La Natività della Santa Vergine
«E' da Maria che ci è nato un Salvatore»
Autore: Santo Curato d'Ars
Ecco, fratelli miei, in due parole, l’elogio più completo che si possa fare di Maria, dicendo che è da lei che ci è nato Gesù, Figlio di Dio.
Sì, Maria è la più bella creatura che sia mai uscita dalle mani del Creatore.
Dio stesso la scelse, per essere il canale attraverso il quale doveva far scorrere le sue grazie più preziose e più abbondanti, su tutti quelli che avrebbero confidato in Lei.
Dio ce la rappresenta come uno bello specchio in cui Egli si riflette, quale modello completo di tutte le virtù.
E così vediamo che la Chiesa la considera come sua Madre, sua patrona e sua potente protettrice contro i suoi nemici; e vediamo anche che essa si prepara a celebrare con la più grande pompa, il giorno felice nel quale questo bell’astro cominciò a brillare sulla terra.
La nascita dei grandi del mondo, ci ispira timori e allarmi, perchè non sappiamo se saranno giusti o peccatori, salvati o riprovati; non sappiamo, dico, se renderanno felici i loro popoli oppure infelici.
Ma riguardo a Maria non abbiamo alcun timore.
Ella nasce per essere la Madre di Dio, e con la sua nascita ci arreca ogni sorta di beni e di benedizioni.
Dio ce la propone come modello, in qualunque stato e in qualunque condizione noi possiamo essere.
1°- Abbandoniamoci dunque, fratelli miei, insieme a tutta la Chiesa, a una santa gioia e ammiriamo in questa Vergine santa il modello delle virtù più perfette;
2°- consideriamo Maria come destinata da tutta l’eternità a essere la Madre del Figlio di Dio e la nostra;
3°- infine, contempliamo con riconoscenza i doni e le grazie racchiuse nella Mediatrice che Dio ha preparato per gli uomini.
Ma prestatemi la vostra attenzione, perchè nel parlarvi di Maria, non è soltanto questione di coinvolgere i vostri cuori, intrattenendovi sull’oggetto della vostra fiducia e del vostro amore.
Fratelli miei, se fosse necessario, per ispirarvi una tenera devozione a Maria, mostrarvi quanto sia grande la felicità di coloro che confidano in lei; quanto siano numerosi gli aiuti, le grazie e i vantaggi che ella ci possa ottenere; se fosse necessario, dico, mostrarvi l’accecamento e la disgrazia di coloro che provano solo indifferenza e disprezzo verso una Madre così buona e così tenera, così potente e così incline a farci sperimentare gli effetti della sua tenerezza, non dovrei fare altro che interrogare i patriarchi e i profeti, e vedreste in tutte le grandi cose che lo Spirito Santo ha suggerito loro intorno a Maria, un motivo di confusione, alla vista dei bassi sentimenti di cui voi siete molto spesso ripieni, verso questa buona Madre.
Se, in seguito, vi facessi il racconto di tutti gli esempi che i santi ci hanno riferiti, noi non potremmo che deplorare il nostro accecamento e rianimare la nostra fiducia verso di lei.
In primo luogo, niente è più capace di ispirarci una tenera devozione alla santa Vergine, del primo brano che leggiamo nella Sacra Scrittura, dove vediamo che Dio stesso annuncia per primo la nascita di Maria.
Allorchè i nostri progenitori ebbero la disgrazia di cadere nel peccato, Dio, toccato dal loro pentimento, promise che sarebbe venuto il giorno in cui sarebbe nata una Vergine, che avrebbe generato un figlio, per riparare alla disgrazia causata dal loro peccato.
In seguito i profeti, dopo di Lui, non hanno cessato di annunciare, di secolo in secolo, per consolare il genere umano che gemeva sotto la tirannia del demonio, che una Vergine avrebbe generato un figlio, che sarebbe stato il Figlio dell’Altissimo, inviato dal Padre per riscattare il mondo, perduto a causa del peccato di Adamo.
Tutti i profeti annunciano che ella sarà la più bella creatura che sia mai apparsa sulla terra.
A volte la chiamano “Stella del mattino”, che offusca tutte le altre con il suo splendore e con la sua bellezza, e che, nello stesso tempo, servirà da guida a chi viaggia sul mare, per mostrarci con ciò, che ella sarà un modello completo di tutte le virtù.
