Efficacia della preghiera
Dal libro "Le divine parole" : l'orazione
Autore: Padre Augusto Saudreau
1.Ecco un insegnamento di Dio Padre a santa Caterina da Siena:
Quando l’anima è entrata nel cammino della perfezione, passando per la dottrina di Gesù crocifisso, con vero amore della virtù ed odio del vizio, quando con perfetta perseveranza è giunta alla casa del conoscimento di sè, ella vi si rinchiude in vigilia e continua orazione, si separa al tutto dalla conversazione del secolo.
Perchè si rinchiude? Per timore, conoscendo la sua imperfezione, e per desiderio che ha di giungere all’amore schietto e liberale. E’ perchè vede bene e conosce che per altro modo non vi può giungere, perciò aspetta, con viva fede, la mia venuta, per accrescimento di grazia in sè. In che si conosce la fede viva? Nella perseveranza della virtù, non volgendo il capo indietro, né levandosi dall’orazione santa, per veruna cosa che sia. Salvochè per obbedienza o per carità non si deva abbandonare la preghiera.
Domandami ciò che vuoi, diceva nostro Signore alla Madre Clément, purchè mi ami, l’otterrai.
2.Mentre che un tale recitava il Pater, santa Brigida udì come alla sua preghiera rispose lo Spirito divino: Amico mio, ti rispondo in primo luogo da parte della Divinità: tu avrai l’eredità col tuo Padre celeste; in secondo luogo da parte dell’Umanità del Verbo: tu sarai il mio tempio; terzo, da parte dello Spirito Santo: tu non avrai tentazioni oltre ciò che puoi portare; il Padre ti difenderà, l’Uomo Dio t’assisterà, lo Spirito Santo t’infiammerà.
Come la madre, quando ode la voce del suo figlio, gli va incontro con gioia, come un padre elle ha un figlio che lavora, gli va incontro e porta con lui il carico, così io vado incontro ai miei amici, rendo loro facili tutte le cose difficili e le faccio loro portare con gioia (lib. IV, c. exVII).
3.S. Matilde avendo salutato il suo Diletto, ricevette questa risposta: « Quando mi saluti, io saluto te a mia volta, quando mi lodi io lodo me stesso in te e quando tu rendi grazie anch’io in te e per mezzo tuo, rendo grazie al Padre mio.
4.Durante la Messa In excelso throno, Matilde vide il Signore Gesù sotto la forma d’un bellissimo fanciullo dell’età di dodici anni, seduto sull’altare come un re sul suo trono e che diceva: « Eccomi, con tutta la mia virtù divina, per guarire tutte le vostre ferite ». – Oh! S’egli volesse offrir per te una lode piena e intera a Dio Padre, diceva a se stessa la Santa, io sarei molto più contenta. E il Signore a lei: « Che cosa è dunque il desiderio della lode di Dio, se non un certo dolore dell’anima che s’affligge di non poter mai lodare Iddio quanto ella vorrebbe? Similmente i desideri, la devozione e tutta la buona volontà che ha un’anima di far il bene sono per lei come ferito e, quando vengo a supplire io stesso, la guarisco da tutte le sue ferite ».
5.Nostro Signore disse a S. Matilde: « Figlia mia, il bene più grande e più utile per il quale l’uomo possa usare la sua bocca, è la lode di Dio e la conversazione con Dio nella preghiera. L’opera più lodevole per gli occhi è versar lacrime d’amore e fare una costante lettura della Scrittura Santa. Per gli orecchi è ascoltare con piacere la parola di Dio ed ogni parola di comando o di consiglio che ci venga rivolta. Per le mani è sollevarle in una preghiera pura e scrivere. Ciò che v’ha di meglio per il cuore è amare ardentemente, desiderare Iddio con tutta l’anima e meditare su di lui con dolcezza. Per tutto il corpo, le genuflessioni, le prostrazioni, gli atti di carità verso il prossimo saranno di grande utilità.
