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I frutti della preghiera

Dal libro "Le divine parole": l'orazione, cap IV - V

Autore: Padre Augusto Saudreau

21. Sovente Iddio differisce di esaudire le nostre preghiere per concedere assai di più a tempo opportuno.

Una persona, essendosi lamentata di non sentire alcun vantaggio dalle preghiere fatte per lei, Geltrude ne chiese la causa ai Signore, che le rispose: « Ella deve confidare nella mia bontà e sapienza, poichè io sono per lei un padre, un fratello, un amico, e veglierò sugl’interessi del suo corpo e dell’anima sua con maggior sollecitudine e fedeltà ch’ella mai non farebbe per gl’interessi d’un suo parente. Colla massima fedeltà le conserverò, per un momento prestabilito e più favorevole, i frutti di tutte queste preghiere e di tutte queste domande fatte a me per lei. Allora li spanderò tutti su di lei, quando nulla potrà più guastarli o diminuirli. Si persuada bene che questo è per lei molto più salutare che il provare, subito dopo una preghiera fatta in suo favore, qualche dolcezza cui ella guasterebbe forse colla vanagloria, o il ricevere qualche vantaggio temporale che potrebbe divenire per lei un’occasione di più peccati».

Pregando S. Geltrude per certe persone, il Signore le fece vedere che versava sopra di esse le sue grazie. Ma, chiese ella, che giova loro ch’io riceva, da voi questa cognizione, se esse medesime non senton nulla? Al che il Signore rispose: « E’ forse inutile al padre di famiglia riempire le sue cantine di carrate di vino, benchè egli non ne gusti tutti i momenti? Tutte le volte ch’egli vuole, può trarne a volontà e berne a suo piacimento. Così quando, a richiesta de’ miei eletti, io accordo grazie ad altri, quantunque costoro non sentano subito il gusto della divozione, tuttavia, a tempo opportuno, essi ne proveranno con maggior soavità l’effetto della mia bontà ». Agnese di Langeac aveva dal suo confessore ricevuto l’ordine di chiedere al Signore dei soggetti per lo stato religioso. Ella ricevette questa risposta: « Mia cara figliuola, stai in pace, tu hai fatto l’obbedienza. Quando sarà tempo ti esaudirò; continua a pregarmi così. Tu mia cara figliuola, non puoi dir meglio di quando metti innanzi il mio onore e la mia gloria, e le parole amorose che mi rivolgi mi guadagnano il cuore ».
22. Come dobbiamo accettare di veder ritardali i nostri desideri.

Matilde ringraziava Dio per il sentimento che gli fece dire: Ho desiderato con vivo desiderio di mangiare questa Pasqua con voi. – E il Signore a lei: « Io vorrei che tutti ricordassero che il mio desiderio fu protratto per lungo tempo, ed essi non verrebbero meno quando, per una disposizione divina, i loro desideri si trovano così differiti ».

23. Frutti della preghiera spesso invisibili, ma sempre reali.
Geltrude, chiedendo al Signore a che servissero le preghiere ch’ella faceva per i suoi amici, poichè non ne vedeva comparire nessun frutto, ebbe questa risposta: « Quando un fanciullino ritorna dal palazzo dell’imperatore, dotato da lui di magnifiche possessioni, chi mai, fra quelli che vedono la debolezza della sua infanzia, riconosce in lui l’effetto d’una tale donazione, laddove i testimoni del fatto sanno quanto quelle ricchezze debbano renderlo un giorno potente e ragguardevole? Non ti faccia dunque meraviglia se non vedi cogli occhi del corpo il frutto delle tue preghiere, di cui io dispongo secondo l’ordine della mia sapienza eterna per un maggior profitto. Quanto più si prega per qualcuno, tanto maggiori grazie egli riceve, perchè una preghiera fedele non resterà punto senza frutto, quantunque tale frutto sfugga agli occhi dei mortali ».

24. Perchè la preghiera non ci libera sempre dalle nostre pene.
Matilde, pregando per una religiosa, che versava in grande ansietà, vide il Signore presso un monte coperto di fiori e nell’atto di tenere la sua destra alzata contro il monte. Ella scorse allora su quel monte piccoli insetti simili a moscerini, e il Signore le disse: « Colla medesima facilità onde un uomo potrebbe colla mano allontanare questi moscerini io potrei, se volessi, allontanare da colei per la quale preghi, tutte le sue noie; ma non lo voglio fare, affinchè, essendo lei stessa tentata nelle piccole e minime cose, dalla mia grazia ch’ella invoca impari come debba dar consiglio ed aiuto agli altri nelle grandi tentazioni ». E aggiunse: « Sappi del resto che le molestie ch’essa prova non possono farle male più di quello che possano devastare questo monte i moscerini che tu vedi ».

