Folgorazioni
Forgia, cap I
Autore: San Josemaría Escrivá
Quella madre, — santamente appassionata, come tutte le madri — il suo bambino lo chiamava il suo principe, il suo re, il suo tesoro, il suo sole. Io pensai a te. E compresi — quale padre non ha nelle viscere qualcosa di materno? — che non era esagerazione ciò che diceva quella madre buona: Tu… sei più di un tesoro, vali più del sole: tutto il Sangue di Cristo! Come non prendere la tua anima — oro puro — per metterla nella forgia, e lavorarla col fuoco e col martello, fino a fare di quest’oro nativo uno splendido gioiello da offrire al mio Dio, al tuo Dio?
Folgorazioni
1. Figli di Dio. — Portatori dell’unica fiamma capace di illuminare i cammini terreni delle anime, dell’unico fulgore, nel quale mai potranno darsi oscurità, ombre o penombre.
— Il Signore si serve di noi come di torce, perché questa luce illumini… Da noi dipende che molti non rimangano nelle tenebre, ma percorrano sentieri che conducono fino alla vita eterna.
2. — Dio è mio Padre! — Se lo mediti, non riuscirai a staccarti da questo consolante pensiero.
— Gesù è il mio Amico caro! (altra meravigliosa scoperta), che mi vuol bene con tutta la divina pazzia del suo Cuore.
— Lo Spirito Santo è il mio Consolatore!, che mi guida nel percorrere tutta la mia strada.
Pensaci bene. — Tu sei di Dio…, e Dio è tuo.
3. Padre mio — trattalo così, con fiducia! —, che sei nei Cieli, guardami con Amore compassionevole, e fa’ che io ti corrisponda.
— Sciogli e infiamma il mio cuore di bronzo, brucia e purifica la mia carne immortificata, riempi il mio intelletto di luci soprannaturali, fa’ che la mia lingua proclami l’Amore e la Gloria di Cristo.
4. Cristo, che salì sulla Croce con le braccia spalancate, con gesto di Sacerdote Eterno, vuole contare su di noi — che non siamo nulla! — per portare a “tutti” gli uomini i frutti della sua Redenzione.
5. Stiamo volentieri, Signore, nella tua mano piagata. Stringici forte! Spremici! Fa’ che perdiamo tutta la miseria terrena!, che ci purifichiamo, che ci infiammiamo, che ci sentiamo imbevuti del tuo Sangue!
— E poi, gettaci lontano!, lontano, con fame di messe, in una semina ogni giorno più feconda, per Amore di Te.
6. Non aver paura, non intimidirti, non stupirti, non lasciarti prendere da una falsa prudenza.
La chiamata a compiere la Volontà di Dio — anche la vocazione — è repentina, come quella degli Apostoli: trovare Cristo e seguire il suo richiamo…
— Nessuno di loro esitò: conoscere Cristo e seguirlo fu tutt’uno.
7. È giunto per noi un giorno di salvezza, di eternità. Una volta ancora si odono i richiami del Pastore Divino, le sue parole affettuose: “Vocavi te nomine tuo” — ti ho chiamato per nome.
Come nostra madre, Egli ci invita per nome. Anzi: con il nomignolo affettuoso, famigliare. — Laggiù, nell’intimità dell’anima, chiama, e bisogna rispondere: “Ecce ego, quia vocasti me” — eccomi, perché mi hai chiamato, deciso stavolta a non permettere che il tempo passi come l’acqua sui ciottoli, senza lasciare traccia.
8. Vivi assieme a Cristo! Devi essere, nel Vangelo, come uno dei personaggi, che vive con Pietro, con Giovanni, con Andrea…, perché Cristo vive anche adesso: “Iesus Christus, heri et hodie, ipse et in saecula!” — Gesù Cristo vive!, oggi come ieri: Egli è lo stesso, nei secoli dei secoli.
