Dio mandò il suo Figlio, nato da donna
Omelia tenuta in occasione del viaggio apostolico nelle Isole Salomone
Autore: San Giovanni Paolo II
Cari fratelli e sorelle in Gesù Cristo
“Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna” (Gal 4, 4).
1. La prima lettura di oggi parla della pienezza del tempo. Ciò si riferisce al compimento della storia dell’umanità nell’eterno piano della Santissima Trinità. La lettera ai Galati ci parla di questo piano, e in che cosa consiste il suo compimento. In primo luogo, il Figlio di Dio viene nel mondo per rendere possibile la nostra adozione a figli di Dio: non siamo più schiavi, ma figli. In secondo luogo, con la forza dello Spirito Santo che Dio ha inviato nei nostri cuori, possiamo gridare: “Abba! Padre!”. Possiamo chiamare Dio nostro Padre. E finalmente, insieme con il Figlio unigenito di Dio, anche noi diventiamo suoi figli ed eredi. Quando venne la pienezza del tempo a tutti fu data la possibilità di partecipare intimamente alla vita del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo.
2. La proclamazione di questa “pienezza del tempo” è chiamata evangelizzazione: questa è il compimento della buona novella della salvezza. E per quasi un secolo e mezzo questa pienezza del tempo è stata proclamata qui, nelle isole Salomone.
Sebbene gli spagnoli, accompagnati dai missionari francescani, siano giunti a Point Cruz nel 1568, la storia dell’evangelizzazione è iniziata soltanto nel 1845. I primi missionari inviati furono Maristi, sotto la guida del vescovo Epalle. Nonostante il loro zelo e coraggio, la missione venne abbandonata due anni più tardi dopo che il vescovo Epalle e parecchi altri avevano dato la loro vita per la fede.
Il successivo e più importante programma di evangelizzazione fu realizzato dai missionari anglicani provenienti dalla Nuova Zelanda. Grazie ai loro intensi sforzi per predicare il Vangelo, e istituire scuole cristiane, il messaggio di Cristo cominciò a mettere radici nel cuore del popolo. Furono tentate, poco dopo, varie iniziative missionarie, comprese quelle dei membri della Missione evangelica dei mari del Sud, della Chiesa metodista, degli Avventisti del Settimo giorno e di altri. Tutti cercarono non solo di far meglio conoscere Cristo, ma anche di lavorare per la salute e l’istruzione della gente.
La Chiesa cattolica riprese i suoi sforzi missionari alla fine del XIX secolo. Una volta ancora furono i Maristi che se ne assunsero il compito, raggiunti, nel 1904, dalle Sorelle missionarie della Società di Maria, che rapidamente fondarono conventi presso tutte le stazioni di missione.
L’opera di evangelizzazione nelle isole Salomone fu agevolata dalla guida infaticabile e capace dei vescovi destinati a rendere qui il loro servizio. Il vescovo Bertreux, primo vicario-apostolico nelle Salomone del Sud, fu scelto per dirigere la prima espansione di quest’opera missionaria e fare il primo tentativo per la preparazione dei catechisti locali e dei leader laici. Il suo successore, il vescovo Raucaz, svolse il suo compito con uguale fervore. Oltre ai risultati positivi raggiunti, egli incoraggiò la fondazione della prima congregazione locale di religiose, le Figlie di Maria immacolata.
Il vescovo Aubin, succeduto al vescovo Raucaz, fu testimone delle tragiche sofferenze e devastazioni causate dalla Seconda guerra mondiale. In quel periodo, la maggior parte dei missionari furono uccisi o costretti a partire. Dopo la guerra, tuttavia, con l’aiuto di molti nuovi missionari, il vescovo sovrintese alla rapida crescita della Chiesa nel territorio. Egli dispose la fondazione di varie istituzioni, compreso un certo numero di scuole cattoliche, e in particolare la prima scuola centrale, che fu posta sotto la direzione dei Fratelli Maristi delle scuole. Nel 1958, al vescovo Aubin successe il vescovo Stuyvenberg, che ha lavorato fino ad oggi per continuare l’opera dell’evangelizzazione. In questo periodo, i Domenicani e le Domenicane si sono assunti il lavoro missionario nelle Salomone occidentali sotto la guida pastorale del vescovo Crawford. Cominciano a fiorire le vocazioni locali; la preparazione dei catechisti e dei responsabili laici è stata notevolmente facilitata dall’apertura del Centro apostolico presso Honiara.
Attraverso tutto questo si vede chiaramente la provvidenza di Dio, che compie il suo eterno piano di salvezza.
3. Nel Vangelo di oggi ascoltiamo le parole con cui Elisabetta salutò la Madre del nostro Salvatore il giorno della visitazione: “E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1, 45).
Desidero ripetere queste parole a tutti coloro che nelle isole Salomone hanno accolto Cristo attraverso la fede: “Benedetti siano coloro che hanno creduto”. Da questa fede è nata una nuova comunità del popolo di Dio, la Chiesa. Questa comunità è, per sua natura, visibile; essa è basata sulla parola di Dio e vive dei sacramenti.
Si entra nella comunità della Chiesa per mezzo dell’acqua del Battesimo che dà la vita, che toglie il peccato e reca il dono della grazia e la comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Nel sacramento della Cresima, noi riceviamo il sigillo dello Spirito Santo, che ci viene offerto a profusione come dono di Dio. Egli viene per accendere in noi un amore ancora più grande per Dio e per il nostro prossimo, e per darci la forza di vivere giornalmente con fedeltà la nostra fede. L’Eucaristia è l’origine e il centro di tutta la vita cristiana. Nella celebrazione eucaristica, noi partecipiamo al sacrificio della croce che ha compiuto la redenzione del mondo. E tutte le attività della Chiesa sono rivolte al sacrificio eucaristico, cosicché lode e gloria siano rese sempre più a Dio Padre, a Dio Figlio, a Dio Spirito Santo.
