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Pensieri, parole e azioni

Esercizi Spirituali - sant'Ignazio di Loyola - Parte II - Prima Settimana

Autore: Sant'Ignazio di Loyola

( per le parti precedenti e successive Link a fondo testo )

[23] PRINCIPIO E FONDAMENTO. L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e così raggiungere la salvezza; le altre realtà di questo mondo sono create per l’uomo e per aiutarlo a conseguire il fine per cui è creato. Da questo segue che l’uomo deve servirsene tanto quanto lo aiutano per il suo fine, e deve allontanarsene tanto quanto gli sono di ostacolo. Perciò è necessario renderci indifferenti verso tutte le realtà create (in tutto quello che è lasciato alla scelta del nostro libero arbitrio e non gli è proibito), in modo che non desideriamo da parte nostra la salute piuttosto che la malattia, la ricchezza piuttosto che la povertà, l’onore piuttosto che il disonore, una vita lunga piuttosto che una vita breve, e così per tutto il resto, desiderando e scegliendo soltanto quello che ci può condurre meglio al fine per cui siamo creati.

PRIMA SETTIMANA

[24] ESAME PARTICOLARE QUOTIDIANO: COMPRENDE TRE TEMPI E SI FA DUE VOLTE AL GIORNO. Primo tempo. Al mattino, appena alzati, si deve fare il proposito di evitare con impegno quel peccato particolare o quel difetto da cui ci si vuole correggere ed emendare.

[25]Secondo tempo. Dopo il pranzo si chiede a Dio nostro Signore quello che si vuole, cioè la grazia di ricordare quante volte si è caduti in quel peccato particolare o in quel difetto, e la grazia di emendarsene per l’avvenire. Si fa poi il primo esame, chiedendo conto alla propria coscienza di quel punto particolare dal quale ci si vuole correggere ed emendare, passando in rassegna ora per ora, o periodo per periodo, da quando ci si è alzati fino al momento di questo esame. Sulla prima linea della g = si segnano tanti punti quante sono le volte che si è caduti in quel peccato particolare o in quel difetto, e si rinnova il proposito di emendarsene fino al secondo esame che si farà.

[26] Terzo tempo. Dopo la cena si fa il secondo esame allo stesso modo, di ora in ora, a partire dal primo esame fino a questo secondo. Sulla seconda linea della stessa g = si segnano tanti punti quante sono le volte che si è caduti in quel peccato particolare o in quel difetto.

[27] Seguono quattro addizioni per eliminare più facilmente quel peccato particolare o quel difetto. Prima addizione. Ogni volta che si cade in quel peccato particolare o in quel difetto, si porti la mano al petto dolendosi di essere caduti; questo gesto si può fare anche in presenza di molti, senza che se ne accorgano.

[28] Seconda addizione. Dato che la prima linea della g = indica il primo esame e la seconda linea il secondo esame, alla sera si veda se c’è un miglioramento dalla prima linea alla seconda, cioè dal primo al secondo esame.

[29] Terza addizione. Si confronti il secondo giorno con il primo, cioè i due esami di questo giorno con i due esami del giorno precedente, e si veda se c’è stato un miglioramento da un giorno all’altro.

[30] Quarta addizione. Si confronti una settimana con l’altra, e si veda se in questa settimana c’è stato un miglioramento rispetto alla precedente.

[31] Nota. Si noti che nel grafico la prima G =, maiuscola, indica la domenica; la seconda, minuscola, il lunedì; la terza il martedì, e così di seguito.

[32] ESAME GENERALE DI COSCIENZA PER PURIFICARSI E PER CONFESSARSI MEGLIO. Presuppongo che esistono in me tre tipi di pensieri, cioè uno mio proprio, che deriva unicamente dalla mia libertà e dalla mia volontà, e gli altri due che provengono dall’esterno, uno dallo spirito buono e l’altro dallo spirito cattivo.

[33] I PENSIERI. Ci sono due modi di acquistare merito quando un cattivo pensiero viene dall’esterno. Primo modo: mi viene, per esempio, il pensiero di commettere un peccato mortale; io gli resisto prontamente ed esso resta vinto.

[34] Secondo modo: mi viene quello stesso cattivo pensiero e gli resisto; il pensiero ritorna un’altra volta e poi ancora, e sempre resisto, finché esso se ne va, vinto. Questo secondo modo è più meritorio del primo.

