Conclusioni del congresso teologico-pastorale sulla "familiaris consortio"
XX anniversario della dimensione antropologica e pastorale
Autore: Autori Cristiani
Invitati dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, ci siamo riuniti, dal 21 al 24 novembre 2001, nell’Aula Vecchia del Sinodo (Città del Vaticano), per celebrare il 20° anniversario della pubblicazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale Familiaris consortio di Sua Santità Giovanni Paolo II e per rilevare la portata di questo documento per il futuro della pastorale familiare.
Abbiamo innanzitutto collocato l’Esortazione nel contesto che spiega la sua genesi. Questo documento di Giovanni Paolo II costituisce in qualche modo la Magna Charta della dottrina e dell’insegnamento pastorale della Chiesa per quanto riguarda la famiglia e il suo servizio alla vita. Esso getta tanta luce sulle nuove questioni che si pongono per l’avvenire della famiglia.
L’Esortazione Apostolica Familiaris consortio è stata il frutto dottrinale e pastorale del Sinodo dei Vescovi, riunitosi nell’ottobre del 1980, il primo Sinodo del Pontificato di Giovanni Paolo II, incentrato sui “compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi”. Tale Sinodo sulla famiglia ebbe luogo dopo il Sinodo sull’Evangelizzazione, da cui ebbe origine l’Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi, e dopo il Sinodo sulla Catechesi, che ispirò l’Esortazione Apostolica Catechesi tradendae. “Esso è stato la naturale continuazione dei due precedenti: la famiglia cristiana, infatti, è la prima comunità chiamata ad annunciare il Vangelo alla persona umana in crescita e a portarla attraverso una progressiva educazione e catechesi, alla piena maturità umana e cristiana” (Familiaris consortio, 2). Questi tre documenti sinodali hanno trovato la linfa comune nella Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes (del 7 dicembre 1965).
Il testo delle Propositiones del Sinodo sulla famiglia fu affidato dal Santo Padre Giovanni Paolo II “al Pontificio Consiglio per la Famiglia, disponendo che ne approfondisca lo studio al fine di valorizzare ogni aspetto delle ricchezze in esso contenute” (Familiaris consortio, 2).
Dopo la pubblicazione della Familiaris consortio hanno avuto luogo molte trasformazioni. La pastorale familiare e anche la riflessione teologica sul matrimonio e sulla vita sono state fortemente sviluppate, seguendo gli orientamenti del Magistero della Chiesa. I movimenti di spiritualità coniugale si sono moltiplicati e diversificati.
Fin dai tempi del Sinodo del 1980 erano già evidenti le minacce che pesavano sulla famiglia e le questioni ad essa rivolte. Purtroppo, tali minacce si sono intensificate. La questione si è spostata dal problema del divorzio a quello delle “coppie di fatto”, dal problema del trattamento dell’infertilità femminile a quello dell'”embrione umano”, creato “su misura”, dal problema dell’aborto a quello delle manipolazioni sugli embrioni umani, dal problema della pillola contraccettiva a quello della pillola che è anche abortiva. La legalizzazione dell’aborto si è praticamente diffusa in quasi tutto il mondo. Si è giunti a mettere in dubbio il bene della famiglia, contrapponendo ad essa altri “modelli”, compreso quello omosessuale, altri “stili di vita” basati sul non impegno, sulla non permanenza, sulla non fedeltà. Si è fatta pressione, fino a giungere al parossismo, all’esaltazione dell’individuo, dei suoi interessi e del suo piacere.
Anche il volto della famiglia è cambiato, evolvendo verso una “privatizzazione” crescente, verso una riduzione alle dimensioni di famiglia nucleare. Più grave attualmente è la cecità che colpisce buona parte dell’opinione pubblica, facendo sì che molto frequentemente non si riconosca più nella famiglia, fondata sul matrimonio, la cellula fondamentale della società; un bene di cui non si può fare a meno. La famiglia, come afferma il Santo Padre nel Messaggio che ha indirizzato alla nostra assemblea, è sottomessa ad una aggressione violenta da parte di certi settori della società moderna. Vengono presentati scenari di “alternative” possibili alla famiglia, qualificata come “tradizionale”. Si conferiscono alle coppie effimere, che non vogliono impegnarsi formalmente nel matrimonio neppure civile, i diritti e i vantaggi di una vera famiglia, esonerandole dai propri doveri. Tale ufficializzazione delle “unioni di fatto”, comprese le coppie omosessuali, che talvolta pretendono perfino un diritto all’adozione, solleva problemi molto gravi, particolarmente di ordine psicologico, sociale e giuridico.
