La Comunione ecumenica
Udienza Generale 22 gennaio 1986
Autore: San Giovanni Paolo II
1. “Il movimento ecumenico si favorisce in modo particolare con la preghiera vicendevole”. In questi termini il Sinodo straordinario dei vescovi, riunito nel 20° anniversario del Concilio Vaticano II, ha riaffermato (cf. Relatio finalis Synodi Extraordinariae Episcoporum 1985, II, C, 7) l’importanza del tutto speciale che ha la preghiera per la promozione della piena unità di tutti i cristiani.
Questa settimana (18-25 gennaio) è dedicata particolarmente alla preghiera per l’unità. Nel mondo intero cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti, tanto nelle proprie chiese quanto insieme, in riunioni comuni, elevano ferventi preghiere verso l’unico comune Signore per implorare quell’unità, che egli stesso ha chiesto al Padre per tutti i suoi discepoli (cf. Gv 17, 21).
Oggi invito anche voi a unirvi, con cuore sincero e con ardente desiderio, a questo immenso coro della “comunione ecumenica”, come il Sinodo straordinario ha voluto definire la nuova situazione spirituale, instauratasi tra i cristiani del nostro tempo. Queste preghiere in comune sono senza dubbio “un mezzo molto efficace” per impetrare la grazia dell’unità, sono “una genuina manifestazione” dei vincoli, con i quali i cattolici sono ancora congiunti con gli altri fratelli cristiani (cf. Unitatis Redintegratio, 8).
Il ricco contenuto del decreto conciliare sull’ecumenismo mantiene intera la sua validità, confortata da un’esperienza ventennale che l’ha resa ancora più consistente. Alimenta la comune fiducia nel Signore, che dirige le vicende umane verso il suo scopo ultimo; sostiene e anima lo sforzo ecumenico proteso verso l’unità, ma senza lasciarla mai adagiare nei positivi risultati intermedi raggiunti dalle relazioni fraterne e dal dialogo in corso.
La preghiera comune, innanzitutto, si fonda sulla fede esistente tra i cristiani e sul comune battesimo, vincolo sacramentale che attualizza ed esprime il dono gratuito della redenzione operata dal Signore, La preghiera comune emana dall’unico battesimo, il quale “tende interamente all’acquisto della pienezza della vita in Cristo”; per sua natura esso è pertanto “ordinato all’integra professione della fede, all’integrale incorporazione nell’istituzione della salvezza, come Cristo stesso ha voluto, e, infine, alla piena inserzione nella comunione eucaristica” (Unitatis Redintegratio, 22). Questa intrinseca esigenza costituisce il dinamismo più profondo dell’intero movimento ecumenico.
Di conseguenza la preghiera diventa umile e cosciente impetrazione della grazia dell’unità poiché “questo santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell’unità della Chiesa di Cristo, una e unica, supera le forze e le doti umane” (Unitatis Redintegratio, 24). L’implorazione ci fa riporre la nostra speranza sul solido fondamento della preghiera che Cristo eleva incessantemente per la sua Chiesa, nell’amore del Padre per noi e nella forza dello Spirito Santo.
Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato che la preghiera è “un mezzo molto efficace” (cf. Ivi, 8)e che la speranza riposta nell’amore di Dio “non inganna” (Rm 5, 5). Per tutto questo l’annuale settimana di preghiere per l’unità deve rafforzare la fede, infervorare la carità, accrescere la speranza.
2. Ai due motivi indicati dal Concilio, noi oggi ne abbiamo uno nuovo da aggiungere: la gratitudine verso il Signore per il cammino positivo compiuto dai cristiani verso la piena unità. Il recente Sinodo straordinario dei vescovi ha affermato che in questi venti anni “l’ecumenismo si è inscritto profondamente e indelebilmente nella coscienza della Chiesa” (Relatio finalis Synodi Extraordinariae Episcoporum 1985, II, C, 7). Il dialogo si è aperto e affermato con tutte le altre Chiese d’Oriente e d’Occidente, sia pure in forme diverse, e con strumenti e risultati differenti. La meta comune che i vari dialoghi si propongono nel loro orizzonte è la riconciliazione e l’unità. Siamo grati al Signore perché una purificazione dei cuori si sta operando ed è emersa la carità reciproca fra i cristiani.
