I laici nel Concilio Vaticano II
Discorso in occasione dell'Udienza Generale del 15 dicembre 1993
Autore: San Giovanni Paolo II
1. Nelle precedenti catechesi sui laici abbiamo più volte fatto cenno al servizio di lode a Dio e ad altri compiti di culto che competono ai laici. Vogliamo oggi svolgere più direttamente questo tema, partendo dai testi del Concilio Vaticano II, dove leggiamo: “Il sommo ed eterno Sacerdote Gesù Cristo, volendo anche attraverso i laici continuare la sua testimonianza e il suo ministero, li vivifica col suo Spirito e incessantemente li spinge ad ogni opera buona e perfetta” (LG 34). Sotto questa spinta dello Spirito Santo, si produce nei laici una partecipazione al sacerdozio di Cristo, nella forma che a suo tempo abbiamo definito comune a tutta la Chiesa, nella quale tutti, anche i laici, sono chiamati a dare a Dio il culto spirituale. “Ad essi, infatti, che intimamente congiunge alla sua vita e alla sua missione (Cristo) concede anche parte del suo ufficio sacerdotale per esercitare un culto spirituale, affinché sia glorificato Dio, e gli uomini siano salvati. Perciò i laici, essendo dedicati a Cristo e consacrati dallo Spirito Santo, sono in modo mirabile chiamati e istruiti per produrre sempre più copiosi i frutti dello Spirito” (Ivi).
2. Osserviamo che il Concilio non si limita a qualificare i laici “partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo” (Lumen Gentium, 31), ma precisa che Cristo stesso continua l’esercizio del suo sacerdozio nella loro vita, nella quale, pertanto la partecipazione al sacerdozio comune della Chiesa avviene per incarico ed opera di Cristo, eterno ed unico sommo Sacerdote.
E ancora: quest’opera sacerdotale di Cristo nei laici si compie per mezzo dello Spirito Santo. Cristo li “vivifica col suo Spirito”. È ciò che aveva promesso Gesù, quando aveva enunciato il principio che lo Spirito vivifica (cf. Gv 6, 63). Colui che nella Pentecoste è stato mandato a formare la Chiesa ha il compito perenne di sviluppare il sacerdozio e l’attività sacerdotale di Cristo nella Chiesa, anche nei laici, che sono a pieno titolo membri del Corpus Christi in forza del Battesimo. Col Battesimo, infatti, viene inaugurata la presenza e l’attività sacerdotale di Cristo in ogni membro del suo Corpo, nel quale lo Spirito Santo infonde la grazia e imprime il carattere, dando al credente la capacità di partecipare vitalmente al culto reso da Cristo al Padre nella Chiesa; mentre nella Confermazione conferisce la capacità di impegnarsi da adulti nella fede, nel servizio di testimonianza e di propagazione del Vangelo, che appartiene alla missione della Chiesa (cf. san Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, III, q. 63, a. 3; q. 72, aa. 5-6).
3. In forza di questa comunicazione del suo sacerdozio, Cristo dà a tutti i suoi membri, anche ai laici (cf. LG 34), la facoltà di attuare nella loro vita quel culto che Egli stesso chiamava “adorare il Padre in spirito e verità” (Gv 4, 23). Con l’esercizio di tale culto il fedele, animato dallo Spirito Santo, partecipa al sacrificio del Verbo Incarnato e alla sua missione di sommo Sacerdote e di Redentore universale.
Secondo il Concilio, è in questa trascendente realtà sacerdotale del mistero di Cristo che i laici sono chiamati a offrire tutta la loro vita come sacrificio spirituale, cooperando così con tutta la Chiesa alla consacrazione del mondo continuamente operata dal Redentore. È la grande missione dei laici: “Tutte infatti le loro opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e persino le molestie della vita, se sono sopportate con pazienza, diventano spirituali sacrifici graditi a Dio per Gesù Cristo, i quali nella celebrazione dell’Eucaristia sono piissimamente offerti al Padre insieme all’oblazione del Corpo del Signore. Così anche i laici, in quanto adoratori dovunque santamente operanti, consacrano a Dio il mondo stesso” (LG 34; cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, 901).
4. Il culto spirituale implica una partecipazione dei laici alla celebrazione eucaristica, centro di tutta l’economia dei rapporti tra gli uomini e Dio nella Chiesa. In questo senso, anche “i fedeli laici sono partecipi dell’ufficio sacerdotale, per il quale Gesù ha offerto se stesso sulla croce e continuamente si offre nella celebrazione eucaristica, a gloria del Padre per la salvezza dell’umanità” (Christifideles Laici, 14). Nella celebrazione eucaristica i laici partecipano attivamente con l’offrire se stessi in unione con Cristo Sacerdote e Ostia; e questa loro offerta ha un valore ecclesiale in forza del carattere battesimale che li rende idonei a dare a Dio, con Cristo e nella Chiesa, il culto ufficiale della religione cristiana (cf. san Tommaso, Summa theologiae, III, a. 63, a. 3). La partecipazione sacramentale al banchetto eucaristico stimola e perfeziona la loro offerta, infondendo in loro la grazia sacramentale che li aiuterà a vivere e operare secondo le esigenze dell’offerta compiuta con Cristo e con la Chiesa.
5. A questo punto dobbiamo ribadire l’importanza della partecipazione alla celebrazione domenicale dell’Eucaristia, prescritta dalla Chiesa. È per tutti il più alto atto di culto nell’esercizio del sacerdozio universale, come l’offerta sacramentale della Messa lo è nell’esercizio del sacerdozio ministeriale per i Sacerdoti. La partecipazione al banchetto eucaristico è per tutti una condizione di unione vitale con Cristo, com’egli stesso ha detto: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita” (Gv 6, 53). Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda a tutti i fedeli il significato della partecipazione domenicale all’Eucaristia (cf. CCC 2181-2182). Qui voglio concludere con le note parole della Prima Lettera di Pietro, che scolpiscono la figura dei laici partecipi del mistero eucaristico-ecclesiale: “Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo” (1 Pt 2, 5).