Esclamazioini dell'Anima a Dio - Capitoli da 10 a 17
Autore: Autori Vari
X
1. Oh, come siamo pronti ad offendervi, Dio dell’anima mia, e come voi siete ancor più pronto a perdonarci! Da cosa proviene, Signore, così insensato ardire se non dal sapere che la vostra misericordia è grande e dal dimenticare quanto sia equa la vostra giustizia? Dolori di morte mi circondano. Ahi, ahi, ahi, che gran male è il peccato, se è stato capace di uccidere un Dio fra tanti dolori! E come ne siete circondato tutt’intorno, mio Dio! Dove potete andare che non vi tormentino? Da ogni parte gli uomini vi coprono di ferite.
2. Oh, cristiani! È tempo di difendere il vostro Re e di tenergli compagnia in così grande solitudine. Sono ben pochi i sudditi che gli sono rimasti, mentre grande è il numero dei seguaci di Lucifero. E il peggio è che gli si mostrano amici in pubblico e lo vendono in segreto: non trova quasi più nessuno di cui fidarsi. Oh, amico sincero, come vi paga male chi vi tradisce! Oh veri cristiani, unite il vostro pianto a quello di Dio! Le lacrime di compassione da lui versate non furono solo per Lazzaro, ma per tutti coloro che si sarebbero rifiutati di risorgere, nonostante il suo richiamo. Oh, mio Bene! Come allora voi avevate certo presenti anche le colpe che io ho commesso contro di voi! Che esse abbiano ormai fine, Signore, che esse abbiano fine e con le mie anche quelle di tutti gli uomini! Risuscitate questi morti; le vostre grida, Signore, siano così potenti che, sebbene essi non vi chiedano la vita, voi gliela diate, affinché in seguito, Dio mio, abbandonino l’abisso dei loro piaceri.
3. Neppure Lazzaro vi chiese di risuscitarlo: eppure voi lo faceste per le preghiere di una peccatrice. Eccone qui un’altra, mio Dio, e ben più colpevole. Fate risplendere in lei la vostra misericordia. Per quanto miserabile io sia, ve lo chiedo per coloro che si rifiutano di farlo. Voi ben conoscete, mio Re, il mio tormento nel vedere i peccatori così noncuranti degli atroci supplizi che dovranno patire in eterno se non ritornano a voi. Oh, abbiate pietà di voi stessi, voi che siete abituati a piaceri, feste, comodità e a non assecondare che la vostra volontà! Ricordatevi che sarete sempre asserviti, sempre, in eterno, alle furie infernali. Pensate e considerate che ora vi prega il Giudice che dovrà condannarvi, e che voi non avete neanche un istante di vita sicura. Perché non volete vivere eternamente? Oh, durezza dei cuori umani! Li addolcisca la vostra immensa pietà, mio Dio!
XI
1. Oh, mio Dio, mio Dio! Che grande tormento è per me considerare il dolore di cui farà esperienza un’anima che qui è stata sempre riverita, amata, servita, stimata e vezzeggiata, quando, subito dopo la morte, si vedrà ormai perduta per sempre e capirà chiaramente che il suo stato non avrà fine! Allora non le servirà a nulla cercare di allontanare dalla mente le verità della fede, come ha fatto quaggiù; sarà priva di quei beni di cui le sembrerà che ancora non aveva cominciato a godere (e a ragione, perché tutto quello che ha fine con la vita non è altro che un soffio); si vedrà circondata da una compagnia mostruosa e spietata con la quale dovrà patire eternamente, immersa in quel fetido lago, pieno di serpenti che faranno a gara nel darle i più crudi morsi, in quella penosa oscurità, dove non vedrà se non ciò che le darà tormento e angoscia, senz’altra luce che quella di una fiamma tenebrosa. Oh, com’è poco quel che si dice in confronto alla realtà!
