20 minuti

Superbia, ambizione, amor proprio

Esame di coscienza per ogni situazione (I)

Autore: Autori Cristiani

1) – SUPERBIA, AMBIZIONE, AMOR PROPRIO

La superbia, che S. Tommaso chiama gravissimum peccatum è l’essenza stessa del peccato, a tal punto che la colpabilità degli altri peccati, viene loro dall’orgoglio che li ispira.
Allontana la grazia di Dio: Iddio resiste ai superbi, e dà la sua grazia agli umili.
Rende impossibile il progresso nelle virtù, perché si oppone a tutte le virtù.
Paralizza l’azione soprannaturale dell’apostolo: Nisi Dominus aedificaverit domum.
Gli altri vizi traggono la loro forza dalle cattive azioni; solo la superbia è da temere anche in quelle buone. S. AGOSTINO.
L’orgoglio è un segno manifesto di riprovazione, mentre l’umiltà è il sigillo degli eletti. S. GREGORIO.
Giova molto, per meglio conservare l’umiltà, che gli altri conoscano i nostri difetti, e li riprendano.
Per tali motivi bisogna guardarsi dalla superbia, e farle una lotta costante. Gioverà la meditazione dei pensieri surriferiti, e la scelta di alcuni “punti”, di esame particolare, presi tra i seguenti:

GUIDA PER IL I ESERCIZIO
1. Ho detto o fatto nulla, per attirare su di me l’attenzione e la stima degli altri?
2. Ho nutrito nell’anima, piccole gelosie o animosità?
3. Ho conservato un certo rancore, contro chi mi ha fatto un’osservazione, un avvertimento, o mi ha provocato un’umiliazione?
4. Ho cercato di nascondere agli altri, i miei difetti e i miei insuccessi?
5. Quante volte ho chiesto a Dio la santa umiltà? (Fissare un minimo: segnare quanto manca a raggiungerlo).

GUIDA PER IL II ESERCIZIO
1. Nelle tentazioni di superbia, mi sono umiliato dinanzi a Dio, al pensiero delle mie miserie e
dei miei peccati?
2. Ho chiesto con semplicità tutti i permessi dovuti?
3. Mi sono adombrato per un nonnulla, per una mancanza di riguardo?
4. Ho obbedito di mala voglia, con lentezza, mostrando malumore, nelle cose che non mi andavano a genio?
5. Quando una cosa non è andata come desideravo, ho saputo contenermi, non manifestando stizza o scontento? (Mancanze).

GUIDA PER IL III ESERCIZIO
1. Nelle conversazioni odierne, ho interrotto o contraddetto indebitamente altri?
2. Mi sono rattristato o esasperato, per una mancata lode o approvazione?
3. Ho studiato, lavorato, o mi sono anche sacrificato, per riuscire ad ogni costo a farmi onore, o a sorpassare altri?
4. Ho ruminato a lungo un rimprovero, un’umiliazione ricevuta?
5. Ho fatto gli atti di contrizione che avevo fissato, per riparare i miei peccati di superbia?

PIE ASPIRAZIONI che possono recitarsi a piacere durante il giorno, per tutto il tempo che dura l’esame particolare sulla superbia:
Signore che io conosca Voi per amarvi, e conosca me per disprezzarmi! (S. Agostino)
O Dio, abbi pietà di me, peccatore! (Lc 18, 73)
Gesù mite e umile di cuore, rendi il mio cuore simile al tuo!
Cuore purissimo di Maria Vergine santissima, ottenetemi da Gesù la purità e l’umiltà del
cuore!

2) – PRESUNZIONE, TEMERITA’
Pensieri da meditare:
La via dello stolto è diritta ai suoi occhi; ma chi è saggio, dà retta ai consigli.
S. Paolo: Non siate savi ai vostri occhi.
Se resti a lungo vicino a un gran fuoco, fossi tu anche il ferro, finirai col bruciare; così pure una prolungata temerità, finisce in un disastro, che un atto energico della volontà avrebbe potuto prevenire.
Spesso noi ignoriamo quel che possiamo; ma la tentazione ci scopre quello che siamo.
Non possiamo fidarci, troppo di noi stessi; spesso ci manca la grazia e il discernimento.