4. La Chiesa nelle isole Salomone, che vive in comunione con la Chiesa cattolica in tutto il mondo, è fiorente. I vostri premurosi missionari continuano a lavorare in stretta unione con la popolazione indigena di questo Paese. Voi siete assistiti dal clero e dai religiosi che, dedicando la loro vita a questo servizio, cercano di costruire una comunità di credenti nella fede, speranza e carità. Sono lieto di constatare che fra loro si trova un crescente numero di sacerdoti autoctoni, di fratelli e suore, e prego perché le vocazioni sacerdotali e religiose fioriscano in abbondanza. Anche i laici svolgono un ruolo insostituibile nella vita e nella missione della Chiesa. Desidero esprimere una particolare parola di apprezzamento ai vostri catechisti, che aiutano a trasmettere il messaggio della salvezza, e alle vostre famiglie cristiane, che sono così importanti per una solida e dinamica comunità cristiana.
L’intera vita apostolica della Chiesa è diretta alla riconciliazione: la riconciliazione dell’uomo con Dio, e la riconciliazione dei popoli gli uni con gli altri. Per questa ragione, il sacramento della Penitenza è estremamente importante, perché in questo intimo incontro con Gesù Cristo che è il nostro Signore misericordioso, i nostri peccati vengono perdonati, e noi ancora una volta siamo uniti con Dio. La Penitenza ci aiuta anche a superare le barriere che dividono i popoli fra loro, e a costruire una società di armonia e di pace. Con infinito amore per coloro che sono malati, il Signore rinnova il suo dono di riconciliazione anche nel sacramento dell’Unzione degli infermi. Ai mariti e alle mogli Dio ha dato il sacramento del matrimonio. Per mezzo di questo grande sacramento, ogni coppia cristiana diventa una cosa sola in Cristo, e riceve la grazia di vivere nell’amore duraturo e fedele, di allevare i propri figli in un focolare di serenità e di affetto. Anche il sacramento dell’Ordine sacro serve la causa della riconciliazione, poiché diaconi, sacerdoti e vescovi lavorano duramente per dare l’assistenza pastorale a tutti quelli che si affidano a loro. Essi spezzano il muro dell’ignoranza e del peccato e danno forza all’unità della Chiesa locale.
5. Per tutta l’opera di evangelizzazione e di riconciliazione che è stata fatta nelle isole Salomone, il Vescovo di Roma desidera oggi cantare con voi il canto di ringraziamento che venne alle labbra della Madre di Dio quando in lei si compì la “pienezza del tempo”.
Uniti alla Vergine Maria ti magnifichiamo, o Signore; e le nostre anime gioiscono in Dio nostro salvatore, per aver guardato con benevolenza gli umili inizi degli sforzi missionari nelle isole Salomone.
Tu, che sei potente, hai fatto grandi cose per coloro che abitano qui, e sia santificato il tuo nome.
La tua misericordia sia per coloro che ti temono, di generazione in generazione. Anche questo Paese fu devastato dagli orrori della Seconda guerra mondiale: tu non l’hai abbandonato, ma hai mostrato la forza del tuo aiuto, hai esaltato l’umile, hai colmato di beni l’affamato. Hai fatto di nuovo fiorire la Chiesa nelle isole Salomone, perché ti sei ricordato della tua misericordia e hai continuato ad elargirla di generazione in generazione.
O Dio misericordioso, il tuo eterno piano di salvezza e quello della giustizia e dell’amore. Tu mandi lo Spirito Santo nei nostri cuori così che possiamo gridare: “Abba! Padre!”. Per tutte le tue opere ti rendiamo grazie. Uniti a Maria e a tutti gli altri santi noi cantiamo le tue lodi. Benediciamo il tuo nome per sempre, con Cristo nostro signore. Amen.
So che in queste isole Salomone sono oggi presenti numerosi fedeli di lingua francese, venuti da molte isole del Pacifico, in particolare dalla diocesi di Noumea. Li ringrazio della loro visita e li saluto con gioia. Cari fratelli e sorelle, al di sopra della differenza delle razze, degli interessi e delle tensioni che possono sorgere, voi siete stati chiamati a partecipare all’unico dono del Signore, accogliendo il Vangelo e ricevendo il Battesimo. Siete stati incorporati nello stesso Cristo, morto e risorto per noi tutti. Avete ricevuto il medesimo Spirito Santo, lo Spirito di santità e di amore. E questo Spirito che dimora in voi, vi spinge ad entrare in un rapporto sempre più vivo con Dio attraverso la preghiera, ad avere fame e sete della giustizia, a costruire comunità cristiane nelle quali regnino, in maniera inseparabile, la giustizia, la pace, l’amore fraterno. Questa è la testimonianza che i vostri compatrioti attendono dai cristiani autentici. Voi contribuirete a salvaguardare il rispetto delle culture, i diritti delle persone e anche il bene comune di ciascun Paese. Restate uniti attorno ai vostri vescovi. E siate compresi del fatto che, sebbene vi troviate geograficamente sparsi in questo vasto Oceano, voi siete uniti nella Chiesa universale, nella quale il successore di Pietro ha la missione di confermare i suoi fratelli nella fede e di radunarli attorno all’unico pastore, il Signore Gesù Cristo. Nel suo nome, benedico di gran cuore voi e tutti coloro che voi rappresentate.
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