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Esclamazioini dell'Anima a Dio - Capitoli da 1 a 9

Autore: Autori Cristiani

I

1. Oh, vita, vita mia! Come puoi vivere lontana dalla tua Vita? In così profonda solitudine, di cosa ti occupi? Che fai, visto che tutte le tue opere sono imperfette e difettose? Chi ti consola, anima mia, in questo tempestoso mare? Ho pena di me e ancor più del tempo che son vissuta senza dolermi. Oh, Signore, come sono dolci le vostre vie! Ma chi camminerà senza timore? Temo di non riuscire a servirvi: quando mi dispongo a farlo, non trovo cosa che mi soddisfi per pagarvi almeno un po’ di ciò che vi devo. Mi sembra di volermi consacrare tutta al vostro servizio ma, quando considero attentamente la mia miseria, vedo che non posso far nulla di buono, se voi non me ne date la capacità.

2. Mio Dio, misericordia mia!, che devo fare per non distruggere le grandi cose che compite in me? Le vostre opere sono sante, sono giuste, sono di un valore inestimabile, frutto di una straordinaria sapienza, perché voi, Signore, siete la stessa Sapienza. Se il mio intelletto cerca di contemplarle, se ne lamenta la volontà, che non vorrebbe essere ostacolata nell’amarvi. Perciò l’intelletto, pur in mezzo a così grandi meraviglie, non può giungere a capire chi è il suo Dio, mentre la mia anima desidera godere di voi, ma non vede come possa farlo, chiusa in un carcere così penoso com’è questo suo corpo mortale. Tutto la disturba, anche se all’inizio trovò aiuto nella considerazione delle vostre grandezze, là dove appaiono meglio le mie innumerevoli miserie.

3. Perché ho detto questo, mio Dio? Con chi mi lamento? Chi mi ascolta se non voi, Padre e Creatore mio? Che bisogno ho io di parlare perché voi intendiate la mia pena, se voi siete in me, come tanto chiaramente vedo? Oh, quanto sono sciocca! Ma, ahimè, Dio mio! Come potrò io sapere con sicurezza di non essere lontana da voi? Oh, vita mia, che devi vivere con tanta incertezza in una questione di così capitale importanza! Chi riuscirà a desiderarti, visto che il guadagno che si può trarre o sperare da te, che è di accontentare in tutto Dio, è così incerto e pieno di pericoli?

II

1. Penso spesso, o mio Signore, che se c’è qualcosa capace di farci sopportare la vita senza di voi, è la solitudine, perché l’anima in essa può riposare con colui ch’è tutto il suo riposo, quantunque, non godendone con piena libertà, molte volte si senta raddoppiare il tormento. Ma di fronte a ciò che le procura il dover trattare con le creature e lasciare di unirsi da sola a solo con il suo Creatore, tale tormento finisce con l’apparire un diletto. È mai possibile, Signor mio, che il riposo stanchi un’anima che aspira solo a contemplarvi? Oh, potente amore di Dio, come son diversi i tuoi effetti da quelli dell’amore del mondo! Questo non vuole compagnia, sembrandogli che gli altri gli rubino il bene che possiede, mentre quello del mio Dio aumenta tanto più quanto più numerosi sono gli amanti; pertanto, se qualcosa sminuisce la sua gioia è vedere che non tutti godono di un così gran bene. Questo il motivo, o mio Bene, per cui nella gioia e nelle delizie che si gustano in voi, si rattristano al pensiero di coloro che, numerosissimi, rifiutano tali gioie e di coloro che le perderanno per sempre. L’anima ricorre allora a tutti i mezzi per procurarsi compagnia, e volentieri lascia il suo godimento, quando crede di poter contribuire per ottenere che anche altri ne godano.

2. Ma non sarebbe meglio, Padre mio celeste, rimandare questi desideri a quando l’anima sia meno favorita dei vostri doni, perché si applichi interamente a goderne? Oh, Gesù mio, quanto è immenso l’amore che nutrite per i figli degli uomini, se il miglior servizio che vi si possa rendere è abbandonare voi per amore verso di essi e per il loro profitto! Allora vi si possiede più pienamente. Infatti, anche se la volontà si appaga meno del godimento, l’anima gode di compiacervi e vede che le gioie terrene sono incerte, anche quelle che sembrano concesse da voi, finché viviamo questa vita mortale, se non si accompagnano all’amore del prossimo. Chi non lo ama, non vi ama, mio Signore, poiché tutto il sangue che avete versato ci dimostra l’immenso amore che nutrite per i figli di Adamo.

