Entra senza guardare! La paura di essere visti così come siamo
Meditazione per la quinta domenica del tempo ordinario
Autore: Padre Gaetano Piccolo
La parte peggiore
Di solito, se possiamo scegliere, preferiamo mostrarci agli altri nei nostri lati migliori. Le nostre pagine social pullulano dei nostri scatti più riusciti, ci mostrano sorridenti, realizzati, circondati dall’affetto degli amici. Raramente abbiamo il coraggio di mostrarci nei nostri momenti di solitudine, per lo più non sveliamo le nostre lacrime, tendiamo a nascondere i momenti in cui ci sentiamo inadeguati. Per usare un’immagine di altri tempi, è come se guardando dallo spioncino della porta, decidessimo di aprire solo quando ci sentiamo presentabili. Probabilmente, se la suocera di Pietro avesse avuto il tempo di guardare e di rendersi conto degli ospiti in arrivo, non avrebbe aperto. Per fortuna Gesù arriva nella nostra vita senza preavviso. Entra senza imbarazzo nelle nostre malattie e nelle nostre fragilità.
Subito
Il testo del Vangelo di Marco sembra infatti alludere da una parte a una decisione repentina di Gesù e dall’altra all’imbarazzo degli ospiti. Nei primi due versetti ricorre infatti per due volte un ‘subito’. La prima volta è riferito all’azione di Gesù che, uscendo dalla sinagoga, subito entra nella casa di Simone e Andrea. Quel subito sembra legare fortemente il luogo dell’ascolto della preghiera, la sinagoga, e il luogo della vita ordinaria, la casa, come per dire che la parola ascoltata si deve poi incarnare nelle azioni quotidiane.
Imbarazzo
Cinque uomini (con Gesù ci sono anche Giacomo e Giovanni, oltre Simone e Andrea) piombano in una casa che sarà stata molto probabilmente in disordine. E nel racconto non appaiono altre figure femminili. Mi ricordo che da bambino avevo paura che mia mamma si ammalasse, perché quando accadeva, per brevi periodi, la casa si bloccava, tutto sembrava spento e triste. Chissà se Pietro avrà cercato di fermare Gesù per evitare di mettere in imbarazzo la suocera, prevedendo forse anche il successivo rimprovero per aver portato un personaggio così importante nella sua casa proprio nel momento meno opportuno.
Simone e Andrea si affrettano infatti a parlargli della suocera, come se volessero giustificarsi della condizione in cui avrà trovato la casa: «e subito gli parlarono di lei» (Mc 1,30). Gliene parlano dopo che Gesù ha deciso di entrare in quella casa, quindi non possiamo ipotizzare che Gesù vada lì perché chiamato per guarire la suocera malata. Quella casa bloccata e in disordine somiglia forse a quei momenti della nostra vita in cui ci sentiamo ammalati, quando facciamo fatica a reagire, quando tutto è sottosopra perché da tempo non siamo riusciti a prendercene cura.
Come con la suocera di Simone, anche nei nostri confronti, quando siamo malati e bloccati, Gesù si avvicina senza alcun imbarazzo, ci fa alzare dalle nostre situazioni di morte prendendoci per mano, un gesto che trasmette fiducia e che è l’immagine della vita che passa dall’uno all’altro.
Risorse
Chi sperimenta la guarigione nella propria vita, inevitabilmente sente il desiderio di servire. La suocera di Simone, la cui malattia aveva spento la vita dentro quella casa, appena guarita si mette a servire. Quasi come una necessità, come se mettersi a servizio rendesse ancora più vera l’esperienza della guarigione.
Ma quando viviamo l’esperienza della guarigione, la nostra vita si trasforma e diventa strumento di cura anche per altri.
Quella casa che sembrava bloccata e spenta diventa, nel testo del Vangelo di Marco, luogo in cui tanti altri trovano guarigione. Con un’immagine iperbolica, il testo dice infatti che «tutta la città era riunita davanti alla porta» (Mc 1,33). L’incontro con Gesù che ci guarisce diventa occasione per scoprire tutte quelle risorse sepolte o ignorate. Ci rendiamo conto che noi stessi possiamo diventare spazio in cui Gesù può arrivare ad altri e guarirli.
Fraintendimenti
Il testo di Marco ci dice però anche che l’esperienza della guarigione non è sufficiente per conoscere Gesù. Il discepolo deve ancora camminare dietro a lui fino a riconoscere il Messia sulla croce. L’esperienza della guarigione suscita infatti in noi prospettive di successo. Pensiamo che Gesù sia colui che ci assicura una vittoria umana. Gesù invece non permette ai demoni di parlare, perché non è ancora il momento per capire veramente chi è Gesù.
Lo stesso Simone ha frainteso (e continuerà a farlo) il messaggio di Gesù. Simone è impressionato da quel successo: tutti ti cercano! Siamo solo nel primo capitolo del Vangelo di Marco: l’atteggiamento di Simone è quello del neofita che si infiamma senza aver ben compreso il senso di quello che sta vivendo.
Simone è già stanco e vorrebbe fermarsi per godersi quel momento di gloria. Vorrebbe approfittare di Gesù, che invece si sottrae a quella popolarità. Gesù cerca luoghi deserti, spinge ad andare sempre oltre, la sua attenzione è rivolta a chi ancora non ha ascoltato una parola di speranza.