20 minuti

La gioia piena

La vita dei ragazzi dalla disperazione alla gioia

Autore: Chiara Amirante

In questo tempo insieme condividiamo qualcosa su quella che è stata un po’ la scoperta fondamentale della mia vita, poi di tanti tanti ragazzi arrivati con la disperazione nel cuore qui a Nuovi Orizzonti, questa scoperta che Cristo risorto ci ha donato: la pienezza della Sua gioia. Il cuore della nostra chiamata come cristiani è vivere non solo nella gioia ma nella gioia piena che Cristo risorto è venuto a regalarci. Allora vorrei approfondire un po’ con voi che cosa è stato fondamentale per me: scoprire nel Vangelo come custodire questa gioia piena, come fare ad avere questa gioia piena e soprattutto come custodirla anche nei momenti di dolore. Magari essere nella gioia lo viviamo anche grazie a tante cose belle che la vita ci regala ma la scoperta grande che possiamo fare come cristiani è che possiamo vivere questa gioia anche nella sofferenza e lì si fa un po’ più difficile. Io sono nata in una famiglia cristiana da poco convertita perché erano abbastanza lontani dalla chiesa i miei genitori e quindi ho avuto la grazia di poter respirare il Vangelo come un qualcosa da vivere ogni giorno e come un qualcosa che ogni giorno ti rinnova la vita. Però c’è stato un momento che ha segnato un po’ uno spartiacque della mia vita di cristiana, ero ancora ragazzina, ed è stato quando mi ha raggiunto un po’ come una folgorazione quella Parola che dice San Paolo (Galati 2-20): “Questa vita nella carne io la vivo nella fede in Cristo Gesù che mi ha amato e ha dato se stesso per me.”. Ecco questa frase: “Cristo Gesù (il Signore del creato, della storia, il Signore dei signori) ha dato la vita, ha dato se stesso per me”. Sì ero nata, vissuta e cresciuta credendo che Gesù ha dato la Sua vita per noi, ci ha amato fino al punto da dare la Sua vita per noi, ma in quel momento per me è stata una folgorazione: un Dio che ti ama fino a questo punto… Ma chi è che ti ama così? Chi è che è pronto a dare la vita per te? Ecco, forse la mamma, forse il papà… Ma un Dio che ci ama così, che ha dato la vita per me. Per me questa scoperta, se tu Dio mi hai amato così io come posso non spendere ogni attimo per rispondere a questo amore? Quando facciamo l’esperienza di essere amati da qualcuno a caro prezzo, dovrebbe essere un po’ spontaneo questo voler rispondere, questo voler dire: “Bè, anche io voglio fare qualcosa”. Lì mi sono chiesta: “Come faccio a rispondere ad un amore così grande? Cosa posso fare per poter rispondere ad un amore così grande?”. Tutti noi credo che come cristiani cerchiamo di capire qual è la volontà di Dio ma lì è nato un desiderio nuovo di scoprire questa volontà di Dio proprio per rispondere a questo amore. Volevo rispondere a questo amore di un Dio che ha dato la sua vita per me. Nel cercare di capire la volontà di Dio, quante persone incontro che mi chiedono: “Chiara ma qual è la volontà di Dio su di me? Non riesco a capire.” E anche io mi domandavo: “Quale sarà la volontà di Dio su di me?” perché per rispondere a questo amore devo in qualche modo cercare di rispondere alla volontà di Dio. C’è stata quest’altra Parola sempre di San Paolo che per me è stata proprio un’altra luce incredibile. Nella Prima Lettera ai Tessalonicesi (5- 16-18): “Siate sempre nella gioia, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie a Dio. Questa è la volontà di Dio su di voi.”. Tante volte ci chiediamo qual è la volontà di Dio, chi chiediamo cosa dobbiamo fare per rispondere alla nostra chiamata, come possiamo realizzare la nostra vocazione, come possiamo realizzare la nostra vita in pienezza. Ecco, sappiamo che se Dio è amore, se Dio ci ha amato fino a dare la sua vita per noi, se facciamo la Sua volontà possiamo realizzarci prima di tutto in pienezza, perché realizziamo il disegno di Colui che ci ha creato, che ha sognato la massima felicità e il massimo dei massimi per ciascuno di noi. Ma scoprire dalla Parola di Dio, che è Parola di Dio quindi sulla quale non abbiamo dubbi circa quello che ci viene rivelato, che questa è la volontà di Dio su di voi. Sempre nella gioia, siate sempre nella gioia, pregate incessantemente e in ogni cosa rendete grazie a Dio. Lì ho fatto un semplice ragionamento: