5 minuti

Il grande Silenzio del Sabato Santo

Autore: Centro Aletti

Le parole di un’antica omelia ci introducono con grande intensità nella misteriosa grazia del sabato santo.

Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.

Il silenzio è il più adeguato sottofondo musicale e liturgico al mistero che la chiesa celebra in questo santo giorno, incastonato tra la morte del Signore Gesù sulla croce e la sua risurrezione dal sepolcro. Nei confronti del silenzio nutriamo sentimenti contrastanti. Lo desideriamo, per fuggire dalla frenesia della vita, ma lo temiamo anche perché sappiamo bene che è la via maestra per scendere negli inferi del nostro cuore, dove spesso non c’è ancora la pace e la gioia dei figli di Dio. Nel principio della creazione, al silenzio è riservato un posto d’onore a cui il Signore Dio per nessun motivo sembra disposto a rinunciare:

Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando (Gen 2,2-3)

Il settimo giorno è benedetto da Dio e consacrato proprio a motivo della totale assenza di lavoro. La stessa grazia è nascosta e custodita dal sabato santo, autentico “centro” del triduo pasquale, perché in esso non si celebra un’opera di Dio, ma la rinuncia alla necessità di dover aggiungere il sigillo di un’ultima opera a quanto già vissuto e offerto con infinito amore, nel dono del Figlio consegnato per la nostra salvezza.

Forse la difficoltà che tutti sperimentiamo a cessare da ogni lavoro si radica proprio in una certa insoddisfazione di fondo rispetto a quello che stiamo vivendo. Accumuliamo cose, impegni e occasioni perché, in fondo, in nessuna circostanza ci sembra di poterci regalare fino in fondo. Siamo senza riposo perché non portiamo a termine — cioè nell’amore — nessuna delle cose che facciamo. Nel mistero del sabato santo siamo invitati a riscoprire quanta fecondità possa sgorgare da quei momenti in cui, dopo aver fatto tutto ciò che era possibile, non ci resta che attendere inermi, pieni di speranza in ciò che abbiamo potuto vivere e patire:

Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere (1Pt 3,18-19)

Mentre il corpo del Signore ha accettato di restare prigioniero del sepolcro e della morte, il suo spirito ha potuto scendere negli inferi per visitare coloro che, ancora schiavi del peccato, erano in attesa di salvezza.

Questo è il frutto dell’amore che sa andare fino in fondo e, poi, si scopre capace di restare fermo e tranquillo nel riposo: la forza di saper riprendere sempre il cammino verso gli altri, per offrire e condividere la gioia di una comunione nell’amore sempre possibile.

Senza alcun vanto. Senza alcun timore. Silenziosamente.

BRICIOLE DI PAROLA è il commento alle letture del giorno del Centro Aletti. La cananea del Vangelo ci insegna che bastano le briciole per saziarci.

Link alla fonte »