
Il sacerdote è tanto più spiritualizzato quanto più accetta di essere corredentore.

Link alla fonte »