10 minuti

Governa te stesso

La vita cristiana spiegata ai giovani, cap III

Autore: Don Angelo Albani e Don Massimo Astrua

Fin’ora ti ho elencato – per così dire – «le parti» della macchina meravigliosa che sei tu: ora te ne voglio spiegare il «funzionamento», perché solo così sarai capace di governarti con saggezza.
Cinque grandi leggi regolano il tuo meccanismo interiore:
1° Legge: Niente entra nell’intelligenza se prima non è passato attraverso i sensi.
Cioè: tutte le cose che noi sappiamo, le sappiamo perché le abbiamo sentite con le orecchie, o viste con gli occhi, o toccate con le mani, ecc.
Chiesi una volta ad un bambino cieco se gli piacesse di più un vestitino rosso o un vestitino azzurro: non seppe rispondermi. E non poteva rispondermi, perché non avendo mai visto il rosso e l’azzurro, non poteva «sapere» cosa essi fossero. Da questa legge ne viene per te una prima e fondamentale norma di condotta: custodire i sensi. Custodirli come si custodiscono le porte di casa propria, che si tengono aperte agli amici ma si chiudono ai ladri.
I microbi di quella terribile malattia che è la tubercolosi entrano nei nostri polmoni attraverso la bocca, quando noi respiriamo. Non per questo io ti dirò di non respirare: moriresti soffocato! Ma ti dico: respira a pieni polmoni quando l’aria è pura, ma chiudi la bocca quando c’è il polverone!
Così ti dico: guarda, ammira, ascolta ciò che è bello e puro: il volto della mamma, le sofferenze di un povero, le bellezze del creato…, ma sappi distogliere prontamente lo sguardo e tappare le orecchie se incappi in figure o in discorsi cattivi. Perché tanti giovani riescono a mantenersi puri anche in mezzo a molti pericoli e non sono quasi mai tormentati dai cattivi pensieri? Soprattutto per questo: perché custodiscono con grande cura i loro sensi, specialmente la vista. Fa tu pure così e sarai ricco solo di buoni pensieri.
2° Legge: Niente può essere voluto che non sia stato prima conosciuto.
Se in un campo c’è un tesoro, ma tu non lo sai, sta pur certo che non ti passerà mai per la testa di volerlo andare a prendere. Per volere una cosa bisogna sapere che c’è.
In altre parole: si può volere solo ciò che si conosce.
Ecco quindi una seconda preziosa norma di vita: fa in modo di non conoscere mai il male (per essere certo di non volerlo) e di conoscere tutto il bene possibile (per poterlo volere).
A) Anzitutto cerca di non conoscere il male.
Disgraziati quei giovani che con la scusa di voler «conoscere tutto» mettono nella loro testa idee false e perverse alle quali poi la volontà non è capace di dire di no!
Io ho conosciuto un giovane assassino che confessò davanti ai Giudici di essere stato spinto al delitto dalla lettura di romanzi gialli che narravano nei minimi particolari l’azione delittuosa.
Tutti i peccati, dai più leggeri ai più gravi (specialmente quelli contro la virtù della purità), incominciano dal pensiero: chi non vuol commettere il male deve stare attento di non conoscere il male, o, se l’ha conosciuto, di non pensarvi più.
A questo proposito ti dirò: fuggi come la peste i giornali, i libri, i cinema e gli spettacoli televisivi disonesti e soprattutto i discorsi cattivi. Don Bosco diceva ai suoi giovani di temerli più dello stesso demonio! E tu ora ne comprendi il perché.
B) In secondo luogo fa in modo di conoscere tutto il bene possibile.
Eccoti qualche consiglio a questo riguardo:
1) Procurati con ogni mezzo (scuola, conferenze, letture, conversazioni, ecc.) una soda cultura religiosa. Quanto più conoscerai Dio, tanto più sarai capace di amarLo.
Ti sarà di grande utilità anche l’approfondimento tecnico del tuo lavoro o (se sei studente) l’applicazione seria e interessata allo studio.
2) Abbi sempre in corso la lettura della vita di qualche Santo e per prima quella di Gesù. S. Agostino si convertì leggendo la vita di S. Antonio, e S. Ignazio di Loyola leggendo quella di Gesù: gli esempi trascinano!
3) Fa tutti i giorni una breve (10 minuti almeno!) meditazione. Come meditare lo spiegherò più innanzi (Appendice II).
Qui voglio solo ricordarti che essa è il mezzo più potente per creare in te convinzioni profonde e durature.
3° Legge: La volontà è libera, ma subisce l’influsso delle passioni.
La tua volontà è libera di scegliere ciò che vuole (il bene oppure il male), allo stesso modo che il timoniere di una nave è libero di dirigerla verso il porto o contro gli scogli.
Tu però lo comprendi – devi volere solo il bene e mai il male, proprio come il timoniere deve dirigersi verso il porto e mai contro gli scogli!