6.Matilde, udendo il responsorio «Vidi la santa città di Gerusalemme ornata e composta delle preghiere dei Santi», si domandava come una città poteva esser composta di preghiere. « Questa città è ornata, disse il Signore, come d’oro e di gemme di quattro specie di preghiere. La prima è quella onde gli eletti chiedono con cuor contrito ed umiliato il perdono delle loro colpe. La seconda ha luogo quando gli uomini si rifugiano presso Dio nella tribolazione, e implorano il suo soccorso. La terza è quando, in un sentimento di carità fraterna, s’intercede per la necessità e per la miseria d’un altro. Siffatta, preghiera è graditissima a Dio, e la celeste ne è sommamente abbellita. La quarta è la preghiera che, per un puro amore di Dio, si fa per la Chiesa in generale e per ciascuno, come per se stesso. Questa preghiera orna la celeste Gerusalemme, con te il sole nascente adorna il firmamento!.
7.Durante la preghiera, Matilde ricevette dal Signore questo lume riguardo ad un frate predicatore: « Io mi sono abbandonato anche in suo potere; non voglio colpire nessun peccatore contro la sua volontà e a tutti quelli per cui egli pregherà voglio concedere tante grazie quante a lui piacerà di domandarmi ».
Mentre Matilde pregava il Signore per tutti quelli ch’erano in istato di peccato, affinchè egli li convertisse il Signore le disse: « Ebbene, per le tue preghiere io convertirò cento peccatori ».
8.Matilde pregava per la sua Congregazione, dicendo: Padre santo. conservate in nome vostro quelle che voi m’avete date. – E il Signore le rispose: « La tua voloontà è la mia, io le conserverò infatti nell’innocenza e le preserverò da ogni male ». Ella pregò anche il Figliuolo, dicendo: vi prego che siano esse uno in voi; come noi siamo uno; che, per una piena e intera volontà siano a Dio unite in tutto, come i Santi in tutto gli sono uniti in cielo. E il Figliuolo le rispose: « Il tuo desiderio è il mio, io sono in loro, ed essi sono in me; e così io perfezionerò e confermerò in me tutte le loro opere ». Poi pregò lo Spirito Santo, dicendo: Santificatele nella verità, degnatevi d’esser il loro consolatore. E lo Spirito Santo le rispose: «La tua gioia è la mia, io voglio essere il loro consolatore e il loro conservatore». Ella udì allora echeggiare nel cielo un suono dolcissimo, che veniva dal rumore delle discipline che in quel convento si davano quelle suore per la salute comune. A quello strepito, gli angeli applaudivano e sussultavano di gioia: i demonii, occupati nel torturare le anime, se ne fuggivano molto lontano: le anime erano liberate dalle loro pene e spezzate erano le catene dei loro peccati.
9.Nostro Signore, racconta Giuliana di Norwich, tutto ad un tratto mi pose questo in mente: « Io sono il fondamento della tua intercessione: prima di tutto è mia volontà, di darti qualche cosa, allora faccio in modo che tu la voglia, poi ti spingo a domandarla e tu la domandi. Ora, come sarebbe possibile che tu non l’ottenga? ». Tutto ciò che il Signore ci suggerisce di chiedere, aggiunge ella, ce lo destinò egli stesso da tutta l’eternità; perciò è lietissimo quando noi preghiamo.
10.Gesù disse ad Angela da Foligno: « Domandami una grazia per te, per le tue compagne, per altri che t’interessino. e preparati a riceverla, perché io sono molto più pronto a dare che a ricevere ».
« Mia dilettissima, disse il Signore a santa Caterina da Siena, i tuoi desideri mi rapiscono: mi piacciono tanto che io sono molto più avido di soddisfarli che non lo sei tu di vederli soddisfatti. Io bramo ardentemente darvi, quando consentite, le grazie che sono utili alla vostra salute; perciò m’affretto a contentare il tuo desiderio e a gradire le tue domande».
11.Soventi volte, dice Giovanna Benigna, ricevendo il Signore, gli domando d’accordare il suo amore a tutti quelli che desiderano di piacergli, ed egli mi assicura che tutto quello che gli chieggo con una perfetta fiducia mi è concesso; quindi egli si lamenta solo della piccolezza del mio cuore e del ritegno che le mie ansietà gli dànno, aggiungendo: « Ah! Benigna, quando verrai tu a me con un cuor grande e aperto? ». Quando mi trovo spinta a pregarlo per malati o per altri bisogni raccomandati alle orazioni comuni, Gesù mi dice: « Sono io che ti eccito a supplicarmi per ottenere quella grazia dalla mia misericordia, ebbene, andrò e lo guarirò ».