Sono queste stesse difficoltà che ci spingono ad approfondire il messaggio che è al cuore della Familiaris consortio: la “Buona Novella sulla Famiglia”, proprio come procede dal disegno di Dio, “ab initio”, fin dalle origini. Quando è fedele a se stessa, la famiglia cristiana testimonia il proprio dinamismo e la speranza di cui è portatrice.
Famiglia, diventa ciò che sei!
L’Esortazione Apostolica Familiaris consortio ha sottolineato l’identità della famiglia, fondata sul matrimonio. Essa è comunità di vita e di amore coniugale. In una fedeltà senza riserve, l’uomo e la donna si danno l’uno all’altro e si amano con un amore aperto alla vita. La famiglia non è il prodotto di una cultura, il risultato di un’evoluzione, un modo di vita comunitario legato ad una certa organizzazione sociale: essa è un istituto naturale, anteriore ad ogni organizzazione politica o giuridica. Prende la propria consistenza da una verità da essa non prodotta, perché voluta direttamente da Dio.
“Famiglia, diventa ciò che sei!”: con questa esclamazione Giovanni Paolo II invitava le famiglie del mondo intero a ritrovare in se stesse la propria verità e a realizzarla in mezzo al mondo. Oggi, in un mondo minato dallo scetticismo, il Santo Padre incoraggia le famiglie a riscoprire questa verità su se stesse aggiungendo, “Famiglia, credi in ciò che sei!”.
“Architettura di Dio”, piano di Dio inviolabile, la famiglia è anche “architettura dell’uomo”, impegno dell’uomo nel disegno divino. Alla luce delle nostre esperienze, abbiamo riesaminato i quattro compiti che la Familiaris consortio assegna alla famiglia: la formazione di una comunità di persone, il servizio alla vita, la partecipazione allo sviluppo della società, la missione evangelizzatrice.
La formazione di una comunità di persone
Nella Familiaris consortio appare in tutta la sua chiarezza l’identità che dà alla famiglia il fondamento della sua missione specifica. Come comunità di vita e di amore coniugale, il matrimonio, fondamento della famiglia, è una comunione di persone. Questa si apre ad una comunione più ampia, la comunione familiare tra tutti i componenti della famiglia. In un certo modo si può dire, alla luce del Mistero di Cristo, che la famiglia, fondata sul sacramento del matrimonio, costituendosi, diventa il simbolo umano dell’amore di Cristo e della Chiesa (cfr Ef 5, 32).
Il servizio alla vita
Il dono della persona alla persona scaturisce e viene realizzato nel dono della vita al bambino. La Familiaris consortio approfondisce la dottrina della Chiesa che non separa l’amore e l’impegno reciproco dei coniugi dalla missione procreatrice loro affidata, la quale non trova il suo luogo appropriato, se non nel matrimonio.
La Familiaris consortio presenta una visione rinnovata della sessualità nel contesto della comunione, anima e corpo, dei coniugi. Alla luce di una antropologia che rifiuta di dissociare anima e corpo, l’atto sessuale appare già come espressione del dono totale della persona alla persona. È per questo motivo che viene sottolineato che la contraccezione, ostacolo volontariamente opposto allo sbocciare della vita, ferisce il rapporto di amore vero tra i coniugi.
Un tale ostacolo non esiste, invece, nei metodi naturali, che sono rispettosi del corpo e aperti alla vita. Abbiamo preso atto dei progressi realizzati negli ultimi anni in questo campo. Il valore altamente scientifico dei metodi naturali è sempre più riconosciuto. Essi possono d’altronde risolvere anche i problemi di infecondità. Inoltre, questi metodi costituiscono una pedagogia per un amore rispettoso della peculiarità femminile; e richiamano ad un dialogo vero nella coppia. Tali metodi sono vari e occorre vederli sempre più come complementari. I metodi naturali sono preziosi, quando giusti e gravi motivi richiedono di distanziare le nascite. La loro utilizzazione non potrebbe però giustificarsi moralmente, qualora si ricorresse ad essi con una mentalità edonista, di chiusura alla vita.