Ma allo stesso modo che i venti impetuosi dell’oceano possono favorire od ostacolare la nave nel suo viaggio verso la mèta, così le passioni possono aiutare la tua volontà a volere il bene, ma anche ostacolarla, fino a trascinarla contro gli scogli del peccato.
Di qui la necessità di saper dominare le tue passioni, così da poterle sfruttare quando ti spingono al bene e reprimere quando ti trascinano al male.
È questo un lavoro lungo e paziente che si compie vincendo le proprie passioni nelle piccole cose: un impeto d’ira represso, una ghiottoneria tralasciata, il sopportare un compagno fastidioso, la rinuncia ad un divertimento anche lecito, la prontezza nell’alzarsi al mattino, ecc., sono un allenamento che rafforza la tua volontà e la rende capace di dominare e di vincere anche le più forti passioni.
4° Legge: Per fare il bene è necessario l’aiuto di Dio.
Noi tutti siamo come quei piccoli bambini che per arrivare a mettere la monetina nella cassetta dei poveri, devono pregare la mamma che li alzi da terra. La loro buona volontà non basta: ci vuole l’aiuto di qualcuno.
Così è pure di te: non potrai obbedire alla mamma, esercitare la carità, vincere le tentazioni se il Signore non ti aiuta a far ciò.
Questo aiuto Dio lo dà a tutti, ma vuole che Glielo chiediamo nella preghiera. AscoltaLo ancora: «Chiedete ed otterrete… A chi non chiede, nulla sarà dato».
Comprendi quindi che per riuscire a fare il bene non è sufficiente custodire i sensi, conoscere il bene e dominare le passioni, ma che oltre a ciò «è necessario pregare» (Lc 18,1).
È per questo che S. Alfonso diceva: «Chi prega fa il bene e si salva, ma chi non prega commette il male e si danna». E S. Agostino: «Ha imparato a vivere bene chi ha imparato a pregare bene! ».
Mi chiederai a questo punto: come si fa a pregare?
Ti rispondo con due sole parole: Pregare vuol dire «parlare con Dio». Usa le parole del Padre Nostro, dell’Ave Maria, o quelle che spontaneamente ti escono dal cuore; l’importante è che tu abbia a parlare con Dio, con la Madonna e con i Santi.
Ad ogni modo, trattandosi di cosa di grande importanza, ho pensato di metterti in fondo al volumetto (Appendice 1) un metodo di preghiera che ti aiuterà a pregare più bene.
5° Legge: Chi fa il bene, vivo della Vita di Dio, merita un aumento di questa unione vitale con Lui e, conseguentemente, di felicità eterna.
Già ti sarai accorto che tutto questo lavoro di controllo sui sensi, sulle idee, sulle passioni, non ha altro scopo che di metterti, – con l’aiuto della preghiera – in grado di fare il bene, cioè la Volontà di Dio.
Ora, come l’operaio che ha eseguito un lavoro per ordine del suo padrone ha diritto alla paga pattuita, così chi fa la volontà di Dio ha diritto alla ricompensa da Lui promessa.
Questo «diritto» è appunto il merito, che però è sempre un «dono» di Dio, come è un «dono» la torta che la mamma promette al bambino dicendogli: «Se fai bene i compiti ti darò la torta».
E ciò ad una sola condizione: che la Volontà di Dio sia compiuta in unione con Lui.
Ogni opera buona che tu compi in unione con Dio è quindi fonte di meriti: dalla preghiera al lavoro, dal divertimento al riposo, dallo studio al prender cibo, dalle gioie alle sofferenze… nulla va perduto per te!
L’ iportante – ti ripeto – è di vivere in Grazia Santificante e di fare quel che fai perché è Dio che te lo chiede.
E che si merita? Due cose:
– anzitutto un aumento di unione alla Vita di Dio, di Virtù Soprannaturali e di Doni dello Spirito Santo. I tuoi rapporti filiali con Dio diventano così sempre più intimi, e il Suo amore per te più grande.
– di conseguenza un aumento di felicità eterna. Il Paradiso che ti attende si ingrandisce sempre di più!
Nella «Storia di un’anima» di S. Teresa di Lisieux, il grado di unione alla Vita di Dio raggiunto da un’anima sulla terra è paragonato alla «capacità di un recipiente», e la Gloria del Paradiso alla «quantità del liquido» che potrà contenere: chi aumenta la sua Vita divina in terra, aumenta la felicità che godrà eternamente in Cielo!
Giovane caro, non essere nel numero degli stolti che, governando malamente se stessi sconvolgono l’armonia stupenda del loro essere, e vivendo in peccato mortale si riducono allo stato di piante sterili che non producono frutti per il Cielo!
Ma sii nel numero dei saggi che, sviluppando armonicamente le proprie facoltà umane secondo le leggi poste da Dio nella loro natura, giungono alla più intima unione con Dio e producono frutti abbondanti per la Vita eterna!

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