25. Le grazie ottenute dalla preghiera perfezionano lentamente e insensibilmente le anime.
Un giorno che Geltrude era in preghiera., vide uscire dal seno del Signore un ruscello così puro come il cristallo, che andava a perdersi nel cuore della persona per cui ella pregava. O Signore, disse ella, a che servono codeste effusioni a quest’anima, poichè ella non le sente punto? – « Quando un medico fa prendere una pozione salutare a un malato, gli assistenti non vedono il malato ristabilito, appena ch’essa è presa; nemmeno il malato s’accorge d’esser guarito. Tuttavia il medico, che conosce l’efficacia della pozione, sa perfettamente ch’essa gli farà bene ». – Perché, o Signore, non le togliete i suoi moti disordinati e gli altri suoi difetti per cui vi ha, così spesso supplicato? – « Si dice sovente del Bambino Gesù, cioè di me: Egli cresceva in età e in sapienza minime cose, dalla mia grazia ch’ella invoca impari come debba dar consiglio ed aiuto agli altri nelle grandi tentazioni ». E aggiunse: « Sappi del resto che le molestie ch’essa prova non possono farle male più di quello che possano devastare questo monte i moscerini che tu vedi ».

25. Le grazie ottenute dalla preghiera perfezionano lentamente e insensibilmente le anime.
Un giorno che Geltrude era in preghiera., vide uscire dal seno del Signore un ruscello così puro come il cristallo, che andava a perdersi nel cuore della persona per cui ella pregava. O Signore, disse ella, a che servono codeste effusioni a quest’anima, poichè ella non le sente punto? – « Quando un medico fa prendere una pozione salutare a un malato, gli assistenti non vedono il malato ristabilito, appena ch’essa è presa; nemmeno il malato s’accorge d’esser guarito. Tuttavia il medico, che conosce l’efficacia della pozione, sa perfettamente ch’essa gli farà bene ». – Perché, o Signore, non le togliete i suoi moti disordinati e gli altri suoi difetti per cui vi ha, cosl spesso supplicato? – « Si dice sovente del Bambino Gesù, cioè di me: Egli cresceva in età e in sapienza davanti a Dio e davanti agli uomini (Luc. 11, .52). Similmente questa persona, avanzandosi d’ora in ora, cambierà i suoi vizi in virtù ed io le rimetterò tutto ciò che è dell’Uomo, affinchè dopo questa vita ella riceva altresì quello che ho preparato all’uomo, che ho risoluto di esaltare al disopra degli Angeli ».
26. Iddio alle volte esaudisce le nostre preghiere mandandoci delle prove salutari.

Santa Geltrude pregava per una persona, le parve di spander su quella una misura colma, attinta dal divin Cuore; ma tale effusione si trovò presto cambiata in amarezza. Il Signore le diede questa spiegazione: « Quando si dà denaro ad un amico, costui ha la libertà di comprare tutto ciò che vuole, siccome col medesimo denaro si possono acquistar pomi dolci e pomi aciduli, così vi son di quelli che preferiscono acquistar pomi aciduli, perchè si conservano meglio. Similmente quand’io, mosso dalle preghiere de’ miei eletti, spando la mia grazia su un’anima, questa, grazia opera in lei ciò che per lei è più utile. Per esempio, a certuni conviene di più esser presentemente esercitati nelle pene che nella dolcezza della consolazione; per questa ragione la grazia che loro do si cambia nell’amarezza delle pene e tribolazioni della vita presente; e tali prove li purificano e sempre più li adattano alla mia grazia, secondo il sapientissimo beneplacito del mio Cuore divino. Benchè ciò sia loro nascosto per il momento, ne proveranno tanto maggior dolcezza in avvenire, secondo che avranno più fedelmente lavorato, soffrendo pazientemente ogni sorta d’avversità per amore del mio nome ».

27. La grazia e la libertà.
« Io concedo alle persone per cui tu preghi più di quello ch’esse domandano; ma rimetto alle loro libera volontà il farne uso quando vogliono » (S. Geltrude, lib. III, c. xxiv).
Il mio Salvatore, riferisce Benigna Gojoz, mi disse che, se la grazia non ha l’estensione che doveva avere, è perchè l’anima non si studia di riceverla bene, per mancanza d’amore verso di lui, che non domanda se non di darsi e d’esser ricevuto dalla sua creatura, specialmente dalle sue spose. Io gli risposi: Ah! Signore, solo io trattengo la vostra larghezza e metto limiti ai vostri favori; ma egli mi consolò con queste parole: « O Benigna, io vorrei che tutti avessero il tuo cuore per armare com’esso fa; ma sono pochi quelli che mi ricevono così come te » .

