10 minuti

Le tre tappe della preghiera : Incontrare Dio, ascoltare Dio, rispondere a Dio

La preghiera - IX

Autore: Autori Vari

LE TRE TAPPE DELLA PREGHIERA

La preghiera ha tre tappe.
La prima è: incontrare Dio.
La seconda è: ascoltare Dio.
La terza è: rispondere a Dio.
Se voi percorrete queste tre tappe, voi siete arrivati alla preghiera profonda. Può succedere che voi non siate arrivati nemmeno alla prima tappa, quella di incontrare Dio.

1. Incontrare Dio da figlio

È necessaria una rinnovata scoperta del grande mezzo della preghiera. Nel documento “Novo Millennio Ineunte” Papa Giovanni Paolo II ha lanciato dei forti allarmi, dicendo che “è necessario imparare a pregare”. Perché lo ha detto? Poiché si prega poco, si prega male, tanti non pregano. Io sono rimasto scioccato, alcuni giorni fa, da un santo parroco, che mi ha detto: “Io vedo che la mia gente dice preghiere, ma non sa parlare con il Signore; dice preghiere, ma non sa comunicare con il Signore…”.
Stamattina dicevo il Rosario. Al terzo mistero mi sono svegliato e mi sono detto: “Sei già al terzo mistero, ma hai parlato con la Madonna? Hai già detto 25 Ave Maria e non le hai ancora detto che Le vuoi bene, non hai ancora parlato con Lei!”

Noi diciamo preghiere, ma non sappiamo parlare con il Signore. Questo è tragico!
Nel Novo Millennio Ineunte il Papa dice:
“… Le nostre comunità cristiane devono diventare autentiche scuole di preghiera. Occorre che l’educazione alla preghiera diventi, in qualche modo, un punto qualificante di ogni programmazione Pastorale…”. Qual è il primo passo per imparare a pregare?
Il primo passo è questo: voler veramente pregare, capire con chiarezza qual è l’essenza della preghiera, lottare per arrivare lì e prendere abitudini nuove, costanti e profonde di preghiera autentica.
Perciò la primissima cosa da fare è disimparare le cose sbagliate.
Una delle abitudini che abbiamo fin dall’infanzia è l’abitudine alla preghiera parolaia, l’abitudine alla preghiera vocale distratta.
Essere distratti, di tanto in tanto, è normale. Ma essere abitualmente distratti non è normale. Pensate a certi Rosari, a certo salmeggiare distratto!
S. Agostino ha scritto: “Dio preferisce l’abbaiare dei cani al salmodiare distratto!”
Noi non abbiamo sufficiente allenamento alla concentrazione.

Don Divo Barsotti, grande mistico e maestro di preghiera dei nostri giorni, ha scritto: “Noi siamo abituati ad essere invasi e dominati da tutti i pensieri, mentre non siamo abituati a dominarli”. Questo è il grande male della vita spirituale: non siamo abituati al silenzio.
È il silenzio che crea il clima di profondità della preghiera. È il silenzio che aiuta a prendere contatto con noi stessi. È il silenzio che apre all’ascolto. Il silenzio non è tacere. Il silenzio è per ascoltare.
Dobbiamo amare il silenzio per amore della Parola.

Il silenzio crea ordine, chiarezza, trasparenza.
Io dico ai giovani: “Se non arrivi alla preghiera di silenzio, non arriverai mai alla preghiera vera, perché non scenderai nella tua coscienza. Tu devi arrivare a stimare il silenzio, ad amare il silenzio, ad allenarti al silenzio…” Noi non ci alleniamo alla concentrazione. Se non ci si allena alla concentrazione, avremo una preghiera che non scende nel profondo del cuore. Io devo trovare il contatto interiore con Dio e ristabilire continuamente questo contatto. La preghiera minaccia di scivolare nel puro monologo. Deve invece diventare colloquio, deve diventare dialogo.
Dal raccoglimento dipende tutto. Nessuna fatica è sprecata a questo scopo e anche se tutto il tempo della preghiera trascorre soltanto nel cercare il raccoglimento, sarebbe già ricca preghiera, perché raccogliersi significa essere svegli. E l’uomo, nella preghiera, deve essere sveglio, deve essere presente. Urge piantare nella testa e nel cuore le idee fondamentali della preghiera.
La preghiera non è una delle tante occupazioni della giornata.

E l’anima di tutta la giornata, perché è il rapporto con Dio l’anima di tutta la giornata e di tutte le azioni.
La preghiera non è un dovere, ma un bisogno, una necessità, un dono, una gioia, un riposo. Se non arrivo qui, non sono arrivato alla preghiera, non l’ho capita.
Quando Gesù ha insegnato la preghiera, ha detto una cosa di straordinaria importanza: “…Quando pregate dite: Padre…'” Gesù ha spiegato che pregare è entrare in rapporto affettuoso con Dio, è diventare figli. Se non si entra in rapporto con Dio, non si prega.