E’ dunque con ragione che la Chiesa dice alla santa Vergine, in un trasporto di gioia: «La tua nascita, o Vergine Maria, riempie il mondo intero di dolce consolazione e di santa allegria, perchè è da te che ci è nato il Sole di Giustizia, il nostro Gesù, nostro Dio, che ci ha tratti fuori dalla maledizione in cui eravamo prostrati a causa del peccato dei nostri progenitori, e ci ha colmati di ogni benedizione».
Sì, sei tu, Vergine senza pari, Vergine incomparabile, che hai distrutto l’impero del peccato, e hai ristabilito il regno della Grazia.
«Alzati, dice lo Spirito Santo, esci dal seno di tua madre, tu che sei la mia più cara, e anche la più bella amante; vieni, tenera colomba, la cui purezza e modestia sono senza uguali, mostrati sulla terra, manifestati al mondo come colei che deve abbellire il cielo e rendere felice la terra.
Vieni e compari con tutto lo splendore di cui Dio ti ha ornata, poichè tu sei la più bella opera del tuo Creatore» (il testo si ispira al Cantico dei Cantici, passim; n.d.a.).
Infatti, sebbene la santa Vergine fosse nelle vie ordinarie (?), lo Spirito Santo volle che la sua anima fosse la più bella e la più ricca di grazia.
Egli volle anche che il suo corpo fosse il più bel corpo che sia mai apparso sulla terra.
La Scrittura la paragona all’aurora nella sua nascita, alla luna nella sua pienezza, al sole nel suo mezzogiorno (sono sempre immagini ispirate al Cantico dei Cantici; n.d.a.).
Essa ci dice ancora che ella ha una corona di dodici stelle (Apocalisse 12,1), ed è stabilita come dispensatrice di tutti i tesori del cielo.
Dopo la caduta di Adamo, il mondo era coperto di tenebre spaventose; allora Maria appare e, come un bel sole in un giorno sereno, dissipa le tenebre, ravviva la speranza, e dona fecondità alla terra.
Dio, fratelli miei, non doveva dire a Maria, come a Mosè: «Va’ a liberare il mio popolo che geme sotto la tirannide del faraone; vai ad annunciargli che la mia liberazione è vicina, e che ho ascoltato le sue preghiere, i suoi gemiti e le sue lacrime.
Ma a Maria Egli sembra dire: Sì ho ascoltato i gemiti, ho visto le lacrime dei patriarchi, dei profeti e di tante anime che sospirano il felice momento della loro liberazione» (il senso del paragone non sembra molto chiaro; n.d.a.).
Infatti, fratelli miei, Maria, ancora meglio di Mosè, annuncia che ben presto le nostre disgrazie cesseranno e che il cielo si riconcilierà con la terra.
O quali tesori apporta al cielo e alla terra, la nascita di Maria!
Il demonio freme di rabbia e di disperazione, perchè in Maria scorge colei che deve schiacciarlo e confonderlo.
Al contrario, gli angeli e i beati fanno risuonare la volta dei cieli di canti di gioia, vedendo nascere una Regina che dovrà donare alla loro bellezza un nuovo splendore.
Ma, poichè Dio voleva cominciare a mostrarci che il cielo non ci sarebbe stato donato che per mezzo dell’umiltà, del disprezzo, della povertà e delle sofferenze, Egli volle che la nascita della santa Vergine non avesse nulla di straordinario (agli “effetti speciali” ci avrebbero pensato i veggenti, i predicatori esaltati e gli impostori dei secoli futuri… Se si lasciasse Maria di Nazaret nella sua umiltà e modestia, senza esagerazioni deliranti, si renderebbe un servizio migliore alla “schiava” del Signore, come lei stessa ama definirsi: Luca 1,48; n.d.a.).n.d.a.).
Ella nasce in uno stato di debolezza, la sua culla è bagnata di lacrime, come quella degli altri bambini, che sembrano prevedere, nascendo, le miserie dalle quali saranno sommersi durante la loro vita; è in questo senso che lo Spirito Santo ci dice per bocca del saggio: «Il giorno della morte è preferibile a quello della nascita» (Qoèlet 7,1); Maria nasce in uno stato di oscurità.
Sebbene appartenesse alla stirpe di Davide, e potesse contare, tra i suoi antenati, dei patriarchi, dei profeti e dei re, tutti questi titoli, così ricercati dalla gente del mondo, erano caduti nell’oblio; ella non aveva nulla di eclatante, se non la virtù, cosa che, agli occhi degli uomini, non è un gran segno di distinzione.