ma se questa è la volontà di Dio innanzitutto è possibile e se io voglio amare Dio non posso non vivere la volontà di Dio quindi bisogna che cerchi un po’ la strada per vivere questo, per essere sempre nella gioia. E dove la trovo questa strada? La risposta mi è subito balenata chiarissima: “Io sono la via”. Gesù ci ha dato la via per essere sempre nella pienezza della gioia, il vero di Dio è venuto su questa terra per mostrarci innanzitutto la via per la pienezza della vita ma anche per la pienezza della gioia. Ma allora come mai quando guardiamo i cristiani vediamo spesso volti spenti, tristi? Se è vero che siamo chiamati ad essere sempre nella gioia, se è vero che il verbo di Dio ci ha segnato la via, perché poi incontriamo spesso cristiani un po’ con “la spiritualità della croce”, dico io, quasi un po’ masochistica cioè che bisogna mostrare questo viso triste, tutto preso e sofferente; perché? Forse perché viviamo poco il Vangelo, forse perché ci lasciamo poco mettere in crisi dal Vangelo. Io tante volte girando ho fatto un po’ questa prova, questo test: chi di voi sta cercando la pienezza della gioia? E tutto il palazzetto, magari diecimila persone, rispondevano: “Iooo!”; alla domanda: “Chi di voi è cristiano?” Tutti: “Iooo!”; alla domanda: “Chi di voi vive la pienezza della gioia?” a questo punto le voci iniziavano ad essere pochine, pochissime. Poi facevo anche la controprova: “Chi sa dirmi qual è il segreto che Gesù ci ha dato perché possiamo vivere la pienezza della gioia?” a questo punto su cinquemila persone che potevano esservi rimanevano quattro o cinque mani alzate timidamente infatti quando li interrogavo quasi nessuno mi sapeva dire cosa ci ha detto Gesù sulla pienezza della gioia. Partiamo da questa frase-cuore che Lui ci ha lasciato, con quello che io chiamo “Il Suo testamento” perché sono un po’ le ultime parole che Gesù ci ha consegnato. Nel capitolo 15 di Giovanni abbiamo una ricchezza incredibile di confidenze che Gesù fa ai suoi discepoli sapendo che sta per essere condotto a morte per salire al Padre. Fra le tante bellissime parole, vi consiglio di non stancarvi mai di meditare e di meditare quei passi del Vangelo di Giovanni, c’è questa frase che è diventata il motto di Nuovi Orizzonti: “E gioia sia!”. Da dove nasce questo “e gioia sia”? Vuole proprio dire rimanete nel mio Amore, se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio Amore, vi dico queste cose perché la mia gioia sia con voi e la vostra gioia sia piena, questo è il mio comandamento: che vi amiate come Io vi ho amato, nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per i propri amici. Qui arrivano le difficoltà perché come cristiani tante volte ci impegniamo anche a vivere nell’amore ma ci accontentiamo di una carità che è fatta di elemosina, è fatta distrattamente ma quel “amatevi come Io vi ho amato” è Il segreto: guardare a Gesù per imparare l’Amore, non un amore così ma “rimanete nel mio amore”. Gesù ci invita proprio non ad amare con le nostre limitate capacità ma essere innestati in Lui nella vita perché sia Lui ad amare noi, sia Lui ad insegnarci un amore che è molto diverso da quello a cui noi siamo abituati. Anche due innamorati spesso dicono: “Lo amo da morire, sono pronto a dare la vita per lui o per lei” ma poi in realtà spesso è un amore un po’ possessivo, un amore che chiede, un amore che si aspetta tano dall’altro, un amore che cerca un tornaconto. Ecco, questo amore di Dio è molto diverso dal nostro perché Lui ci ha amato senza chiedere niente in cambio, mentre eravamo ancora peccatori Cristo ha dato la vita per noi e ce l’ha data gratuitamente, ce l’ha data lasciandosi uccidere nel modo più terribile che si possa immaginare, vivendo la più drammatica delle notti, per amore. Dopo aver fatto miracoli, dopo aver annunziato la Buona Notizia vediamo che Lui è lì crocefisso che viene massacrato senza motivo, verrebbe da dire, dagli uomini e continua ad amarci fino alla fine. Avendoli amati li amò fino alla fine, non è solo per i discepoli ma per ciascuno di noi, Lui ci ama sempre fino alla fine. Imparare questo amore è molto impegnativo, imparare un amore che dona se stesso per poi avere flagellazioni, pugnalate al cuore, menzogne, condanne, giudizi… e