III

1. Considerando la gloria, mio Dio, che riservate a coloro che perseverano nell’adempimento della vostra volontà, vedendo con quante sofferenze e dolori vostro Figlio ce l’ha guadagnata, consapevole di come ce ne eravamo resi indegni e di quanto sia giusto impegnarci a non ricambiare con l’ingratitudine la sublimità di un amore che a così caro prezzo ci ha insegnato ad amare, la mia anima si sente lacerare di dolore. Com’è possibile, Signore, che tutto questo si dimentichi e che gli uomini si dimentichino di voi al punto da offendervi? Oh, mio Redentore, com’è possibile, aggiungo, che siano tanto smemorati da dimenticare così se stessi? Oh, com’è grande la vostra bontà se, ciò nonostante, vi ricordate di noi! Dimenticando che siamo caduti per volervi ferire con un colpo mortale, voi tornate a tenderci la mano e ci risvegliate da così incurabile frenesia, affinché cerchiamo e vi chiediamo la salvezza! Sia benedetto un tal Signore, sia benedetta una così immensa misericordia, e sia egli lodato in eterno per così tenera bontà!

2. Anima mia, benedici senza fine un così grande Signore! Come si può tornare a essergli ribelli? Oh, come la stessa grandezza del dono ricevuto è di danno agli ingrati! Ponetevi voi rimedio, mio Dio. E voi, figli degli uomini, fino a quando sarete duri di cuore e avrete il coraggio di opporvi a questo dolcissimo Gesù? Cos’è questo? Forse che la vostra malizia può prevalere a lungo contro di lui? No; la vita dell’uomo ha, infatti, una fine come il fiore del fieno, e il Figlio della Vergine verrà a pronunciare la sua terribile sentenza. Oh, mio potente Dio! Dal momento che, anche se non lo vogliamo, ci dovrete giudicare, perché non consideriamo quanto sia importante avervi favorevole in vista di quel momento? Ma chi, chi non vorrà un Giudice così giusto? Beati coloro che in quel tremendo istante si rallegreranno con voi, mio Dio e mio Signore! Colui che voi avete rialzato e che, avendo riconosciuto come si era miseramente perduto per procurarsi un fugacissimo piacere, è ora deciso a non più offendervi con il vostro aiuto (poiché sempre andate incontro, Bene dell’anima mia, a coloro che vi amano, e sempre rispondete a chi vi chiama); quale via di scampo avrà, Signore, dopo questo, per poter vivere senza sentirsi morire di continuo al pensiero di aver perduto un così gran tesoro come quello dell’innocenza battesimale? La miglior vita che possa vivere è morire continuamente a causa di questo rimpianto. Ma un’anima che vi ama teneramente, come potrà sopportarlo?

3. Che domanda sciocca, Signore, questa mia! Si direbbe che abbia dimenticato le vostre grandezze e misericordie, e non pensi che siete venuto al mondo per noi peccatori e a quale caro prezzo ci avete riscattati, pagando le nostre false gioie con la sofferenza di così crudeli tormenti e flagellazioni! Avete guarito la mia cecità, con la benda che ricoprì i vostri occhi divini e la mia vanità con la vostra crudelissima corona di spine. Oh, Signore, Signore! Tutto questo ferisce più profondamente chi vi ama. Mi conforta solo il pensiero che, una volta conosciuta la mia cattiveria, la vostra misericordia sarà lodata per sempre. Ciò nonostante, non so se questa pena potrà abbandonarmi fino a che, vedendovi faccia a faccia, spariscano tutte le miserie della nostra mortalità.