9. Signore, fa’ che i tuoi figli siano come una brace ardentissima, senza fiammate visibili da lontano. Una brace che appicchi il primo punto di fuoco in ogni cuore che li avvicina…
— Tu farai sì che questa scintilla divenga incendio: i tuoi Angeli — lo so, l’ho visto — sono molto pratici nel soffiare sulla brace nascosta dei cuori…, e un cuore senza cenere non può fare a meno d’esser tuo.
10. Pensa a ciò che dice lo Spirito Santo, e riempiti di stupore e di gratitudine: “Elegit nos ante mundi constitutionem” — ci ha scelti, prima di creare il mondo, “ut essemus sancti in conspectu eius!” — per essere santi al suo cospetto.
— Essere santi non è facile, ma non è neppure difficile. Essere santo vuol dire essere buon cristiano: assomigliare a Cristo. — Chi più assomiglia a Cristo, più è cristiano, più di Cristo, più santo.
— E quali mezzi abbiamo? — Gli stessi dei primi fedeli, che videro Gesù, o che lo intravvidero attraverso i racconti degli Apostoli o degli Evangelisti.
11. Che debito hai, con tuo Padre-Dio! — Ti ha dato l’essere, l’intelligenza, la volontà…; ti ha dato la grazia: lo Spirito Santo; Gesù, nell’Ostia; la filiazione divina; la Santissima Vergine, Madre di Dio e Madre nostra; ti ha dato la possibilità di partecipare alla Santa Messa e ti concede il perdono dei tuoi peccati, il suo perdono, tante volte!; ti ha dato doni incalcolabili, alcuni straordinari…
— Dimmi, figliolo: come hai corrisposto? come corrispondi?
12. Non so che cosa capiti a te…, ma io ho bisogno di confidarti la mia emozione interiore, quando leggo le parole del profeta Isaia: “Ego vocavi te nomine tuo, meus es tu!” — Io ti ho chiamato, ti ho portato nella mia Chiesa, sei mio! Dio mi dice che sono suo! C’è da diventare pazzi d’Amore!
13. Bada bene: nel mondo ci sono molti uomini e molte donne, e il Maestro non tralascia di chiamarne neppure uno.
Li chiama a una vita cristiana, a una vita di santità, a una vita di elezione, a una vita eterna.
14. Cristo ha sofferto a causa tua e per te, per strapparti dalla schiavitù del peccato e dell’imperfezione.
15. In questi momenti di violenza, di sessualità bruta, selvaggia, dobbiamo essere ribelli. Tu e io siamo dei ribelli: non ci stiamo a lasciarci trascinare dalla corrente, e a essere delle bestie.
Vogliamo comportarci da figli di Dio, da uomini o donne in confidenza con il loro Padre, che è nei Cieli e che vuole essere molto vicino — dentro — a ciascuno di noi.
16. Meditalo con frequenza: sono cattolico, figlio della Chiesa di Cristo! Egli mi ha fatto nascere in un focolare “suo”, senza alcun merito da parte mia.
— Quanto ti debbo, Dio mio!
17. Ricordate a tutti — e in particolare a tanti padri e a tante madri di famiglia che si dicono cristiani — che la “vocazione”, la chiamata di Dio, è una grazia del Signore, una scelta fatta dalla bontà divina, un motivo di santo orgoglio, un servire tutti con gioia per amore di Cristo.
18. Fammi eco: non è un sacrificio, per i genitori, che Dio chieda loro i figli; e, per chi è chiamato dal Signore, non è un sacrificio seguirlo.
È, al contrario, un onore immenso, un orgoglio grande e santo, un segno di predilezione, un amore specialissimo, che Dio ha manifestato in un momento concreto, ma che era nella sua mente da tutta l’eternità.
19. Sii grato ai tuoi genitori perché ti hanno dato la vita, per poter essere figlio di Dio. — E sii ancora più grato se il primo seme della fede, della vita di pietà, del tuo cammino di cristiano, o della tua vocazione, lo hanno messo loro nella tua anima.
