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Forgia XIII - Fecondità

Autore: San Josemaría Escrivá

Fecondità

912. Per corrispondere all’amore divino, sii fedele, molto fedele!; e, come conseguenza della tua fedeltà, porta ad altri l’Amore che hai ricevuto, perché anch’essi godano dell’incontro con Dio.
913. Signore mio Gesù: fa’ che io senta, che assecondi a tal punto la tua grazia da svuotare il mio cuore…, perché lo possa riempire Tu, il mio Amico, il mio Fratello, il mio Re, il mio Dio, il mio Amore!
914. Se non dimostri — con la tua preghiera, con il tuo sacrificio, con la tua azione — una costante preoccupazione apostolica, è segno evidente che non sei felice e che devi aumentare la tua fedeltà.
— Chi possiede la felicità, il bene, cerca di darlo agli altri.
915. Quando calpesterai davvero il tuo io e vivrai per gli altri, allora sarai strumento idoneo nelle mani di Dio.
Egli ha chiamato — chiama — i suoi discepoli e li invia: “Ut eatis!” — andate a cercare tutti.
916. Deciditi a incendiare il mondo — puoi farlo — di limpidi amori, per rendere felice l’umanità tutta, avvicinandola davvero a Dio.
917. “In modico fidelis!” — fedele nel poco… — Il tuo lavoro, figlio mio, non consiste solo nel salvare anime, ma nel santificarle, giorno per giorno, dando a ogni istante — anche a quelli apparentemente banali — vibrazione di eternità.
918. Non si può separare il seme della dottrina dal seme della pietà.
Il tuo lavoro di seminatore di dottrina potrà evitare i microbi che possono renderlo inefficace, solo se hai vita di pietà.
919. Come i grandiosi macchinari di dozzine di fabbriche si fermano, rimangono senza forza, se la corrente elettrica si interrompe, così anche l’apostolato cessa di essere fecondo senza l’orazione e la mortificazione, che smuovono il Cuore Sacratissimo di Cristo.
920. Se sei fedele agli impulsi della grazia, darai buoni frutti: frutti duraturi per la gloria di Dio.
— L’essere santo comporta l’essere efficace, anche se il santo può non toccare o non vedere l’efficacia.
921. La rettitudine di intenzione consiste nel cercare “solamente e in tutto” la gloria di Dio.
922. L’apostolato — manifestazione evidente di vita spirituale — è il palpito costante che fa soprannaturalizzare ogni particolare — grande o piccolo — della giornata, per l’amore di Dio che si mette in ogni cosa.
923. Aveva sempre, come segnalino nei suoi libri di lettura, una striscia di carta con questo motto, scritto con caratteri grandi ed energici: “Ure igne Sancti Spiritus!” — si poteva dire che, più che scritto, l’aveva inciso: brucia con il fuoco dello Spirito Santo!
Questo fuoco divino, o cristiano, vorrei lasciarlo scolpito nella tua anima e acceso sulla tua bocca e ardente nelle tue azioni.
924. Cerca di essere un bambino santamente sfacciato, che “sa” che suo Padre Dio gli dà sempre il meglio.
Per questo, quando gli manca anche ciò che sembra più necessario, non se ne affligge; e, pieno di pace, dice: mi resta e posseggo lo Spirito Santo.
925. Fammi tutti i giorni una preghiera per questa intenzione: che tutti noi cattolici siamo fedeli, che ci decidiamo a lottare per essere santi.
— È logico!, che altro possiamo desiderare per coloro che amiamo, per coloro che sono legati a noi con il forte legame della fede?
926. Quando mi dicono che ci sono persone dedicate a Dio che non si impegnano più con fervore nella santità, penso che ciò — se fosse vero — condurrà al grande fallimento della loro vita.
927. “Qui sunt isti, qui ut nubes volant, et quasi columbae ad fenestras suas?” — chi sono costoro che volano come nubi, e come colombe verso i loro nidi?, domanda il Profeta. E un autore commenta: “Le nubi traggono origine dal mare e dai fiumi, e dopo un ciclo o un percorso più o meno lungo, tornano di nuovo alla loro fonte”.
E io aggiungo per te: così devi essere tu: nube che feconda il mondo, facendogli vivere la vita di Cristo… Le acque divine bagneranno — impregnandole — le viscere della terra; e, lungi dall’intorbidirsi, si filtreranno passando attraverso a tante impurità, e zampilleranno in sorgenti limpidissime, che saranno poi ruscelli e fiumi immensi per saziare la sete dell’umanità. — Poi, ritìrati nel tuo Rifugio, nel tuo Mare immenso, nel tuo Dio, sapendo che continueranno a far maturare altri frutti, con l’irrigazione soprannaturale del tuo apostolato, con la fecondità delle acque di Dio, che dureranno sino alla fine dei tempi.