I ESERCIZIO
1. Ho omesso o trascurato qualche mia pratica di pietà, o qualche esercizio spirituale, considerandoli come cosa di poca importanza?
2. Ho creduto ai difetti avvertitimi, alle osservazioni fattemi, e ho preso umilmente i mezzi, per rimediare e correggermi?
3. Ho criticato o mormorato, contro qualcuno?
4. Ho chiesto con semplicità i consigli utili per la vita spirituale, e per le varie mie attività?

II ESERCIZIO
1. Ho avuto relazioni non necessarie, con persone estranee alla comunità?
2. Ho seguito la mia inclinazione, di voler dare giudizi, e dire una parola su tutto?
3. Mi sono rassegnato per le preferenze date ad altri, non atteggiandomi a vittima, per avversione o incomprensione?
4. Ho riguardato gli altri, come meno intelligenti, meno bravi, con un certo’ compatimento, riputandoli a me inferiori?
5. Resto imprudentemente in uno stato di tiepidezza o di apatia spirituale, differendo sempre una conversione verace?

3) – VANITÀ VANAGLORIA
Pensieri da meditare:
Il Signore conosce i pensieri dell’uomo, non sono che un soffio.
Ti lodi un altro, e non la tua bocca un estraneo, e non tue labbra.
Non t’invanire della statura o dell’avvenenza del tuo corpo, che per piccola malattia si altera e
si sfigura.
Gesù: Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli..Chi pratica la virtù pel desiderio, di stima umana, vende a vil prezzo una cosa di gran valore: cambia un tesoro che vale il regno dei cieli, con la moneta corrente di un applauso banale.
Certuni sarebbero divenuti grandi uomini, se non fossero stati lodati, la lode li ha resi vani e sciocchi, perché nei discorsi e nei modi di agire, non c’è uomo più sciocco dell’uomo vano

I ESERCIZIO
1. Ho parlato di me senza necessità?
2. Ho avuto qualche ricercatezza per: capelli, unghie, uso esagerato dello specchio; nel portamento?
3. Ho detto o fatto nulla, per attirare su di me l’attenzione, la stima, l’ammirazione degli altri?
4. Mi sono vantato di quello che ho detto, fatto, letto, visto?
5. Mi sono premesso ritorni di amor proprio su parole, azioni, risultati avuti?
6. Ho fatto qualche riflessione sulla vanità della gloria umana? (Minimo di volte da fissare).

II ESERCIZIO
1. Mi sono inorgoglito interiormente, paragonandomi ad altri?
2. Ho parlato delle cose mie, a lungo e con molta soddisfazione?
3. Mi sono applicato più a nascondere qualche mio sbaglio, che a evitarlo?
4. Quante volte ho rinnovato oggi la purità d’intenzione, al fine di cercare solo l’approvazione di Dio?
5. Ho chiesto ferventemente a Dio, il numero di volte da me stabilito, un po’ di santa umiltà?

4) – EGOISMO
Tutte le forme di peccato si riducono a mettere io al posto di Dio; di qui il pericolo dell’egoismo, che fa cercare avidamente ed esclusivamente il proprio interesse, a detrimento degli altri. Occorre lottare contro questa brutta passione, cercando di purificare i propri affetti e rettificare le intenzioni, nell’intento di elevare l’anima, fino a sostituire all’amore di se quello di Dio e del prossimo.
Pensieri da meditare:
S. Paolo: La carità non cerca il proprio interesse.
S. Agostino: Carità ed egoismo stanno in ragione inversa; non può darsi carità perfetta che sulla rovina totale del nostro “io”: Perfecta charitas, nulla cupiditas.
S. Gregorio: Lasciare i propri beni non è, forse, cosa molto difficile; la grande difficoltà sta nel lasciare se stesso.
Imitazione di G. C.: Nessuno è più ricco, nessuno più potente, nessuno più libero di colui che sa abbandonare se stesso e tutto, e mettersi nell’ultimo posto.