continuare ad amare. Su questo probabilmente facciamo tutti un po’ fatica ma quando lasciamo che sia Gesù a riversare il suo amore nei nostri cuori (un’altra frase bellissima: “L’amore del Padre è stato riversato nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo), quindi quando anche chiediamo lo Spirito Santo che l’Amore di Dio venga riversato nei nostri cuori tutti noi possiamo fare questa esperienza di gioia. “Vi dico queste cose perché la Mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Una gioia piena, una gioia che nessuno ti può togliere, una gioia che non è di questo mondo, una gioia che ti cambia completamente la vita. È più che mai difficile in questi tempi perché se andiamo a tradurre questa Parola, questo segreto cuore di Gesù, nella concretezza della vita e andiamo a vedere un po’ qual è la magna carta della gioia che Gesù ci consegna subito, perché il Discorso della Montagna è uno dei primi che fa, vediamo che è il completo opposto della magna carta della felicità che il mondo ci propone, un mondo di cui noi siamo così intrisi. Non è perché siamo cristiani che automaticamente siamo nel mondo ma non del mondo, purtroppo siamo spesso inquinati dal mondo. Purtroppo spesso ci nutriamo di quelle che sono le beatitudini del mondo. Allora se vi ricordate il Discorso della Montagna abbiamo Gesù che dice una serie di “beati” e appunto “beati” è il segno di una gioia non di questa terra ma di una gioia del cielo, come quando si dice “nel Paradiso sono beati”. Quel “così in cielo così in terra a cui tutti noi siamo chiamati”. Gesù quali chiavi ci dà per questa beatitudine, per questa gioia del cielo? “Beati i poveri, beati i puri di cuore, beati i miti, beati voi quando vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni male di voi per causa mia, rallegratevi, esultate.”. Certamente vediamo subito che c’è un netto contrasto fra ciò che Gesù dice ci rende beati e ciò che il mondo dice che ci rende felici. “Beati i poveri” e il mondo ci dice beati i ricchi; “beati i puri di cuore” e il mondo ci dice beati i playboy, le sexy girl (perché un tempo c’erano solo i playboy e noi eravamo le prostitute e ora ci sono anche le sexy girl) quindi beati voi quando fate sesso “usa e getta” a gogo; “beati i miti” e il mondo ci dice beati i forti, beati quelli che si fanno rispettare, che sono temuti; “beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno” e il mondo ci dice beati voi quando vi applaudiranno, quando avrete successo… Si tratta quindi di andare veramente controcorrente e anche di smascherare quelle che sono le false verità che noi ogni giorno beviamo e che pensiamo siano la via per la felicità a poi diventano vie di morte. Quando io ho iniziato ad andare in strada proprio per testimoniare questa gioia di Cristo risorto mi sono accorta che la maggior parte dei ragazzi che incontravo erano con questa morte nel cuore ma non tanto per essere nati in borgata, con famiglie devastate, etc., così come immaginavo io. Io immaginavo in strada di notte di trovare tutte situazioni off-limits (diciamo così), di ragazzi con storie drammatiche, il papà alcolista, la mamma prostituta e c’erano anche queste storie, anche tanti ragazzi immigrati, arrivati da storie estreme di povertà, di guerra veramente terribili… poi c’era il ragazzo di buona famiglia che aveva avuto tutto (il tutto del mondo), che aveva cercato la via della felicità nel piacere, nel successo, nel potere, nel sesso usa e getta, nella ricchezza e poi… erano lì, distrutti, disperati, svuotati e feriti a morte nella profondità del cuore. Come sapete poi è nata questa comunità Nuovi Orizzonti e abbiamo provato insieme a vivere il Vangelo e anche ai ragazzi di strada l’unica proposta che io potevo fare è: guardate non importa se credete o se non credete, certamente Gesù è stato un grande uomo, proviamo insieme a vivere il Vangelo, Lui ci ha dato questo segreto per la pienezza della gioia, proviamo a viverlo insieme. Lì è stata un po’ un’esplosione atomica, una reazione nucleare, perché tanti ragazzi che avevano cercato la felicità nelle vide del mondo e avevano trovato la morte, subito hanno sentito la necessità di essere testimoni con altri giovani affinché non facessero la loro stessa esperienza. Quindi non