20. Vi sono tante persone intorno a te, e non puoi permetterti di essere di ostacolo al loro bene spirituale, alla loro felicità eterna.
— Sei obbligato a essere santo: a non defraudare Dio, che ti ha fatto oggetto d’elezione; e neppure queste creature, che tanto si aspettano dalla tua vita di cristiano.
21. Il comandamento di amare i genitori è di diritto naturale e di diritto divino positivo e io l’ho sempre chiamato “dolcissimo precetto”.
— Non trascurare l’obbligo di voler bene ai tuoi genitori ogni giorno di più, di mortificarti per loro, di raccomandarli a Dio, e di essere grato per tutto il bene che devi loro.
22. Come vuole il Maestro, tu devi essere — ben inserito in questo mondo, nel quale ci tocca vivere, e in tutte le attività degli uomini — sale e luce. — Luce, che illumina le intelligenze e i cuori; sale, che dà il sapore e preserva dalla corruzione.
Pertanto, se ti manca slancio apostolico, diventerai insipido e inutile, defrauderai gli altri e la tua vita sarà un’assurdità.
23. Un’ondata sudicia e fetida — rossa e verdastra — tenta di sommergere la terra, sputando la sua immonda saliva sulla Croce del Redentore…
Ed Egli vuole che dalle nostre anime si levi un’altra ondata — bianca e potente, come la destra del Signore —, che sommerga, con la sua purezza, il marciume di ogni materialismo e che neutralizzi la corruzione che ha inondato il mondo: questo — e altro ancora — è il compito dei figli di Dio.
24. Molti, come per autogiustificarsi, si domandano: — Ma io, perché dovrei intromettermi nella vita degli altri?
— Perché hai l’obbligo, in quanto cristiano, di intrometterti nella vita degli altri, per servirli!
— Perché Cristo si è intromesso nella tua vita, e nella mia!
25. Se sei un altro Cristo, se ti comporti da figlio di Dio, lì dove sei appiccherai il fuoco: Cristo infiamma, non lascia indifferenti i cuori.
26. Fa male vedere che, dopo duemila anni, sono così in pochi nel mondo a dirsi cristiani. E che, di quelli che si dicono cristiani, siano così in pochi a vivere la vera dottrina di Cristo.
Vale la pena di giocarsi tutta intera la vita!: di lavorare e soffrire, per Amore, per portare avanti i progetti di Dio, per corredimere.
27. Vedo la tua Croce, Gesù mio, e godo della tua grazia, poiché il premio del tuo Calvario è stato per noi lo Spirito Santo… E ti dai a me, ogni giorno, innamorato — pazzo! — nell’Ostia Santissima… E mi hai fatto figlio di Dio!, e mi hai dato tua Madre.
Non mi basta ringraziare: il mio pensiero corre altrove: Signore, Signore, tante anime lontane da te!
Alimenta nella tua vita desideri ardenti di apostolato, perché lo conoscano…, e lo amino…, e si sentano amati!
28. Qualche volta — me l’hai sentito commentare spesso — si parla dell’amore come se fosse un impulso verso la propria soddisfazione, o un semplice mezzo per completare egoisticamente la propria personalità.
— E ti ho detto sempre che non è così: l’amore vero esige che si esca da sé stessi, che ci si doni. L’amore autentico porta con sé la gioia: una gioia che ha le radici a forma di Croce.
29. Dio mio: com’è possibile che io veda un Crocifisso, e non mi metta a gridare di dolore e di amore?
30. Sbalordisci di fronte alla magnanimità di Dio: si è fatto Uomo per redimerci, perché tu e io — che non valiamo nulla, riconoscilo! — potessimo trattarlo con fiducia.
31. O Gesù…, irrobustisci le nostre anime, spianaci la via e, soprattutto, inebriaci d’Amore! Trasformaci in falò viventi, per incendiare la terra con il fuoco divino che Tu hai portato.