I ESERCIZIO
1. Quante volte ho saputo dimenticare me stesso, per pensare al benessere degli altri?
(Occasioni perdute).
2. Mi sono tirato indietro da un lavoro, o da un aiuto che potevo dare?
3. Ho lavorato in tutto, col pensiero a Dio, e non ai miei interessi?
4. Mi sono servito per il primo, o meglio degli altri?
5. Quante volte ho chiesto a Gesù lo spirito di sacrificio? (Minimo di volte da fissare).

II ESERCIZIO
1. Ho preteso di non voler soffrire nulla dagli altri, e che gli altri sopportassero tutto da me?
2. Nel soffrire qualche incomodo dagli altri, ho scusato le loro mancanze, o fatto generosamente mostra di non accorgermene?
3. Conservo a mio uso esclusivo, oggetti o libri, che debbono stare a disposizione di tutti?
4. Ho avuto in mira di rendere un servizio a Gesù, aiutando altri?

III ESERCIZIO
1. Quante volte ho detto o fatto qualcosa, per soddisfazione personale, invece di avere in vista il gusto di Dio e il bene altrui?
2. Ho schivato qualche lavoro comune o supplementare?
3. Ho reso qualche servigio con tanta umiltà, da riuscire a dare l’impressione di essere stato io, il beneficato?
4. Ho protestato più volte a Dio che lavoravo per Lui, e che sarei stato contento di non ricevere nessun riconoscimento dagli uomini? (Minimo da fissare).

IV ESERCIZIO
1. Non provando alcun gusto sensibile, ho fatto ugualmente i miei doveri, con calma e umiltà dinanzi a Dio?
2. Ho rifuggito dalla fatica, lasciandola agli altri, per non infastidire me?3. Ho scelto per me ciò che v’era di peggiore: posto, sedia, libri, biancheria, porzione al refettorio, lavoro da fare?
4. Oggi ho accettato tutti i sacrifici dei miei gusti e desideri, per qualche fine di apostolato?

ASPIRAZIONI:
O mio Gesù, Voi che siete la stessa carità, accendete nel mio cuore quel fuoco divino che consuma i Santi e li trasforma in Voi!
Rivestitemi, o Signore dell’uomo nuovo, creato secondo Dio, nella giustizia e nella santità.
Gran Dio, ti amo, ti voglio amar tanto! (S. Gemma Galgani)

PREGHIERA PER CHIEDERE LA SANTA UMILTÀ

Umilissimo Gesù che, per amor mio, vi siete annichilito e fatto obbediente fino alla morte di croce e al nascondimento eucaristico, togliete dal mio cuore ogni senso di alterigia, e fatemi parte della vostra umiltà.

Io sento desideri sfrenati di orgoglio e di ambizione. Donde mai procedono tali sentimenti in me, che per i miei peccati ho meritato di essere calpestato eternamente dai demoni nell’inferno? Come ho il coraggio di comparirvi davanti, e dirmi vostro seguace, io che, pur carico di tanti peccati, sono si superbo, da non sapere sopportare una leggera umiliazione, senza risentirmi amaramente?Io lo comprendo, ora: i peccati che mi hanno reso ingrato verso di Voi, mi hanno fatto pure superbo. Non ho saputo sopportare le umiliazioni, perché ho dimenticato La mia ignominia e gli esempi mirabili della vostra vita; non ho saputo umiliarmi, perché non ho saputo amarvi Merito ogni disprezzo, io che ho si spesso disprezzato le vostre grazie!O Gesù, vilipeso e oltraggiato dalla malizia umana, soccorrete con la pienezza della vostra grazia, al disordine del mio orgoglio, e rendetemi realmente simile a Voi, “mite e umile di cuore”, perché possa trovare la serenità e il “riposo all’anima mia”.