[35] C’è peccato veniale quando, venendo lo stesso pensiero di commettere un peccato mortale, gli si dà ascolto, ci si sofferma per qualche tempo e se ne riceve un certo compiacimento sensuale; oppure quando c’è un po’ di negligenza nel respingerlo.

[36] C’è peccato mortale in due casi. Primo caso: quando si acconsente al cattivo pensiero, per fare in seguito come si è acconsentito, o per metterlo in atto subito, se è possibile.

[37] Secondo caso: quando si commette concretamente quel peccato. Questo è più grave per tre motivi: per la maggior durata, per la maggiore intensità e per il maggior danno, se sono coinvolte due persone.

[38] LE PAROLE. Non si deve giurare né sul Creatore né sulle creature, se non secondo verità, per necessità e con rispetto. Per necessità si intende quando si afferma con giuramento, non qualsiasi verità, ma una verità di una certa importanza, a vantaggio dell’anima o del corpo o di qualche bene terreno. Per rispetto si intende quando, nel pronunciare il nome del proprio Creatore e Signore, se ne ha coscienza e si è attenti a rendergli l’onore e la riverenza che gli sono dovuti.

[39] Nel giuramento inutile si pecca più gravemente giurando sul Creatore che giurando su una creatura; è da notare tuttavia che giurare su una creatura nel modo dovuto (cioè secondo verità, per necessità e con rispetto) è più difficile che giurare sul Creatore; e questo per tre motivi. Primo motivo. Quando si vuole giurare su una creatura, nominando appunto la creatura, non si è così attenti e cauti nel dire la verità o nel confermarla per necessità, come quando si nomina il Signore e Creatore di tutte le cose. Secondo motivo. Quando si giura su una creatura, non è così facile rispettare e onorare il Creatore come quando si giura sullo stesso Creatore e Signore nominandolo direttamente; infatti il nominare Dio nostro Signore comporta maggiore onore e rispetto che non il nominare una cosa creata. Per questo, il giurare su una creatura è consentito più a coloro che sono formati che a coloro che sono deboli; infatti le persone formate, per la pratica assidua della contemplazione e per l’illuminazione della mente, si rendono conto più facilmente che Dio nostro Signore è in ogni creatura con la propria essenza, presenza e potenza; così, quando giurano su una creatura, sono preparati e disposti più degli altri a onorare e rispettare il loro Creatore e Signore. Terzo motivo. Giurando frequentemente su una creatura, c’è da temere il pericolo di idolatria più nelle persone deboli che in quelle formate.

[40] Non si devono dire parole inutili: si intende, cioè, quelle che non giovano né a sé né ad altri, e neppure sono indirizzate a tale scopo. Non è inutile, invece, parlare di tutto quello che giova, o ha intenzione di giovare, all’anima propria o degli altri, o al corpo o a qualche bene terreno; e neppure parlare di cose in sé estranee al proprio stato, come quando un religioso parla di guerre o di commerci. Ma in tutti questi casi c’è merito se si parla con retta intenzione, e c’è peccato se si parla con cattiva intenzione o inutilmente.

[41] Non si deve diffamare o criticare: infatti, se si rivela un peccato mortale che non sia pubblico, c’è peccato mortale; se si rivela un peccato veniale, c’è peccato veniale; se si rivela un difetto, si manifesta il proprio difetto. Se l’intenzione è retta, si può parlare di un peccato o di una mancanza altrui in due casi. Primo caso: quando il peccato è pubblico, come quello di prostituzione, o quando si tratta di una sentenza emessa in tribunale, o di un errore diffuso che contamina le persone che ne sono raggiunte. Secondo caso: quando si manifesta un peccato occulto a qualcuno perché aiuti chi è in peccato a risollevarsi, purché vi siano fondati indizi e buone probabilità che possa aiutarlo.

[42] LE AZIONI. Prendendo come riferimento i dieci comandamenti, i precetti della Chiesa e le disposizioni dei superiori, tutto quello che si fa contro qualcuno di questi tre punti è peccato più o meno grave, secondo la maggiore o minore importanza. Per disposizioni dei superiori si intendono anche le bolle delle crociate ed altre indulgenze, come quelle per le rappacificazioni, che si concedono a coloro che si confessano e si comunicano. Infatti non è peccato leggero provocare o commettere azioni contrarie a così pie esortazioni e disposizioni dei superiori.