L’educazione continua l’opera della procreazione
Aperta alla vita, questa missione di paternità e maternità responsabile comprende la missione educativa, la formazione integrale dei figli. Assumersi la responsabilità della venuta al mondo di un nuovo essere umano significa impegnarsi ad educarlo. La Familiaris consortio (cfr nn. 38, 39, 40) presenta questa educazione come “partecipazione” dei genitori “all’opera creatrice di Dio” (n. 38), come un vero “ministero” della Chiesa.
È nella famiglia che i bambini ricevono dai genitori i principi di base attorno ai quali si va organizzando la loro personalità. Sull’esempio che ricevono dai loro genitori, i bambini modellano la propria attitudine verso la vita e le sue esigenze. Nei loro rapporti di fratelli e sorelle vengono iniziati nel miglior modo possibile alla vita sociale.
La famiglia, più che ogni altra istituzione, può assumere al meglio l’educazione sessuale dei figli. Nel clima di fiducia e di verità che esiste tra genitori e figli, questa formazione può essere assicurata al meglio, con delicatezza, e sempre in funzione di quanto il bambino può recepire, nel suo attuale livello di maturazione.
La comunità educativa deve avere, in modo generale, la preoccupazione di operare di concerto con i genitori. Questo è particolarmente vero e importante in questo campo sensibile e delicato dell’educazione sessuale, in cui molti danni possono risultare da un’educazione sessuale scolastica inopportuna.
La famiglia, cellula fondamentale della società
Il documento Familiaris consortio sottolineava il ruolo che gioca la famiglia nello sviluppo della società (cfr nn. 42-48). Ciò appare oggi particolarmente chiaro. Quando serve la vita, quando forma i cittadini di domani, quando comunica loro i valori umani che sono capitali per la nazione, quando introduce i figli nella società, la famiglia gioca un ruolo essenziale: essa è patrimonio comune dell’umanità. La ragione naturale così come la Rivelazione divina contengono questa verità. Come diceva il Concilio Vaticano II, la famiglia costituisce “la prima e vitale cellula della società”.
La famiglia ha, dunque, una dimensione di bene comune universale. Essa costituisce la prima comunità umana e umanizza la società. Essa ha dei diritti e dei doveri. È in questo campo che, a richiesta della stessa Esortazione Apostolica Familiaris consortio, la Carta dei Diritti della Famiglia, pubblicata dalla Santa Sede nel 1983, come complemento all’Esortazione Apostolica, occupa un posto eminente e costituisce un prezioso strumento di dialogo.
Questo tema della partecipazione della famiglia alla vita e allo sviluppo della società è stato abbondantemente sviluppato nell’insegnamento del Papa Giovanni Paolo II.
Il Papa ha sottolineato in varie riprese il valore sociale e storico della famiglia, di fronte ai movimenti culturali che non le sono favorevoli. Non c’è un tema riguardante la Chiesa che occupi oggi tanto i parlamenti, come il tema della famiglia e della vita. Si trovano dappertutto dei progetti in discussione a tale proposito, non sempre, d’altra parte, per il meglio. La Chiesa non considera questa lotta per i diritti della famiglia nella società come un suo dominio privato, ma da sempre si è impegnata in questa sfida. Ha preso le sue responsabilità di fronte all’umanità.
In questi rapporti della famiglia con la società vengono ad inserirsi le problematiche “politiche di popolazione”. È vero che la popolazione del mondo è aumentata. Tuttavia non è in ragione di una alta fecondità, ma grazie al regresso della mortalità e all’aumento inedito della speranza di vita. Le ultime statistiche della popolazione mondiale, pubblicate dalla Divisione della Popolazione dell’ONU, mostrano che l'”esplosione demografica” è un mito. È pertanto in nome di un tale mito che alcune istituzioni internazionali, appoggiate da certe Organizzazioni non governative, si sono sentite autorizzate a imporre delle “politiche demografiche”, moralmente inaccettabili, a numerosi paesi poveri, con il pretesto di rimediare alla loro povertà. Ora, scientificamente, non si può stabilire una correlazione tra la situazione demografica di una popolazione e la povertà che l’affligge.
La famiglia, “Chiesa domestica”
L’Esortazione ci ha rafforzati nella convinzione che la famiglia cristiana è “una Chiesa in miniatura”, la “Chiesa domestica” (Ecclesia domestica) (cfr Familiaris consortio, n. 49).