solo siamo andati insieme nelle strade e nelle “zone calde” ma abbiamo iniziato ad andare nelle scuole e lì ci siamo resi conto di quelle che sono le cifre che come un “SOS giovani” ho voluto dire, gridare al mondo con l’ultimo libro “Grido inascoltato”. Le cifre sono spaventose perché non si parla del ragazzo di strada ma del ragazzo del “quartiere in”, si parla dei ragazzi delle scuole medie, etc. e questo scoprire che l’80% dei ragazzi che incontriamo vivono queste gravi forme di disagio anche se non si vedono, la chiamo “la morte invisibile del nostro secolo” perché tu li vedi tutti fighetti, tutti belli con il gel, con il giubbottino all’ultima moda, con il cellulare all’ultima moda… poi quando vai a scavare scopri che appunto l’80% ha problemi di uso e/o abuso di sostanze (oggi ci sono tutte queste nuove droghe che ti bruciano il cervello), uno e/o abuso di alcool, anoressia e/o bulimia, abusi nella sessualità di ogni tipo, sesso dipendenza (che sta diventando una cosa drammatica e per me sta diventando uno dei punti principali di morte di cui non ci rendiamo assolutamente conto), dipendenza da internet (questi ragazzini che ormai a quattro anni sono già lì sui cellulari, 8 ore davanti a internet le statistiche dicono). Queste cifre che ogni tanto ricordo, perché poi sembra che non ce ne accorgiamo… 56 milioni di aborti ogni anno, 56 milioni di mamme che insieme vivono un dramma che non finisce più e questo è venduto come diritto della donna. Secondo dati ONU una persona su tre riceve abusi nella sessualità nel periodo dell’infanzia… Potrei dire tante cifre ma quando poi tu incontri la persona che ti consegna la sua storia, il suo dramma, le sue ferite, il suo sangue è un’altra cosa. Non è solo il prendere consapevolezza di quanto siamo mancanti noi cristiani perché non stiamo testimoniando ma di quanto drammatica sia la situazione. Mi avete sentito forse in qualche trasmissione parlare e sottolineare questa terza guerra mondiale che papa Francesco in due occasione ha detto “Stiamo vivendo una guerra mondiale a pezzi”. Siamo proprio nel mezzo di una guerra mondiale in cui purtroppo i morti e i feriti sono milioni ma sono morti e feriti invisibili, che sono morti del cuore e ferite del cuore, di cui sembriamo tutti inconsapevoli. Sembra quasi che non vogliamo vedere, non vogliamo sapere, non vogliamo accorgercene. Il fenomeno della prostituzione e schiavitù per esempio, a tutti noi capita di incontrare ragazze che si prostituiscono ma sembra tutto normale ma lì dietro c’è l’inferno degli inferni, ci sono le violenze più abominevoli che si possono immaginare. Allora guai a noi se non testimoniassimo il Vangelo. Ecco qui il “guai a me” – di San Paolo – “se non testimoniassi” è diventato un imperativo nel mio cuore, perché se tu scopri la gioia e scopri che tanti la cercano convinti di trovarla percorrendo vie che ti portano alla morte, nutrendosi ogni giorni di questi veleni (consumismo, edonismo, relativismo, narcisismo) sempre convinti di acchiapparla questa felicità prima o poi… Ma poi ti trovi dei vetri che ti feriscono l’anima in profondità dopo quel breve luccichio di ebbrezza di piacere. Difronte a questa realtà se non testimoniamo la gioia siamo veramente mancanti ma per testimoniarla dobbiamo innanzitutto viverla, dobbiamo innanzitutto custodirla e dobbiamo sapere che è la volontà di Dio su di noi. Non solo è possibile ma guai a noi se non mettiamo tutto il nostro impegno per viverla, tanto più che è costata il sangue di Gesù. Qui torna la secondo domanda che ho posto all’inizio, non solo come facciamo a vivere questa pienezza della gioia, abbiamo visto alcuni dei segreti che Gesù ci dà: “Rimanete nel Mio Amore” (Gv 15, 9), “Amatevi come Io vi ho amati”, le beatitudini che sono la magna carta di come vivere una gioia che è del cielo e non della terra e anche questa parola iniziale “Siate sempre nella gioia”: anche lì c’è un segreto importante perché subito dopo dice “Pregate”. Qual è la fonte perché la gioia dello Spirito Santo sia sempre nei nostri cuori? È una preghiera che sia del cuore, non la preghiera distratta a cui siamo abituati noi, fatta di preghierine che più o meno ci ricordiamo a memoria. Ma questa preghiera di cui l’autore è lo Spirito Santo che