2. Oh, Signore! Chi ha coperto gli occhi di quest’anima di tanto fango da impedirle di considerare queste cose fino al momento di vedersi sprofondata lì? Oh, Signore! Chi le ha chiuso le orecchie perché non udisse i tanti avvertimenti che le venivano dati su quella realtà e sull’eternità di tali supplizi? Oh, vita che durerà sempre così! Oh, tormenti senza fine! Oh, tormenti senza fine! Come non vi rabbrividisce chi, per non affaticare il proprio corpo, teme di dormire su un letto un po’ duro?
3. Oh, Signore, Dio mio! Piango il tempo in cui non me ne sono resa conto e poiché sapete, mio Dio, quanto mi affligga vedere il grande numero di coloro i quali non vogliono capirlo, io ora vi prego, Signore, che almeno uno, uno solo riceva luce da voi, perché possa servire a illuminare molti altri! Non per me, Signore, che non ne sono degna, ma per i meriti di vostro Figlio. Guardate le sue piaghe, Signore, e poiché egli perdonò a chi gliele aveva provocate, anche voi perdonateci.
XII
1. Oh, mio Dio, mia vera forza! Ma come avviene, Signore, che, codardi in tutto, siamo invece così arditi contro di voi? Qui si dispiegano tutte le forze dei figli di Adamo. Se la loro ragione non fosse così ottenebrata, comprenderebbero che neanche tutte le forze riunite del genere umano sarebbero sufficienti per ardire di prendere le armi contro il proprio Creatore e sostenere una guerra continua contro chi li può sprofondare in un attimo negli abissi infernali. Ma, poiché la loro mente è cieca, sono come pazzi che cercano la morte, credendo di trovarvi la vita. Infine, si comportano come gente senza ragione. Che fare, mio Dio, con chi è affetto da questa forma di pazzia? Si dice che il male stesso dia agli insensati grandi forze; così avviene di quelli che si allontanano dal mio Dio: gente malata, la cui furia si sfoga tutta contro di voi che fate loro il maggior bene.
2. Oh, Sapienza impenetrabile! Occorreva tutto l’amore che portate alle vostre creature per sopportare tanta pazzia, aspettare la nostra guarigione e procurarcela con ogni sorta di mezzi e di rimedi! Resto sbalordita quando considero che non si ha il coraggio di vincersi in così lieve difficoltà: ci si crede incapaci, pur volendolo, di sottrarsi a un’occasione e di allontanarsi da un pericolo in cui l’anima si perde; eppure si ha il coraggio e l’ardire di affrontare una così eccelsa Maestà come la vostra. Cos’è questo, mio Bene, cos’è? Da chi viene tale forza? Il capitano che guida questa battaglia contro di voi non è forse vostro schiavo e non è relegato nel fuoco eterno? Perché si leva contro di voi? Come un vinto può infondere tanto coraggio? Come può aver seguaci un simile indigente che è stato espulso dalle ricchezze celesti? Cosa può dare chi non ha nulla per sé, tranne una grande disgrazia? Cos’è questo, mio Dio? Cos’è questo, mio Creatore? Da dove tanto ardire contro di voi e tanta codardia di fronte al demonio? Anche se voi, o mio Principe, non favoriste i vostri, anche se dovessimo qualcosa a questo principe delle tenebre, non avrebbe ragion d’essere un tale comportamento, perché conosciamo ciò che voi ci riservate per l’eternità e quanto siano falsi i piaceri del demonio e infide le sue promesse. E che potrebbe mai fare per noi chi ha fatto tanto contro di voi?
3. O che grande cecità, mio Dio! O che enorme ingratitudine, mio Re! Che insanabile follia, servire il demonio con quello che voi ci date, Dio mio! Pagare il grande amore che nutrite per noi con l’amare chi vi odia e vi odierà eternamente! E, nonostante il sangue da voi sparso per noi, i colpi di frusta, i grandi dolori che soffriste, i grandi tormenti a cui doveste sottostare, invece di vendicare il vostro eterno Padre dell’immane empietà perpetrata contro suo Figlio (giacché voi non volete vendetta e perdonate tutto), prendiamo come compagni ed amici quelli che l’hanno trattato così! È evidente che, seguendo il loro capo infernale, saremo tutt’uno con lui e vivremo eternamente in sua compagnia, a meno che la vostra clemenza, Signore, non ci venga in aiuto facendoci ritornare alla ragione e perdonandoci il passato.