[43] MODO DI FARE L’ESAME GENERALE: COMPRENDE CINQUE PUNTI. Primo punto: ringraziare Dio nostro Signore per i benefici ricevuti. Secondo punto: chiedere la grazia di conoscere i peccati e di eliminarli. Terzo punto: chiedere conto alla propria coscienza ora per ora, o periodo per periodo, da quando ci si è alzati fino al momento di questo esame, prima sui pensieri, poi sulle parole e infine sulle azioni, seguendo lo stesso procedimento che è stato indicato nell’esame particolare . Quarto punto: chiedere perdono a Dio nostro Signore per le mancanze. Quinto punto: proporre di emendarsi con la sua grazia. Infine dire un Padre nostro.

[44] CONFESSIONE GENERALE E COMUNIONE. Chi liberamente vorrà fare la confessione generale, ne ricaverà, fra molti altri, questi tre vantaggi. Primo. Chi si confessa ogni anno non è tenuto a fare la confessione generale; ma se la fa, ne ricava maggior frutto e merito, per il maggior dolore attuale di tutti i peccati e di tutte le cattiverie dell’intera vita. Secondo. Durante gli esercizi spirituali, i peccati e la loro malizia si conoscono più a fondo che nel tempo in cui non si prendeva tanta cura della vita interiore; perciò se ne acquista maggiore consapevolezza e dolore, e si ricava maggior frutto e merito che in passato. Terzo. Per conseguenza, confessandosi meglio e con migliori disposizioni, si è anche più preparati e disposti a ricevere la santa Eucaristia; e questo aiuta, non solo a non ricadere in peccato, ma anche a mantenersi e a crescere nella grazia. La confessione generale si farà di preferenza subito dopo gli esercizi della prima settimana.

[45] PRIMO ESERCIZIO: MEDITAZIONE DA FARE CON LE TRE FACOLTÀ DELL’ANIMA SUL PRIMO, SECONDO E TERZO PECCATO. DOPO UNA PREGHIERA PREPARATORIA E DUE PRELUDI, COMPRENDE TRE PUNTI PRINCIPALI E UN COLLOQUIO.

[46] La preghiera preparatoria consiste nel chiedere a Dio nostro Signore la grazia che tutte le mie intenzioni, le mie attività esterne e le mie operazioni interiori tendano unicamente al servizio e alla lode della sua divina Maestà.

[47] Il primo preludio è la composizione vedendo il luogo. Qui è da notare che nella contemplazione o meditazione di una realtà sensibile, come è contemplare Cristo nostro Signore che è visibile, la composizione consisterà nel vedere con l’immaginazione il luogo materiale dove si trova quello che voglio contemplare: per luogo materiale si intende, ad esempio, il tempio o un monte dove si trova Gesù Cristo o nostra Signora, secondo quello che voglio contemplare. Nella contemplazione o meditazione di una realtà non sensibile, come in questo caso dei peccati, la composizione consisterà nel vedere con l’immaginazione e nel considerare la mia anima imprigionata in questo corpo mortale, e tutto l’uomo come esule in questa valle fra animali bruti: tutto l’uomo, si intende cioè anima e corpo.

[48] Il secondo preludio consiste nel domandare a Dio nostro Signore quello che voglio e desidero. La domanda deve essere conforme all’argomento trattato. Per esempio, se contemplo la risurrezione, domanderò gioia con Cristo gioioso; se contemplo la passione, domanderò dolore, lacrime e sofferenza con Cristo sofferente. Qui sarà domandare vergogna e umiliazione per me stesso, vedendo quanti si sono dannati per un solo peccato mortale, e quante volte io avrei meritato di essere condannato in eterno per i miei tanti peccati.

[49] Nota. Prima di tutte le meditazioni o contemplazioni, si devono fare sempre la preghiera preparatoria, senza cambiarla, e i due preludi già indicati, variandoli alcune volte secondo l’argomento trattato.