IV

1. Mi sembra, mio Signore, che la mia anima trovi un po’ di sollievo pensando alla felicità che avrà se, per vostra misericordia, le sarà concesso di godere di voi. Ma vorrebbe anzitutto servirvi, perché si tratta di godere delle gioie che le avete meritato, servendo lei. Che farò, mio Signore? Che farò, mio Dio? Oh, con quanto ritardo si sono accesi i miei desideri e come voi, Signore, vi siete invece adoperato per tempo a chiamarmi perché mi dedicassi tutta a voi! Forse che, Signore, voi abbandonate il miserabile, o allontanate il povero mendico quando vuole avvicinarsi a voi? Hanno forse un limite, Signore, le vostre grandezze o la magnificenza delle vostre opere? Oh, mio Dio e misericordia mia! Come vi sarà facile mostrare ora grandezza e magnificenza nella vostra serva! Voi siete potente, gran Dio. Questo è il momento in cui si riuscirà a capire se la mia anima si inganni quando, pensando al tempo perduto, afferma che in un attimo voi, Signore, potete farglielo riguadagnare. Forse vaneggio, perché siamo soliti dire che il tempo perduto non si può ricuperare. Sia benedetto il mio Dio!

2. Oh, Signore! Riconosco la vostra divina potenza. E se voi siete potente, come in realtà siete, cosa c’è d’impossibile a colui che può tutto? Vogliate, dunque, Signore mio, vogliate! Per quanto miserabile io sia, credo fermamente che possiate tutto ciò che volete, e quanto più sono grandi le meraviglie che sento dire di voi, pensando che potete fare ancora di più, la mia fede si fortifica maggiormente e credo con più salda convinzione che esaudirete la mia richiesta. E come meravigliarsi di ciò che fa l’Onnipotente? Voi sapete bene, mio Dio, che pur fra tutte le mie miserie, non ho mai trascurato di riconoscere la vostra grande potenza e misericordia. Tenete conto, Signore, del fatto che almeno in questo non vi ho offeso. Ricuperatemi, Dio mio, il tempo perduto concedendomi la vostra grazia per il presente e per il futuro, affinché compaia davanti a voi con la veste nuziale perché, se lo volete, lo potete.

V

1. Oh, Signor mio! Come osa chiedervi grazie chi vi ha servito così male e così male ha saputo custodire i vostri doni? Che fiducia si può avere di chi ha tradito molte volte? Che farò io, dunque, o consolazione dei desolati e rimedio di chi implora il vostro aiuto? Sarà, forse, meglio tacere le mie necessità aspettando che voi me ne apportiate il rimedio? No, di certo, perché voi, mio Signore e mia gioia, sapendo quanto grande doveva essere il loro numero e di quanto sollievo sia per noi manifestarvele, ci avete detto di chiedere, perché non mancherete di esaudirci.

2. A volte penso alle lamentele di quella santa donna che era Marta. Non si lamentava solo di sua sorella, anzi sono sicura che il suo maggior rammarico proveniva dall’impressione che voi, Signore, non aveste pietà delle sue fatiche e non v’importasse nulla di vedervela vicina. Forse le sembrò che l’amaste meno della sorella. Questo dovette affliggerla più che non la fatica di servire colui per il quale così grande amore, perché l’amore fa ritenere un riposo anche la fatica. Ciò appare dal fatto che a sua sorella non disse nulla e che invece tutta la sua lamentela fu rivolta direttamente a voi, Signore; l’amore le diede l’ardire di chiedervi come mai non vi curaste di lei. E anche la vostra risposta sembra provare che la domanda fosse dettata e provenisse dal motivo che ho detto: solo l’amore, diceste, è ciò che dà valore a tutte le cose e che l’unica cosa necessaria è che l’amore sia così forte che niente m’impedisca d’amare. Ma come, Dio mio, potremo avere un amore degno di ciò che merita l’Amato, se quello che voi avete per noi non si unisce al nostro? Mi lamenterò, dunque, come questa santa donna? Oh! Non ne ho nessun motivo, perché ho sempre ricevuto dal mio Dio ben più grandi e abbondanti prove d’amore di quelle che io non abbia saputo chiedere né desiderare. Se non mi lamento di quanto a lungo la vostra bontà mi ha sopportato, non ho alcun altro motivo per farlo. E allora che potrà chiedervi una creatura così miserabile come me? Datemi, Dio mio, di che darvi, dirò con sant’Agostino, per soddisfare almeno in parte il molto che vi devo; ricordatevi che sono creatura vostra e concedetemi di conoscere chi sia il mio Creatore affinché io l’ami.