Dio aveva permesso così, affinchè questa nascita fosse più conforme a quella del suo divin Figlio, di cui i profeti avevano annunciato che non avrebbe avuto dove posare la testa.
Ma se ella viene al mondo così povera di beni della terra, è però ricca dei beni di Colui che, da tutta l’eternità, l’aveva scelta per essere sua madre.
San Giovanni Damasceno ci dice che i secoli disputarono per invidia, su chi di loro avrebbe avuto la fortuna di vederla nascere.
«Vogliamo sapere, dice uno dei suoi grandi servitori, il santo vescovo di Ginevra, chi sia quella vergine coronata nella sua culla? Interroghiamo gli angeli, e ci diranno che ella li supera infinitamente in grazia, in meriti, in dignità, e in ogni sorta di perfezioni» (si riferisce a Francesco di Sales; n.d.a.).
San Basilio ci dice che, dalla creazione del mondo fino alla venuta di Maria, il Padre Eterno non aveva trovato nessuna creatura abbastanza pura e abbastanza santa, per poter essere la Madre di suo Figlio (ma non si era detto, poco prima, che era stato Dio stesso a scegliere “dall’eternità” “quella” precisa donna: Maria di Nazaret?; n.d.a.).
Quante volte i patriarchi e i profeti hanno gridato, nei loro sospiri, e nelle loro lacrime:
«Ah! quando verrà dunque il felice momento in cui la Vergine santa apparirà nel mondo?
Oh! come saranno felici gli occhi che vedranno questa creatura, che dovrà essere la Madre del Salvatore degli uomini!».
Sarebbe impossibile, fratelli miei, non amare Maria, se volessimo riflettere per un istante sulla sua tenerezza verso di noi, e sui benefici di cui ella non ha smesso di colmarci.
Infatti, se Gesù Cristo ha sparso il suo Sangue prezioso per salvarci, colei che ha prodotto questo Sangue adorabile, non è stata forse Maria?
Se seguiamo le tracce della sua vita mortale, quanti dispiaceri, quanti dolori, quante angosce non ha sopportato?
Tutte le volte che ella portava i suoi teneri sguardi sul suo divin Figlio, ella soffriva, ci dicono i santi Padri, più di tutti i martiri messi insieme.
«E perchè, mi direte voi?».
Perchè Dio, per compiere la profezia, volle farle conoscere in anticipo tutte le sofferenze, gli oltraggi, e i tormenti che il suo divin Figlio avrebbe dovuto sopportare prima di morire.
Tutte le volte che ella toccava i piedi e le mani adorabili di Gesù, ella diceva a se stessa: «Ahimè! questi piedi e queste mani che, per trentatre anni non saranno occupati se non a recare grazie e benedizioni, saranno un giorno trapassati e inchiodati a un legno infame; i suoi occhi d’amore saranno coperti di sputi; il suo volto, più bello dei cieli, sarà tutto contuso, per gli schiaffi che gli daranno.
Tutto questo corpo deve essere flagellato con tanta crudeltà, che sarà pressochè impossibile riconoscerlo come un uomo; questa testa, tutta raggiante di gloria, sarà trafitta da una crudele corona di spine».
Quando passava per le vie di Gerusalemme si diceva: «Verrà un giorno in cui vedrò questo pavimento, tutto bagnato del suo Sangue prezioso.
Sarà disteso sull’albero della croce, sentirò i colpi di martello, e non potrò portargli nessun aiuto».
«O dolore incomprensibile! O martirio ineffabile! ci dice un santo Padre, soltanto Dio può comprenderne tutta l’estensione!».
Sì, fratelli miei, noi diciamo che Gesù Cristo ha fatto provare in maniera particolareggiata a sua Madre, ciascuno dei dolori della sua Passione, poichè Maria aveva continuamente davanti al suo spirito i supplizi che dovevano far sopportare a suo Figlio.
«Ah! grida san Bernardo, questo grande servo di Maria, quanto siamo ciechi e disgraziati, per non amare una Madre così benevola e così buona!
Già da gran tempo, senza le preghiere di Maria, il mondo non esisterebbe più e sarebbe caduto in rovina a causa dei nostri peccati».
Infatti si racconta che, fin dai tempi di san Domenico e di san Francesco, Dio era talmente irritato contro gli uomini, che aveva deciso di farli morire tutti.