diventa preghiera incessante, tutto il giorno vivi in preghiera. Certo che servono i tuoi tempi di preghiera per crescere nella preghiera del cuore ma l’obiettivo è vivere in comunione con Cristo risorto: “Io sarò con voi sempre, tutti i giorni”. Quindi vivere questa comunione in tutto ciò che si facciamo e ringraziare, questo ci aiuta a custodire questa gioia: “In ogni cosa rendere grazie”, questo è un esercizio bellissimo e importantissimo. Facciamo un passetto in più, arrivano le bastonate, tante volte a me chiedono: “Ma Chiara tu hai queste malattie che ti danno dolori continui, ma come fai?” oppure l’altro giorno un mio caro amico che è in Brasile nella nostra missione dei bambini di strada che già al quarto giorno mi ha detto che il cuore non gli reggeva più per le storie che questi bambini diventati grandi gli hanno raccontato, piene di dolore e mi ha detto: “Ci credo che tu hai questa sindrome dal cuore infranto dopo trent’anni… Come si fa a restare nella gioia quando ci arrivano pugnalate di ogni tipo? Quando ci arrivano notizie drammatiche di ogni tipo? Quando, se viviamo veramente il cristianesimo, siamo chiamati a farci carico delle sofferenze dei nostri fratelli? Non basta l’elemosina, non basta fare un atto di carità, è l’uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno dinnanzi al quale ci si copre la faccia per quanto si è lasciato sfigurare con noi, è il più bello fra i figli degli uomini, si è addossato i nostri dolori, si è caricato le nostre sofferenze. Ecco, questo amore qui che Gesù ci insegna (Isaia 53) “Si è addossato i nostri dolori, si è caricato le nostre sofferenze”, è un amore che ti spacca il cuore, te lo spacca veramente, sanguina. Tu hai proprio la sensazione che questo cuore sanguina e non smette di sanguinare. E come fa a sanguinare e ad essere nella gioia? Gesù sulla croce grida, non ci fa un bel sorriso a tutti. Come conciliamo questi due estremi della nostra vocazione? Seguire Gesù crocifisso, amare con quel suo amore che lo porta a gridare e ad assumersi tutta la nostra sofferenza senza nessuna sfumatura, non se ne risparmia una: il tradimento, le calunnie, l’abbandono degli uomini suoi più cari, l’abbandono degli uomini che aveva in qualche modo guarito, a cui aveva donato parole di vita, l’abbandono del cielo, si sente abbandonato addirittura dal Padre. Guardiamo a Gesù e a come vive la sofferenza. Per me ci sono tre parole-chiavi che mi hanno “salvato la vita” vorrei dire, se no sarei già in manicomio da anni, sarei morta da Sindrome dal cuore infranto infartato davvero, credo già dopo le prime due settimane. Gesù via vive la più terribile delle sofferenze nella sua passione ma ci consegna tre parole che sono la chiave. Nel Getsemani, quando la sofferenza di questo peso del peccato del mondo, del dolore di tutta l’umanità sta schiantando il cuore di un uomo-Dio, ci consegna poche parole ma fondamentali per tutti noi, perché ce le consegna Gesù uomo-Dio e ce le consegna colui che ha detto “Io sono la via”. “Padre se possibile allontana da me questo calice ma non la mia ma la tua volontà.”. Di solito la nostra preghiera si ferma alla prima parte: “Allontana questo calice Padre, ti prego, basta, non ne posso più… Liberami da questo calice, liberami da questa croce, liberami da questa sofferenza…”. Poi Lui non fa quello che diciamo noi e allora “non esisti perché non mi hai risposto”. Insomma no, così ti metti al posto di Dio, decidi al posto di Dio cosa doveva fare Lui per te. Non riusciamo il più delle volte a fare il saltino subito dopo di dire: io sono io, per quanto vorrei capire, per quanto vorrei che Dio facesse quello che voglio io, non sono Dio. Ti immagini se in quel momento Gesù o Maria si fossero intestarditi che il Padre doveva allontanare per forza questo calice… “Ah non fai quello che ti dico io allora non mi ami”… Addio redenzione, addio salvezza per tutti noi… Eppure nella più buia delle notti prima Gesù ha detto “Non la mia ma la tua volontà Padre” quindi non riusciva a sopportare il peso di quella sofferenza però si è abbandonato al Padre. Ecco per noi è fondamentale fare questo secondo passaggio. Non capisco, quante volte non capiamo la sofferenza innocente dei bambini, la sofferenza di qualcuno che ha dei figli