[50] Primo punto. Il primo peccato è quello degli angeli: su questo devo esercitare la memoria, poi l’intelletto ragionando, infine la volontà. Voglio ricordare e capire tutto questo per vergognarmi e umiliarmi sempre più, confrontando l’unico peccato degli angeli con i miei tanti peccati: essi sono andati all’inferno per un solo peccato, e io l’ho meritato innumerevoli volte per i miei tanti peccati. Devo dunque richiamare alla memoria il peccato degli angeli: essi furono creati in grazia, ma non vollero usare la libertà per prestare rispetto e obbedienza al loro Creatore e Signore; perciò, divenuti superbi, passarono dalla grazia alla perversione e furono precipitati dal cielo nell’inferno. Devo poi ragionare più in particolare con l’intelletto e suscitare gli affetti con la volontà.

[51] Secondo punto. Il secondo peccato è quello di Adamo ed Eva: anche su questo devo esercitare le tre facoltà dell’anima. Richiamerò alla memoria che, in seguito a questo peccato, essi fecero penitenza per tanto tempo, e fra gli uomini dilagò tanta corruzione, per cui molti andarono all’inferno. Devo dunque richiamare alla memoria il secondo peccato, quello dei nostri progenitori: dopo che Adamo fu creato nella regione di Damasco e posto nel paradiso terrestre, e dopo che Eva fu formata da una sua costola, fu loro proibito di mangiare il frutto dell’albero della scienza; ma essi ne mangiarono e così peccarono; perciò, coperti di pelli e scacciati dal paradiso, trascorsero tutta la vita fra molti travagli e molta penitenza, senza la giustizia originale che avevano perduto. Devo poi ragionare più in particolare con l’intelletto ed esercitare la volontà nel modo già indicato.

[52] Terzo punto. Devo fare ancora lo stesso sul terzo peccato particolare: è il caso di una persona che per un solo peccato mortale è andata all’inferno, e di moltissime altre persone che vi sono andate per meno peccati di quanti ne ho fatto io. Devo dunque fare lo stesso sul terzo peccato particolare, richiamando alla memoria la gravità e la malizia del peccato contro il mio Creatore e Signore. Devo poi ragionare con l’intelletto, considerando che chi ha peccato e agito contro la bontà infinita, giustamente è stato condannato in eterno, e concludere con la volontà nel modo già indicato.

[53] Colloquio. Immaginando Cristo nostro Signore davanti a me e posto in croce, farò un colloquio: egli da Creatore è venuto a farsi uomo, e dalla vita eterna è venuto alla morte temporale, così da morire per i miei peccati. Farò altrettanto esaminando me stesso: che cosa ho fatto per Cristo, che cosa faccio per Cristo, che cosa devo fare per Cristo. Infine, vedendolo in quello stato e appeso alla croce, esprimerò quei sentimenti che mi si presenteranno.

[54] Il colloquio deve essere spontaneo, come quando un amico parla all’amico, o un servitore parla al suo padrone, ora chiedendo un favore, ora accusandosi di una colpa, ora manifestando un suo problema e chiedendo consiglio. Alla fine si dice un Padre nostro.

[55] SECONDO ESERCIZIO: MEDITAZIONE SUI PECCATI. DOPO LA PREGHIERA PREPARATORIA E DUE PRELUDI, COMPRENDE CINQUE PUNTI E UN COLLOQUIO. La preghiera preparatoria è la stessa. Il primo preludio è la stessa composizione. Il secondo preludio consiste nel domandare quello che voglio: qui sarà chiedere un profondo e intenso dolore e lacrime per i miei peccati.

[56] Primo punto. Il primo punto consiste nel passare in rassegna i miei peccati: devo cioè richiamare alla memoria tutti i peccati della mia vita, esaminando anno per anno o periodo per periodo. A questo proposito sono utili tre considerazioni: rivedere il luogo e la casa dove ho abitato, le relazioni che ho avuto con altri, le attività che ho svolto.

[57] Secondo punto. Valuto i miei peccati, considerando la bruttura e la malizia che ogni peccato mortale commesso ha per sua natura, anche se non si trattasse di cosa proibita.

[58] Terzo punto. Considero chi sono io, ridimensionando me stesso mediante confronti. Primo: che cosa sono io rispetto a tutti gli uomini; secondo: che cosa sono gli uomini rispetto a tutti gli angeli e i santi del paradiso; terzo: considero che cos’è tutto l’universo rispetto a Dio; allora, io da solo che cosa posso essere?; quarto: considero tutta la corruzione e la bruttura della mia persona; quinto: mi considero come una piaga e un ascesso, da cui sono usciti tanti peccati, tante cattiverie e così nauseante veleno.