Questi due santi videro la santa Vergine gettarsi ai piedi del suo divin Figlio: «Figlio mio, gli disse, ricordati che è per questo popolo che Tu sei morto; io invierò i miei due servitori, indicandogli san Domenico e san Francesco; sì, essi andranno in tutto il mondo, per invitare gli uomini a convertirsi e a fare penitenza».
Ahimè! quante volte ha presentato a suo Figlio le viscere nelle quali è stato concepito, le mammelle che lo hanno allattato, le braccia che lo hanno portato?
Quante volte gli ha detto: «Figlio mio, lasciati commuovere dalle preghiere di colei che ti ha portato per nove mesi nel suo seno, che ti ha nutrito con tanta tenerezza, e che avrebbe dato la sua vita con tanta gioia, per salvare la tua; risparmia, per favore, questo popolo che ti è costato tanto!».
O ingratitudine! O accecamento dei peccatori! quanto sei grande e incomprensibile!
Nutrire disprezzo per colei che avrebbe tanto volentieri donato la sua vita per noi!
I santi, fratelli miei, hanno agito molto diversamente verso Maria.
Ah! è perchè erano persuasi che senza Maria, sarebbe stato pressochè impossibile resistere agli attacchi che il demonio lanciava contro di loro per farli perdere.
San Bernardo ci dice che tutte le grazie che riceviamo dal cielo, passano per le mani di Maria.
«Sì, ci dice un altro Padre della Chiesa, Maria è come una buona Madre di famiglia che non si accontenta di prendersi cura di tutti i suoi figli in generale, ma che veglia sopra ciascuno di essi, in particolare».
Se Dio ci avesse trattato, dopo ogni peccato, come meriteremmo, da molto tempo bruceremmo all’inferno.
Oh! quanti ora sono tra le fiamme, ma non vi sarebbero stati, se avessero fatto ricorso a Maria! Ella avrebbe pregato il suo Figlio di prolungare i loro giorni per dare loro il tempo di fare penitenza.
Se questa disgrazia, fratelli miei, non ci è accaduta, ringraziamo Maria; è veramente a lei che siamo debitori.
Leggiamo nel Vangelo che «un uomo aveva piantato un albero nel suo giardino: quando arrivò il tempo dei frutti andò a vedere se quell’albero ne avesse, ma non ne trovò.
Vi ritornò una seconda e una terza volta senza trovarne; allora disse al giardiniere: Ecco, sono tre volte che vengo invano per cercare frutti, perchè lasci che quest’albero occupi il posto di un altro, che potrebbe portarne? Taglialo e gettalo nel fuoco» (Luca 13,6-9).
Che cosa fa il giardiniere? Si getta ai piedi del suo padrone per pregarlo di aspettare ancora qualche tempo, in modo che possa raddoppiare le sue cure: lavorerà la terra che è attorno, concimerà l’albero e non trascurerà nulla per fargli portare dei frutti. «Ma, aggiunge, se l’anno prossimo, quando ritornerai, non ha prodotto frutti, lo si taglierà e lo si getterà nel fuoco».
Immagine chiara, fratelli miei, di ciò che accade tra Dio, la santa Vergine e noi: il Padrone di quel giardino è Dio stesso; il giardino, è tutta la sua Chiesa, e noi stessi siamo gli alberi piantati in quel giardino.
Egli pretende e vuole che portiamo frutto, cioè che compiamo delle buone opere per il cielo.
Come quel padrone del giardino, Egli attende due, tre, o, ahimè! forse venti o trent’anni, per darci il tempo di convertirci e di fare penitenza.
Quando vede che non facciamo altro che aumentare i nostri peccati, invece di correggerci e fare penitenza, Egli comanda che si tagli quell’albero e lo si getti nel fuoco; cioè Dio permette al demonio di prendere quei peccatori per gettarli all’inferno.
Ma che fa Maria, fratelli miei?
Ella fa ciò che fece quel giardiniere, ella si getta ai piedi del suo divin Figlio: «Figlio mio, gli dice, fai grazia ancora per qualche tempo a questo peccatore; può darsi che si converta, può darsi che faccia meglio di come ha fatto finora».
Ella gli rimette davanti agli occhi tutto ciò che Lui, suo Figlio, ha fatto e ha sofferto per riparare alla gloria che il peccato gli ha rapita; ella si affretta a rappresentare a suo Figlio tutto quello che lei stessa ha sofferto durante la sua vita mortale, per amore di Lui: «Figlio mio, gli dice ad ogni istante, ancora qualche giorno, potrà darsi che si converta».
