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Guardami, guardami! Il rumore capriccioso del seduttore

Meditazione per la Trentaduesima domenica del T.O. (anno B)

Autore: Don Gaetano Piccolo

«Non diventi quindi orgoglioso chi fa l’elemosina al povero: Cristo s’è fatto povero. Non diventi orgoglioso chi ospita un pellegrino: Cristo fu pellegrino. Era infatti dappiù colui che si lasciava ospitare che non colui che ospitava»,
Sant’Agostino, Discorso 239,4.4

Quelli che fanno rumore

Ci sono persone che, dovunque si trovano, fanno rumore: sono come bambini che chiedono continuamente di essere guardati. Sono quelli che attirano l’attenzione persino strumentalizzando il bene. Usano di tutto pur di essere visti. Persino nelle relazioni, anche nelle relazioni più significative e intime, il loro scopo è quello di essere visti. Non si prendono cura della relazione e meno che mai dell’altro. L’altro è per loro uno di cui servirsi per essere guardati.
Chi si comporta così ha in un certo senso la sindrome del seduttore, colui che appunto non è interessato alla relazione, non gli interessa l’amore, ma è mosso solo dalla brama di vincere. Sono persone in genere molto pericolose e dalle quali è bene tenersi lontano. Non a caso, Gesù nel Vangelo di questa domenica suggerisce di guardarsi da coloro che si comportano così (Mc 12,38): gli scribi a cui Gesù fa riferimento, probabilmente mentre li osserva, sembrano corrispondere a questa descrizione del seduttore manipolatore, usano infatti persino cose buone come la preghiera, le occasioni di predicazione, gli eventi pubblici come i banchetti, addirittura la legge, per raggiungere il loro scopo, quello di essere visti. I seduttori stabiliscono sempre relazioni asimmetriche e si circondano di persone generalmente deboli, perché solo in questo modo possono occupare costantemente la scena.

Quelli che non fanno rumore

Al contrario, quelli che amano veramente non fanno rumore, proprio come i due spiccioli che una povera vedova getta nel tesoro del tempio sotto lo sguardo di Gesù. Questa donna rappresenta per Gesù il modello di coloro che sanno giocarsi fino in fondo nelle relazioni, senza trattenere nulla per sé e senza ingannare. Una vedova non ha altri legami o altro sostegno se non Dio. La relazione con Dio è in quel momento l’unica cosa su cui può contare e allora non esita a coinvolgersi totalmente in quell’amore: il tesoro del Tempio rappresenta il luogo in cui potersi donare a Dio e questa donna lo fa fino in fondo, anche se la sua offerta non fa rumore! Si getta in quella relazione proprio come getta quei due spiccioli nel tesoro.

La logica della consegna

Per Gesù si tratta dell’ultima volta che mette piede nel Tempio, tra poco inizierà la sua passione. Possiamo allora immaginare che osservando questa donna, Gesù abbia pensato a ciò che egli stesso sta per compiere: sulla croce dona se stesso fino in fondo! Questo è il linguaggio dell’amore: in una relazione ci stai non per essere visto, ma per consegnarti. Questa vedova in un certo senso anticipa e imita il gesto che Gesù sta per compiere sulla croce. E da lì a poco, sempre nel vangelo di Marco, un’altra donna compirà un gesto che possiamo leggere nella stessa logica: a Betania una donna spaccherà un vasetto di alabastro per ungere il corpo di Gesù! Sono immagini di un amore autentico che non si nasconde dietro la manipolazione e il risparmio.

Il poco che ho

L’amore vero non teme il giudizio né si preoccupa dell’esiguità di quello che può mettere a disposizione nella relazione: le offerte nel Tempio venivano infatti annunciate, in una sorta di processione, durante la quale veniva proclamato ad alta voce il valore dell’offerta. Per i più ricchi era un modo per essere visti, un modo per ostentare la propria ricchezza. Persino la relazione con Dio può essere strumentalizzata per attirare l’attenzione su di sé. Al contrario, questa povera vedova non si preoccupa di poter suscitare l’ironia e il giudizio degli altri, quando avrebbero sentito il valore esiguo della sua offerta. Chi ascolta non sa, a differenza di Gesù, che per lei quei due spiccioli sono tutta la sua vita.

Amare fino in fondo

Chi ama non ha paura di rischiare, non teme di rimanere senza nulla per sé. Anche la vedova, di cui parla il Primo libro dei Re, è una donna che si fida, che non pensa prima di tutto a sé, ma si consegna: «Quella andò e fece come aveva detto Elia» (1Re 17,15). Non sappiamo se la vedova elogiata da Gesù avrà avuto la possibilità di continuare a vivere dopo essere tornata a casa, visto che aveva gettato nel tesoro tutto quello che aveva per vivere, ma di certo sappiamo che ha amato fino in fondo così come ha potuto. Davanti a Gesù non conta se siamo riusciti, con la nostra ambizione, ad occupare il primo posto nel banchetto, ma se abbiamo amato fino in fondo! È su questo che saremo giudicati.

Leggersi dentro

Sei uno che fa di tutto per essere visto o ti preoccupi di amare come puoi?
Se Gesù osservasse il tuo modo di vivere le relazioni, come ti descriverebbe?

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