Il primo passo della preghiera è incontrare Dio, è entrare in rapporto affettuoso e filiale. Questo è un punto su cui bisogna lottare con tutte le forze, perché è qui che si gioca la preghiera.
Pregare è incontrare Dio con il cuore caldo, è incontrare Dio da figli. “…Quando pregate dite: Padre…”

2. Ascoltare Dio

Nella preghiera non è importante quello che noi abbiamo da dire a Dio. È importante quello che Dio ha da dire a noi.
Ascoltare (dall’Ebraico “shemà”) è il verbo chiave della Bibbia: nell’Antico Testamento questa parola è ripetuta 1100 volte e nel Nuovo Testamento 445 volte! Se la preghiera non ci porta all’ascolto, noi siamo alla periferia della preghiera. L’ascolto è la ricerca umile, fiduciosa della luce di Dio. L’ascolto è duro, perché ci scomoda sempre. Però l’ascolto ci matura. L’ascolto è proprio il segno dell’amore. Quando due persone si ascoltano, si amano. Quando due persone si amano, si ascoltano. Quando noi amiamo Dio, lo ascoltiamo. Quando lo ascoltiamo, lo amiamo.
Le vie dell’ascolto sono:
– la Parola di Dio
– la nostra coscienza
– gli avvenimenti

La prima via dell’ascolto è la Parola di Dio

La Parola deve diventare la linfa della preghiera. Il primo libro di preghiera è la Bibbia.
“… Può essere che un cristiano non abbia tempo di leggere un libro, non abbia tempo di leggere un giornale, non abbia tempo di vedere la televisione, ma non è concepibile che un cristiano non trovi il tempo per leggere la Parola di Dio…” (Card. Martini).
La seconda via dell’ascolto è la nostra coscienza

La coscienza parla se io sono capace di stimolarla. Nella preghiera c’è sempre una parte di noi che resiste. Una domanda importante è questa: “…Signore, sei contento della mia carità? Sei contento di come mi comporto in casa?
Sei contento di come mi comporto con le persone pesanti?
Signore, cosa non approvi di me? Signore, quali sono i Tuoi desideri su di me?
Parla, signore, il Tuo servo ti ascolta”.
Mi sono accorto che Dio fa il muto se io faccio il sordo.

La terza via dell’ascolto sono gli avvenimenti

Dio stesso parla attraverso gli avvenimenti, lieti o tristi, piacevoli o non piacevoli, permessi da noi o causati da noi.
Se davanti ad una difficoltà io so interrogarmi “Signore, cosa vuoi dirmi?” io scopro un messaggio. Io devo provocare questo messaggio per la mia vita, per la mia crescita. L’ascolto esige un clima. Il silenzio è il clima dell’ascolto. Chi non predilige il silenzio, chi non si allena al silenzio, non arriverà all’ascolto.

3. Rispondere a Dio

Dall’ascolto nasce la terza tappa della preghiera, che è rispondere, cioè agire ed obbedire.
Questa tappa non si può eliminare, perché è costitutiva della preghiera. In noi ciò che conta sono le decisioni.
La preghiera deve sempre sfociare in una decisione precisa.

Ai giovani principianti io do sempre un consiglio: comincia sempre la preghiera dalla cosa che scotta. Se il problema che ti brucia è l’egoismo, è lì la tua preghiera; se è la pigrizia, è lì la tua preghiera; se è l’ignoranza religiosa, la tua preghiera è lì. E poi termina sempre la preghiera con una è lì. E poi termina sempre la preghiera con una decisione scritta, così hai in mano il documento che hai amato e che hai risposto al Signore. Se la decisione è la prova che in noi è scattato l’amore, è scattata l’adesione alla Sua volontà, è scattato un “sì” a Dio.
Per spiegare le tre tappe della preghiera, trovo molto efficace questo paragone: la preghiera è una grande autostrada a tre corsie, che va a Dio. La prima corsia è quella d’ingresso, che è indispensabile per entrare in autostrada e che serve per i mezzi di trasporto lenti.
Bisogna partire da lì, dalla preghiera vocale attenta.

Poi c’è la corsia di mezzo, che è quella in cui avviene il grande traffico stradale. È la corsia della velocità, cioè la preghiera che si fa ascolto di Dio. Poi c’è la corsia di sorpasso, la corsia dell’alta velocità, cioè della preghiera del cuore, della preghiera di silenzio.
Questi sono i gradi della preghiera.
Si parte dalla preghiera vocale attenta: questo è il primo passo della preghiera.
Poi bisogna arrivare all’ascolto di Dio.

Purtroppo la gente, in gran parte, si ferma alla prima corsia e allora vive una vita cristiana fiacca, che non arriva alle decisioni.
E poi bisogna imparare l’arte della preghiera del cuore.
La preghiera di ascolto deve portare alla preghiera interiore, alla preghiera di silenzio. E qui che si forma il cristiano. Ma occorre una macchina buona, perché la terza corsia è quella dell’alta velocità.
La preghiera del cuore tende alla preghiera della santità, cioè a fare della nostra vita un capolavoro di Dio nell’adesione perfetta e costante alla Sua volontà. Quando mi chiedono qual’é la più bella preghiera del cuore, io rispondo che è la preghiera sanguinante del Getzemani: “…Padre, non la mia, ma la Tua volontà sia fatta…” .
Adesso mi sono accorto che si può fare un passo avanti.

Invece di dire: “…Padre, non la mia, ma la Tua volontà sia fatta…” (che fa un po’ paura), io faccio una preghiera che non mi fa paura. Dico: “Padre, in questo momento voglio essere la Tua gioia! Voglio essere la Tua gioia nei momenti più banali di questo giorno!”
Questa preghiera è un pochino più facile di quella sanguinante del Getzemani, ma è la stessa. Quando la nostra vita combacia perfettamente e costantemente con la volontà di Dio, siamo arrivati alla preghiera del cuore, alla preghiera della santità.
In sintesi, che cos’è la preghiera? La preghiera è amare.
Gesù, dandoci il Padre Nostro, ci presenta il modello della preghiera e ci spiega che pregare significa amare.
Il Padre Nostro è fatto di sette atti d’amore.

C’è solo un’invocazione che non sembra essere un atto d’amore: “…Dacci oggi il nostro pane quotidiano… “; ma è un’invocazione fatta al plurale. Noi invochiamo il pane per tutti gli affamati, quindi è un atto d’amore. Cos’è amare? Amare è cambiare. E cambiare cos’è?
Cambiare è crescere, correggere, modificare, guarire. L’amore sta nei fatti.

Link alla fonte »