[59] Quarto punto. Considero chi è Dio contro il quale ho peccato, confrontando i suoi attributi con i rispettivi contrari che sono in me: la sua sapienza con la mia ignoranza, la sua onnipotenza con la mia fragilità, la sua giustizia con la mia iniquità, la sua bontà con la mia cattiveria.

[60] Quinto punto. Un grido di stupore con profonda commozione, considerando che tutte le creature mi hanno lasciato in vita e conservato in essa: gli angeli, che sono la spada della giustizia divina, mi hanno sopportato e custodito e hanno pregato per me; i santi hanno continuato a intercedere e a pregare per me; e il cielo, il sole, la luna, le stelle e gli elementi, i frutti, gli uccelli, i pesci e gli altri animali… ; e la terra non si è aperta per inghiottirmi, creando nuovi inferni per essere tormentato in essi in eterno.

[61] Colloquio. Alla fine farò un colloquio riflettendo sulla misericordia divina, ringraziando Dio nostro Signore che mi ha conservato in vita fino ad ora, e facendo il proposito di emendarmi con la sua grazia per l’avvenire. Terminerò dicendo un Padre nostro.

[62] TERZO ESERCIZIO: RIPETIZIONE DEL PRIMO E DEL SECONDO ESERCIZIO CON TRE COLLOQUI. Dopo la preghiera preparatoria e i due preludi, ripeto il primo e il secondo esercizio, fermando l’attenzione e trattenendomi più a lungo sui punti nei quali ho sentito maggior consolazione o desolazione o maggior sentimento spirituale. Dopo questo farò tre colloqui nel modo seguente.

[63] Il primo colloquio con nostra Signora, perché mi ottenga da suo Figlio tre grazie: la prima, che io acquisti un’intima conoscenza dei miei peccati e li detesti; la seconda, che io senta il disordine delle mie azioni, e così, detestandole, possa emendarmi e mettere ordine in me stesso; la terza, che io prenda conoscenza del mondo, e così, detestandolo, possa tenermi lontano dalle vanità terrene. Qui dirò un’Ave Maria. Il secondo colloquio, nello stesso modo, con il Figlio, perché mi ottenga queste grazie dal Padre. Qui dirò la preghiera “Anima di Cristo”. Il terzo colloquio, nello stesso modo, con il Padre, perché l’eterno Signore me le conceda. Qui dirò un Padre nostro.

[64] QUARTO ESERCIZIO: RIPRESA DEL TERZO ESERCIZIO. La ripresa consiste nel ricordare sinteticamente le verità contemplate negli esercizi precedenti e nel riflettere a lungo su queste con l’intelletto senza divagazioni. Alla fine si fanno gli stessi tre colloqui.

[65] QUINTO ESERCIZIO: MEDITAZIONE SULL’INFERNO. DOPO UNA PREGHIERA PREPARATORIA E DUE PRELUDI, COMPRENDE CINQUE PUNTI E UN COLLOQUIO. La preghiera preparatoria è la solita. Il primo preludio è la composizione: qui consiste nel vedere con l’immaginazione l’inferno in tutta la sua lunghezza, larghezza e profondità. Il secondo preludio consiste nel domandare quello che voglio: qui sarà chiedere un’intima conoscenza della pena che soffrono i dannati; così, se per le mie colpe dovessi dimenticarmi dell’amore dell’eterno Signore, almeno il timore delle pene mi aiuti a non cadere in peccato.

[66] Primo punto: vedo con l’immaginazione le grandi fiamme dell’inferno e le anime come in corpi incandescenti.

[67] Secondo punto: ascolto con le orecchie i pianti, le urla, le grida, le bestemmie contro nostro Signore e contro tutti i santi.

[68] Terzo punto: odoro con l’olfatto il fumo, lo zolfo, il fetore e il putridume.

[69] Quarto punto: assaporo con il gusto cose amare, come le lacrime, la tristezza e il rimorso della coscienza.

[70] Quinto punto: palpo con il tatto, come cioè quelle fiamme avvolgono e bruciano le anime.

