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Come si fa l'orazione mentale

Prima parte: preparare l'anima a parlare con Dio

Autore: Autori Cristiani

Tutti i maestri di spirito insegnano che all’orazione è necessario premettere una preparazione, che quasi spiani all’anima la via, e l’introduca a trattare con Dio come si conviene. Vediamo dunque in che consiste questa preparazione.
Due sorte se ne assegnano comunemente: una che si chiama remota, l’altra prossima.
La remota consiste nello sbandire da sè ogni affetto al peccato, e nel tenersi lontano dalla dissipazione. Dico dall’affetto al peccato, e non voglio intendere che dunque un peccatore non possa sperar di essere ascoltato da Dio; ma voglio dire, che colui il quale desidera di fare orazione deve pentirsi dei peccati e volerne l’emenda. Imperocchè è cosa chiara che Dio benedetto non può fare buon viso ad un’anima che gli si presenta con questo affetto alla colpa. Quando perciò ella prova a far l’orazione, benchè abbia grande impegno, ed anche una certa voglia di considerare le verità della Fede, non ci riuscirà, almeno nel modo che si richiede per ritrarre gran frutto. Notate ancor di più, che per peccato non intendo solamente quello mortale, ma eziandio il veniale, ed anche le mancanze avvertite, perchè sono tutte cose che dispiacciono a Dio, e che per conseguenza rendono l’anima indisposta a trattare familiarmente con Lui.
Ho detto in secondo luogo di star lontano dalla dissipazione; perchè la nostra mente, diceano gli antichi, è come la macina del molino, che restituisce quello che vi si mette: se vi si mette grano, restituisce grano; se vi si mette fava, restituisce fava, se vi si mette paglia, restituisce paglia. Così la nostra mente: quando noi vogliamo che rientri in se stessa, e che si fermi a riflettere a qualche cosa, ella subito vi trova quello di cui prima si è occupata, nè riesce a pensar ad altro perchè sta tutta ingombra delle idee già prese. Se nel corso della giornata la lasciate scorrere in cose inutili, impertinenti, distrattive, avete tempo a persuaderla che allora pensi a Dio, alla morte, all’inferno, alla Passione di Gesù Cristo: non ci si riesce. Ed è per questo che i santi nell’insegnare il modo di fare orazione raccomandano tanto la solitudine, il raccoglimento, come requisiti indispensabili e disposizioni affatto necessarie.
Oltre questa preparazione che si dice remota, avvene un’altra non meno necessaria, che chiamasi prossima. Essa consiste nel fare alcuni atti che dispongano più da vicino, alla santa orazione, e perciò si fanno sul principio dell’orazione stessa. Io per facilità ve ne suggerisco tre, e difatti a questi si possono ridurre gli altri che si potrebbero fare. Il primo sia un atto di fede, col quale ci presentiamo a Dio, e ci mettiamo innanzi alla sua divina maestà. Il secondo sia un atto di umiltà, con cui riconosciamo la nostra miseria, il nostro nulla, i nostri peccati, ed insieme il bisogno che abbiamo dei lumi e della grazia di Dio per conoscere quello che dobbiam fare per la nostra salvezza. Il terzo finalmente sia un atto di preghiera, col quale invochiamo questi lumi, queste grazie, come farebbe un poverello che chiede l’elemosina. Notare che questi atti debbono farsi colla mente, cioè debbono essere interni, e bisogna procurare che non siano studiati, nè forzati, ma che si producano spontanei, facili, sebbene più che sia possibile vivi e sentimentosi. Un poverello grandemente bisognoso, che si vedesse innanzi ad un gran personaggio, si sentirebbe per certo tutto commosso dalla riverenza verso di lui; si confonderebbe tutto, e quasi si vergognerebbe di se stesso; e se pure arrischiasse di dire qualche parola, sarebbe di supplica, parola di chi domanda soccorso. Ecco, costui fa appunto i tre atti dei quali io vi ho dato cenno; ma li fa tanto naturalmente, tanto intimi e spontanei che quasi neppur esso se ne accorge. Ebbene questo è il modello di chi vuole disporsi come si conviene alla santa orazione mentale. Questa è la preparazione prossima, vale a dire ciò che dovete fare prima d’incominciare le vostre considerazioni.
