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La Chiesa nostra Madre XII

Il fine soprannaturale della Chiesa: Il fine della Chiesa

Autore: San Josemaría Escrivá

Il fine della Chiesa

7. San Paolo, nel primo capitolo della Lettera agli Efesini, afferma che il mistero di Dio, annunciato da Cristo, si compie nella Chiesa. Dio Padre «tutto sottomise ai suoi piedi, e lo costituì capo sopra tutta la Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di Lui che tutto ricolma abbondantemente» [Ef 1, 22]. Il mistero di Dio è di «unificare in Cristo, compiuta la pienezza dei tempi, tutte le cose, del cielo e della terra» [Ef 1, 10].
Un mistero insondabile, dato gratuitamente, per amore: poiché Egli «ci ha scelti in Lui prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità» [Ef 1, 4]. L’Amore di Dio non ha limiti: lo stesso san Paolo annuncia che il nostro Salvatore «vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità» [1 Tm 2, 4-6].
È questo, e non altro, il fine della Chiesa: la salvezza delle anime, una per una. Per questo il Padre mandò suo Figlio, e «come il Padre manda me, così io mando voi» [Gv 20, 21]. Da qui il mandato di predicare la dottrina e di battezzare, perché nell’anima possa abitare, per mezzo della grazia, la Trinità Beatissima: «È stato dato a me ogni potere nel cielo e sulla terra. Andate dunque, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte le cose che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» [Mt 28, 18-20].
Sono le parole semplici e sublimi della fine del Vangelo di san Matteo: vi è indicato l’obbligo di predicare le verità di fede, l’urgenza della vita sacramentale, la promessa della continua assistenza di Cristo alla sua Chiesa. Non si è fedeli al Signore se si trascurano realtà soprannaturali quali l’istruzione nella fede e nella morale cristiana, e la pratica dei Sacramenti. Con questo mandato Cristo fonda la sua Chiesa. Tutto il resto è secondario.
La nostra salvezza è nella Chiesa
8. Non possiamo dimenticare che la Chiesa è molto più di una via di salvezza: essa è l’unica via. Non se lo sono inventato gli uomini; è Cristo che l’ha deciso: «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» [Mc 16, 16]. Per questo si dice che la Chiesa è necessaria per salvarsi, intendendo tale necessità come necessità di mezzo. Origene scriveva già nel secondo secolo: «Se qualcuno vuole salvarsi, venga in questa casa, per riuscirci… Nessuno si inganni: fuori della casa, cioè fuori della Chiesa, nessuno si salva» [ORIGENE, In Iesu nave hom., 5, 3; PG 12, 841]. E san Cipriano: «Se qualcuno, fuori dall’arca di Noè, fosse scampato al diluvio, potremmo ammettere che chi abbandona la Chiesa possa evitare la condanna» [SAN CIPRIANO, De catholicae Ecclesiae unitate, 6; PL 4, 503].
«Extra Ecclesiam, nulla salus». È il continuo avvertimento dei Padri: «Fuori dalla Chiesa cattolica si può trovare tutto», ammette sant’Agostino, «tranne la salvezza. Si può avere onore, si possono avere Sacramenti, si può cantare “alleluia”, si può rispondere “amen”, si può difendere il Vangelo, si può avere fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, e anche predicarla; ma se non si è nella Chiesa cattolica non si può trovare la salvezza» [SANT’AGOSTINO, Sermo ad Caesariensis Ecclesiae plebem, 6; PL 43, 456].
Tuttavia, se ne lamentava poco più di vent’anni fa Pio XII, «alcuni riducono a una vana formula la necessità di appartenere alla vera Chiesa per ottenere l’eterna salute» [PIO XII, enc. Humani generis, AAS 42, p. 570]. Questo dogma di fede è la base dell’attività corredentrice della Chiesa, ed è il fondamento della grave responsabilità apostolica dei cristiani. Fra i comandamenti espliciti di Cristo c’è quello categorico di incorporarci, con il battesimo, al suo Corpo Mistico. «Il nostro Salvatore non soltanto ha dato il comandamento che tutti entrassero nella Chiesa, ma ha stabilito pure che la Chiesa fosse mezzo di salvezza, senza il quale nessuno potesse giungere al regno della gloria celeste» [PIO XII, Lettera del S.Ufficio all’Arcivescovo di Boston, DS 3868.