O tenerezza di madre, quanto sei grande! ma come sei ripagata con l’ingratitudine!
Gli uni la disprezzano, gli altri, non contenti di disprezzarla, disprezzano anche, con le loro derisioni, coloro che confidano in lei!
Ebbene! fratelli miei, anche se noi nutrissimo del disprezzo verso di lei, ella non ci abbandonerebbe ancora; se infatti fosse stato così, noi saremmo già all’inferno: questa prova è molto convincente.
Ecco cosa leggiamo nella vita di Monsignor de Q….(omette il nome per discrezione; n.d.a.).
Racconta lui stesso che il demonio fece tutto ciò che potè per farlo morire nel peccato.
Una notte un fulmine per poco non lo colpì: traforò diverse travi e spaccò metà del suo letto.
Qualche tempo dopo si trovò in un posto dove si stava scacciando il demonio dal corpo di un posseduto, e gli chiese chi lo avesse salvato dalla folgore.
Il demonio gli rispose: «Ringrazia la santa Vergine, perchè se non fosse per lei da parecchio tempo ti terremmo all’inferno; quel giorno eravamo certi di poterti possedere».
Ebbene! fratelli miei, potrei dirvi la stessa cosa; se voi vivete ancora, malgrado i tanti peccati di cui la vostra coscienza è carica, state certi che da gran tempo stareste soffrendo nell’altra vita, se non fosse per la protezione di Maria, presso suo Figlio; è lei che prega che si prolunghino i vostri giorni, per vedere se vi convertite.
Ah! fratelli miei, perchè non facciamo ricorso senza sosta alla santa Vergine, visto che da parte nostra abbiamo sempre bisogno della sua protezione, e che lei è sempre disposta a soccorrerci?
Leggiamo nella vita di santa Maria Egiziaca, che trascorse fino all’età di diciannove anni una vita vergognosa.
Un giorno, di Venerdì santo, ella volle andare, come le altre, ad adorare il legno prezioso della vera Croce.
A misura che cerca di entrare in chiesa, sente una mano invisibile che la scaccia fuori, e questo per tre volte.
Spaventata, va a ritirarsi in un angolo della piazza, e si mette a esaminare da dove possa derivare un avvenimento così straordinario: tutti gli altri entravano senza difficoltà, mentre lei sola veniva respinta con tale violenza.
«Ah! gridò sospirando, i miei crimini, lo vedo bene, ne sono la causa! non c’è più rimedio?
Come oserei presentarmi davanti a Dio, dopo avergli rapito tante anime riscattate dal suo Sangue prezioso? Potrebbe mai sopportare che il mio corpo, che è servito soltanto per compiere crimini, si avvicini al suo legno sacro, Lui, che è così santo e così puro? Oh! si disse, piangendo amaramente, ho sentito dire spesso che la santa Vergine aveva una grande bontà verso i grandi peccatori, e che giammai nessuno l’ha pregata, senza avere ottenuto grazia e misericordia; perciò andrò a pregarla».
E si ritira tutta tremante presso un’immagine della santa Vergine; si prostra con la faccia a terra, che bagna di lacrime: «O Vergine santa, tu hai davanti a te la più grande peccatrice del mondo; oserò ancora implorare il tuo soccorso, e quello del tuo divin Figlio, oppure Egli mi ha abbandonata per sempre? O Vergine santa, se mi otterrai misericordia presso Gesù Cristo, insieme alla felicità di andare ad adorare quel legno sacro sul quale si è immolato, andrò nel luogo che ti piacerà, per fare penitenza».
Dopo questa professione, ella va a ripresentarsi, tutta tremante, alla porta della chiesa, per vedere se sarebbe potuta entrare senza alcuna difficoltà.
Piena di riconoscenza, adora il legno sacro, inonda di lacrime il pavimento, e si confessa, per ricevere il perdono dei peccati.
In seguito si ritirò in un bosco, dove dimorò per quarant’anni, facendo risuonare il deserto delle sue grida e dei suoi singhiozzi, nutrendosi solo di erbe selvatiche.
Racconta lei stessa che il demonio la tentò per diciannove anni in ogni maniera; ma, a misura che il demonio la tormentava, ella raddoppiava le sue penitenze.
