La Chiesa nostra Madre XXV
Sacerdote per l'eternità: Dignità del sacerdozio
Autore: San Josemaría Escrivá
Dignità del sacerdozio
38. Il sacerdozio porta a servire Dio in uno stato che non è, in sé stesso, migliore o peggiore di altri: è diverso. Tuttavia, la vocazione sacerdotale si presenta rivestita di una dignità e di una grandezza tali che null’altro sulla terra può superare. Santa Caterina da Siena pone sulle labbra di Gesù queste parole: «Io non volevo che la riverenzia verso di loro diminuisse… perché ogni riverenzia che si fa a loro, non si fa a loro, ma a me, per la virtù del Sangue che io l’ho dato a ministrare. Unde, se non fusse questo, tanta riverenzia avareste a loro quanta agli altri uomini del mondo, e non più… E così non debbono essere offesi, però che, offendendo loro, offendono me e non loro. E già l’ho vetato, e detto che i miei Cristi non voglio che sieno toccati per le loro mani» [SANTA CATERINA DA SIENA, Il Dialogo della divina Provvidenza, cap. 116; cfr Sal 104, 15].
Taluni si affannano a cercare quella che chiamano l’identità del sacerdote. Quanto sono chiare le parole della santa di Siena! Qual è l’identità del sacerdote? Quella di Cristo. Tutti noi cristiani possiamo e dobbiamo essere non soltanto alter Christus, ma anche ipse Christus: un altro Cristo; lo stesso Cristo! Ma il sacerdote lo è in modo immediato, in forma sacramentale.
39. «Per realizzare un’opera così grande» — quella della Redenzione — «Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel Sacrificio della Messa sia nella persona del ministro, “Egli che, offertosi una volta sulla croce, offre ancora sé stesso per il ministero dei sacerdoti”, sia soprattutto sotto le specie eucaristiche» [CONCILIO VATICANO II, cost. Sacrosanctum Concilium, 7; cfr CONCILIO DI TRENTO, doctr. De ss. Missae sacrif., cap. 2; DS 1743]. Per mezzo del Sacramento dell’Ordine, il sacerdote è reso effettivamente idoneo a prestare a Gesù nostro Signore la voce, le mani e tutto il suo essere; è Gesù che, nella santa Messa, con le parole della Consacrazione, cambia la sostanza del pane e del vino nel suo Corpo, nella sua Anima, nel suo Sangue e nella sua Divinità.
È questo il fondamento dell’incomparabile dignità del sacerdote. È una grandezza ricevuta in prestito, compatibile con la mia pochezza. Prego Dio nostro Signore che conceda a tutti noi sacerdoti la grazia di compiere santamente le cose sante, di rispecchiare con la nostra stessa vita lo splendore delle grandezze del Signore. «Noi che celebriamo i misteri della Passione del Signore, dobbiamo imitare quello che facciamo. E allora l’ostia occuperà il nostro posto al cospetto di Dio, perché noi stessi ci facciamo ostia» [SAN GREGORIO MAGNO, Dialoghi, 4, 59].
Qualora vi imbattiate in un sacerdote che per il suo contegno non sembra vivere secondo il Vangelo — non sta a voi giudicarlo, lo giudica Dio — sappiate che se celebra validamente la santa Messa, con l’intenzione di consacrare, il Signore non si rifiuta di scendere nelle sue mani, ancorché siano indegne. È possibile una donazione maggiore, un annientamento più grande? Più che a Betlemme, più che sul Calvario. Perché? Perché Gesù Cristo ha il cuore angosciato dall’ansia di redenzione, perché non vuole che qualcuno possa dire di non essere stato chiamato, perché Egli stesso va incontro a coloro che non lo cercano.
Egli è Amore! E non c’è altra spiegazione. Quanto sono insufficienti le parole per parlare dell’Amore di Cristo! Egli si adatta a tutto, accetta tutto, si espone a tutto — ai sacrilegi, alle bestemmie, alla fredda indifferenza di tanti — pur di offrire, anche a un solo uomo, l’occasione di scoprire i palpiti del suo Cuore ardente, nel suo petto ferito.
L’identità del sacerdote è questa: essere strumento immediato e quotidiano della grazia salvifica che Cristo ha meritato per noi. Quando si comprende questo principio, quando lo si medita nell’attivo silenzio della preghiera, come possiamo considerare il sacerdozio una rinuncia? È un guadagno incalcolabile. Maria Santissima, nostra Madre, la più santa delle creature — più di Lei solo Dio — trasse una sola volta Gesù al mondo; i sacerdoti lo portano su questa terra, al nostro corpo, alla nostra anima, tutti i giorni: e Gesù viene, per nutrirci, per vivificarci, per essere fin da ora pegno della vita futura.