Inoltre i dialoghi sono stati occasione propizia e strumento adeguato non soltanto per riaffermare insieme quella fede che è comune fra i cattolici e gli altri cristiani, ma anche per delineare importanti convergenze su questioni controverse nel passato; e per identificare, con maggiore chiarezza e in modo nuovo, le divergenze che ancora occorre confrontare e risolvere in un comune accordo alla luce delle Sacre Scritture e della grande tradizione della Chiesa. Tutto questo è un avvenimento importante nella vita dei cristiani del nostro tempo.
La presenza fraterna e attenta degli Osservatori delle altre Chiese e Comunioni cristiane mondiali, nonché del Consiglio ecumenico delle Chiese, ai lavori del Sinodo straordinario dei vescovi, ha offerto la testimonianza di questi nuovi rapporti che si sono instaurati. Si è così manifestata la comune volontà di proseguire lo sforzo congiunto affinché, con la grazia di Dio, si pervenga alla piena comunione per dare una testimonianza di unità nel nostro mondo, in cui sembrano crescere tentazioni di disgregazione e conflitti.
3. “La testimonianza è quindi un imperativo del Vangelo”, ci ricorda opportunamente l’introduzione ai testi di questa “Settimana di preghiera”, preparati congiuntamente dal Segretariato per l’Unione dei Cristiani e dalla Commissione “fede e costituzione” del Consiglio ecumenico delle Chiese.
“Voi sarete miei testimoni” (At 1, 8) è il tema proposto quest’anno. È un tema impegnativo: proviene da un comandamento esplicito dato ai suoi discepoli da Gesù Cristo risorto. È un tema denso di prospettive, che mette a profitto tutte le risorse del movimento ecumenico. È un tema attuale e urgente, perché il mondo di oggi ha bisogno di coerenza, di testimonianza vera, di vita autentica.
Una certa testimonianza comune è possibile fra i cristiani in vari campi; essa si fonda sulla fede comune che esiste tra di loro e che il confronto, nel dialogo in corso, ha posto in evidenza nuova. Questa testimonianza tuttavia rimane fragile perché le divergenze esistenti non permettono una piena concordia. Sorge di qui l’impulso per nuovi progressi nel campo ecumenico. La comune testimonianza che si potrà dare oggi spinge alla ricerca della piena unità: ma solo la piena unità renderà finalmente possibile che questa testimonianza sia autentica.
Il recente Sinodo straordinario dei vescovi ha fatto importanti affermazioni: “Noi vescovi desideriamo ardentemente che la comunione incompleta già esistente con le Chiese e le comunità non cattoliche, giunga, con la grazia di Dio, alla piena comunione . . .”. Inoltre: “la comunione fra i cattolici e gli altri cristiani, sebbene sia incompleta, chiama tutti alla collaborazione in molteplici campi e rende così possibile una certa qual testimonianza comune dell’amore salvifico di Dio verso il mondo bisognoso di salvezza” (Relatio finalis Synodi Extraordinariae Episcoporum 1985, II, C, 7).
4. In questo processo si comprende l’importanza insostituibile della preghiera. Il Sinodo ha citato la preghiera vicendevole. Per promuovere il ristabilimento della piena unità di tutti i cristiani è necessaria la preghiera: non soltanto quella elevata per l’unità delle nostre Chiese; non soltanto quella comune, fatta insieme da cattolici e altri cristiani; ma anche la preghiera vicendevole, espressione della solidarietà cristiana che scaturisce dal battesimo. La preghiera degli uni per gli altri crea una nuova comunione.
Concludiamo perciò questo incontro pregando insieme per la ricomposizione della piena unità di tutti i cristiani.
Il Santo Padre: Preghiamo il Signore perché i cristiani, malgrado le loro divisioni, si sforzino sempre più di dare insieme testimonianza della loro fede in Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo affinché il mondo creda.
Tutti: Che siano uno, affinché il mondo creda.
Il Santo Padre: Preghiamo perché i cristiani, in modo particolare quelli che soffrono a causa del nome di Gesù, diano testimonianza di fede viva e progrediscano verso la piena professione di fede comune.
Tutti: Che siano uno, affinché il mondo creda.
Il Santo Padre: Preghiamo perché i cristiani si uniscano per attuare la giustizia e la pace nel mondo.
Tutti: Che siano uno, affinché il mondo creda.
Il Santo Padre: Padre Nostro, che sei nei cieli, guarda le aspirazioni del cuore di noi tuoi figli; esaudisci le nostre richieste e fa’ che tutti i cristiani siano uniti nella tua Chiesa, una ed unica. Per il tuo Figlio Gesù Cristo che, con te, nella comunione dello Spirito Santo, vive e regna per tutti i secoli.
Tutti: Amen.