Talvolta, al mattino, quando si alzava, era tutta ricoperta di neve e, nel suo deserto, il freddo era così rigoroso, che il suo corpo cadeva a brandelli.
Meditava sera e mattina, sia sulle sue colpe passate, sia sulle grazie che Maria le aveva ottenute, oppure sulla speranza che aveva, di andare a cantare in cielo le misericordie del Signore.
Oh! come saremmo felici, fratelli miei, se imitassimo questa grande penitente nel suo pentimento e nella sua fiducia in Maria!
Quando si ama qualcuno, ci si ritiene fortunati a possederne qualche oggetto a titolo di souvenir.
Allo stesso modo, fratelli miei, se amiamo la santa Vergine, dobbiamo farne un onore e un dovere, di avere nelle nostre case qualcuna delle sue immagini che, di tanto in tanto, ci richiamino questa buona Madre.
Di più, i genitori veramente cristiani non devono mai omettere di ispirare ai loro figli una tenera devozione alla santa Vergine; è questo il mezzo migliore per attirare sulle proprie famiglie le benedizioni del cielo e la protezione di Maria.
Leggiamo nella vita di san Giovanni Damasceno, che l’imperatore aveva concepito verso le sacre immagini una tale avversione, che aveva comandato, sotto pena di morte, di distruggerle o di bruciarle.
San Giovanni subito si mise a scrivere che bisognava avere delle immagini e onorarle.
L’imperatore fu talmente irritato contro il santo, che gli fece tagliare il polso per impedirgli di scrivere.
Il santo andò a prostrarsi davanti a un’immagine della santa Vergine, dicendole: «Vergine santa, vengo a chiederti la mano che mi è stata tagliata, perchè volevo sostenere l’onore che si deve rendere alle tue immagini; io so che sei abbastanza potente per ridarmela».
Terminata questa preghiera si addormentò e, durante il sonno, vide la santa Vergine; ella gli disse che la sua preghiera era stata esaudita.
Quando si svegliò, trovò la sua mano perfettamente attaccata al braccio; solo che Dio gli aveva lasciato nel punto in cui si era ricongiunta col braccio, una piccola riga rossa, per fargli ricordare la grazia che la santa Vergine gli aveva ottenuta.
Con questo miracolo, ella volle mostrare quanto le sia gradito l’onore che si rende alle sue rappresentazioni, cioè alle sue immagini.
Ascoltate quello che ci dice sant’Anselmo: «Coloro che saranno tanto disgraziati da disprezzare la Madre, siano certi che saranno disprezzati dal Figlio.
Sì non ci sono che i demoni, i dannati e i grandi peccatori, immersi nelle lordure dei loro crimini, che non amino Maria e che non abbiano fiducia in lei.
Conoscerete facilmente se un cristiano è nella via del cielo, o se cammina sulla strada della perdizione: domandategli se ama Maria; se vi dice di sì, e le sue azioni lo dimostrano, benedite il Signore: quest’anima è per il cielo.
Ma se vi dice di no, e dimostra di nutrire disprezzo per ciò che riguarda il suo culto, gettatevi ai piedi del vostro Crocifisso e piangete amaramente, perchè costui è abbandonato da Dio e prossimo a piombare negli abissi.
Sì, quand’anche voi foste immersi nelle abitudini più vergognose, se avete fiducia in lei, non disperate, ella vi otterrà il perdono completo delle vostre colpe».
Leggiamo nella storia che san Dionigi l’Areopagita fu un grande devoto di Maria.
Egli ebbe la fortuna di vivere mentre la santa Vergine era ancora sulla terra.
Egli pregò san Giovanni evangelista, al quale Dio aveva affidato Maria prima di morire, di procurargli la felicità di vedere la santa Vergine.
San Giovanni lo fece quindi entrare nella stanza dove ella si trovava.
San Dionigi fu così abbagliato dalla sua presenza, che tutt’a un tratto si vide completamente circondato da una luce celeste: «Mi sentivo perso, diceva, sentivo uscire dal suo corpo un odore così gradevole, che credevo di morire d’Amore; il mio spirito e il mio cuore erano talmente colpiti dalla grandezza della sua gloria, che caddi smarrito. Vedevo uscire dal suo corpo sacro un tale splendore di luce, che se la fede non mi avesse insegnato che c’è un solo Dio, l’avrei davvero scambiata per una divinità. Mi sembrava di avere presente davanti agli occhi tutto il resto della mia vita; il mio spirito e il mio cuore rimasero costantemente in quella camera dove ebbi la fortuna di contemplarla!