Il divin Salvatore le ordinò ripetute volte di pregare per Ginevra… Ella gli chiedeva di suscitare santi operai che fossero capaci di lavorare in quella vigna, per sbarbicarne le spine e scacciarne le bestie velenose che la desolavano. Una volta il nostro dolce Gesù le disse: « Se l’uomo per il suo proprio interesse non s’opponesse, ciò sarebbe già fatto». Allora ella gli disse: Ah! Signore, fate trionfare il vostro interesse e la vostra gloria! – Ma egli le rispose: « Io non sforzo lo spirito di nessuno, ma Benigna ed altre anime buone, che vi s’interessano per me, devono pregare, perchè il cuore degli uomini si disponga liberamente a cooperare alla mia grazia. Allora la mia potenza farà i suoi miracoli consueti ».
Nostro Signore, racconta la B. Anna di S. Bartolomeo, m’apparve sotto la medesima forma che aveva sopra la terra; era d’una bellezza maravigliosa, ma pareva afflittissimo accostandosi a me, mi pose la sua destra sulla spalla sinistra (era d’un peso così grave che non posso esprimere); e mi confidò la sua pena dicendomi: « Figlia mia, assistimi, vedi quante anime perdo! » E mi faceva vedere in spirito tutta la Francia così distintamente come se la vedessi co’ miei proprii occhi. Ohimè l’eresia vi faceva perire a migliaia le anime.
12.Mentre pregavo recitando le Litanie dei Santi, per parecchi bisogni pubblici, racconta Giovanna Benigna, l’Amore mi disse: « La regina è esaudita; ed ella otterrebbe grazie meravigliose per tutto il mondo, se non fosse così ritenuta nel domandarmele e così fredda nel riceverle a motivo dei timori ch’ella nutre internamente ».
13.S. Chiara da Rimini (+ 134t) pregava spesso per le suo compagne, per i suoi benefattori, dinanzi a un’immagine di nostro Signore. Un giorno quell’immagine le disse: « Io non posso rifiutarmi alle tue istanze; sii sicura che le persone che tu ami saranno scritte nel libro della vita ».
Elisabetta Canori, pregava per le sue due figlie, quando Iddio le fece udire queste parole nell’intimo del suo cuore: « Queste due anime sono già tue, e lo sono perchè tu lo vuoi ».
E la voce divina aggiunse: « Sappi che tutte le anime che si sottomettono volontariamente a te saranno salve».
14.S. Teresa, facendo al Signore una preghiera, temeva di non essere esaudita, a cagione de’ suoi peccati. Allora, racconta ella, nostro Signore m’apparve, mi mostrò la piaga della sua mano sinistra, e dall’altra mano estrasse un gran chiodo che vi portava conficcato. Nel medesimo tempo che ne divelse il chiodo ne strappò anche la carne. L’estremo dolore che ne seguì era visibile ed io ne avevo il cuore spezzato. Mi disse che « dopo aver sopportato tali sofferenze, non poteva esservi dubbio ch’egli non m’accordasse anche più volentieri ciò che gli chiedessi. Mi prometteva inoltre di esaudire tutte le mie preghiere, ben sapendo ch’io non gliene rivolgerei nessuna che non fosse per la gloria sua. E aggiunse « che anche in quel tempo in cui non lo servivo punto, egli m’aveva sempre accordato più ancora di quello che gli chiedevo; così io non dovevo in conto alcuno dubitare ch’egli non lo facesse anche di più adesso che era sicuro del mio amore».