32. Avvicinarsi un po’ di più a Dio vuol dire essere disposto a una nuova conversione, a una nuova rettifica, ad ascoltare attentamente le sue ispirazioni — i santi desideri che fa germogliare nelle nostre anime —, e a metterli in pratica.
33. Di che ti vanti? — Tutto l’impulso che ti muove è Suo. Agisci di conseguenza.
34. Che rispetto, che venerazione, che affetto dobbiamo provare per ogni singola anima, di fronte all’evidenza che Dio la ama come qualcosa di suo!
35. Aspirazione: magari volessimo usare dei giorni che il Signore ci dà, soltanto per piacergli!
36. Desidero che il tuo comportamento sia come quello di Pietro e di Giovanni: portare all’orazione, per parlarne con Gesù, le necessità dei tuoi amici, dei tuoi colleghi…, e poi, con il tuo esempio, poter dire loro: “Respice in nos!” — guardatemi!
37. Quando si ama molto una persona, si desidera sapere tutto ciò che la riguarda.
— Meditalo: tu hai fame di conoscere Cristo? Perché… questa è la misura del tuo amore.
38. Mente — o si sbaglia — chi dice che noi sacerdoti siamo soli: nessuno lo è meno di noi, perché abbiamo la continua compagnia del Signore, con il quale ci dobbiamo intrattenere ininterrottamente.
— Siamo innamorati dell’Amore, dell’Autore dell’Amore!
39. Mi vedo come un povero uccellino che, abituato a volare soltanto da albero ad albero o, al più, fino al balcone di un terzo piano…, una sola volta ebbe l’ardire di arrivare fino al tetto di una casetta, che non era proprio un grattacielo…
Ma ecco che un’aquila afferra il nostro eroe — lo aveva scambiato per un pulcino della sua razza — e, fra i suoi artigli poderosi, l’uccellino sale, sale molto in alto, oltre le montagne della terra e le vette innevate, oltre le nubi bianche e azzurre e rosa, ancora più su, fino a guardare in faccia il sole… E allora l’aquila, liberando l’uccellino, gli dice: — Forza, vola!
— Signore, che io mai più torni a volare rasoterra! Che sia sempre illuminato dai raggi del Sole divino — Cristo — nell’Eucaristia!, che il mio volo non si interrompa, fino a trovare il riposo del tuo Cuore!
40. Così concludeva l’orazione quel nostro amico: “Amo la Volontà del mio Dio: pertanto, in completo abbandono, sia Lui a portarmi come e dove vuole”.
41. Chiedi al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, e a tua Madre, che ti aiutino a conoscerti e a piangere per tutte quelle cose sporche che ti hanno attraversato e che hanno lasciato — ahimè — tante incrostazioni…
— E nel contempo, senza allontanarti da questa considerazione, digli: dammi, Gesù, un Amore che sia fuoco di purificazione, nel quale la mia povera carne, il mio povero cuore, la mia povera anima, il mio povero corpo si consumino, ripulendosi di tutte le miserie terrene… Poi, il mio io ormai vuoto, riempilo di Te: che non mi attacchi a nulla qui sulla terra; che mi sostenga sempre l’Amore.
42. Per te non desiderare nulla, né di bene né di male: desidera solo, per te, ciò che Dio vuole.
Qualunque cosa sia, perché viene dalla sua mano, dalla mano di Dio, per cattiva che sembri agli occhi degli uomini, a te, con l’aiuto di Dio, sembrerà buona, molto buona!, e dirai, con convinzione sempre maggiore: “Et in tribulatione mea dilatasti me… et calix tuus inebrians, quam praeclarus est!” — nella tribolazione ho gioito… che calice meraviglioso è il tuo… che inebria tutto il mio essere!