La proclamazione del Vangelo della Famiglia avviene nella Chiesa. È qui che la famiglia l’ha ricevuto. Questa proclamazione vuol dire crescita nella fede, arricchimento nella catechesi, incoraggiamento ad una vita posta sotto il segno del dono di sé e della solidarietà vissuta.
Ma c’è anche un annuncio del Vangelo ai non cristiani, ai non credenti, e la famiglia cristiana è chiamata, anche là, ad un forte impegno missionario. Tutto ciò passa innanzitutto attraverso la testimonianza di vita che i focolari cristiani: gioiosi, caldi, accoglienti e aperti, danno attorno a sé, irradiando lo spirito del Vangelo.
È il grande messaggio della Familiaris consortio, il suo invio in missione in qualche modo, per la pastorale familiare.
La Pastorale Familiare
Questa pastorale si è sviluppata a grandi passi. Come ha detto Giovanni Paolo II al nostro Congresso, “dopo la pubblicazione della Familiaris consortio, l’interesse per la famiglia nella Chiesa si è accentuato, e innumerevoli sono le Diocesi e le parrocchie nelle quali la pastorale familiare è diventata obiettivo prioritario”. Abbiamo visto all’opera questa pastorale della famiglia attraverso le testimonianze che ci sono state presentate, nel corso del nostro Congresso.
Queste testimonianze, provenienti da tutti i continenti, ci mostrano come tanti focolari cristiani siano animati dall’amore della verità sulla famiglia. Testimoniano con entusiasmo la Buona Novella che li anima. Manifestano attorno a sé il vero volto della famiglia. Come dice il Santo Padre: “Nella sua umiltà e semplicità, la testimonianza di vita domestica può divenire un veicolo di evangelizzazione di prim’ordine”.
La pastorale della famiglia ha iscritto al primo grado delle sue preoccupazioni l’aiuto alle giovani coppie, a volte assalite da dubbi sulla loro capacità di vivere la fedeltà coniugale per tutta la vita. Essa ha anche preso coscienza sempre più viva dell’aiuto pastorale ai divorziati risposati. I criteri dati al riguardo nella Familiaris consortio sono chiari e devono essere rispettati. La Chiesa non ha il potere di modificare ciò che è ancorato nell’insegnamento del Signore. Ma i divorziati risposati civilmente non debbono sentirsi fuori della Chiesa, esclusi. Come dice il Santo Padre, “La Chiesa, infatti, istituita per condurre a salvezza tutti gli uomini e soprattutto i battezzati, non può abbandonare a se stessi coloro che – già congiunti col vincolo matrimoniale sacramentale – hanno cercato di passare a nuove nozze. Perciò si sforzerà, senza stancarsi, di mettere a loro disposizione i suoi mezzi di salvezza”. Tutti “aiutino i divorziati procurando con sollecita carità che non si considerino separati dalla Chiesa, potendo e anzi dovendo, in quanto battezzati, partecipare alla sua vita” (Familiaris consortio, n. 84).
Questa Buona Novella della Famiglia è stata illustrata in modo splendido, già in tre riprese, negli Incontri Mondiali del Santo Padre con le Famiglie, a Roma nel 1994, in occasione dell’Anno Internazionale della Famiglia, a Rio de Janeiro nel 1997, e quindi di nuovo a Roma, nell’Anno 2000, in occasione del Giubileo delle Famiglie. Invitiamo le famiglie del mondo intero al prossimo appuntamento mondiale, che avrà luogo a Manila, nelle Filippine, nel gennaio 2003.
Risoluzioni
Al termine della nostra riflessione sulla situazione attuale della famiglia e della pastorale familiare nel mondo, vent’anni dopo la pubblicazione dell’Esortazione Familiaris consortio, desideriamo formulare alcune risoluzioni.
1. La comunità familiare deve essere considerata nell’unità dei suoi membri e non in modo separato, nel rispetto della sua identità, come bene prezioso per la società e per la Chiesa. Invitiamo vivamente le persone che si preparano al matrimonio a riflettere, con l’aiuto dei pastori e dei laici che le accompagnano, sul loro progetto di vita. Conviene incoraggiare i futuri sposi a scoprire le ricchezze dell’amore che portano in sé, affinché colgano chiaramente le dimensioni di totalità, di fedeltà e di castità coniugale. Quest’approfondimento deve portarli a realizzare bene il carattere definitivo del proprio impegno reciproco.