4. O mortali, rientrate, rientrate in voi stessi! Guardate al vostro Re, perché ora lo troverete pieno di dolcezza; abbia fine tanta cattiveria; il vostro furore e le vostre forze si rivolgano contro colui che vi fa la guerra e che vuole spogliarvi della vostra eredità. Tornate, tornate in voi stessi, aprite gli occhi, chiedete a gran voce e con molte lacrime la luce a colui che l’ha portata al mondo. Rendetevi conto, per amor di Dio, che vi disponete ad uccidere con tutte le vostre forze chi, per dare a voi la vita, ha sacrificato la sua; considerate che egli è colui il quale vi difende dai vostri nemici. E se tutto ciò non bastasse, vi basti almeno sapere che voi non potete nulla contro il suo potere e che, presto o tardi, pagherete con il fuoco eterno una così grande empietà e temerità. È forse perché vedete tale Maestà costretto a starsene immobile e legato dalle catene dell’amore che ha per noi? Cos’altro hanno fatto quelli che gli hanno dato la morte se non caricarlo di percosse e di ferite, dopo averlo legato?
5. O, mio Dio, come avete sofferto per chi prova così poca compassione dei vostri dolori! Ma verrà tempo in cui, Signore, si manifesterà la vostra giustizia, che sarà pari alla vostra misericordia. Badate, cristiani, riflettiamoci bene! Non potremo mai riuscire a capire ciò che dobbiamo a Dio, nostro Signore, e le magnificenze delle sue misericordie. Ma se la giustizia è altrettanto grande, ahimè, ahimè! che sarà di coloro che avranno meritato che si compia e risplenda in essi?
XIII
1. O anime che già godete senza alcun timore della vostra gioia e, assorte in essa, vi beate continuamente delle lodi del mio Dio! Com’è felice la vostra sorte! Come avete ragione di occuparvi sempre in queste lodi e come v’invidia la mia anima, per esser voi libere ormai dal dolore che procurano in questi tempi sventurati le offese arrecate al mio Dio, lo spettacolo di una così nera ingratitudine e la costatazione di come si chiudano volontariamente gli occhi di fronte al gran numero di anime che Satana si porta via! O beate anime del cielo! Soccorrete la nostra miseria e intercedete per noi presso la divina misericordia, affinché ci dia un po’ della vostra gioia e ci renda partecipi di questa chiara visione di cui ora godete.
2. Voi, mio Dio, fateci comprendere qual è la ricompensa riservata a coloro che combattono valorosamente nel breve sogno di questa miserabile vita. Anime amanti, otteneteci di comprendere la felicità che vi inonda al pensiero che il vostro gaudio sarà eterno e quanto sia piena la gioia di cui vi riempie la certezza che il vostro stato non avrà mai fine. O noi infelici, Signor mio! Ben lo sappiamo, infatti, e vi crediamo; se non che l’inveterata abitudine di non riflettere su queste verità le rende così estranee alle anime che non si conoscono più né si vogliono conoscere. O gente interessata, avida di piaceri e di divertimenti, che per non voler aspettare un breve spazio di tempo a goderne in abbondanza, per non voler attendere un anno, un giorno, un’ora – fors’anche non sarà più di un attimo – perde tutto, decisa a non rinunciare a quella miseria che ha sotto gli occhi!
3. Ahi, ahi, ahi, come ci fidiamo poco di voi, Signore! E voi, invece, quali immense ricchezze, quali tesori ci avete affidato! E dire che voi ci avete dato i trentatré anni di grandi sofferenze, seguite dalla morte inammissibile e penosa di vostro Figlio, cioè il vostro stesso divin Figlio. E ciò tanti anni prima della nostra nascita! Pur sapendo che non vi avremmo dato nulla in cambio, non avete voluto rinunziare ad affidarci così inestimabile tesoro, affinché non fosse per colpa vostra, Padre misericordioso, se noi, trascurando di approfittarne, non avessimo guadagnato nulla.