Oh! che sarà dunque quando la vedremo il cielo, accanto a suo Figlio, sul bel trono della corte celeste, rivestita della gloria di Dio stesso?».
E che? fratelli miei, dopo tutto ciò che abbiamo detto, non ameremo forse Maria, ella che sembra non godere di essere la Madre di Dio, se non per poterci ottenere maggiori grazie?
O accecamento!… Non amare colei che non vuole altro che la nostra felicità, questa madre che avrebbe donato la sua vita per salvarci!…
La santa Vergine è anche un baluardo continuo contro gli attacchi del demonio!
Un giorno san Domenico, suo grande servitore, essendo stato pregato di scacciare il demonio dal corpo di un posseduto, alla presenza di una folla immensa di persone, venute per essere testimoni di questa azione, il demonio confessò davanti a tutti che la santa Vergine era la sua più crudele nemica, che ella stravolgeva tutti i suoi piani; che, senza di lei, già da molto tempo non esisterebbe più la religione, e che lui avrebbe già potuto travolgere la Chiesa con gli scismi e con le eresie.
Maria, ad ogni istante gli sottraeva delle anime che lui sperava un giorno di possedere all’inferno; che molti, nell’ora della morte, chiedendo il suo aiuto, avevano ottenuto misericordia, e che nessuno di coloro che avevano avuto fiducia in lei era andato perduto.
Ecco, fratelli miei, ciò che il demonio confessò davanti a tutti i presenti.
E se devo convincervene ancora meglio, guardiamo questa donna che fu accusata falsamente da suo marito e condannata a morire sul patibolo: ella si andò a gettare ai piedi di una immagine della santa Vergine, pregandola di non lasciarla morire, poichè era innocente.
Ora, nel momento in cui il carnefice voleva eseguire la condanna, non potè mai raggiungere lo scopo.
Pertanto, credendola morta, la staccò dalla forca, e, mentre la si portava in chiesa per interrarla, non soltanto ella diede segni di vita, ma si alzò e corse presso un’immagine della santa Vergine: «O Vergine santa, gridò, tu sei la mia liberatrice!».
Voltandosi verso il popolo che riempiva la chiesa: «Sì, gli disse, ho visto Maria che fermava la mano del carnefice, e che mi consolava mentre ero appesa alla forca».
Tutti coloro che furono testimoni di questo miracolo sentirono raddoppiare la loro fiducia verso la santa Vergine.
«Ma, dirà qualche uomo ignorante e senza religione, tutto questo è buono per quelli che non sanno leggere, o per dei poveri di spirito e di beni terreni».
Ah! fratelli miei, se volessi, potrei dimostrarvi che in tutti gli stati di vita ci sono dei grandi servitori della santa Vergine: ne troverei tra quelli che mendicano il loro pane di porta in porta; ne troverei tra coloro che sono in uno stato simile a quello della maggior parte di voi, e in gran numero.
Leggiamo nel Vangelo, che Nostro Signore ha sempre trattato tutti con grande dolcezza, tranne una categoria di persone che ha trattato duramente: i farisei; e questo, perchè erano degli orgogliosi e dei peccatori induriti.
Essi gli avrebbero volentieri impedito, se avessero potuto, di compiere la Volontà del Padre suo; perciò Egli li chiamava “sepolcri imbiancati”, “razza di vipere”, che straziano il seno della loro madre.
Potremmo dire la stessa cosa a proposito della devozione alla santa Vergine.
I cristiani hanno tutti una grande devozione a Maria, eccetto quei vecchi peccatori induriti, che, avendo perduto la fede da molto tempo, si rotolano nelle lordure della loro passione brutale.
Il demonio cerca di mantenerli nell’accecamento, fino al momento in cui la morte farà aprire loro gli occhi.
Ah! se avessero la fortuna di fare ricorso a Maria, essi non cadrebbero all’inferno, come invece dovrà accadere!
No, fratelli miei, non imitiamo questa gente! ma, al contrario seguiamo le tracce di tutti i veri servitori di Maria.
A questo numero apparteneva san Carlo Borromeo, che diceva ogni giorno il suo rosario in ginocchio; e, ancor più, digiunava ad ogni vigilia delle feste della santa Vergine.