e ha un tumore terminale e vedi tutto lo strazio… Quante sofferenze ci interpellano e ci lasciano nello sgomento… “Allontana questo calice”: Gesù ci insegna a chiedere al Padre di allontanare. “Ma non la mia ma la tua volontà si fatta”: Gesù non si ferma qui, questa è diventata una preghiera incessante che è segreto per la pienezza della gioia. Sulla croce un’altra Parola ci consegna: “Perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Tantissime delle nostre sofferenze hanno origini nelle ferite che riceviamo e che ci distrugge il fatto che qualcuno possa averci tradito, che qualcuno possa aver detto quella cosa alle mie spalle e contro di me quando io gli ho messo il cuore in mano o qualcun altro possa averti usato e gettato. E sei lì che non accetti ed inizia a lievitare la rabbia, che è il dolore che si trasforma in rabbia, la ferita che quindi vorresti in qualche modo prendertela con le persone che ti fanno del male. “Perdona loro, non sanno quello che fanno”. Il perdono è un’altra chiave importantissima. A volte permettiamo a delle ferite di stare lì e di fare pus poi man mano l’infezione va in tutta l’anima e in tutto lo spirito. Che cos’è che ci fa infettare l’anima e lo spirito? Il rancore. Può essere piccolo, può essere lieve, ma ti infetta l’anima e lo spirito. “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. E poi… “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” quindi arriva all’apice delle sofferenze, la più terribile delle sofferenze che un uomo possa mai aver mai vissuto perché ha vissuto con tutta l’intensità di uomo, non pensiamo che il fatto che Lui era anche Dio alleviasse le sue sofferenze, anzi le viveva con tutta la sua umanità. “Dio mio, Dio mio…”: non riesce neanche più a chiamarlo Padre. Ma poi, a differenza nostra, della rabbia di sentirsi abbandonato dal Padre… “Nelle tue mani, Padre, affido il mio Spirito” cioè l’atto supremo di amore e di abbandono di Gesù al Padre, proprio nel momento in cui la notte è diventata totale, la Sua anima è completamente avvolta da queste tenebre e sta vivendo per noi il gelido abbraccio della morte, in tutta la sua drammaticità, il gelido abbraccio degli inferi della separazione dal Padre in tutta la sua drammaticità… “Nelle tue mani oh Padre affido il Mio Spirito”. Lui si consegna. Allora proviamo anche noi nel nostro piccolo a fare questo esercizio che io cerco di fare tutti i giorni e vi assicuro che è stata la svolta della mia vita: “Allontana questo calice ma non la mia ma la Tua volontà”, perdona loro se c’è qualcuno che ci ha ferito, “Perdona loro perché non sanno quello che fanno”, anche se lo sanno perdonali lo stesso e poi “Nelle tue mai Padre affido il mio spirito”. Queste Parole che Gesù ci ha consegnato sono veramente un tesoro incommensurabile, un tesoro unico che se facciamo nostro ci dischiude “nuovissimi orizzonti”. Ricordiamoci: rimanere nel Suo Amore, amarci come Gesù ci ha amato, le beatitudini quindi puntare a quella via in salita e controcorrente rispetto alla via del mondo e guardare a come Gesù ha vissuto sapendo che noi abbiamo un cireneo di eccezione, che Lui quando è stato schiacciato dal peso della croce e non riusciva ad alzarsi ha voluto avere qualcuno che lo aiutasse: il famoso cireneo. Noi abbiamo “un cireneo di eccezione” che è Gesù che dice: “Venite a me voi che siete affaticati e depressi ed Io vi darò ristoro”, “imparate da Me che sono mite e umile di cuore, troverete ristoro per le vostre anime, il mio gioco infatti è dolce ed il mio carico leggero”. Facciamo queste esperienza di guardare a Lui, di vivere in Lui, con Lui, per Lui ogni croce che ci arriva e lasciamo che questo cireneo d’eccezione che è Gesù possa non solo rendere dolce e leggero ogni carico ma far sì che ogni nostro grido sia un passaggio perché poi la gloria della resurrezione possa rispendere non solo nel nostro cuore ma anche nella vita di tutti coloro che incontriamo. Questo è l’augurio che vi faccio e preghiamo gli uni per gli altri perché questa pienezza della gioia possa sempre dimorare nei nostri cuori e possiamo testimoniarla con la nostra vita, possiamo custodirla anche nei momenti dolorosissimi che la vita ci regala, che il Signore ci regala. E gioia sia sempre!

Link alla fonte »