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Risorgere

Tratto da "Forgia"

Autore: San Josemaría Escrivá

Risorgere 2

526. Cristo risorto, glorioso, si è spogliato di tutto ciò che è terreno, affinché noi uomini suoi fratelli pensiamo di che cosa dobbiamo spogliarci.
527. Bisogna amare la Santissima Vergine: non l’ameremo mai abbastanza!
— Amala molto! — Non accontentarti di collocare delle sue immagini, e salutarle, e dire giaculatorie, ma sappi offrire — nella tua vita piena di fortezza — qualche piccolo sacrificio ogni giorno, per dimostrarle il tuo amore, e quello che vogliamo le professi l’umanità intera.

528. Questa è la verità del cristiano: donazione e amore — amore di Dio e, per Lui, del prossimo —, fondati sul sacrificio.
529. Gesù, mi metto con fiducia nelle tue braccia, il capo nascosto nel tuo petto amoroso, il mio cuore unito al tuo Cuore: voglio, in tutto, ciò che Tu vuoi.
530. Oggi, quando l’ambiente è pieno di disobbedienza, di mormorazione, di intrighi, di inganni, dobbiamo amare più che mai l’obbedienza, la sincerità, la lealtà, la semplicità: il tutto, con senso soprannaturale, che ci renderà più umani.

531. Mi dici di sì, che sei fermamente deciso a seguire Cristo.
— Allora devi camminare al passo di Dio; non al tuo!
532. Vuoi sapere qual è il fondamento della nostra fedeltà?
— Ti direi, a grandi linee, che si basa sull’amore di Dio, che fa vincere tutti gli ostacoli: l’egoismo, la superbia, la stanchezza, l’impazienza…
— Un uomo che ama, calpesta sé stesso; sa che, pur amando con tutta l’anima, non sa ancora amare abbastanza.

533. Mi hanno detto — e lo trascrivo, perché è molto bello — che una suorina aragonese, riconoscente per la bontà paterna di Dio, si esprimeva così: “Che “occhio”!: non gli sfugge niente”.
534. Tu — come tutti i figli di Dio — hai bisogno anche dell’orazione personale: di questa intimità, di questo rapporto diretto con nostro Signore — dialogo a due, faccia a faccia —, senza nasconderti nell’anonimato.
535. La prima condizione dell’orazione è la perseveranza; la seconda, l’umiltà.
— Sii santamente testardo, con fiducia. Pensa che il Signore, quando gli chiediamo qualcosa di importante, vuole forse una supplica di molti anni. Insisti!…, ma insisti con sempre maggiore fiducia.
536. Persevera nell’orazione, come consiglia il Maestro. Questo punto fermo sarà l’origine della tua pace, della tua gioia, della tua serenità e, pertanto, della tua efficacia soprannaturale e umana.
537. In un posto dove la gente conversava e ascoltava musica, l’orazione scaturì nella tua anima, con una consolazione inspiegabile. Terminasti dicendo: Gesù, non voglio la consolazione, voglio Te.
538. La tua vita deve essere orazione costante, dialogo continuo con il Signore: davanti a ciò che è piacevole e a ciò che è spiacevole, davanti a ciò che è facile e a ciò che è difficile, a ciò che è ordinario e a ciò che è straordinario…
In tutte le occasioni deve venirti in mente, subito, il colloquio con tuo Padre Dio, cercandolo nel centro della tua anima.

539. Raccogliersi in orazione, in meditazione, è così facile…! Gesù non ci fa aspettare, non ci impone anticamere: è Lui ad attenderci.
Basta che tu gli dica: Signore, voglio fare orazione, voglio stare con Te!, ed eccoti alla presenza di Dio, a parlare con Lui.
E come se non bastasse, non ti lesina il tempo: lo lascia al tuo piacimento. E non per dieci minuti o un quarto d’ora. No!, per ore, per l’intera giornata! Ed Egli è quello che è: l’Onnipotente, il Sapientissimo.
540. Nella vita interiore, come nell’amore umano, è necessario essere perseverante.
Sì, devi meditare molte volte gli stessi argomenti, insistendo fino a scoprire una nuova America.
— E come mai non avevo visto prima questa cosa così chiara?, ti domanderai con sorpresa. — Semplicemente perché a volte siamo come le pietre, che lasciano scorrere l’acqua, senza assorbirne neanche una goccia.
— Pertanto, è necessario tornare a riflettere sulla stessa cosa, che non è mai la stessa!, per impregnarci delle benedizioni di Dio.