Egli era così preciso nel salutarla al suono dell’orologio, che, quando l’Angelus suonava, in qualsiasi luogo si trovasse, si metteva in ginocchio, qualche volta perfino in mezzo alla strada tutta piena di fango.
Egli voleva che in tutta la sua diocesi si avesse una grande devozione a Maria, e che si pronunciasse il suo nome con molto rispetto.
Fece dire una gran quantità di rosari in suo onore.
Ebbene! fratelli miei, perchè non dovremmo imitare questi grandi santi, che hanno ottenuto da Maria tante grazie per preservarsi dal peccato? Non abbiamo forse anche noi gli stessi nemici da combattere, e lo stesso cielo da sperare?
Sì, Maria ha sempre gli occhi su di noi: siamo tentati? volgiamo il nostro cuore verso Maria, e siamo sicuri di essere liberati.
Ma non è ancora abbastanza, fratelli miei; per meritare la sua protezione, occorre imitare le virtù di cui ella ci ha dato l’esempio.
Bisogna imitare la sua grande umiltà: ella non disprezzava mai nessuno; sebbene sapesse molto bene che Dio l’aveva elevata alla più grande di tutte le dignità, quella di essere la Madre di Dio, la Regina del cielo e della terra, tuttavia ella si riteneva come l’ultima delle creature.
Bisogna imitare la sua ammirabile purezza, che l’ha resa così gradita a Dio.
La sua modestia era così grande, che Dio provava piacere a contemplarla.
Bisogna anche, fratelli miei, sul suo esempio, che ci distacchiamo dalle cose di questo mondo, e che non pensiamo che al cielo, nostra vera patria.
Dopo l’Ascensione del suo divin Figlio, ella non faceva che languire, sulla terra.
Sopportava la vita con pazienza, è vero, ma attendeva con ardore la morte che avrebbe dovuto riunirla al suo Figlio divino, unico oggetto del suo amore.
Quante volte non ha gridato col profeta: «Mio Dio! fino a quando prolungherai il mio esilio?
Oh! quando verrà il felice momento in cui ti sarò riunita per sempre?
Oh! se vedete il mio Sposo, ditegli che languisco d’amore!».
Infine Dio la prese da questo mondo nel quale ella aveva tanto sofferto nel suo lungo pellegrinaggio; ella morì, ma nè le infermità dell’età, nè le debolezze della natura, le diedero la morte, ma solo l’amore del suo divin Figlio.
Il suo primo soffio era stato un soffio d’amore; era ben giusto che il suo ultimo soffio fosse anche un soffio d’amore.
Se vogliamo convincercene, fratelli miei, gettiamo un colpo d’occhio sul letto di morte di Maria.
O spettacolo inedito! il cielo e la terra sono rapiti di ammirazione! i fedeli accorrono da tutte le parti; gli apostoli si ritrovano riuniti per miracolo in quella povera casa.
Non si vede affatto, nella morte di Maria, ciò che fa orrore nella nostra: quel pallore spaventoso, quella totale decadenza, quelle dolorose convulsioni dell’agonia.
Alla morte di Maria tutto è tranquillo: il suo volto è più brillante che mai, le sue grazie modeste manifestano il loro splendore ancor più di quando era in vita; un amabile pudore brilla sulla sua fronte, una dolce maestà copre il suo sacro corpo; i suoi occhi, teneramente fissati verso il cielo, ne possiedono già tutta la serenità; il suo spirito, inabissato in Dio, sembra già vederlo faccia a faccia; il suo tenero cuore, invaso da un amore nello stesso tempo dolce e forte, gusta in anticipo i torrenti di delizie eterne che il suo Dio le prepara nel cielo.
Ella non ha alcuna paura, perchè non ha mai offeso il suo Dio; ella non ha nessun dispiacere, perchè non è mai stata attaccata alle cose terrene; ella sospira solo dietro al suo Gesù, e la morte le procura quella felicità; ella lo vede venire davanti a sè, con tutta la corte celeste, per onorare il suo ingresso trionfale nel cielo.
Così si addormenta nel bacio del Signore, questa amante sacra; così scompare questo bell’astro che ha rischiarato il mondo durante settantadue anni (l’età vera della Madonna è sconosciuta; n.d.a.); così trionfa sulla morte, colei che ha generato l’Autore della vita…
Che cosa concludere da tutto ciò, fratelli miei? Che dobbiamo, sull’esempio di Maria, sospirare e faticare per meritare la sua stessa felicità.
E’ ciò che vi auguro.