[71] Colloquio. Facendo un colloquio con Cristo nostro Signore, richiamerò alla memoria le anime che sono all’inferno: alcune perché non credettero alla sua venuta; altre perché, pur credendoci, non agirono secondo i suoi comandamenti. Distinguerò tre categorie: La prima, precedentemente alla sua venuta. La seconda, durante la sua vita. La terza, dopo la sua vita in questo mondo. Nel fare questo, lo ringrazierò perché non ha permesso che io fossi in nessuna delle tre categorie, mettendo fine alla mia vita; così pure perché fino ad ora ha sempre avuto per me tanta pietà e misericordia. Terminerò dicendo un Padre nostro.

[72] Nota. Il primo esercizio si fa a mezzanotte; il secondo al mattino appena alzati, il terzo prima o dopo la messa, ma comunque prima del pranzo; il quarto all’ora dei vespri; il quinto un’ora prima della cena. Questa distribuzione del tempo va osservata generalmente in tutte le quattro settimane; però può essere modificata, secondo che l’età, la disposizione e il temperamento dell’esercitante gli consentano di fare i cinque esercizi o di farne meno.

[73] ADDIZIONI PER FARE MEGLIO GLI ESERCIZI E PER TROVARE PIÙ FACILMENTE QUELLO CHE SI DESIDERA. Prima addizione. Dopo essermi coricato, sul punto di addormentarmi, per la durata di un’Ave Maria, penserò a che ora devo alzarmi e a che scopo, e richiamerò sinteticamente l’esercizio che devo fare.

[74] Seconda addizione. Appena sveglio, senza distrarmi con altri pensieri, rivolgerò subito l’attenzione a quello che devo contemplare nel primo esercizio della mezzanotte. Mi sforzerò di provare vergogna per i miei tanti peccati, proponendomi qualche esempio, come quello di un cavaliere che si trova alla presenza del re e di tutta la sua corte, pieno di vergogna e di umiliazione per averlo offeso gravemente, pur avendo prima ricevuto da lui molti doni e molti favori. Così pure, nel secondo esercizio mi immaginerò come un grande peccatore incatenato, sul punto di comparire, stretto in catene, davanti al sommo ed eterno Giudice; mi proporrò l’esempio dei carcerati che, incatenati e ormai degni di morte, compaiono davanti al giudice terreno. Mi vestirò trattenendomi in questi o in altri pensieri, secondo l’argomento della meditazione.

[75]Terza addizione. Per la durata di un Padre nostro, starò in piedi a un passo o due dal posto dove sto per contemplare o meditare: volgendo in alto la mente e pensando che Dio nostro Signore mi guarda e cose simili, farò un atto di riverenza o di umiltà.

[76] Quarta addizione. Incomincerò la contemplazione o in ginocchio, o prostrato per terra, o disteso con il volto verso l’alto, o seduto, o in piedi, cercando sempre quello che voglio. Terrò presenti due cose: la prima che, se trovo quello che voglio stando in ginocchio, non cambierò posizione; lo stesso se lo trovo stando prostrato, e così via; la seconda che, dove troverò quello che voglio, lì mi fermerò, senza aver fretta di passare oltre, finché non ne sia pienamente soddisfatto.

[77] Quinta addizione. Dopo aver finito l’esercizio, per un quarto d’ora, stando seduto o passeggiando, esaminerò come mi è andata la contemplazione o la meditazione: se è andata male, cercherò la causa da cui questo deriva e, dopo averla individuata, me ne pentirò per emendarmi in avvenire; se è andata bene, ringrazierò Dio nostro Signore e un’altra volta farò allo stesso modo.

[78] Sesta addizione. Eviterò di pensare a cose piacevoli o liete, come il paradiso o la risurrezione, perché ogni pensiero di gioia o di letizia impedisce di sentire pena, dolore e lacrime per i peccati. Mi ricorderò invece che voglio sentire dolore e pena, pensando piuttosto alla morte e al giudizio.

[79] Settima addizione. Mi priverò totalmente della luce, chiudendo le imposte e le porte mentre sono in camera, tranne che per recitare l’ufficio divino, leggere e mangiare.

[80] Ottava addizione. Eviterò di ridere e di dire cosa alcuna che provochi il riso.

[81] Nona addizione. Terrò gli occhi bassi, tranne che nel ricevere la persona con cui devo parlare e nel congedarla.