Voi avete resi onorevoli e desiderabili i disprezzi, abbracciandoli volenterosamente nella vostra vita. Ebbene, per Voi, per amor vostro, io risolvo di umiliarmi dinanzi a tutti, di accettare bene, da ora innanzi, le noncuranze e i disprezzi che mi verranno dagli uomini, e di cercare solo nel vostro sguardo le approvazioni a quanto intraprenderò per la vostra approvazioni a quanto intraprenderò per la vostra gloria.
Vergine SS., la più umile delle creature, la più conforme al vostro Divin Figlio, per i meriti delle vostre virtù, impetratemi la grazia di essere umile e mite con tutti, a esempio di Gesù e vostro. Cosi sia. (S. ALFONSO)

UNO SCOGLIO PERICOLOSO

L’incomparabile Gesuita P. Lallemant diceva:
“Molti uomini apostolici non fanno nulla puramente per Iddio. Essi cercano in lutto se stessi, mischiando segretamente il proprio interesse alla gloria di Dio, anche nelle opere migliori.
In tal modo trascorrono la vita in un miscuglio incessante di natura e di grazia.
Solo alla morte aprono gli occhi, vedono chiaramente le loro illusioni, e tremano nell’avvicinarsi al tribunale di Dio”.

5) MALINCONIA, TRISTEZZA
Pensieri da meditare:
Perché sei triste, anima mia, e perché mi conturbi? Spera in Dio.
La cattiva mestizia deriva dall’immortificazione o dal malcontento di avere ciò che non si vuole, o di non avere ciò che si vorrebbe.
Le anime malinconiche sono la peste delle comunità.
Fare il bene e farlo lietamente, è doppio bene.
Il rimedio più efficace contro la malinconia, è darsi alla mortificazione corporale.
S. Paolo: Siate sempre lieti nel Signore; lo ripeto, siate sempre lieti.
La gioia è dono di Dio, la più bella creatura uscita dalle sue mani, dopo l’amore.

I ESERCIZIO
1. Ho atteggiato il volto a malinconia o a tristezza?
2. Ho espresso idee pessimistiche o disfattiste?
3. Ho ruminato nella mia mente, pensieri di scoraggiamento o di sconforto?
4. Dopo una mancanza sfuggitami, ne ho chiesto perdono a Dio, rialzandomi più fiducioso nel suo amore misericordioso?
5. Ho fatto qualche generoso sacrificio, per lacerare le nubi, e restituire il sereno all’anima mia?6. Ho tenuto l’animo sollevato, col pensiero della presenza di Dio, e della ricompensa che mi attende in Cielo?

II ESERCIZIO
1. Mi sono lasciato demoralizzare da qualche malessere fisico?
2. Nella mia condotta esteriore si è scorta qualche influenza di malumore, di pene o difficoltà interne?
3. Mi sono scoraggiato per un insuccesso o per un contrattempo?
4. Mi sono lasciato deprimere l’animo da qualche piccola ferita, fatta al mio amor proprio?
5. Nelle mie difficoltà odierne, ho fatto un atto di fiducia in Dio, mobilitando anche tutte le mie risorse naturali?
6. Ho dilatato l’animo mio, con aspirazioni frequenti, ispirate ad abbandono filiale al beneplacito di Dio? (Minimo da fissare).

ASPIRAZIONI:
Ci hai creati per Te, o Signore; e il nostro cuore sarà inquieto, finché non riposerà in Te! (S. AGOSTINO).

ANTIFONA.
DA’ ai tuoi servi. o Signore, quella pace che il mondo non può dare! LIT. SS. VERGINE.
Esame circa: SCORAGGIAMENTO

6) – SCORAGGIAMENTO
È uno dei maggiori ostacoli nella via del bene.
È manifestazione di orgoglio, che, ferito per miserie e insuccessi, ispira di lasciar tutto.
È prova di languidezza del carattere e della virtù.
Lo scoraggiamento tarpa le ali all’entusiasmo, e costituisce il nemico numero “uno” di ogni progresso spirituale.
Bisogna guardarsene, e opporgli: virilità, umiltà e costanza, per ricominciare ogni volta più risoluti e più fiduciosi in Dio.
Il giusto cade sette volte, e si rialzerà.
Non vi scoraggiate quando vi accorgerete di esservi sbagliati, o quando siete caduti in qualche colpa per sorpresa o sbadataggine. Rialzatevi, e non dimenticate che anche gli errori e le debolezze, servono al nostro progresso. S. IGNAZIO DI LOIOLA.
Quel che c’è di peggio in ogni cosa è lo scoraggiamento; è la morte della virilità.
Non è tutto perduto se ti senti spesso tribolato o gravemente tentato. Sei uomo, e non Dio; sei carne, e non angelo. come potresti rimanere nello stesso grado di virtù, quando questa costanza mancò all’angelo in cielo, e al primo uomo nel paradiso terrestre?.