15 C’era a Siena un uomo chiamato Andrea di Naddino, che era legato dai lacci di quasi tutti i peccati e di tutti i vizi. Colpito mortalmente si abbandonava alla disperazione; santa Caterina si mette a pregare il Signore e con altissime voci interne grida avanti a lui dicendo che non permetta in verun modo che perisca quell’anima ricomperata col prezzo del sangue d’un Dio. A cui rispose il Signore: « Le iniquità di colui e le sue orribili bestemmie sono già salite fino al cielo; poichè non solamente colla bocca ha bestemmiato me e i miei Santi, ma ha gettato ancora nel fuoco una tavola ov’era l’immagine mia, della mia Madre Santissima e d’altri amici Santi. È dunque giusto ch’egli arda nel fuoco eterno. Lascialo stare, carissima figliuola, poichè è degno di morte ». Ma ella prostrata a’ piedi del suo dolcissimo Sposo, colle lacrime, diceva: Se tu, amatissimo Signore, vorrai badare ai nostri misfatti, chi scamperà l’eterna dannazione? Caterina, non cessò d’interceder presso Iddio, che le opponeva sempre il numero e l’enormità dei delitti di quell’uomo e sempre più invocava la misericordia di Dio; finalmente fu la misericordia ch’ebbe il sopravvento sulla giustizia. Il divin Maestro disse alla Santa: « Dolcissima figliuola, ecco, ho esaudita la tua orazione, e adesso convertirò colui, per cui tanto ferventemente tu preghi ».
Nell’istess’ora apparve il Signore ad Andrea, che giaceva infermo, dicendogli: « Perchè, o carissimo, non vuoi tu confessare le offese che m’hai fatte? Confessale in tutti i modi, perchè io son pronto a perdonarti generosamente i tuoi peccati ». Alla qual voce s’ammullì grandemente quel cuore ostinato, onde con alta voce gridò a coloro che lo servivano: Mandate a chiamare il Sacerdote, ch’io voglio confessare i miei peccati. – E si confessò e morì con ammirabili sentimenti di pentimento e d’amore.
Ascoltiamo queste dolci, parole del Salvatore alla pia Visitandina: «Benigna, da quindici anni, ad ogni comunione che fai, io accordo alle tue preghiere, colla mia grazia misericordiosa e potenze, la vera conversione d’un eretico, specialmente dei più ostinati della ribelle Ginevra » .
Una volta, dice Benigna, che le piogge guastavano i prodotti della campagna e si facevano molte preghiere per farle cessare, io dissi: Signore, prendete sulla vostra miserabile creatura la soddisfazione dei peccati pubblici. E il dolce Salvatore mi rispose: « Questo popolo è ingrato, si ostina nel castigo e si rende insolente nella prosperità ». Il mio povero cuore tacque, gemendo, senza osar parlare. Gesù ebbe pietà del mio dolore e mi disse: « Benigna, per questa volta perdono a questo popolo e in questo medesimo istante ritiro il mio castigo ». Difatti all’uscir dal coro il sole brillava e il bel tempo durò a lungo.
16.Sgnore, chiedeva Giovanna Benigna, che cosa volete che la vostra Benigna vi domandi per tutti i popoli cristiani che gemono nel timore di tanti flagelli, onde li punite e li minacciate ancora? – Il Signore si degnò di risponderle: «I giusti che mi servono per amore confidano assai in me nel tempo della tribolazione e mi pregano di trattenere i miei castighi; io li esaudisco e per riguardo a loro perdono ai peccatori più ingrati, facendo come un buon padre che mostra la verga a’ figliuoli male avviati e si fa pregare da qualche amico intimo di perdonar loro. Così faccio io e i colpevoli si correggono. Vedi dunque, o Benigna, che è bene ch’io minacci gli uomini, per ricondurli al loro dovere e che così io riprenda senza colpire. Altre volte io colpisco, ma mi faccio trattenere da te il braccio, o Benigna, e sono glorificato ottenendo con questo mezzo qualche emendamento»
17.S. Matilde pregava il Signore che allontanasse dal suo monastero una sventura che lo minacciava e ricevette questa consolante promessa: « Tu sei la mia gioia e io sono la tua; finchè vivrai e sarai la gioia del mio Cuore, il monastero non proverà simili disgrazie ».
Gli abitanti di Beaune, dove viveva la Vener. Margherita del SS. Sacramento, erano in una grande ansietà, temendo l’invasione d’un esercito nemico che assediava già la città di Verdun. Il divin Salvatore disse a Margherita: « Mia sposa, voglio che tu conosca la virtù della mia Infanzia; continua a pregare, perchè insieme con me tu farai ritirare tutto quell’esercito che incute paura a tutto questo paese ». Egli le diceva ancora: « Io ti faccio queste grazie, affinchè tu trattenga la mia giustizia, perchè ti ho suscitata per la protezione del mio popolo. Prega incessantemente per il re, per lo Stato e per la Provincia ».