4. O anime fortunate che avete così bene saputo approfittarne, e comprare, servendovi di questo prezioso tesoro, un’eternità tanto gioiosa e duratura, diteci: come avete fatto ad acquistare per mezzo suo un tale eterno bene? Soccorreteci voi che siete già vicine alla fonte: attingete acqua per noi che qui moriamo di sete!
XIV
1. Oh, Signore, mio vero Dio! Chi non vi conosce, non vi ama. Oh, che grande verità è questa! Ma che sventura, che sventura, Signore, per chi non vuole conoscervi! Com’è da temere l’ora della morte! E ahimè, ahimè, mio Creatore, come sarà terribile il giorno in cui si adempirà la vostra giustizia! Spesso considero, o mio Cristo adorato, quanto appaiano affascinanti e dolci i vostri occhi all’anima che vi ama e che voi, mio Bene, vi inducete a guardare con amore. Mi sembra che uno solo di questi dolcissimi sguardi rivolto alle anime che voi ritenete per vostre basti come premio di molti anni di servizio! Oh, mio Dio, com’è difficile far comprendere questa cosa, a chi ignora quanto sia soave il Signore.
2. O cristiani, cristiani! Considerate il vincolo fraterno che vi lega a questo gran Dio; cercate di conoscerlo e non disprezzatelo più, perché come il suo sguardo è dolcissimo per chi lo ama, così è terribile quando si volge con spaventevole collera su chi lo perseguita. Ahimè! Non ci rendiamo conto che il peccato è una guerra aperta contro Dio da parte di tutti i nostri sensi e di tutte le potenze dell’anima! Fanno a gara nell’escogitare tradimenti contro il loro Re. Voi ben sapete, mio Signore, che spesso mi faceva più paura pensare alla possibilità di vedere il vostro volto divino adirato contro di me nel tremendo giorno del giudizio finale, che non tutte le pene e le furie infernali che io riuscissi a immaginare. Allora vi supplicavo di preservarmi, nella vostra misericordia, da una così grande sventura, e ve ne supplico anche ora, Signore. Cosa mi può capitare di simile su questa terra? Tutti i mali insieme vi chiedo, mio Dio, purché mi liberiate da così grande angoscia. Che non sia privata, mio Dio, che non sia privata del godere di tanta bellezza in pace! Vostro Padre vi ha dato a noi; che non perda, mio Signore, una gioia così preziosa! Confesso, eterno Padre, di averla custodita male, ma c’è ancora rimedio, Signore, c’è rimedio, finché viviamo in questo esilio.
3. O fratelli, fratelli, figli di questo Dio! Coraggio! Coraggio! Sapete, infatti, come Sua Maestà dica che non appena ci pentiremo di averlo offeso, non si ricorderà più delle nostre colpe e cattiverie. O pietà davvero infinita! Che vogliamo di più? Chi non arrossirebbe a chiedere tanto? Questo è il momento di prendere quanto ci offre questo Signore misericordioso, Dio nostro. Poiché vuole la nostra amicizia, chi potrà rifiutarla a chi non rifiutò di spargere tutto il suo sangue e perdere la vita per noi? Quello che ci chiede è nulla, pensate! E adempierlo risponde al nostro primario interesse.
4. Oh, Dio mio, Signore! Che durezza! Che follia e che cecità! Se ci si angustia quando si perde qualcosa, un ago, uno sparviero da cui non ci viene altra soddisfazione che vederlo librarsi nell’aria, sembra impossibile non soffrire per la perdita di quest’aquila reale della maestà di Dio e di un regno il cui godimento non avrà fine! Cos’è mai questo? Che cos’è? Non riesco a capirlo. Guarite mio Dio, tanta demenza e cecità.