541. Nel Santo Sacrificio dell’altare, il sacerdote prende il Corpo del nostro Dio e il Calice con il suo Sangue, e li innalza sopra tutte le cose della terra, dicendo: “Per Ipsum, et cum Ipso, et in Ipso” — per il mio Amore, con il mio Amore, nel mio Amore!
Unisciti a questo gesto. Più ancora: incorpora questa realtà nella tua vita.
542. Racconta l’Evangelista che Gesù, dopo aver operato il miracolo, quando vogliono incoronarlo re, si nasconde.
— Signore, che ci fai partecipare al miracolo dell’Eucaristia: ti chiediamo di non nasconderti, di vivere con noi, di poterti vedere, toccare, sentire, di voler stare sempre vicino a Te, di essere il Re delle nostre vite e del nostro lavoro.

543. Frequenta le tre Persone, Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. E per arrivare alla Trinità Beatissima, passa attraverso Maria.
544. Non ha fede “viva” chi non si dona in modo attuale a Gesù Cristo.
545. Ogni cristiano deve cercare e frequentare Cristo, per poterlo amare sempre di più. — Succede come nel fidanzamento: frequentarsi è necessario, perché se due persone non si frequentano, non possono arrivare a volersi bene. E la nostra vita è vita d’Amore.

546. Sofférmati a considerare l’ira santa del Maestro, quando vede che, nel Tempio di Gerusalemme, trattano male le cose di suo Padre.
— Che lezione, perché tu non sia mai indifferente, né codardo, quando non trattano con rispetto ciò che è di Dio!
547. Innamrati della Santissima Umanità di Cristo.
— Non ti rallegra che abbia voluto essere come noi? Sii riconoscente a Gesù per questo colmo di bontà!
548. È arrivato l’Avvento. Che tempo opportuno per ringiovanire il desiderio, la nostalgia, l’anelito sincero per la venuta di Cristo!, per la sua venuta quotidiana nella tua anima con l’Eucaristia! — “Ecce veniet!” — ecco sta per arrivare!, ci incoraggia la Chiesa.

549. Natale. — Cantano: “Venite, venite…”. — Andiamo, Egli è nato.
E, dopo aver contemplato come Maria e Giuseppe si prendono cura del Bambino, mi azzardo a suggerirti: guardalo di nuovo, guardalo senza sosta.
550. Anche se ci pesa — e chiedo al Signore di aumentare in noi questo dolore —, tu e io non siamo estranei alla morte di Cristo, perché furono i peccati degli uomini le martellate che lo inchiodarono al legno.
551. San Giuseppe: non si può amare Gesù e amare Maria senza amare il Santo Patriarca.

552. Guarda quanti motivi per venerare San Giuseppe e per imparare dalla sua vita: fu un uomo forte nella fede…; mandò avanti la sua famiglia — Gesù e Maria — con il suo lavoro gagliardo…; custodì la purezza della Vergine, che era sua Sposa…; e rispettò — amò! — la libertà di Dio, che non solo scelse la Vergine come Madre, ma scelse anche lui come Sposo della Madonna.
553. San Giuseppe, Padre e Signore nostro, castissimo, limpidissimo, che hai meritato di portare in braccio Gesù Bambino, e di lavarlo e abbracciarlo: insegnaci a trattare il nostro Dio, a essere puri, degni di essere altri Cristi.
E aiutaci a percorrere e a indicare, come Cristo, i cammini divini — nascosti e luminosi —, dicendo agli uomini che, sulla terra, possono avere costantemente un’efficacia spirituale straordinaria.
554. Ama molto San Giuseppe, amalo con tutta l’anima, perché è la persona, assieme a Gesù, che ha amato di più la Madonna e che più è stato in rapporto con Dio: colui che più lo ha amato, dopo nostra Madre.
— Merita il tuo affetto, e ti conviene frequentarlo, perché è Maestro di vita interiore, ed è molto potente presso il Signore e presso la Madre di Dio.
555. La Vergine. Chi può essere miglior Maestra di Amore di Dio di questa Regina, di questa Signora, di questa Madre, che è nel rapporto più intimo con la Trinità: Figlia di Dio Padre, Madre di Dio Figlio, Sposa di Dio Spirito Santo, e che è al tempo stesso Madre nostra?
— Ricorri personalmente alla sua intercessione.

