Elevazione della nostra mente e del nostro cuore a Dio
Tratto da "Insegnamenti pratici sopra l'orazione mentale"
Autore: Autori Cristiani
Il servo di Dio, P. Bernardo Maria di Gesù, compagno di noviziato di S. Gabriele dell’Addolorata, e suo emulo nella virtù, fu per quasi trent’anni Preposito Generale della Congregazione dei Passionisti; e lavorò indefessamente alla formazione e santificazione dei numerosi suoli sudditi, non solo colla parola e coll’esempio, ma anche con pregiati scritti spirituali, uno dei quali porta il titolo di « Trattenimenti Spirituali ad uso dei Novizi Passionisti ».
Tra gli argomenti ivi magistralmente esposti dal Servo di Dio, v’è quello, importantissimo per tutti, dell’Orazione Mentale; seguito ed avvalorato dall’esercizio pratico della meditazione sulla Passione del nostro divin Redentore Gesù e i Dolori della sua santissima Madre Maria.
Crediamo, pertanto, prestare un santo gradito servigio a tutte le anime desiderose di praticare il devoto esercizio dell’Orazione Mentale, coll’offrir loro un compendioso estratto di quanto su tale argomento così bene ci lasciò scritto il P. Bernardo Maria di Gesù, nei menzionati Trattenimenti Spirituali dal quinto all’ottavo inclusive.
Il testo di questo estratto sarà una fedele riproduzione delle medesime autorevoli parole del Servo di Dio; sebbene non nella forma dia
logata da lui usata coi religiosi Novizi; chè non sarebbe a tutti applicabile; come, al contrario, a tutti è applicabile, e sommamente utile, il santo esercizio dell’Orazione Mentale; che è quello che noi intendiamo diffondere e propagare colle stesse ispirate parole del servo di Dio, P. Bernardo Maria di Gesù: parole che compongono le pagine più preziose dei suoi scritti spirituali; a lui dettate certamente dal suo grande amore alle due divine Vittime della redenta umanità, Gesù Crocifisso e Maria santissima Addolorata.
L’orazione, secondo i maestri di spirito, non è altro che un’elevazione della nostra mente e del nostro cuore a Dio: ossia, in altri termini, è un esercizio dell’anima, mediante il quale essa si volge a Dio. Si può fare in due maniere: colla voce, ed allora si chiama orazione vocale, come quando si recitano preghiere, si cantano inni, salmi, e cose simili; col solo interno, ed allora si chiama orazione mentale.
Attenendoci pertanto alla sola orazione mentale, dovete sapere, dilettissimi, che l’anima nostra vive ed agisce con tre facoltà o potenze, le quali si chiamano memoria, intelletto e volontà. Quando adunque l’anima con queste tre potenze si rivolge a Dio, si dice che fa orazione. Mi dimanderete come ciò succede? Rispondo che colla memoria l’anima si rivolge a Dio, quando si ricorda una cosa che riguarda Dio: come p. es. una verità della fede, letta o udita, un mistero, un fatto; coll’intelletto l’anima si rivolge a Dio quando considera p. es. la forza e l’importanza di quella verità rivelata, la bellezza e l’amabilità di quel mistero, il pregio di una virtù, o la bruttezza del vizio contrario, il merito di un esempio. Infine l’anima si rivolge a Dio colla volontà, quando impressionata per cognizioni ricavate dal riflettere sopra una cosa, si eccita ad atti e sentimenti buoni; come p. es. di timore dei giudizi di Dio, di gratitudine per i benefizi da lui ricevuti, di amore verso una virtù che a Dio è cara, di odìo verso il vizio, e andate voi discorrendo.
Ecco che significa trattare, conversare con Dio; che vuol dire elevazione della mente e del cuore a Dio; che s’intende insomma per orazione mentale. Come voi ben vedete, ella è una cosa semplicissima, e che si riduce a questo: di richiamare la mente alla considerazione di una verità spirituale, e concernente la propria santificazione, per quindi ottenere che il cuore si commuova ed induca la volontà a fare ciò che si richiede per santificarsi.