VI

1. Oh, mio diletto, Signore di tutto il creato e mio Dio! Fino a quando dovrò aspettare per vedervi faccia a faccia? Che rimedio offrite a chi dispone di così poco sulla terra per trovare un po’ di sollievo fuori di voi? Oh, vita lunga, vita amara, vita che non si vive! Oh, che assoluta solitudine, che solitudine senza rimedio! Quando, dunque, Signore, quando? Fino a quando? Che farò io, mio Bene, che farò? Desidererò, forse, non desiderarvi più? Oh, mio Dio e mio Creatore! Voi causate le piaghe e non date la medicina; ferite, e la ferita non si vede; uccidete, per lasciare più vita! Insomma, mio Signore, voi fate ciò che volete, potente qual siete. Ma volete che un verme così spregevole, mio Dio, soffra sentimenti così contrastanti? Sia pur così, mio Dio, poiché voi lo volete; io non voglio altro che amarvi.

2. Ahi, ahi, mio Creatore! Come il mio immenso dolore mi costringe a lamentarmi e a riconoscere un male che sarà senza rimedio finché non vi piacerà porvi fine! L’anima così imprigionata aspira, certo, alla libertà, ma sempre con il desiderio di non allontanarsi in nulla da quello che voi volete. Fate sì, gloria mia, che il suo spasimo aumenti o liberatela da esso totalmente. Oh, morte, morte, non so chi ti possa temere, essendo in te la vita! Ma chi non temerà, avendo trascorso parte dell’esistenza senza amare il suo Dio? E poiché mi trovo proprio in questa condizione, cosa chiedo e cosa desidero? Forse il castigo così ben meritato per i miei peccati? Non permettetelo voi, Bene mio, per il caro prezzo che vi è costato il mio riscatto.

3. Oh, anima mia! Lascia che si compia la volontà del tuo Dio; questo è quanto ti conviene. Servilo, e spera nella sua misericordia che porterà rimedio alla tua pena; quando avrai fatto penitenza per le tue colpe e ne avrai meritato un po’ il perdono di esse, non voler godere senza patire. Oh, mio vero Signore e mio Re! Nemmeno di questo sono capace se la vostra mano sovrana e la vostra grandezza non mi sostengono, ma con il vostro aiuto tutto mi sarà possibile.

VII

1. Oh, speranza mia, Padre mio, mio Creatore e mio vero Signore e Fratello! Quando penso a quello che voi dite, che la vostra delizia è stare con i figli degli uomini, la mia anima si riempie di gioia. Oh, Signore del cielo e della terra! Sono parole tali che nessun peccatore, in virtù di esse, può perdere la fiducia. Forse, Signore, vi manca qualcuno con cui dilettarvi per venire a cercare un vermiciattolo così ributtante come me? La voce che si udì durante il battesimo di Gesù diceva che vi siete compiaciuto nel vostro Figlio. Siamo, dunque, tutti uguali a lui, Signore? Oh, quale immensa misericordia, e che favore infinitamente superiore ai nostro meriti! E pensare che noi mortali dimentichiamo tutto questo! Mio Dio, abbiate presente l’immensa miseria umana e non dimenticate la nostra debolezza, voi che conoscete ogni cosa.

2. Oh, anima mia! Considera la profonda gioia e l’immenso amore con cui il Padre riconosce suo Figlio e il Figlio riconosce suo Padre; contempla l’ardore con cui lo Spirito santo si unisce ad essi e come nessuno dei tre possa separarsi da tanto amore e da tanta conoscenza, perché sono una cosa sola. Tali Persone divine si conoscono, si amano e si compiacciono l’una dell’altra. Allora, che bisogno c’è del mio amore? A che scopo lo volete, Dio mio, ovvero che guadagno ne traete? Oh, siate benedetto, mio Dio, per sempre! Vi lodino senza fine tutte le creature, Signore, giacché in voi la fine non può esistere.

3. Rallegrati, anima mia, che ci sia chi ama il tuo Dio com’egli merita. Rallegrati che ci sia chi conosce la sua bontà e la sua potenza. Ringrazialo di averci mandato su questa terra chi lo conosce così bene come il suo unico Figlio. Sotto la sua protezione, puoi avvicinarlo e pregarlo. Poiché Sua Maestà trova in te le sue delizie, non permettere che nulla quaggiù possa impedirti di trovare in lui le tue delizie, di rallegrarti delle grandezze del tuo Dio e di quanto meriti di essere amato e lodato. Supplicalo che ti aiuti, affinché tu contribuisca almeno un po’ a far benedire il suo nome e possa dire con tutta verità: l’anima mia esalta e magnifica il Signore.

