Impazienti - Gesù e il Regno dei cieli
Meditazione a partire dalle letture della XVI Domenica del Tempo Ordinario (anno A) – Commento per la Radio Vaticana
Autore: Padre Maurizio Botta
Il regno dei cieli è simile …
Gesù usa molte parabole per illuminare ora un particolare ora un altro di quest’unica realtà: il Regno dei cieli. Sono verità, dice il Figlio di Dio, nascoste fin dalla fondazione del mondo. Oggi il focus è su come Dio regni potentemente sul mondo, anzi su come Dio estenda sul mondo la Sua Regalità. Cominciamo dalle parabole sul granellino di senape e sul lievito.
Quello di senape è il più piccolo di tutti i semi, ma cresce in modo strabiliante tanto da diventare albero capace di reggere il peso di molti uccelli, cioè creature milioni di volte più grandi di lui.
Il Regno dei cieli è quindi potente come una realtà che appare minuscola, ma che ha al suo interno una straordinaria capacità di sviluppo legata alla presenza agente di Dio stesso. La regalità di Dio nella storia degli uomini sembrerebbe piccolissima, ma in realtà cresce sempre più in modo impercettibile. Attenzione, quindi, a valutare il Mistero con occhi da analista, con statistiche alla mano sulle presenze alla Messa.
Il lievito è, invece, un prodotto che manifesta una potenza straordinaria su una realtà circostante, la pasta, decisamente più grande di lui. C’è una sproporzione immensa tra la quantità di lievito e la quantità di farina. Dio diventa Re della storia allo stesso modo, ha la forza di far lievitare la storia attraverso le sole poche anime in cui Egli regna come Signore incontrastato. Papa Benedetto XVI usò la bellissima immagine delle minoranze creative. La potenza di Dio nella storia umana sembra nascosta. È normale questa impressione di sentirci oppressi e schiacciati dalla pasta che ci stringe da tutte le parti.
In queste due parabole protagonista è il tempo. Il tempo da attendere per la crescita e il tempo necessario per una completa lievitazione. Anche nella terza parabola, quella del grano e della zizzania protagonista è il tempo.
Al cuore c’è un dubbio tante volte inespresso, ma che prima o poi in modo drammatico occupa il cuore dei veri discepoli.
Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo! E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”
Se nelle prime due parabole il tempo era quello necessario per la crescita e per la lievitazione, in questa parabola viene descritta la potenza regale di Dio, come la potenza di chi è lucido e paziente, di chi ha la forza di aspettare il momento giusto. Il tempo necessario, il tempo della maturazione, il tempo della mietitura. La zizzania non diventerà mai grano, anzi quando il grano crescerà tutto sarà evidente. Viene descritta la fragilità del male, la sua inconsistenza nel lungo periodo, la sua bruttezza che non può reggere il confronto con l’opera di Dio nella vite degli uomini che a Lui si consacrano interamente.
Significativamente nella vita di Cristo, alla fine, l’ultima e la più grande tentazione fu una tentazione di impazienza: “scendi dalla croce… sii impaziente!”. Così per noi. L’impazienza davanti alla presenza del male in noi e intorno a noi, quella voglia impaziente di sradicarlo con le nostre mani senza attendere che Dio lo bruci in noi con il suo Spirito. Io soffro perché sono impaziente. Noi tutti soffriamo perché siamo impazienti.
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