2. Incoraggiamo i pastori a presentare chiaramente ai fedeli che si preparano al matrimonio l’insegnamento della Chiesa in materia di morale coniugale come esposto nell’Enciclica Humanae vitae e nell’Esortazione Familiaris consortio, e ripreso nella Lettera alle Famiglie.
Quest’insegnamento deve costituire oggetto di uno scambio con i futuri coniugi. Deve portarli a manifestare chiaramente l’apertura della futura coppia all’accoglienza della vita.
3. Esortiamo i genitori cristiani a prendere sul serio la propria missione di educatori dei figli, per una catechesi integrale. Devono rendersi conto che si tratta di un’educazione attraverso la quale devono trasmettere ai figli il patrimonio umano e spirituale che essi stessi hanno ricevuto. Si preoccuperanno di mantenere un’atmosfera cristiana di libertà, di rispetto vicendevole, e di rigore morale nel loro focolare. Con la preghiera quotidiana in famiglia e con le prime spiegazioni semplici date dai genitori ai figli, sapranno iniziarli progressivamente alle verità della fede.
4. I genitori devono sapersi e sentirsi responsabili dell’educazione sessuale dei figli. Questa responsabilità rimane, anche quando l’educazione sessuale è effettuata per mezzo delle altre comunità educative. È anzitutto per la testimonianza del loro amore coniugale e del loro rispetto vicendevole che sapranno invitare i figli a scoprire la bellezza dell’amore responsabile, nel quadro della verità e della formazione alla libertà autentica. Molto presto, i genitori avranno la preoccupazione di educare i figli ai valori umani di generosità, del dono di sé, del rispetto degli altri, della padronanza di se stessi e della temperanza. Sapranno rispondere senza sotterfugi alle domande che porranno i figli in materia di sessualità. Le risposte dovranno essere chiare, semplici, adatte a ciò che il bambino è in grado di comprendere e di assimilare. Disposti sempre all’ascolto, i genitori sapranno essere i confidenti dei figli, e ogni genitore avrà a questo riguardo un ruolo specifico.
5. Ci rivolgiamo ai politici e ai legislatori, esortandoli a difendere i valori della famiglia in seno alle istanze locali, regionali e nei Parlamenti. Che la voce delle famiglie del mondo intero, garanzia dell’avvenire delle nazioni, si faccia sentire. I diritti delle famiglie siano chiaramente proclamati e riconosciuti. Le famiglie stesse sappiano organizzarsi a livello politico per fare riconoscere il loro peso reale di fronte alle minoranze che militano contro la famiglia e contro la vita. Un vero dialogo si instauri in tutte le nazioni sulle questioni fondamentali del diritto delle famiglie, dell’educazione familiare, e del contributo che lo Stato deve offrire a quest’educazione familiare.
6. È necessario collocare la situazione contemporanea della famiglia e della vita in una “visione integrale dell’uomo e della sua vocazione” (Humanae vitae, n. 7; Familiaris consortio, n. 32), in un’autentica antropologia. Le complesse problematiche attuali, che si riferiscono all’etica della vita umana, risentono di un oscuramento del nesso strettissimo, voluto da Dio stesso, tra la famiglia e la procreazione. Questo è dovuto ad un pregiudizio positivista e scientista, nel quale si spezza l’intima unità antropologica tra la famiglia e il servizio alla vita, come se la procreazione fosse un problema che toccasse solo gli scienziati nei loro laboratori. La procreazione appare frammentata in una casistica complessa, con il rischio della perdita di una comprensione integrale della persona, della famiglia e della vita. Chiediamo al Pontificio Consiglio per la Famiglia che faccia oggetto di uno studio speciale questa questione e che si metta più in evidenza che la famiglia fondata sul matrimonio è, nel progetto di Dio Creatore, il soggetto della procreazione.
7. L’apertura dell’amore coniugale alla vita è un aspetto urgente da riscoprire. La mentalità contraccettiva, denunciata 20 anni fa dalla Familiaris consortio, colpisce ancora oggi, deplorevolmente, molte delle nostre comunità. È necessario aumentare gli sforzi di presenza e di azione effettiva favorevole alla famiglia e alla vita: nella società (leggi e politiche familiari), nella cultura (pensiero, letteratura, mezzi di comunicazione sociale), e soprattutto, nelle comunità cristiane (rinnovamento dello spirito di apertura alla vita).