XV
1. Ahimè! ahimè, Signore, com’è lungo questo esilio! E come son grandi i patimenti che comporta vivere in esso con il desiderio di vedere il mio Dio! Signore, che farà un’anima chiusa in questo carcere? Oh, Gesù, quant’è lunga la vita dell’uomo, anche se si dice che è breve! È breve, sì, mio Dio, ai fini di guadagnare con essa una vita che non avrà termine, ma assai lunga per l’anima la cui aspirazione è trovarsi alla presenza del suo Dio. Che rimedio voi porgete a un tale tormento? Non ce n’è altro se non sopportarlo per amor vostro.
2. Oh, mio Dio, dolce riposo di coloro che vi amano! Non deludete i vostri amanti, perché per voi si accresce e si attenua il tormento causato dall’Amato all’anima che anela a lui. Desidero accontentarvi, Signore. So bene che nessuna creatura può contentare me. Stando così le cose, voi non condannerete il mio desiderio. Eccomi qui, Signore! Se è necessario vivere per servirvi in qualche cosa, non rifiuto nessuno di tutti i patimenti che possano sopravvenirmi quaggiù, come diceva san Martino, che vi amava tanto.
3. Ma, oh dolore, oh dolore, povera me! Egli, infatti, aveva opere da offrirvi ed io non ho che parole, non essendo capace d’altro! Possano, mio Dio, aver valore i miei desideri davanti alla vostra divina Maestà, e non vogliate guardare alla pochezza dei miei meriti. Fate che possiamo meritare tutti di amarvi, Signore! Giacché si deve vivere, si viva per voi, abbiano fine una buona volta i nostri desideri e i nostri interessi personali! Che vi è di più grande che meritare di contentarvi? O mia gioia e mio Dio, che farò per accontentarvi? Come sono miserabili i miei servizi, anche se volessi offrirne molti al mio Dio! Perché, dunque, rimanere in questa vita piena di miserie? Perché si compia la volontà del Signore. È forse possibile un maggior guadagno di questo, anima mia? Sii vigilante, attendi, perché non sai quando verrà il giorno né l’ora. Vigila attentamente: tutto, infatti, passa con rapidità, anche se l’impazienza del tuo desiderio rende dubbio ciò che è sicuro, e lungo un tempo breve. Bada che quanto più lotterai, tanto più dimostrerai l’amore che nutri per il tuo Dio, e più godrai col tuo Amato di una gioia e di una letizia senza fine.
XVI
1. Oh, mio vero Dio e Signore! È una grande consolazione per l’anima oppressa dalla solitudine a causa della lontananza da voi, sapere che siete in ogni luogo. Ma quando la forza dell’amore e i grandi impeti del suo dolore aumentano, a che giova questa considerazione, Dio mio? L’intelletto si turba e la ragione si ottenebra, diventando entrambi incapaci di percepire questa verità che né si può, pertanto, intendere né conoscere. L’anima si accorge solo di essere lontana da voi e rifiuta qualunque sollievo: infatti il cuore che arde d’amore non accetta consigli né conforti se non proprio da colui che l’ha ferita, in quanto solo da lui spera che possa essere guarita la sua pena. Quando voi volete, Signore, subito sanate la ferita che avete fatto. Prima che ciò avvenga, non c’è da aspettarsi salute né gioia, tranne quella che nasce dal soffrire per una così giusta causa.
2. Oh, vero Amante, con quanta pietà, con quanta dolcezza, con quanta letizia, con quanta generosità e con quali sublimi dimostrazioni d’amore guarite queste piaghe che voi avete procurato con le frecce del vostro stesso amore! Oh, mio Dio, sollievo di ogni dolore! Come sono insensata! Quali mezzi umani potrebbero esserci per guarire coloro che il fuoco divino ha reso infermi? Chi può sapere fin dove arrivi questa ferita, da che cosa sia venuta, e come si possa lenire un così atroce e delizioso tormento? Sarebbe assurdo che un male tanto prezioso potesse placarsi con mezzi così vili come sono quelli di cui dispongono gli uomini. Con quanta ragione la sposa esclama nel Cantico: Il mio Diletto a me, e io al mio Diletto, perché è impossibile che un tale amore abbia un’origine così vile come il mio.