I ESERCIZIO
1. Ho realmente recitato meglio quelle date preghiere, fatto diligentemente quelle determinate azioni? (Mancanze).
2. Nei momenti di depressione morale, mi sono umiliato dinanzi a Dio per la mia impotenza, e ho fatto subito un bell’atto di fiducia in Lui?
3. Ho occupato tutto il tempo in cappella, oggi?
4. Dopo ogni caduta, ho invocato il Sangue preziosissimo di Gesù, per lavare e fortificare l’anima mia?

II ESERCIZIO
1. Ho sanzionato tutte le mancanze, che mi ero proposto di evitare assolutamente?
2. Quante volte ho rinnovato, con decisa volontà, i miei propositi di fervore e di fedeltà?
3. Ho omessa o accorciata qualcuna delle mie pratiche di pietà?
4. Quante volte ho richiamato, oggi, la presenza di Dio, per stimolare la mia volontà al bene?

III ESERCIZIO
1. Quanti doveri religiosi o professionali ho eseguito senza energia, perché ci provavo noia?
2. Quanti atti di fiducia nel S. Cuore di Gesù, ho fatto oggi? (Minimo).
3. Nei momenti più penosi mi sono abbattuto, invece di pensare alla gioia di mostrare a Dio la mia fedeltà, e di guadagnare tanti meriti per il Cielo?
4. Oggi ho fatto il mio dovere con entusiasmo, reagendo contro l’apatia?

IV ESERCIZIO
1. Quando più pesante ho sentita la pena, l’ho offerta a Dio, in sconto dei miei peccati?
2. Ho eseguito le risoluzioni prese oggi? Mi sono pentito di averle violate, e promesso ogni volta di osservarle meglio?
3. Quante volte ho pensato al disgusto e alle pene di Gesù nell’Orto, e a quelle sostenute dai Santi, al servizio di Dio e delle anime?
4. Quante volte ho pensato al Cielo e alla grande felicità, con cui Dio premierà la mia fedeltà?

ASPIRAZIONI:
O Amor qui semper ardes et nunquarn extingueris, Charitas Deus meus, accende me!
(O Amore che sempre ardi e mai ti consumi! Carità del mio Dio, accendi anche me!) S. AGOSTINO.
Signore, io vengo a Voi, come infermo al Salvatore desolato, al mio pietoso Consolatore. II Imit., 1.
O Cuore amorosissimo di Gesù, io pongo tutta la mia fiducia in Voi, perché temo tutto dalla mia debolezza, ma spero tutto dalla vostra bontà!

S. MARGHERITA M. ALACOQUE.
Sacro Cuore di Gesù, io confido in Voi!
Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi!

S. GIUSEPPE COTTOLENGO.

N. B. Nelle aridità e desolazioni spirituali, l’anima può applicarsi con frutto agli esercizi seguenti:
1 – riconoscere il proprio nulla e la propria impotenza spirituale;
2 – confessare la giustizia della pena, in castigo delle proprie colpe, anche veniali; e accettarle come mezzo di espiazione;
3 – sperare contro ogni speranza; e, nonostante le proprie deficienze, abbandonarsi fiduciosamente nelle braccia paterne di Dio;
4 – conformarsi al beneplacito divino, rinunziando alla propria volontà, per affidarsi, senza riserve, a quella di Dio, anche nelle minime cose:
5 – chiedere con umiltà, fiducia e perseveranza, l’aiuto di Dio, della Madonna e dei propri Santi Protettori.

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