8. Uno dei frutti principali della Familiaris consortio è il rinnovamento della pastorale della famiglia al livello delle Conferenze Episcopali, delle Diocesi, delle Parrocchie, e dei Movimenti Apostolici in tutta la Chiesa. In questo senso, il progresso, in questi ultimi 20 anni, è stato molto considerevole.
9. Nonostante tutto quello che è stato realizzato, c’è ancora molto da fare. Sono ancora molte le Diocesi nelle quali la pastorale familiare è carente di strutture adeguate. I pastori manifestano molto spesso l’urgenza della formazione di agenti pastorali. In questo senso, il lavoro degli Istituti di Studio sul Matrimonio e la Famiglia e dei Centri di Procreazione Responsabile risulta di straordinaria validità. Chiediamo che si presti loro una maggiore attenzione, affinché, in profonda sintonia con il Magistero della Chiesa e con un buon inserimento nella realtà intellettuale, scientifica, sociale, politica e giuridica dei nostri paesi, si sviluppi adeguatamente la loro funzione formativa di agenti efficaci di pastorale familiare.
10. Oggi più che mai, si pone il grave problema delle famiglie rifugiate, che ricevono asilo in ripari improvvisati, o in campi profughi più attrezzati, mancando spesso dello stretto necessario, e senza tutela di fronte alle autorità che le accolgono. Esse possono vedersi sottoposte a pressioni nell’ambito della cosiddetta salute riproduttiva, che comprende il ricorso all’aborto, alla sterilizzazione o alla contraccezione “d’emergenza”. Un documento è stato recentemente pubblicato dalla Santa Sede su questo argomento, invitando le Chiese locali a preoccuparsi di queste famiglie, a fare rispettare i loro diritti e ad assicurare loro l’aiuto e la difesa in caso di bisogno.
11. Le Parrocchie devono essere luogo privilegiato della pastorale familiare nell’insieme della pastorale della Chiesa. I corsi di preparazione al matrimonio e le catechesi familiari sono importanti mezzi educativi che, spesso, sono insufficientemente utilizzati. È molto importante rinvigorire la collaborazione delle coppie e delle persone, ben preparate, provenienti dalle parrocchie e dai movimenti apostolici. In questo senso, raccomandiamo specialmente ai Vescovi, ai Parroci e ai responsabili delle organizzazioni cattoliche, che si rafforzi lo spirito di solidarietà e di complementarità, a beneficio di un’efficace pastorale familiare.
12. Centri di Orientamento Familiare si stanno mostrando di grande utilità come punto di riferimento per la pastorale familiare. Intesi come unità locali basilari di aiuto alle famiglie nei vari campi: sociale, giuridico, etico, pastorale, della procreazione responsabile, ecc., sono un prezioso supporto alla pastorale familiare.
Conclusione
Guardiamo all’avvenire con determinazione e con speranza.
Guardiamo all’avvenire con determinazione, perché, membri della Chiesa di Cristo, impegnati a diversi livelli nella pastorale familiare di questa Chiesa, ci sentiamo responsabili, di fronte a Dio e di fronte agli uomini, della salute delle famiglie, della loro vitalità, del loro equilibrio, del loro avvenire. Questa responsabilità non può limitarsi ai soli aspetti privati, domestici o spirituali della famiglia, ma si estende anche nel campo sociale e politico. Coloro che difendono la famiglia, i suoi valori, il suo ruolo vitale nella società, devono far sentire la loro voce nelle assemblee locali, regionali, nei Parlamenti delle nazioni, nelle istanze internazionali, dovunque si decida dell’avvenire della famiglia.
La Carta dei Diritti della Famiglia rappresenta da questo punto di vista un prezioso strumento di riferimento e di dialogo. La pastorale familiare non sarebbe fedele a se stessa e alla sua missione, se non promuovesse l’impegno anche nel campo politico per fare valere i diritti della famiglia. Questo è un servizio reso all’intera umanità.
Guardiamo all’avvenire con speranza, perché il Signore della famiglia e della vita è già all’opera. Egli anima le famiglie del mondo intero, e dà loro le energie necessarie per rimanere fedeli alla loro vocazione ed alla loro missione. Le famiglie di tutte le nazioni, testimoni dell’amore e della fedeltà, costituiscono la luce che rischiara un mondo attraversato da perplessità, da dubbi e da pericoli. Preghiamo il Signore perché aiuti le famiglie a rimanere fedeli a quello che sono, per il bene comune di tutti gli uomini e per l’avvenire dell’umanità.