28. Molti non si preparano a ricevere le grazie divine.
Un sabato, vigilia della Pentecoste, racconta Maria Brotel, verso le ore nove di sera, cominciai a recitare il mio Rosario. Tosto Gesù venne a me, era triste e piangeva; io gli domandai perché piangesse così alla vigilia d’una sì gran festa di gioia. Egli mi rispose che era perchè, volendo effondere il suo Spirito sulla Chiesa, vi trovava il maggior numero d’anime senza preparazione per riceverlo, e perchè i più avendo il cuore occupato dall’amore delle cose terrene, dai desideri di orgoglio, di piaceri, di ricchezze, non lasciavano quasi nessun posto allo Spirito Santo. Allora io gli dissi: Fate come faceste per i venditori del tempio, scacciate dai cuori tutte quelle cattive cose. Ed egli: « Figlia mia, io non posso fare da solo. Io do la mia grazia, ma, poichè le anime sono libere, occorre la loro cooperazione ». – Ma, Signore, anche i vostri apostoli erano imperfetti; eppure loro facevate grandi grazie. – « Anche nella Chiesa, – egli rispose -, vi sono grandi grazie di cui si potrebbe approfittare ». A questa risposta di Gesù io ebbi chiusa la bocca. Infine gli dissi: Le grazie che non potrete elargire, non le lasciate inutili, datele a noi. – « Si, le darò, ma ai cuori che saranno preparati, cioè che saranno vuoti d’ogni amore e d’ogni attaccamento terreno. Sono queste le anime ch’io colmerò de’ miei doni » (Vita, appendice I, n. 15). Così alle anime fedeli sono date le grazie respinte dagli altri. Gesù, parlando del servo pigro in una parabola, non ha egli detto: «Toglietegli la mina e datela a colui che ha dieci mine? Vi dico che si darà a colui che ha ed egli sarà nell’abbondanza; quanto a colui che non ha, gli sarà tolto ancora quello che ha».

29. Dobbiamo farci violenza per renderci degni di ricevere le grazie domandate per noi.
Pregando Geltrude per una persona che aveva presa in fallo, disse: Signore, poichè vi prego nell’interesse della vostra gloria per questa persona, benchè io sia l’ultima delle creature, voi, essendo infinitamente potente, perchè non mi esaudite? – « Per la mia onnipotenza io posso tutto ma per la mia inarrivabile sapienza, io conosco, discerno tutto e non faccio nulla che non convenga. Quando un re della terra, potente per forza e per volere, vuole che siano pulite le sue scuderie, egli non ci mette mano in conto alcuno, perchè ciò non converrebbe. Così io non traggo qualcuno dal male ov’è caduto per sua propria volontà, salvoché egli stesso, facendosi violenza e cambiando volontà non si mostri degno del mio amore e convenientemente disposto ».

Mentre Geltrude pregava per una persona, la vide dinanzi al Signore, che le mostrava una magnifica veste, senza però indossargliela. Il Signore disse alla Santa meravigliata: «Quando mi si offre alcun che per le anime dei fedeli defunti, essendo io per mia bontà proclive alla misericordia e al perdono, e sapendo che queste anime non possono più aiutarsi in nulla, ho pietà dei loro estremi bisogni e applico tosto al loro sollievo o alla loro liberazione, secondo lo stato o il merito di ciascuno, ciò che per loro si offre. Ma, quando mi si fanno simili offerte per i vivi io le serbo senza dubbio per la loro salute; però, siccome essi medesimi possono aumentare i loro meriti con opere di giustizia, col loro desiderio, colla loro buona volonta, conviene ch’essi s’adoperino a guadagnare, col loro proprio lavoro, quello che desiderano d’appropriarsi dei meriti altrui.

