Dominum et Vivificantem - Introduzione
Lo Spirito Santo
Autore: San Giovanni Paolo II
Carissimi Fratelli e Sorelle ,
1. La Chiesa professa la sua fede nello Spirito Santo come in colui «che è Signore e dà la vita». Così essa professa nel Simbolo di Fede, detto niceno-costantinopolitano dal nome dei due Concili -di Nicea (a. 325) e di Costantinopoli (a. 381) -, nei quali fu formulato o promulgato. Ivi si aggiunge anche che lo Spirito Santo «ha parlato per mezzo dei profeti». Sono parole che la Chiesa riceve dalla fonte stessa della sua fede, Gesù Cristo. Difatti, secondo il Vangelo di Giovanni, lo Spirito Santo è donato a noi con la nuova vita, come annuncia e promette Gesù il grande giorno della festa dei Tabernacoli: «Chi ha sete venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno» (Gv 7, 37-38).E l’evangelista spiega: «Questo egli disse riferendosi allo Spirito, che avrebbero ricevuto i credenti in lui» (Gv7, 39). È la stessa similitudine dell’acqua usata da Gesù nel colloquio con la Samaritana, quando parla della «sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 14) e nel colloquio con Nicodemo, quando annuncia la necessità di una nuova nascita «dall’acqua e dallo Spirito» per «entrare nel Regno di Dio» (cf. Gv 3, 5). La Chiesa, pertanto, istruita dalla parola di Cristo, attingendo all’esperienza della Pentecoste ed alla propria storia apostolica, proclama sin dall’inizio la sua fede nello Spirito Santo come in colui che dà la vita, colui nel quale l’imperscrutabile Dio uno e trino si comunica agli uomini costituendo in essi la sorgente della vita eterna.
2. Questa fede, professata ininterrottamente dalla Chiesa, deve essere sempre ravvivata ed approfondita nella coscienza del Popolo di Dio. Nell’ultimo secolo ciò è avvenuto più volte: da Leone XIII, che pubblicò l’Epistola Enciclica Divinum illud munus (a. 1897), interamente dedicata allo Spirito Santo, a Pio XII, che nella Lettera Enciclica Mystici Corporis (a. 1943) si richiamò allo Spirito Santo come a principio vitale della Chiesa, nella quale opera unitamente al capo del Corpo Mistico, Cristo; al Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha fatto sentire il bisogno di una rinnovata attenzione alla dottrina sullo Spirito Santo, come sottolineava Paolo VI «Alla cristologia e specialmente all’ecclesiologia del Concilio deve succedere uno studio nuovo ed un culto nuovo sullo Spirito Santo, proprio come complemento immancabile all’insegnamento conciliare». Nella nostra epoca, dunque, siamo nuovamente chiamati dalla sempre antica e sempre nuova fede della Chiesa ad avvicinarci allo Spirito Santo come a colui che dà la vita. Ci viene qui in aiuto e ci è di sprone anche la comune eredità con le Chiese orientali le quali hanno gelosamente custodito le straordinarie ricchezze dell’insegnamento dei Padri intorno allo Spirito Santo. Anche per questo possiamo dire che uno dei più importanti eventi ecclesiali degli ultimi anni è stato il XVI centenario del I Concilio di Costantinopoli, celebrato contemporaneamente a Costantinopoli ed a Roma nella solennità della Pentecoste del 1981. Lo Spirito Santo è meglio apparso allora, grazie alla meditazione sul mistero della Chiesa, come colui che indica le vie che portano all’unione dei cristiani, anzi come la fonte suprema di questa unità, che proviene da Dio stesso ed alla quale san Paolo ha dato un’espressione particolare con le parole con cui non di rado inizia la liturgia eucaristica: «La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi». Da questa esortazione hanno preso, in un certo senso avvio e ispirazione le precedenti Encicliche Redemptor homonis e Dives in misericordia, le quali celebrano l’evento della nostra salvezza compiutosi nel Figlio, mandato dal Padre nel mondo, «perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3, 17) e «ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre» (Fil 2, 11). Da questa stessa esortazione nasce ora la presente Enciclica sullo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato: Persona divina, egli è al cuore stesso della fede cristiana ed è la sorgente e la forza dinamica del rinnovamento della Chiesa. Essa è stata attinta dal profondo dell’eredità del Concilio. I testi conciliari, infatti, grazie al loro insegnamento sulla Chiesa in sé e sulla Chiesa nel mondo, ci stimolano a penetrare sempre più nel mistero trinitario di Dio stesso, seguendo l’itinerario evangelico, patristico e liturgico: al Padre – per Cristo – nello Spirito Santo. In tal modo la Chiesa risponde anche a certe istanze profonde, che ritiene di leggere nel cuore degli uomini d’oggi: una nuova scoperta di Dio nella sua trascendente realtà di Spirito infinito, come lo presenta Gesù alla Samaritana; il bisogno di adorarlo «in spirito e verità» (cf. Gv 4, 24); la speranza di trovare in lui il segreto dell’amore e la forza di una «nuova creazione» (cf. Rm 8, 22; Gal 6, 15): sì, proprio colui che dà la vita. Ad una tale missione di annunciare lo Spirito la Chiesa si sente chiamata, mentre insieme con la famiglia umana si avvicina al termine del secondo Millennio dopo Cristo. Sullo sfondo di un cielo e di una terra che «passano», essa sa bene che acquistano una particolare eloquenza le «parole che non passeranno» (cf. Mt 24, 35). Sono le parole di Cristo sullo Spirito Santo, sorgente inesauribile dell’«acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 14), quale verità e grazia salvatrice. Su queste parole essa vuol riflettere, a queste parole vuol richiamare i credenti e tutti gli uomini, mentre si prepara a celebrare – come si dirà più avanti – il grande Giubileo che segnerà il passaggio dal secondo al terzo Millennio cristiano. Naturalmente, le considerazioni che seguono non intendono esplorare compiutamente la ricchissima dottrina sullo Spirito Santo, né privilegiare una qualche soluzione di questioni ancora aperte. Esse hanno lo scopo precipuo di sviluppare nella Chiesa la coscienza che «è spinta dallo Spirito Santo a cooperare, perché sia portato a compimento il disegno di Dio, il quale ha costituito Cristo principio di salvezza per il mondo intero».