928. Bambino: offrigli anche le pene e i dolori degli altri.
929. Dispiaceri? Contrarietà per questa o quella vicenda? Non vedi che è tuo Padre-Dio a volerlo?…, ed Egli è buono…, ed Egli ti ama… — te solo! — più di quanto tutte le madri del mondo messe insieme possano amare i propri figli!
930. Esamina con sincerità il tuo modo di seguire il Maestro. Considera se ti sei dato a Lui in una maniera formale e arida, con una fede priva di vibrazione; se non c’è umiltà, né sacrificio, né opere nelle tue giornate; se non c’è in te altro che facciata e se non sei attento al particolare di ogni istante…, in una parola, se ti manca Amore.
Se è così, non ti puoi meravigliare della tua inefficacia. Reagisci subito, afferrando la mano della Madonna!
931. Quando hai qualche necessità, qualche contrarietà — piccola o grande —, invoca il tuo Angelo Custode, perché la risolva con Gesù oppure ti presti quel servizio che di volta in volta ti occorre.
932. Dio sta nel centro della tua anima, della mia e di quella di tutti gli uomini in grazia. E non ci sta inutilmente, ma perché abbiamo più sale, e perché acquisiamo molta luce, e perché sappiamo dispensare questi doni di Dio, ciascuno dal proprio posto.
E come potremo dispensare i doni di Dio? Con umiltà, con devozione, ben uniti alla Chiesa nostra Madre.
— Ti ricordi della vite e dei tralci? Com’è fecondo il tralcio unito alla vite! Che grappoli copiosi! E com’è sterile il tralcio separato, che inaridisce e perde la vita!
933. Gesù, fa’ che il mio povero cuore si riempia dell’oceano del tuo Amore, con ondate tali da pulire tutta la mia miseria ed espellerla da me… Versa le acque purissime e ardenti del tuo Cuore nel mio, fino a che, soddisfatta la mia brama di amarti, non riuscendo più a contenere gli affetti dell’incendio divino, il mio cuore si spezzi — morire d’Amore! —, e il tuo Amore si riversi, in cascate vivificanti e irresistibili e fecondissime, in altri cuori perché vibrino, al contatto di queste acque, con palpiti di Fede e di Carità.
934. Vivi la Santa Messa! — Ti aiuterà la considerazione che un sacerdote innamorato faceva tra sé e sé: è mai possibile, Dio mio, partecipare alla Santa Messa e non essere santo?
— E continuava: mi metterò ogni giorno, mantenendo un vecchio proposito, nella Piaga del Costato del mio Signore!
— Deciditi!
935. Quanto bene e quanto male puoi fare!
— Bene, se sei umile e sai darti con gioia e con spirito di sacrificio; bene, per te e per gli uomini tuoi fratelli, per la Chiesa, per questa Madre buona.
— E quanto male, se ti fai guidare dalla tua superbia!
936. Non ti imborghesire, perché — se sei imborghesito — diventi un ostacolo, un peso morto per l’apostolato e, soprattutto, sei motivo di dolore per il Cuore di Cristo!
Non smettere di fare apostolato, non abbandonare lo sforzo per lavorare nel miglior modo possibile, non trascurare la tua vita di pietà.
— Il resto, lo farà il Signore.
937. Di tanto in tanto, con le anime bisogna fare come si fa con le braci del focolare: si interviene con l’attizzatoio di ferro e si scuote, per rimuovere le scorie che sono ciò che luccica di più, e la causa per cui si spegne il fuoco dell’amore di Dio.
938. Andremo da Gesù, al Tabernacolo, per conoscerlo, per assimilare la sua dottrina, per dare questo alimento alle anime.
939. Quando hai il Signore nel petto e gusti i deliri del suo Amore, promettigli che ti sforzerai di cambiare il corso della tua vita in tutto ciò che occorra, per portarlo alle masse che non lo conoscono, che sono vuote di ideali; che, purtroppo, camminano animalizzate.
940. “Dov’è carità e amore, lì c’è Dio”, canta l’inno liturgico. E così quell’anima poté annotare: “È un tesoro grande e meraviglioso l’amore fraterno, che non si limita a una sporadica consolazione — a volte pur necessaria —, ma comunica la sicurezza di avere Dio vicino, e si manifesta nella carità di quanti ci circondano e in quella nostra nei loro confronti”.