Quindi è che, se la persona per cui tu preghi desidera ornarsi dei benefizi che a te ho conferiti, ella deve applicarsi spiritualmente a tre cose:
1° abbassarsi per umiltà e riconoscenza a ricevere siffatta veste, cioè deve umilmente confessare d’aver bisogno dei meriti altrui e con affetto rendermi grazie ch’io mi sia degnato di supplire alla sua indigenza coll’abbondanza, altrui;
2° deve prendere la veste con speranza e fiducia, cioè sperando nella mia bontà, e confidando di ottenere con ciò da me un grande avanzamento nell’anima sua;
3° deve indossarsela esercitandosi nella carità e nelle altre virtù. E lo stesso faccia chi desidera aver parte alle grazie o ai meriti altrui; allora potrà riceverne qualche vantaggio ».
30. Bisogna raddoppiare le preghiere quando colui per il quale si prega pone ostacolo alle grazie domandate.
S. Geltrude pregava poi, un sacerdote, Giacomo di Vitry, pio e zelante, ma il cui zelo e pietà si erano raffreddati per un affetto troppo umano. Il Signore rispose alla Santa: «L’uomo per cui mi preghi contradice alle tue preghiere e vi si oppone a tutto potere. Non che cessare le sue preghiere. Gertrude le raddoppiò e fu esaudita».
31. Pregare come pregò Gesù nell’orlo di Getsemani.

Il divin Maestro, preparando la B. Battista Varani alle prove che l’aspettavano, le insegnò come doveva pregare per ben sopportarle: «Quand’io pregavo nell’orto degli Ulivi, piacque al Padre mio di far passare davanti a’ miei occhi i crudeli dolori che dovevo subire durante la mia passione. Spogliandomi allora d’ogni volontà propria, dissi: Fiat voluntas tua. E da questa ardente orazione uscii così infiammato d’amore, che liberamente elessi di morire ne’ più orribili supplizi, per l’onore del Padre mio e per la salvezza delle anime. Tre volte ritornai all’orazione, volendo insegnare a tutti che non basta una breve preghiera fatta di sfuggita; ma che alla sola perseveranza io do il mio Cuore.

« Rammenta ch’io ero Dio e che venni dal cielo in terra per soffrire. Eppure, vedendo avvicinarsi l’ora della mia passione, fui come forzato dall’umana natura ad esclamare: Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice. Te lo dico ancora, figlia mia, ancorchè tu m’abbia più volte supplicato d’inviarti la sofferenza, quando la vedrai da vicino, tu manderai il medesimo grido: transeat, si possibile est. Ma purchè tu aggiunga: fiat voluntas tua, nulla vi sarà, nelle tue Parole che possa dispiacermi.

« Io ti diedi l’esempio, ed anche parlai in tal modo solo per consolare e scusare te e tutti quelli che fremono di fronte alla sofferenza. Se, nonostante codesto timore, tu perseveri nella preghiera e se, in cambio di codesto sforzo, la bontà divina si degna di rivelarti i dolori che ti attendono e infiammarti del desiderio di soffrire, allora la rassomiglianza tra noi sarà, così perfetta che il Padre mio si vedrà in qualche modo costretto ad amarti come ama me».
32. Non domandare se non in conformità colla volontà divina.

La Madre Maria Domenica Moess chiedeva la salute per il suo fratello sacerdote; e nostro Signore le disse: «Tu non sai quello che domandi. Lasciami eseguire tranquillamente i miei disegni e non mi mettere ostacoli per via ».
A S. Brigida il Signore disse: « Quando mi fai qualche preghiera, finiscila sempre con queste parole: Sia fatta la vostra volontà e non la mia » .

33. Per esaudirci, Iddio non domanda che la nostra confidenza.
A S. Matilde. che pregava per una persona, il Signore disse: «Ella creda solo nella mia bontà e secondo la misura della sua fede io compirò l’opera mia in lei ».
Quando Margherita Maria presentava a nostro Signore le sue richieste. egli le diceva: « Credi tu ch’ io lo possa fare? Se tu lo credi, vedrai la potenza del mio Cuore nella magnificenza del mio amore » E a misura ch’ella vedeva i suoi felici progressi: «Non ti diss’io che, se potevi credere, avresti veduto compiersi l’effetto de’ tuoi desideri?».

34. Perseverare. – Il Signore aspetta d’essere pregato con costanza per aumentare le sue grazie.
Lamentandosi il divin’ Maestro con Maria Brotel di certi peccatori, quest’anima pia gli disse: Forse voi non concedete loro grazie bastanti; forzatele con una grazia abbondante e attiratele a voi più fortemente; allora tutto cambierà. E il Signore le rispose: « Tale non è l’ordine consueto della mia Provvidenza; non è ne’ miei disegni il forzare le anime: io lascio la libertà, a fine di far meritare mediante la corrispondenza; do loro la mia grazia, ma, lascio loro il libero arbitrio: essi possono rifiutarmi e mi rifiutano. – Maria soggiunse: Deh! forzateli; essi hanno bisogno d’una grazia potente per essere tratti dalla vecchia strada delle perverse abitudini. In seguito avranno abbastanza meriti da acquistare seguendo la via su cui li avrete collocati, con grazie più ordinarie che voi allora darete loro. – « Io non ricuso di farlo, ma tu continua a domandarlo ».