VIII

1. O mio Signore e mio Dio, com’è vero che avete parole di vita in cui tutti i mortali troveranno ciò che desiderano, se vorranno cercarlo in esse! Ma che meraviglia, mio Dio, che dimentichiamo le vostre parole, nell’aberrazione e nel turbamento prodotti in noi dalle nostre opere cattive? O Dio mio, Dio, Dio, Creatore dell’universo! Che sarebbe il creato se voi, Signore, voleste creare ancora? Siete onnipotente; le vostre opere sono incomprensibili. Fate dunque in modo, Signore, che le vostre parole non si cancellino mai dalla mia mente.

2. Voi dite: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, ed io vi consolerò. Che altro vogliamo, Signore? Che domandiamo? Che cerchiamo? Per quale motivo la gente del mondo si perde se non per andare in cerca di felicità? O Dio, Dio mio! È possibile questo, Signore? Oh, che pena! Che grande accecamento! Noi cerchiamo, infatti, la felicità dov’è impossibile trovarla! Abbiate pietà, Creatore, delle vostre creature! Vedete, noi non capiamo noi stessi, né sappiamo quel che desideriamo, né siamo nel giusto chiedendo quel che chiediamo. Illuminateci, Signore; considerate che la vostra luce è più necessaria a noi che a quel cieco il quale era tale dalla nascita, perché questi desiderava vedere la luce e non poteva, ma noi, Signore, non vogliamo vedere. Oh, che male grave e incurabile! Qui, mio Dio, deve manifestarsi il vostro potere, qui deve brillare la vostra misericordia!

3. Com’è insensato ciò che vi chiedo, mio vero Dio! Vi prego d’amare chi non vi ama, di aprire a chi non bussa alla vostra porta, di dar la salute a chi ha piacere d’essere infermo e va in cerca di malanni. Voi dite, mio Signore, che siete venuto a cercare i peccatori; eccoli, Signore, i veri peccatori. Non guardate alla nostra cecità, ma al sangue prezioso versato da vostro Figlio per noi. La vostra misericordia risplenda fra tanta malizia! Considerate, Signore, che siamo vostre creature; ci sia d’aiuto la vostra bontà e misericordia!

IX

1. Oh, dolce e tenero Signore dell’anima mia! Voi dite anche: Venite a me tutti voi che avete sete, e io vi darò da bere. Come farà a non avere una sete ardente chi sta bruciando fra le fiamme divampanti delle cupidigie di queste miserabili cose terrene? Ha un estremo bisogno di acqua per non morire del tutto di sete. Io so bene, mio Signore, che nella vostra bontà gliela darete. L’avete detto voi stesso; le vostre parole non possono deludere. Ma se ci sono di quelli che, abituati a vivere in questo fuoco, non lo sentono più, né si accorgono, nella loro stoltezza, dell’estremo bisogno di bere, che rimedio possono trovare, mio Dio? Eppure voi siete venuto al mondo per portar rimedio a tali gravi necessità. Cominciate, dunque, a farlo, Signore; proprio nei casi più difficili è dove apparirà meglio la vostra clemenza. Considerate, mio Dio, che i vostri nemici vanno guadagnando notevolmente terreno. Abbiate pietà di coloro che non ne hanno di se stessi! Poiché la sventura li acceca in modo tale da impedire che essi vengano a voi, andate voi da essi, mio Dio. Ve lo chiedo in nome loro, perché so che questi morti risusciteranno non appena, riconosciuti i propri errori e tornati in sé, cominceranno a godere di voi.

2. Oh, Vita che donate la vita a tutti! Non negate a me quest’acqua dolcissima che promettete a chi la vuole. Io la voglio, Signore, la chiedo e vengo a voi. Non nascondetevi a me, Signore, poiché conoscete il bisogno che ne ho e come essa sia la vera medicina per l’anima da voi ferita. Oh, Signore, quanti diversi fuochi ci sono in questa vita e quanto, a giusta ragione, si deve vivere con timore! Alcuni annientano a poco a poco l’anima, altri la purificano perché viva eternamente, godendo di voi. Oh, fonti vive delle piaghe del mio Dio, con quale abbondanza sgorgherete sempre per il nostro sostentamento e come procederà sicuro fra i pericoli di questa miserabile vita colui che cercherà di sostenersi con questo divino liquore!