556. Arriverai a essere santo se hai carità, se sai fare le cose che gli altri gradiscono e che non offendono Dio, anche se ti costano.
557. San Paolo ci dà una ricetta di fine carità: “Alter alterius onera portate et sic adimplebitis legem Christi” — portate gli uni i pesi degli altri, così adempirete la legge di Cristo.
— La si adempie nella tua vita?
558. Gesù nostro Signore ha tanto amato gli uomini, che si è incarnato, ha preso la nostra natura ed è vissuto in contatto quotidiano con poveri e ricchi, con giusti e peccatori, con giovani e vecchi, con gentili e giudei.
Ha dialogato costantemente con tutti: con quelli che gli volevano bene e con quelli che cercavano solo il modo di travisare le sue parole, per condannarlo.
— Cerca di comportarti anche tu come il Signore.

559. L’amore alle anime, per Dio, ci fa voler bene a tutti, comprendere, scusare, perdonare…
Dobbiamo avere un amore che copra le innumerevoli deficienze delle miserie umane. Dobbiamo avere una carità meravigliosa, “veritatem facientes in caritate”, sapendo difendere la verità, senza ferire.
560. Quando ti parlo del “buon esempio”, intendo anche indicarti che devi comprendere e scusare, che devi riempire il mondo di pace e di amore.
561. Domandati spesso: metto ogni cura per affinare nella carità, verso coloro che vivono con me?
562. Quando predico che bisogna farsi tappeto perché gli altri possano camminare sul morbido, non intendo dire una bella frase: deve essere una realtà!
— È difficile, come è difficile la santità; ma è facile, perché — insisto — la santità è accessibile a tutti.
563. In mezzo a tanto egoismo, a tanta indifferenza — ognuno ai fatti suoi!—, ricordo quei somarelli di legno, forti, robusti, che trottavano su un tavolo… — Uno aveva perso una zampa. Ma andava avanti, perché si appoggiava agli altri.

564. Noi cattolici — nel difendere e sostenere la verità, senza transigere — dobbiamo sforzarci di creare un clima di carità, di convivenza, che soffochi tutti gli odii e i rancori.
565. In un cristiano, in un figlio di Dio, amicizia e carità formano una cosa sola: luce divina che dà calore.
566. La pratica della correzione fraterna — che ha radici evangeliche — è una prova di affetto soprannaturale e di fiducia.
Ringrazia quando la ricevi e non tralasciare di praticarla con chi vive con te.
567. Nel correggere, perché lo si ritiene necessario e si vuol compiere il proprio dovere, bisogna mettere in conto il dolore altrui e il proprio.
Ma questa realtà non ti sia mai di scusa, per astenerti.

568. Mettiti molto vicino alla Vergine, tua Madre. — Tu devi essere sempre unito a Dio: cerca l’unione con Lui, accanto alla sua Madre benedetta.
569. Ascoltami bene: stare nel mondo ed essere del mondo non vuol dire essere mondani.
570. Devi comportarti come una brace ardente, che appicca fuoco ovunque si trovi; o, per lo meno, fa’ in modo di innalzare la temperatura spirituale di quanti ti stanno intorno, portandoli a vivere un’intensa vita cristiana.
571. Dio vuole che le sue opere, affidate agli uomini, vadano avanti a forza di orazione e di mortificazione.
572. Il fondamento di tutta la nostra attività di cittadini — di cittadini cattolici — consiste in un’intensa vita interiore: nell’essere, efficacemente e realmente, uomini e donne che fanno della loro giornata un dialogo ininterrotto con Dio.

573. Quando sei insieme a una persona, devi vedere un’anima: un’anima da aiutare, un’anima da comprendere, un’anima con cui convivere e che va salvata.
574. Ti ostini a camminare da solo, facendo la tua volontà, guidato esclusivamente dal tuo giudizio… e, lo vedi!, il frutto si chiama “infecondità”.
Figlio mio, se non sottometti il tuo giudizio, se sei superbo, se ti dedichi al “tuo” apostolato, lavorerai tutta la notte — tutta la tua vita sarà una notte! —, e alla fine farai giorno con le reti vuote.
575. Il pensare alla Morte di Cristo si tramuta in un invito a metterci di fronte ai nostri compiti quotidiani con assoluta sincerità, e a prendere sul serio la fede che professiamo.
Deve essere un’occasione per tuffarci nella profondità dell’Amore di Dio, per poterlo così mostrare — con la parola e con le opere — agli uomini.