941. Rifuggi dallo spettacolo! La tua vita sia conosciuta da Dio, perché la santità passa inosservata, anche se riempie di efficacia.
942. Fa’ in modo di prestare il tuo aiuto senza che lo si noti, senza che ti lodino, senza che nessuno ti veda…, affinché, passando inosservato, come il sale, tu dia sapore agli ambienti in cui ti muovi; e contribuisca a ottenere che tutto sia — grazie al tuo senso cristiano — naturale, amabile e gustoso.
943. Affinché questo nostro mondo proceda in un alveo cristiano — l’unico che valga la pena —, dobbiamo vivere un’amicizia leale verso gli uomini, basata previamente su un’amicizia leale verso Dio.
944. Mi hai sentito parlare molte volte dell’apostolato “ad fidem”.
Non ho cambiato opinione: che meraviglioso campo di lavoro ci aspetta in tutto il mondo, con coloro che non conoscono la vera fede e, tuttavia, sono nobili, generosi e allegri!
945. Spesso, sento la voglia di gridare all’orecchio di tante persone, uomini e donne che, negli uffici e nelle attività commerciali, nei giornali e alla tribuna, nelle scuole, nelle botteghe e nelle miniere e nei campi, protetti dalla vita interiore e dalla Comunione dei Santi, devono essere portatori di Dio in tutti gli ambienti, secondo l’insegnamento dell’Apostolo: “Glorificate Dio con la vostra vita e portatelo sempre con voi”.
946. Noi che abbiamo la verità di Cristo nel cuore, dobbiamo mettere questa verità nel cuore, nella testa e nella vita degli altri. Il contrario sarebbe comodità, falsa tattica.
Pensaci ancora: Cristo ti ha chiesto permesso per mettersi nella tua anima? — Ti ha lasciato la libertà di seguirlo, ma ti ha cercato Lui, perché così ha voluto.
947. Con opere di servizio, possiamo preparare al Signore un trionfo più grande di quello del suo ingresso in Gerusalemme… Perché non si ripeteranno né le scene di Giuda, né quella dell’Orto degli Ulivi, né quella notte buia… Otterremo che il mondo arda nelle fiamme del fuoco che Egli è venuto a portare sulla terra!… E la luce della Verità — il nostro Gesù — illuminerà le intelligenze in un giorno senza fine.
948. Non ti spaventare!: tu, in quanto cristiano, hai il diritto e il dovere di provocare, nelle anime, la crisi salutare che le porti a vivere al cospetto di Dio.
949. Prega per tutto il mondo, per gli uomini di tutte le razze e di tutte le lingue, e di tutte le religioni; per gli uomini che hanno una idea vaga della religione, e per quelli che non conoscono la fede.
— E questo desiderio appassionato di anime, segno fedele e chiaro che amiamo Gesù, farà sì che Gesù venga.
950. Come brillavano i loro occhi, nel sentir parlare del lavoro con anime di terre lontane! Si aveva l’impressione che fossero disposti a saltare l’oceano d’un balzo. E difatti il mondo è molto piccolo, quando l’Amore è grande.
951. Nessun’anima — nessuna! — può esserti indifferente.
952. Un discepolo di Cristo non ragionerà mai così: “Io cerco di essere buono, e gli altri, se lo vogliono…, se ne vadano all’inferno”.
Questo comportamento non è umano, né conforme all’amore di Dio, né alla carità che dobbiamo al prossimo.
953. Quando un cristiano comprende e vive la cattolicità, quando percepisce l’urgenza di annunziare la Buona Novella di salvezza a tutte le creature, sa — come insegna l’Apostolo — che deve farsi “tutto a tutti, per salvare tutti”.
954. Devi amare gli uomini, tuoi fratelli, fino al punto che perfino i loro difetti — se non sono offesa a Dio — non ti sembrino difetti. Se ami solamente le buone qualità che vedi negli altri — se non sai comprendere, scusare, perdonare —, sei un egoista.
955. Non puoi rovinare, con la tua negligenza o con il tuo cattivo esempio, le anime degli uomini, tuoi fratelli.
— Hai la responsabilità — malgrado le tue passioni! — della vita cristiana del tuo prossimo, dell’efficacia spirituale di tutti, della loro santità!
956. Lontano fisicamente e, tuttavia, molto vicino a tutti: molto vicino!…, ripetevi felice.
Eri contento, grazie alla comunione di carità, di cui ti avevo parlato, che devi ravvivare senza stancarti.
957. Mi domandi che cosa potresti fare per quel tuo amico, perché non si senta solo.
— Ti ripeterò quello che ti ho sempre detto, perché abbiamo a disposizione un’arma meravigliosa, che risolve tutto: pregare. Prima di tutto, pregare. E, poi, fare per lui quello che vorresti facessero per te, in circostanze analoghe.