35. Bisogna unire la mortificazione alla preghiera.
Francesca delta Madre di Dio pregava per la conversione dei peccatori e segnatamente per quelli dell’Inghilterra; e il Signore, racconta ella, mi disse che voleva darmene tre e che ciò non mi costerebbe la vita, ma che egli desiderava ch’io portassi per tre giorni il cilizio, e digiunassi anche per tre giorni in pane ed acqua. Qualche giorno dopo vennero tre persone d’Inghilterra a far l’abiura nella nostra Chiesa. Quando giunsi in coro, nostro Signore mi disse: « Io sono fedele alle mio promesse e tu non hai compiuto ciò che t’avevo comandato ». Avevo ancora un digiuno da fare, ch’io compii in quello stesso giorno.
Un’altra volta che pregava per ottener la pioggia, Cristo le disse: « Domanda il permesso di portar domani il cilizio, per ottenere da me questa grazia ». Ella fece così e fin dal giorno dopo cominciò a piovere.

36. In che consiste la preghiera perfetta.
Ecco un insegnamento di Dio a S. Caterina da Siena: «La preghiera perfetta non consiste nella moltitudine delle parole, ma nell’ardore del desiderio che solleva 1’anima a me, mediante il conoscimento del suo niente e quello della mia bontà insieme uniti. Bisogna dunque unire la preghiera mentale e la preghiera vocale come la vita attiva e la vita contemplativa ».

37. Come si può e come si deve pregare continuamente.
« Ciascuno, secondo il suo stato, deve cooperare alla salute delle anime come lo ispira una santa volontà; tutto ciò che si dice e si fa per la salute del prossimo ha il valore d’una preghiera, ma non esime dalla preghiera vocale prescritta a luogo e tempo debito. Fuori di questa preghiera obbligatoria, tutto ciò che si fa nella carità di Dio e del prossimo, tutto ciò che si fa anche per sè, con una retta intenzione, può chiamarsi una preghiera, perchè, come dice il mio Apostolo S. Paolo, non cessa di pregare chi non cessa di ben operare. Perciò ti dissi che la preghiera si fa in molti modi, unendo la preghiera vocale colla mentale, perché questa preghiera è ispirata dall’ardore della carità e quest’ardore della carità è la preghiera continua ».

38. Come lodare Iddio, quando si vede offeso.
Matilde vide un giorno una persona far un gesto di cui ella fu scandalizzata: ma riconoscendo la sua colpa, se ne umiliò, e il Signore le disse: « Quando vedrai qualche gesto di cui sarai scandalizzata, tu mi loderai per la nobiltà e la decenza de’ miei gesti. Quando vedrai qualcuno abbandonarsi all’orgoglio, tu lodami per la mia profonda umiltà, che mi ha sottomesso a tutti, sebbene io sia il Signore di tutti. Quando vedrai altri in preda all’ira lodami per la mia mansuetudine, che mi fece comparire come un agnello mansuetudine, che mi fece comparire come un agnello dinanzi al giudice. Quando vedrai un impaziente, lodami per la pazienza che esercitai nel soffrir ogni cosa. Cosi potrai superar in te tutto ciò che potrà spiacerti, per il fatto che tutto in me ti piacerà sommamente ».

39. Non turbarsi delle distrazioni, ma combatterle.
Il Signore disse a S. Caterina da Siena: «Spesso il demonio assedia più l’anima colle sue tentazioni durante il tempo destinato alla preghiera che durante il tempo che non le è consacrato. Esso vorrebbe ispirarti la noia della preghiera. Alle volte dice: Questa preghiera non ti giova a nulla, perchè non si dev’esser così distratti. Con tal mezzo il demonio si sforza di turbare e disgustar l’anima dell’esercizio della preghiera, perchè la preghiera è un’arma con cui l’anima si difende contro tutti i suoi nemici » .

«Tu, figlia mia carissima, sai che è perseverando in una preghiera umile, continua e fedele che l’anima acquista ogni virtù. Ella deve perseverare e non lasciarsi mai arrestare dalle illusioni del demonio o dalla propria fragilità. Deve resistere ai pensieri, ai moti della carne e ai discorsi che lo spirito del male pone sulla lingua degli uomini per distoglierla dalla preghiera. Ohi quanto è dolce all’anima e quanto è a me gradita la preghiera fatta col conoscimento della vostra bassezza e col conoscimento della mia bontà al lume della santa fede e con l’ardore della mia carità ».

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