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Cristo è respiro vitale

“Che io non mi separi mai da te”

Autore: Costanza Miriano

“La mia preghiera preferita? C’è una preghiera nella messa che il sacerdote non dice ad alta voce.

“Che io non mi separi mai da te”. Questa è la preghiera che mi ripeto durante la giornata. Un giorno senza eucaristia sarebbe difficile, molto difficile”.

Ascolto l’intervista che la mia collega di Rai Vaticano ha fatto all’allora Card. Prevost e il mio cuore sussulta.

Mi sento a casa. A dare la vita per mia madre, la Chiesa, c’è un padre che vuole solo sparire, perché si manifesti sempre di più Cristo, come ha detto nella sua prima omelia da Leone XIV. Questa è l’essenza del cristianesimo, essere immagine di un Altro. L’opposto di ciò che chiede per sé l’uomo contemporaneo: essere sé stesso, determinarsi in tutto (compresa l’identità). È precisamente questo che prende assolutamente inconciliabile il cristianesimo con l’epoca moderna, nonostante tutti i tentativi.

 

Credo che sia la risposta a quello che secondo me è una sorta di scisma taciuto e sotterraneo che c’è nella Chiesa: una parte importante, anche delle gerarchie, per non parlare dei semplici battezzati, crede che l’uomo sia da sé capace di bene. E che la salvezza sia possibile anche attraverso altre vie, e di conseguenza che quella cristiana sia una delle proposte.

Capisco l’esigenza di non far sentire nessuno respinto, nella speranza che mettendo tra parentesi la centralità della croce di Cristo, del suo corpo e sangue dati per noi per renderci simili a lui, si avvicini più gente. Il problema è che se togli lui, se lui non è più al centro, la proposta cristiana perde tutta la sua attrattiva, diventa irrilevante. Credo che sia in gran parte qui la spiegazione della progressiva perdita di “numeri”.

Mano a mano il benessere sempre più diffuso ha fatto sentire le persone meno bisognose di una rassicurazione dall’alto, quella che in passato rendeva la religiosità molto più diffusa però anche molto simile a un atteggiamento pagano di ricerca di sicurezza e protezione. Oggi chi rimane nella Chiesa non è l’uomo comune che cerca rassicurazione, ma chi intuisce la bellezza e la potenza di un’altra vita qui e nell’eternità. Il problema è che spesso arriva in chiesa e si deve sentir parlare di cose che potrebbe ascoltare in qualsiasi altro posto in cui la gente di buona volontà si confronta sui problemi del mondo. Cristo è bene accetto, per carità, almeno in chiesa questo sì, ma non è il respiro vitale, come ha detto Leone XIV in una stupenda omelia trovata in rete, da Cardinale.

La vera fede è questo, è un’altra cosa da quella che crede il mondo. È grazia offerta a tutti i battezzati, sì, ma è anche adesione a un cammino di trasformazione personale. A coloro che sono stati battezzati ha dato il potere di diventare figli di Dio. “Il Potere di”, non qualcosa di automatico.

Gli accenti delle prime uscite pubbliche di questo Papa mi rassicurano in tal senso. Ha deciso di mettere l’accento su ciò che più è urgente che la Chiesa oggi dica al mondo. Se la Chiesa è una mamma che prende in braccio ora l’uno ora l’altro dei suoi figli, io ora mi sento presa in braccio. È il mio turno. Semplicemente così, senza polemiche. Senza giudicare se fosse giusto o sbagliato prendere in braccio altri e se fosse il modo giusto di farlo. Adesso gioisco e basta.

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