E’ un difetto pressoché universale il non sapere che cosa sia, e molto più come si pratichi l’esercizio dell’orazione mentale. Il peggio si è che quasi nessuno si dà premura d’istruirsene, perchè o si disprezza del tutto, o non si crede necessaria, ovvero si sta persuasi che appartenga esclusivamente ai religiosi ed alle monache. Quindi l’orazione che sanno fare le persone, anche buone, si riduce alla recita di preghiere, ossia all’orazione vocale, o tutt’al più alla lettura di qualche libro spirituale. Quali però e quanti siano i danni che provengono da questa ignoranza, non si può meglio esprimere che colle parole del profeta Geremia: Desolatione desolata est omnis terra, quia nullus est qui recogitet corde: tutta la terra è in una lagrimevole desolazione, perchè non v’ha alcuno che riconcentrandosi in sè si applichi alla considerazione. E difatti da tutti si crede di dover morire, ma da pochissimi si pensa a prepararvisi, ed a prevedere le conseguenze. Si crede che vi è un inferno; ma generalmente non si considera che cosa sia, quanto vi si patisce, e che vi si può cadere da un momento, all’altro. Si crede, ed anche da tutti si spera un paradiso; ma quasi nessuno pensa a guadagnarselo. Così pure si crede che un Dio ha patito, ed è morto per noi; ma non si pondera quanto ha patito, e le ragioni per cui egli ha patito. Si crede che Dio ci aina, ci benefica; ma non si considera l’obbligo gravissimo che si ha di riamarlo e di servirlo. Insomma ecco il danno che ci viene dal difetto dell’orazione mentale: si ha la fede, ma una fede sterile; si crede, ma non si opera in conformità di quello che si crede.
Questa è la ragione per cui non solo tra gl’infedeli, ma eziandio tra i cristiani regna tanta indifferenza per le cose dell’anima, per cui si fa poco, o niun conto della legge santa di Dio, si disprezzano le pratiche di religione; a dir breve, questa è la ragione di tutti i mali che succedono. Non occorre cercarne altre, perchè tutte si riducono a questa: non si riflette, non si considera la verità delle cose eterne e spirituali, e perciò si cerca soltanto di vivere alla meglio, e poi quel che sarà, sarà. E notate che non parlo solamente dei semplici secolari, parlo di tutti. Un’anima senza orazione, diceva S. Teresa, è come un corpo paralitico e storpiato, che sebbene ha piedi e mani, di essi però non si può servire. E voleva dire: è inutile che :un’auinia. si metta in capo di spogliarsi dei vizi, di vincere le cattive abitudini, di scuoprire gli inganni del demonio, di superare insomma le difficoltà che s’incontrano nella via dello spirito, se non fa orazione. E se io volessi qui citarvi il sentimento di tutti i santi e maestri della vita spirituale, udireste che tutti si accordano nel dire la medesima cosa. Mi basterà citarne un solo, ed è il dottore S. Bonaventura.
Sentite come scrive questo santo: « Se tu vuoi discuoprire le astuzie del demonio, e liberarti dai suoi inganni, sii uomo di orazione; se vuoi acquistare virtù e fortezza per vincere le tentazioni, sii uomo di orazione; se vuoi riuscire a mortificare la tua propria volontà, i tuoi affetti e desiderii disordinati, sii uomo di orazione; se vuoi stare in una santa allegrezza, e batter con piacere la strada della penitenza, sii uomo di orazione; se vuoi allontanare dalla tua mente i cattivi pensieri, e le ansietà inquietanti, sii uomo di orazione; se vuoi cibare l’anima tua colla grassezza della divozione, ed averla sempre piena di buone riflessioni e di santi affetti, sii uomo di orazione; se vuoi fortificare e confermare il cuor tuo nella via di Dio, sii uomo di orazione; finalmente se vuoi sradicare da te tutti i vizi, e piantarvi le virtù, sii uomo di orazione : perché nell’orazione si riceve uomo di orazione : perché nell’orazione si riceve l’unzione e la grazia dello Spirito Santo, la quale insegna ogni cosa ». Io non so se possa dirsi di meglio.
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