3. Ma se il mio amore è vile, mio Sposo, come mai non si ferma su nessuna creatura per raggiungere solo il suo Creatore? Oh, mio Dio! Perché io al mio Diletto? Siete voi, mio vero amore, a dare inizio a questa guerra d’amore, perché altro non sembrano l’inquietudine e l’abbandono di tutte le potenze e dei sensi che escono per le piazze e per i borghi scongiurando le figlie di Gerusalemme di svelare dov’è il loro Dio. Cominciata questa battaglia, contro chi, Signore, combatteranno se non contro colui che si è reso padrone di questa fortezza dove essi prima dimoravano, cioè la parte superiore dell’anima. Se ne furono cacciati, fu unicamente perché riconquistassero il loro conquistatore? Stanchi ora della sua assenza, si danno per vinti; e così, rinunciando a combattere, combattono con miglior esito perché, arrendendosi, vincono il loro vincitore.
4. Oh, che meravigliosa battaglia, anima mia, hai sostenuto in questo tormento e come tutto si svolge testualmente così! Sì, il mio Amato a me, e io al mio Amato. E chi oserà, ora, intromettersi per dividere e spegnere due fuochi divampanti in tal modo? Sarebbe affaticarsi a vuoto, perché ormai sono divenuti un fuoco solo.
XVII
1. Oh, mio Dio, mia sapienza infinita, senza misura né limiti, e superiore a ogni angelica e umana intelligenza! Oh, Amore che mi ami più di quanto io stessa mi possa amare e intendere! Perché, Signore, voler desiderare più di quello che voi vorrete darmi? Perché voler stancarmi a chiedervi ciò che è ispirato dal mio desiderio, visto che voi già sapete dove va a finire tutto quel che può vagheggiare la mia mente e a cui può aspirare il mio cuore, mentre io non so come riuscire a trarre per me un giovamento? Se c’è una cosa da cui la mia anima pensa di guadagnare, essa sarà, invece, forse per me una perdita. Se vi prego di liberarmi da una sofferenza che deve proprio servire alla mia mortificazione, cosa vi chiedo! mio Dio? Se vi supplico di mandarmela, forse non è commisurata alla mia pazienza, ancora debole e incapace di sopportare un colpo così forte. E ammesso che la pazienza mi aiuti a sostenere la prova, ma non sia ancora ben salda nell’umiltà, può darsi che pensi d’aver fatto qualcosa, mentre siete voi a far tutto, mio Dio. Se voglio soffrire, non vorrei però che ciò fosse a scapito della reputazione, il che non mi sembra conveniente per il vostro servizio, in quanto, da parte mia, non vedo in me alcune senso di attaccamento all’onore. Può darsi che proprio per la stessa ragione per cui ritengo debba esserci una perdita, ci sia un maggior guadagno in vista di quello a cui aspiro, cioè servirvi.
2. Potrei aggiungere molte altre riflessioni per provare che non capisco me stessa. Ma, perché parlarne quando so che lo conoscete? Solo affinché, quando sento il peso della mia miseria e vedo ottenebrata la mia ragione, cerchi di ritrovarla qui, o mio Dio, in quel che ho scritto di mia mano. Molte volte infatti mi riconosco, mio Dio, così miserabile, debole e pusillanime da andare alla ricerca di quanto è accaduto alla vostra serva, colei che credeva d’aver ricevuto da voi favori tali da poter lottare contro tutte le tempeste di questo mondo. No, mio Dio, no! Nessuna fiducia, ormai, in ciò che può essere un mio desiderio personale. Vogliate voi per me tutto quel che vi piacerà volere; è quanto io voglio, perché il mio bene consiste unicamente nel farvi piacere. E se voi invece, Dio mio, voleste contentare me, adempiendo ogni richiesta ispirata dal mio desiderio, vedo che sarei perduta.