18.Una volta che il popolo era afflittissimo per il mal tempo e pregava senza esser esaudito, S. Geltrude si lagnò con nostro Sigrore che le rispose: « Non ci sarebbe da meravigliarsi che un padre volesse che il suo figlio gli domandasse una moneta d’argento, se avesse intenzione di concedergli cento marchi d’oro così non devi fare le meraviglie ch’io differisca ad esaudirvi oggi, perchè ogni volta che m’invocate, anche con le più brevi parole e coi più piccoli pensieri, io metto per voi in serbo nell’eternità dei beni che superano di gran lunga cento marchi d’oro ».
Un’altra volta che la medesima Santa domandava al Signore di far cessare una gran siccità, egli le disse: « Con questo tempo disastroso voglio sforzare certi spiriti ribelli a rifugiarsi presso di me colla preghiera; perciò non darò corso alla tua domanda, ma in cambio t’accorderò un favore spirituale ».
Geltrude, sentendosi ardere d’un maggior desiderio per il Signore, gli disse: Ah! Signore, potrò ora pregare? – E il Signore a lei: « Sì, mia Regina, tu puoi perfettamente darmi i tuoi ordini, ed io mi farò premura in tutto d’obbedire a’ tuoi voleri e a’ tuoi desideri, con maggior prontezza di quello che nessun servitore mai ne potrà dimostrare nel servire la sua padrona ». – Poichè voi vi dite così disposto ad esaudirmi, sebbene indegnissima, perchè la mia preghiera rimane spesso senza effetto? – « Quando la regina dice al suo servitore: dammi il filo che è dietro di me, sulla mia spalla sinistra, credendo che sia lì, giacchè ella non può vedere dietro di sè, ed egli, cercando di fare ciò che gli si comanda, vede il filo pendere a destra e, non a sinistra, lo piglia tosto ove lo trova, e in presenta alla padrona, trovando più saggio agire così che trarre, per esempio. un filo della tonaca dal suo lato sinistro a fine di essere il suo ordine alla lettera. Similmente io che sono la Sapienza imperscrutabile, se alle volte non esaudisco le tue preghiere secondo i tuoi voti, è perchè io li esaudisco in un modo più utile per te. Perciocchè l’umana fragilità t’impedisce di discernere ciò che è meglio ».
19.Geltrude, pregando per un’anima che amava, vide il Signore stendere la sua mano sinistra verso di lei e dirle: « Io la metterò sotto la protezione della mia incomprensibile onnipotenza e della mia imperscrutabile sapienza, e della mia bontà amabilissima»
20.Geltrude domandò al Signore che una persona avesse parte a tutte le opere ch’ella compiva; e nostro Signore le rispose: « Io comunicherò a codesta persona tutti i favori che la mia liberalità senza limiti opera gratuitamente e opererà in te sino alla fine». E la Santa: Poichè la Chiesa tutta quanta partecipa a tutto ciò che voi vi degnate di compiere in me, così come in tutti i vostri eletti, che cosa è che questa persona parteciperà di particolare della vostra tenerezza, quando, per una speciale affezione, io domanderò ch’ella abbia parte a tutti i benefizi che voi mi conferite? E il Signore a lei: « Una giovane che sa, con perle e pietre preziose, comporsi varai ornamenti per fregiarsene lei e la sua sorella, fa onore al padre suo, alla sua madre e a tutta la sua casa.
Quantunque la maggior parte degli elogi del pubblico si rivolgano a quella che così si adorna di collane e di braccialetti, che compose lei stessa, tuttavia quella fra le dette sorelle ch’ella ha scelto per fargliene portare altri simili non lascia di essere più guardata delle altre sue sorelle che nulla hanno ricevuto di simile: così, sebbene nella Chiesa s’abbia parte a tutti i favori accordati a ciascun fedele in particolare, tuttavia ne approfitta anzitutto di più colui che li riceve; poi quegli, a cui egli desidera particolarmente di comunicarli, ne ritrae a una volta maggior frutto e vantaggio ».
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