[82] Decima addizione. Riguarda la penitenza, che si divide in interna ed esterna. La penitenza interna consiste nel dolersi dei propri peccati, con il fermo proposito di non commettere più né questi né altri. La penitenza esterna, che è frutto della prima, consiste nel castigarsi dei peccati commessi e si pratica soprattutto in tre modi.

[83] Primo modo: riguarda il vitto. Si noti che togliere il superfluo non è penitenza ma temperanza; penitenza è togliere dal conveniente: quanto più tanto meglio, purché la persona non si indebolisca e non ne consegua una seria infermità.

[84] Secondo modo: riguarda il sonno. Anche qui non è penitenza togliere il superfluo, cioè quanto sa di raffinatezza e di mollezza; penitenza è togliere dal conveniente: quanto più tanto meglio, purché la persona non si indebolisca e non ne consegua una seria infermità. Non si deve neanche togliere niente dal sonno conveniente, a meno che non serva per raggiungere il giusto mezzo, se si avesse la cattiva abitudine di dormire troppo.

[85] Terzo modo: riguarda il castigo del corpo, infliggendogli un dolore sensibile; questo si ottiene portando sulle membra cilici o cordicelle o catenelle di ferro, flagellandosi o ferendosi, o con altre forme di austerità.

[86] Nota bene. Il modo migliore e più sicuro di fare penitenza sembra questo: che il dolore si senta all’esterno e non penetri all’interno, così da procurare sofferenza ma non infermità. Perciò sembra più opportuno flagellarsi con cordicelle sottili che fanno male all’esterno, piuttosto che in un altro modo che possa causare all’interno una seria infermità.

[87] Prima nota. Le penitenze esteriori si fanno soprattutto per tre scopi: il primo, per riparare i peccati commessi; il secondo, per vincere se stesso, cioè perché l’istinto obbedisca alla ragione, e le facoltà sensitive siano sottomesse a quelle spirituali, il terzo, per cercare e ottenere qualche grazia o dono che si vuole e si desidera: per esempio, se uno desidera ottenere un’intima contrizione dei propri peccati, oppure il dono di piangere molto su questi o sulle pene e i dolori che Cristo nostro Signore ha sofferto nella passione; o ancora per sciogliere qualche dubbio in cui si trova.

[88] Seconda nota. Si noti che la prima e la seconda addizione si devono applicare per gli esercizi della mezzanotte e dell’alba, non per quelli che si fanno in altre ore. La quarta addizione non si applicherà mai in chiesa davanti ad altri, ma in privato, per esempio in casa propria.

[89] Terza nota. Quando l’esercitante non trova ancora quello che desidera, come lacrime o consolazioni e così via, spesso giova fare qualche cambiamento nel vitto, nel sonno e negli altri modi di fare penitenza, e così variare, facendo penitenza per due o tre giorni, e per altri due o tre no. Infatti per alcuni è opportuno fare più penitenza e per altri meno; spesso, inoltre, si tralascia di fare penitenza per amore dei propri sensi o perché si crede erroneamente di non poterla sopportare senza una seria infermità; altre volte, invece, si fa troppa penitenza pensando che il corpo possa sopportarla. Dio nostro Signore, che conosce perfettamente la nostra natura, spesso in questi cambiamenti fa sentire a ciascuno quello che per lui è opportuno.

[90] Quarta nota. L’esame particolare si farà per eliminare difetti e negligenze negli esercizi e nelle addizioni. Lo stesso vale per la seconda, terza e quarta settimana.

Parte prima: https://smartpray.org/esercizi-spirituali-santignazio-di-loyola-parte-i/

Parte seconda : https://smartpray.org/esercizi-spirituali-santignazio-di-loyola-parte-ii/

Parte terza : https://smartpray.org/esercizi-spirituali-santignazio-di-loyola-parte-iii/

Parte quarta: https://smartpray.org/esercizi-spirituali-santignazio-di-loyola-parte-iv/

Parte quinta: https://smartpray.org/esercizi-spirituali-santignazio-di-loyola-parte-v/

Parte sesta : https://smartpray.org/esercizi-spirituali-santignazio-di-loyola-parte-vi/

Parte settima : https://smartpray.org/esercizi-spirituali-santignazio-di-loyola-parte-vii/

Parte ottava : https://smartpray.org/esercizi-spirituali-santignazio-di-loyola-parte-viii/

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