43. È necessario offrire al Signore il sacrificio di Abele. Un sacrificio di carne giovane e bella, il meglio del gregge: di carne sana e santa; di cuori che abbiano un solo amore: Te, Dio mio!; di intelligenze plasmate da uno studio profondo, che sapranno sottomettersi alla tua Sapienza; di anime di bambini, che non penseranno ad altro che a piacerti.
— Accetta, fin da ora, Signore, questo sacrificio in odore di soavità.
44. Bisogna sapersi dare, ardere di fronte a Dio come la lucerna che si mette sul candeliere per illuminare gli uomini immersi nelle tenebre; come i lumini che bruciano vicino all’altare, e che illuminando si consumano fino in fondo.
45. Il Signore — Maestro di Amore — è un amante geloso che chiede tutto di noi, tutto il nostro affetto. Egli aspetta che gli offriamo ciò che abbiamo, seguendo il cammino che ha tracciato a ciascuno.
46. Dio mio, vedo che non ti accetterò come mio Salvatore, se nel contempo non ti riconosco come modello.
— Poiché hai voluto essere povero, fammi amare la Santa Povertà. Il mio proposito, col tuo aiuto, è di vivere e di morire povero, anche se avessi a disposizione molti milioni.
47. Ti sei fatto molto serio quando ti ho confidato: per il Signore, a me tutto sembra poco.
48. Magari si potesse dire che la caratteristica che definisce la tua vita è “amare la Volontà di Dio”.
49. Qualunque lavoro, anche il più nascosto, anche il più insignificante, offerto al Signore, ha la forza della vita di Dio!
50. Senti la responsabilità della tua misione: tutto il Cielo ti sta a guardare!
51. Dio ti aspetta! — Per questo, lì dove stai, devi impegnarti a imitarlo, a unirti a Lui, con allegria, con amore, con slancio, anche se si presenta l’occasione — o una situazione duratura — di andare contropelo.
Dio ti aspetta… e ha bisogno della tua fedeltà!
52. Scrivevi: “Io ti sento gridare, o mio Re, a viva voce, ancora oggi vibrante: Ignem veni mittere in terram, et quid volo nisi ut accendatur? — sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e che altro voglio se non che arda?”.
E poi aggiungevi: “Signore, ti rispondo — tutto il mio io — con i miei sensi e le mie facoltà: Ecce ego, quia vocasti me! — eccomi, perché mi hai chiamato!”.
— Sia questa tua risposta una realtà quotidiana.
53. Devi avere la misura, la fortezza, il senso di responsabilità che molti acquistano col passare degli anni, con la vecchiaia. Raggiungerai tutto questo da giovane, se non mi perdi il senso soprannaturale di figlio di Dio: perché Egli ti darà, più che agli anziani, queste condizioni convenienti al tuo lavoro di apostolo.
54. Godi di una allegria interiore e di una pace che non cambieresti con nulla. Dio è qui: non c’è cosa migliore che raccontare a Lui i dispiaceri, perché cessino di essere dispiaceri.
55. È mai possibile che da tanti anni — venti secoli — Cristo sia in azione sulla terra e che il mondo sia in questo stato?, mi domandavi. È mai possibile che vi sia gente che ancora non conosce il Signore?, insistevi.
— Io ti risposi con sicurezza: la colpa è nostra!, di noi che siamo stati chiamati a essere corredentori e alcune volte, forse molte!, non corrispondiamo alla Volontà divina.
56. Umiltà di Gesù: per contrasto, che vergogna per me — polvere di sterco — che tante volte ho mascherato la mia superbia sotto un manto di dignità, di giustizia!… — E così, quante occasioni di seguire il Maestro ho perduto, o non ho messo a frutto, per non averle soprannaturalizzate!
57. Dolce Madre…, portaci alla follia che renda pazzi del nostro Gesù anche altri.
Maria, Dolce Signora: l’Amore non sia, in noi, falso incendio di fuochi fatui, prodotto magari da cadaveri in decomposizione…: sia autentico fuoco divoratore, che incendi e bruci tutto ciò che tocca.