Senza umiliarlo, bisogna aiutarlo in modo che gli diventi facile ciò che gli risulta difficile.
958. Mettiti sempre nei panni del tuo prossimo: così guarderai serenamente i problemi o le questioni, non ti inquieterai, sarai comprensivo, scuserai, correggerai quando e come sia necessario, e riempirai il mondo di carità.
959. Non si può cedere su ciò che è di fede: non dimenticare, però, che, per dire la verità, non c’è bisogno di trattar male nessuno.
960. Quando è per il bene del prossimo, non stare zitto, però parla in modo amabile, senza intemperanze e senza sdegno.
961. Non è possibile commentare avvenimenti o dottrine senza fare riferimento alle persone…, che non giudichi: “Qui iudicat Dominus est” — è Dio che giudica.
— Non ti preoccupare, dunque, se qualche volta ti scontri con un interlocutore senza retta coscienza, che — per malafede o per mancanza di criterio — prende le tue parole per mormorazione.
962. Ci sono dei poveruomini a cui dà fastidio il bene che fai, come se il bene non fosse più tale quando non sono loro a compierlo o a controllarlo…
— Questa incomprensione non ti serva di pretesto per rallentare il tuo lavoro. Imponiti un maggior rendimento proprio adesso: quando sulla terra non ricevi applausi, più grato giunge al Cielo il tuo lavoro.
963. A volte, si sciupa il cinquanta per cento di un’attività in lotte intestine, che hanno per fondamento l’assenza di carità, e le storie e i pettegolezzi tra fratelli. D’altra parte, un venticinque per cento dell’attività si spreca nell’erigere edifici non necessari all’apostolato. Non si deve permettere mai la mormorazione e non si deve perdere tempo a costruire tante case, e così le persone saranno apostoli al cento per cento.
964. Prega per i sacerdoti, per gli attuali e per quelli che verranno, perché amino davvero, ogni giorno di più e senza discriminazioni, gli uomini loro fratelli, e perché sappiano farsi amare da loro.
965. Pensando ai sacerdoti di tutto il mondo, aiutami a pregare per la fecondità del loro apostolato.
— Sacerdote, fratello mio, parla sempre di Dio, perché, se sei suo, non ci sarà monotonia nei tuoi discorsi.
966. La predicazione, la predicazione di Cristo “Crocifisso”, è la parola di Dio.
I sacerdoti devono prepararsi il meglio possibile, prima di esercitare un ministero così divino, cercando la salvezza delle anime.
I laici devono ascoltare con un rispetto tutto speciale.
967. Mi ha fatto piacere sentir dire di quel sacerdote: “Predica con tutta l’anima… e con tutto il corpo”.
968. Prega così, anima di apostolo: Signore, fa’ che io sappia “mettere alle strette” la gente e suscitare in tutti incendi d’Amore, che siano il motore unico delle nostre attività.
969. Noi cattolici dobbiamo procedere nella vita come apostoli: con la luce di Dio, con il sale di Dio. Senza paura, con naturalezza, ma con tale vita interiore, con tale unione con Dio, da illuminare, da evitare la corruzione e le ombre, da distribuire il frutto della serenità e l’efficacia della dottrina cristiana.
970. Il seminatore uscì a seminare, a spargere la semente in tutti i crocevia della terra… — Benedetto lavoro, il nostro!: fare in modo che, in tutte le circostanze di luogo e di tempo, la parola di Dio metta radici, germogli e dia frutto.
971. “Dominus dabit benignitatem suam et terra nostra dabit fructum suum” — il Signore darà la sua benedizione, e la nostra terra produrrà il suo frutto.
— Sì, questa benedizione è l’origine di ogni buon frutto, il clima necessario perché, in questo nostro mondo, possiamo coltivare dei santi, uomini e donne di Dio.
“Dominus dabit benignitatem” — il Signore darà la sua benedizione. — Ma, bada bene, subito dopo Egli ci indica che aspetta il nostro frutto — il tuo, il mio —, e non un frutto rachitico, sotto misura, perché non abbiamo saputo darci; se lo aspetta abbondante, perché ci colma di benedizioni.
972. Vedevi la tua vocazione come quelle capsule che racchiudono i semi. Arriverà anche il momento dell’espansione, e ci sarà un attecchimento multiplo e simultaneo.
973. In mezzo alla grande folla degli uomini — ci interessano tutte le anime — devi essere fermento, per agire, con l’aiuto della grazia divina e con la tua corrispondenza, dovunque come il lievito, che dà qualità, sapore, volume, affinché il pane di Cristo possa poi alimentare altre anime.