576. Fa’ in modo che sulle tue labbra di cristiano — perché lo sei e lo devi essere in ogni momento — vi sia l’“imperiosa” parola soprannaturale che smuova, che inciti, che sia espressione della tua disposizione vitale di donazione.
577. Una grande comodità — e a volte una grande mancanza di responsabilità — si nasconde in coloro che, costituiti in autorità, rifuggono dal dolore di correggere, con la scusa di risparmiare la sofferenza agli altri.
Forse si risparmiano dei dispiaceri in questa vita…, ma mettono in gioco la felicità eterna — propria e altrui — a causa delle loro omissioni, che sono veri peccati.
578. Il santo, per la vita di tanti, è “scomodo”. Ma questo non vuol dire che debba essere insopportabile.
— Il suo zelo non deve mai essere amaro; la sua correzione non deve mai essere tagliente; il suo esempio non deve mai essere uno schiaffo morale, arrogante, sulla faccia del prossimo.

579. Quel giovane sacerdote era solito rivolgersi a Gesù con le parole degli Apostoli: “Edissere nobis parabolam” — spiegaci la parabola. E aggiungeva: Maestro, metti nelle nostre anime la chiarezza della tua dottrina, perché questa non manchi mai nella nostra vita e nelle nostre opere…, e perché la si possa dare agli altri.
— Dillo anche tu al Signore.
580. Abbi sempre il coraggio, che è umiltà e servizio di Dio, di presentare le verità della fede così come sono, senza cedimenti o ambiguità.
581. Non può esservi altra disposizione in un cattolico: difendere “sempre” l’autorità del Papa; ed essere “sempre” docilmente deciso a rettificare la propria opinione, di fronte al Magistero della Chiesa.

582. Molto tempo fa una persona, con poco tatto, mi domandò se noi, che seguiamo la carriera sacerdotale, abbiamo la pensione, il trattamento di quiescenza, quando diventiamo vecchi… Siccome non gli rispondevo, l’importuno insisteva.
— Allora mi venne la risposta che, secondo me, non ammette replica: il sacerdozio — gli dissi — non è una carriera, è un apostolato!
— Così la penso. E ho voluto scriverlo in queste note, perché — con l’aiuto del Signore — non ci dimentichiamo mai della differenza.
583. L’avere spirito cattolico comporta che deve gravare sulle nostre spalle la sollecitudine per tutta la Chiesa, non solo di questa o quella porzione concreta; ed esige che la nostra preghiera si estenda da nord a sud, da est a ovest, con generosa supplica.
Comprenderai così l’esclamazione — la giaculatoria — di quell’amico, di fronte al disamore di tanti verso la nostra Santa Madre: mi duole la Chiesa!

584. “Pesa su di me la sollecitudine per tutte le chiese”, scriveva San Paolo; e questo sospiro dell’Apostolo ricorda a tutti i cristiani — anche a te! — la responsabilità di mettere ai piedi della Sposa di Cristo, della Santa Chiesa, ciò che siamo e ciò che possiamo, amandola fedelissimamente, anche a costo dei propri averi, dell’onore e della vita.
585. Non ti spaventare — e, nella misura del possibile, reagisci — di fronte alla congiura del silenzio, con cui vogliono imbavagliare la Chiesa. Alcuni impediscono che si oda la sua voce; altri non permettono che si veda l’esempio di coloro che predicano con le opere; altri cancellano ogni traccia di buona dottrina…, e moltissimi non la sopportano.
Non ti spaventare, ripeto, ma non stancarti di fare da altoparlante agli insegnamenti del Magistero.

586. Fatti ogni giorno più “romano”, ama questa condizione benedetta che adorna i figli dell’unica e vera Chiesa, dato che Cristo ha voluto così.
587. La devozione alla Vergine risveglia, nelle anime cristiane, l’impulso soprannaturale a operare come “domestici Dei” — come membri della famiglia di Dio.

 

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