La Chiesa nostra Madre XI
Il fine soprannaturale della Chiesa: L'umano e il divino nella Chiesa
Autore: San Josemaría Escrivá
L’umano e il divino nella Chiesa
4. Come in Cristo vi sono due nature — l’umana e la divina — così, analogicamente, possiamo parlare di un elemento umano e di uno divino nella Chiesa. A tutti è evidente la componente umana. La Chiesa, in questo mondo, è composta di uomini ed è per gli uomini, e dire uomo significa parlare di libertà, della possibilità di cose grandi e di meschinità, di eroismi e di cedimenti.
Se ci limitassimo soltanto a questa componente umana della Chiesa, non riusciremmo a capirla, perché non saremmo giunti alla porta del mistero. La Sacra Scrittura utilizza molti termini — tratti dall’esperienza terrena — per applicarli al Regno di Dio e alla sua presenza fra di noi, nella Chiesa. La paragona all’ovile, al gregge, alla casa, al seme, alla vigna, al campo nel quale Dio pianta o edifica. Però c’è un’espressione che compendia tutto: la Chiesa è il Corpo di Cristo.
«Ora egli pose alcuni come apostoli, altri profeti, altri evangelisti, altri pastori e maestri, per rendere atti i santi a compiere il ministero, per edificare il Corpo di Cristo» [Ef 4, 11-12]. San Paolo scrive anche: «Così anche noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo in Cristo, e individualmente siamo membra gli uni degli altri» [Rm 12, 5]. Com’è luminosa la nostra fede! Tutti siamo in Cristo, poiché «Egli è il capo del corpo della Chiesa» [Col 1, 18].
5. Questa è la fede che i cristiani hanno sempre professato. Ascoltiamo queste parole di sant’Agostino: «E fin da allora il Cristo intero è formato dal capo e dal corpo, verità che indubbiamente conoscete bene. Il capo è il nostro stesso Salvatore, che patì sotto Ponzio Pilato e ora, dopo essere risuscitato dai morti, siede alla destra del Padre. E il suo corpo è la Chiesa. Non questa o quella chiesa, ma la Chiesa che vediamo diffusa in tutto il mondo. E non è neppure quella che comprende gli uomini di oggi, poiché appartengono a essa anche coloro che vissero prima di noi e quelli che vivranno dopo, fino alla fine del mondo. Quindi tutta la Chiesa, formata dall’insieme dei fedeli — perché tutti i fedeli sono membra di Cristo —, ha Cristo per Capo, il quale governa il suo corpo dal Cielo. E, benché questo Capo sembri invisibile al corpo, tuttavia è unito a lui dall’amore» [SANT’AGOSTINO, Enarrationes in Psalmos, 56, 1; PL 36, 662].
6. Ora comprendete perché non si possono separare la Chiesa visibile e quella invisibile. La Chiesa è, allo stesso tempo, corpo mistico e corpo giuridico. «Per il fatto stesso di essere corpo, la Chiesa la si discerne con gli occhi»; così ha insegnato Leone XIII [LEONE XIII, enc. Satis cognitum, AAS 28, p. 710]. Nel corpo visibile della Chiesa — nel comportamento degli uomini che la compongono sulla terra — possono esserci miserie, incertezze, tradimenti. Ma non è lì che si esaurisce la Chiesa, né può essere identificata con tali condotte erronee: non mancano, invece, qui e adesso, gesti di generosità, decisioni eroiche, vite di santità che non fanno rumore, che vengono spese con gioia nel servizio dei fratelli nella fede e di tutte le anime.
Pensate, inoltre, che, perfino se i cedimenti dovessero essere numericamente superiori agli atti di coraggio, resterebbe ancora questa realtà mistica — vera, innegabile, benché inafferrabile ai sensi — che è il Corpo di Cristo, ossia nostro Signore stesso, l’azione dello Spirito Santo e l’amorosa presenza del Padre.
Pertanto, la Chiesa è inseparabilmente umana e divina. «È una società divina per la sua origine, soprannaturale per il suo fine e per i mezzi prossimamente ordinati a questo fine; ma, poiché si compone di uomini, è una comunità umana» [LEONE XIII, enc. Satis cognitum, AAS 28, p. 724]. Vive e agisce nel mondo, però il suo fine e la sua forza non sono in terra, ma nel Cielo.
Sono completamente fuori strada coloro che vogliono distinguere una Chiesa «carismatica» — che sarebbe quella effettivamente fondata da Cristo — e un’altra giuridica o «istituzionale», che sarebbe opera degli uomini e semplice effetto di contingenze storiche. C’è una sola Chiesa. Cristo ha fondato una sola Chiesa: visibile e invisibile, con un corpo gerarchico e organizzato, con una struttura fondamentale di diritto divino, e con un’intima vita soprannaturale che la anima, la sostiene e la vivifica.
E bisogna anche ricordare che, quando il Signore istituì la sua Chiesa, «non la concepì né la formò in maniera che comprendesse una pluralità di comunità simili nel loro genere, però diverse, e non legate fra loro da quei vincoli che rendono la Chiesa indivisibile e unica… Infatti, quando Gesù parla di questo edificio mistico, nomina soltanto una sola Chiesa, che chiama sua: “Edificherò la mia Chiesa” (Mt 16, 18). Se se ne immagina una diversa, non essendo stata fondata da Lui, non può essere la sua vera Chiesa» [LEONE XIII, enc. Satis cognitum, AAS 28, pp. 712 e 713].
Fede, ve lo ripeto; accresciamo la nostra fede, chiedendola alla Trinità Beatissima, di cui oggi celebriamo la festa. Potrà capitare tutto, tranne che il Dio tre volte Santo abbandoni la sua Sposa.