974. I nemici di Gesù — e alcuni che si dicono suoi amici —, coperti dall’armatura della scienza umana, con la spada del potere in pugno, ridono dei cristiani come il filisteo rideva di Davide, disprezzandolo.
Anche oggi cadrà a terra il Golia dell’odio, della falsità, della prepotenza, del laicismo, dell’indifferentismo…; e allora, abbattuto il grande pupazzo delle false ideologie grazie alle armi apparentemente deboli dello spirito cristiano — orazione, espiazione, azione —, lo spoglieremo dell’armatura delle sue dottrine erronee, per rivestire gli uomini nostri fratelli con la vera scienza: la cultura e la pratica cristiana.
975. Nelle campagne contro la Chiesa, a tramare sono molte organizzazioni — a volte a braccetto dei cosiddetti buoni — che agitano il popolo per mezzo di giornali, opuscoli, satire, calunnie, propaganda verbale. Poi se lo trascinano dove vogliono: anche all’inferno. Presumono che la massa sia amorfa, come se le persone non avessero anima…, e fanno compassione.
Ma, poiché le persone l’anima ce l’hanno, bisogna strapparle dalle grinfie di queste organizzazioni del male e metterle al servizio di Dio.
976. Una percentuale notevole delle persone che frequentano i sacramenti, legge la stampa cattiva…
Con calma e con amore di Dio, dobbiamo pregare e dar dottrina perché non leggano questa cartaccia del diavolo che, a quanto dicono — perché se ne vergognano —, comprano i loro famigliari, anche se forse sono proprio loro a farlo.
977. Difendi la verità, con carità e con fermezza, quando ci sono di mezzo le cose di Dio. Esercita la santa sfacciataggine di denunciare gli errori, che a volte sono piccole insidie; altre volte, odiose argomentazioni o smaccata ignoranza; e, solitamente, espressione dell’impotenza degli uomini che non possono sopportare la fecondità della parola di Dio.
978. In momenti di disorientamento generale, quando invochi il Signore — per le anime che sono sue! —, sembra come se non ti ascoltasse, come se fosse sordo alle tue invocazioni. Arrivi persino a pensare che il tuo lavoro apostolico sia vano.
— Non ti preoccupare! Continua a lavorare con la stessa gioia, con la stessa vibrazione, con lo stesso slancio. — Permettimi di insistere: quando si lavora per Dio, nulla è infecondo!
979. Figlio mio: tutti i mari del mondo sono nostri, e proprio dove la pesca è più difficile, essa è ancor più necessaria.
980. Con la tua dottrina di cristiano, con la tua vita integra e con il tuo lavoro ben fatto, devi dare, nell’esercizio della tua professione, nel compimento dei doveri del tuo ufficio, buon esempio a quelli che ti circondano: parenti, amici, colleghi, vicini, alunni… — Non puoi essere un pasticcione.
981. Per la tua amicizia con Cristo, sei obbligato a dar frutto.
— Frutto che sazi la fame delle anime, quando ti si avvicinano, nel lavoro, nella convivenza, nell’ambiente famigliare…
982. Con l’adempimento gioioso e generoso del tuo dovere, ottieni anche grazia abbondante dal Signore per altre anime.
983. Sforzati di portare il tuo senso cristiano al mondo, perché vi siano molti amici della Croce.
984. Oltre alla sua grazia copiosa ed efficace, il Signore ti ha dato la testa, le mani, le facoltà intellettuali, per far fruttare i tuoi talenti.
Dio vuole costantemente operare miracoli — risuscitare i morti, dare l’udito ai sordi, la vista ai ciechi, la capacità di camminare agli storpi… —, per mezzo della tua attività professionale santificata, trasformata in olocausto gradito a Dio e utile alle anime.
985. Il giorno in cui non cercassi di avvicinare altri a Dio — tu, che devi essere sempre brace ardente — ti trasformeresti in un pezzetto di carbone spregevole, o in un mucchietto di cenere che un soffio di vento disperde.
— Devi portare il fuoco, devi essere qualco— sa che brucia, che arde, che produce fiammate di amore di Dio, di fedeltà, di apostolato.
986. Invoca la Vergine Santissima; insisti nel chiederle che si mostri sempre Madre tua: “Monstra te esse Matrem!”, e che ti ottenga, con la grazia di suo Figlio, la chiarezza della buona dottrina nell’intelligenza, e l’amore e la purezza nel cuore, affinché tu sappia andare a Dio e portargli molte anime.

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