3. Com’è misera la sapienza dei mortali e incerta la loro provvidenza! Disponete voi, con la vostra, i mezzi necessari affinché la mia anima vi serva non come voglio io, ma come volete voi. Non castigatemi col darmi ciò che voglio o a cui aspiro, se il vostro amore (che in me viva sempre!) non lo desidera. Muoia ormai questo io, e ne viva in me un altro che è più grande di me e migliore per me di me stessa, affinché io possa servirlo. Egli viva e mi dia vita; egli regni e io sia la sua schiava; la mia anima non vuole altra libertà. Come potrà essere libero chi se ne sta lontano dall’Altissimo? Quale maggiore e più miserabile schiavitù di quella dell’anima libera dalla mano del suo Creatore? Felici coloro che, tenuti stretti dai benefici della misericordia divina come da saldi ceppi e catene, si vedranno prigionieri e impossibilitati a sciogliersene! L’amore è forte come la morte e duro come l’inferno. Oh, felice chi, sentendosi morto per mano sua, si vedrà scagliato in questo inferno divino; senza più speranza di poterne uscire, o, per meglio dire, senza timore di vedersene messo fuori! Ma, ohimè, Signore, finché dura questa vita mortale, quella eterna è sempre in pericolo!
4. Oh, vita nemica del mio bene, potesse essermi concesso di por fine al tuo corso! Ti sopporto perché ti sopporta Dio; provvedo al tuo sostentamento perché sei sua; non tradirmi né essermi ingrata. Malgrado tutto ciò, ahimè, Signore, com’è lungo il mio esilio! Il tempo è sempre breve per dedicarlo al guadagno della vostra eternità, ma assai lungo è anche un sol giorno o un’ora per chi ignora in cosa potrà offendervi e teme di farlo. Oh, libero arbitrio, così schiavo della tua libertà, se non sei inchiodato al timore e all’amore di chi ti ha creato! Oh, quando verrà quel felice giorno in cui ti vedrai annegato nell’oceano infinito della somma Verità, dove non sarai più libero di peccare, né vorrai esserlo, perché al sicuro da ogni miseria, naturalizzato con la vita stessa del tuo Dio!
5. Egli è beato perché si conosce, ama e gode di se stesso, senza poter fare altrimenti. Non ha, non può avere la libertà di dimenticare se stesso e cessare di amarsi, perché sarebbe, per lui, un’imperfezione. Anima mia, quando penetrerai a fondo questo sommo Bene, conoscerai quel che egli conosce e godrai di quanto è oggetto del suo godimento; allora comincerà il tuo riposo: una volta costatato il venir meno della tua incostante volontà, non ci saranno più cambiamenti. La grazia di Dio, infatti, avrà avuto tanto potere da renderti partecipe della sua divina natura con tale perfezione che, lungi dal desiderarlo, non potrai più dimenticarti del sommo Bene, né cessare di gioire di lui e del suo amore.
6. Beati coloro che sono scritti nel libro di questa vita! Ma se tu lo sei, anima mia, perché sei triste e mi conturbi? Spera in Dio al quale confesserò ancora una volta i miei peccati e di cui proclamerò le misericordie. Di tutto insieme comporrò un cantico di lodi con infiniti sospiri al mio Salvatore e al mio Dio. Può darsi che venga un giorno in cui glielo canti anche la mia gloria, senza che la mia coscienza sia contristata dalla compunzione, in quel luogo dove ormai avranno fine tutti i sospiri e i timori. Nel frattempo, la mia forza sarà nella speranza e nel silenzio. Preferisco vivere e morire sperando nella vita eterna e sforzandomi di conseguirla, piuttosto che possedere tutte le creature e tutti i loro beni destinati a perire. Non abbandonarmi, Signore; io spero in te perché la mia speranza non sia confusa. Ch’io ti serva sempre, e fa’ di me quel che vuoi!