Siccome è un punto che molto importa, mi spiegherò anche meglio con qualche esempio pratico. Adunque subito che vi siete posti in ginocchio pensate che siete alla presenza di Dio, dinanzi a un Dio alla cui presenza, come dice la Santa Scrittura, tremano i cieli, si scuote la terra, si conturbano gli abissi, e perfino gli angeli si cuoprono il volto per riverenza. Pensate che siete dinnanzi a quel Dio che vi ha creato, che vi conserva in vita, e da cui dipende tuttociò che potete sperare di bene; che in quel tempo egli vi fa l’inestimabile favore di ammettervi alla sua. presenza, mentre lascia la maggior parte degli uomini quasi abbandonati a loro stessi. A voi al contrario offre l’opportunità di trattar con lui alla familiare, d’intendere i suoi voleri, di penetrare ne’ suoi ineffabili misteri, di partecipare del suo amore. Pensate che allora voi siete in compagnia degli angeli e dei beati del cielo. Pensate che quello è un momento preziosissimo a voi conceduto, e dall’uso del quale può dipendere la vostra eterna salute. Questi e simili pensieri sono quelli che vi devono servire per attuare il vostro spirito nella presenza di Dio, e per muoverlo a sentimenti di ossequio, di rispetto, di adorazione.
Che se questi sentimenti saranno vivi, vedete bene come naturalmente da essi nascerà spontaneo un atto di profonda umiltà. Perocchè se il vostro spirito sarà penetrato e commosso dall’infinita grandezza,
sarà penetrato e commosso dall’infinita grandezza, maestà, onnipotenza, bellezza e bontà di Dio, dovrà necessariamente riconoscere subito la miseria e viltà propria, la propria ingratitudine a tanti beni ricevuti, la misericordia che Dio gli ha usata. Per conseguenza dovrà riconoscere sè medesimo meritevole di confusione, di umiliazione, di castigo; alla stessa guisa che un povero il quale avesse fatto una grave ingiuria al suo Re senza conoscerlo, e dipoi se lo vedesse tutto sfolgorante di gloria e di potere. Oh! come tremerebbe allora il meschinello! come si confonderebbe dell’operato, e come riconoscerebbe il dovere di umiliarsi e di pentirsi! Ecco appunto ciò che noi dobbiam fare quando ci siamo posti dinnanzi a Dio: dobbiamo umiliarci, confonderci, perchè dinnanzi a lui siamo niente, ed anche meno coi nostri peccati.
Come il povero che davanti ad un gran principe trema, si vergogna, e, se pure parla, è solo per chiedere compassione ed aiuto; così, dilettissimi, dobbiamo far noi nel presentarci davanti a Dio. Dopo esserci umiliati, e di aver riconosciuto la nostra miseria, dobbiamo profittare della misericordia che, Dio ci usa, della confidenza che egli ci dà per supplicarlo ad aiutarci; ed ecco l’atto di preghiera. Atto che consiste nel fare coll’interno alcune invocazioni, come sarebbero queste: Signore, poichè siete tanto buono, poichè mi avete chiamato a fare questa santa orazione, deh! concedetemi di farla bene, di ritrarne profitto. Concedetemi di conoscere la vostra santissima volontà, datemi lume per scorgere i miei bisogni, ecc. E si termina coll’invocare ancora l’aiuto di Maria Santissima, come madre nostra, nostra avvocata e dispensatrice di ogni bene e grazia che Dio concede. Così si possono invocare il Sant’Angelo Custode ed i Santi Protettori, perché essi intercedano a favor nostro.
Ecco in che consiste la preparazione prossima che forma pure la prima parte dell’orazione mentale. Nè vi si deve spendere molto tempo. Quando l’orazione, si prolunga per un’ora, vi si può impiegare un sei o sette minuti per tutti e tre salvo il caso che l’anima nel farli vi si trovasse molto raccolta, e vi sperimentasse molta commozione; perchè allora è bene trattenervisi, e tutto il tempo che vi si spende sarà benissimo speso e sarà quella un’orazione eccellente.

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