È verità di fede che chi non appartiene alla Chiesa non si salva; e che chi non si battezza non entra nella Chiesa. Il Concilio di Trento stabilisce che la giustificazione, «dopo la promulgazione del Vangelo, non può verificarsi senza il lavacro della rigenerazione o il desiderio di esso» [Decreto De justificatione, c. 4, DS 1524].
9. È una continua esigenza della Chiesa, che, da una parte, pone nella nostra anima lo stimolo dello zelo apostolico, e dall’altra mostra anche chiaramente l’infinita misericordia di Dio nei confronti delle creature.
Così argomenta san Tommaso: «Si può essere senza battesimo in due maniere. Primo, di fatto e di proposito, come capita a coloro che non sono battezzati né vogliono esserlo. Evidentemente si ha allora il disprezzo del Sacramento da parte di coloro che hanno l’uso del libero arbitrio. Perciò chi è senza battesimo in questa maniera, non può conseguire la salvezza, perché né sacramentalmente né intenzionalmente è incorporato a Cristo, nel quale soltanto è possibile la salvezza. Secondo, uno può essere senza battesimo di fatto, ma non di proposito: per esempio, quando uno desidera di essere battezzato, ma viene accidentalmente prevenuto dalla morte prima di ricevere il battesimo. Costui senza il battesimo in atto può conseguire la salvezza per il desiderio del battesimo, il quale nasce dalla “fede che opera mediante la carità”, attraverso la quale l’uomo viene santificato interiormente da Dio, il cui potere non è vincolato ai Sacramenti» [SAN TOMMASO, Summa theologiae, III, q. 68, a. 2].
Pur essendo completamente gratuita e non dovuta a nessuno per alcun titolo — tantomeno dopo il peccato —, Dio non rifiuta a nessuno la felicità eterna e soprannaturale: la sua generosità è infinita. «È cosa nota che coloro i quali sono vittime di ignoranza invincibile nei confronti della nostra santissima religione, e che però osservano con cura la legge naturale e i suoi precetti, scolpiti da Dio nel cuore di tutti, e sono disposti a obbedire a Dio e conducono una vita onesta e retta, possono conseguire quella eterna, per l’azione della luce divina e della grazia» [PIO IX, enc. Quanto conficiamur moerore, 10 agosto 1863; DS 1677 (2866)]. Soltanto Dio conosce il cuore di ogni uomo, ed Egli non tratta le anime in massa, ma una per una. Su questa terra nessuno è autorizzato a emettere giudizi di salvezza o di condanna eterna in casi concreti.
10. Non dimentichiamoci, però, che la coscienza può deformarsi colpevolmente, indurirsi nel peccato e fare resistenza all’azione salvifica di Dio. Da qui deriva la necessità di predicare la dottrina di Cristo, le verità della fede e le norme morali; ne deriva anche la necessità dei Sacramenti, istituiti tutti da Cristo come cause strumentali della sua grazia [Cfr SAN TOMMASO, Summa theologiae, III, q. 62, a. 1] e come rimedi alle miserie proprie del nostro stato di natura decaduta [Cfr ibidem, q. 61, a. 2]; se ne deduce, inoltre, la convenienza di accostarsi frequentemente alla confessione e alla comunione eucaristica.
È ben concreta, dunque, la tremenda responsabilità di tutti, nella Chiesa, e soprattutto dei Pastori, così espressa da san Paolo: «Ti scongiuro, davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua apparizione e il suo regno: predica la parola, insisti a tempo debito e indebito, confuta, minaccia, esorta con tutta longanimità e volontà di istruire. Verrà giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma per il prurito di udire si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, distoglieranno le orecchie dalla verità, e si volgeranno alle favole» [2 Tm 4, 1-4].