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La preghiera : "Chiedere"

La preghiera di domanda

Autore: Autori Cristiani

LA PREGHIERA DI DOMANDA

Chiedere oltre i nostri desideri

Per molti cristiani la preghiera di domanda è l’unica forma di preghiera conosciuta. Pregare, secondo una certa mentalità, vuol dire semplicemente chiedere. Tutti, in questo settore specifico, si ritengono degli esperti. E guai a contestare tale specializzazione!

La falsificazione più evidente è quella dell’ utilitarismo e quindi della strumentazione, quasi magica, della religione, che porta a considerare Dio al mio servizio, a mia disposizione.
Un Dio al quale s’impartiscono addirittura degli ordini.

L’altra distorsione molto frequente è quella che colloca la preghiera di domanda nei momenti di emergenza della vita, nei casi drammatici, nelle situazioni tragiche, senza via d’uscita.
Insomma, qualcosa come un estremo segnale d’allarme, cui ci si aggrappa disperatamente quando scocca l’ora del pericolo.
Si dimentica che il legame con Dio s’inserisce nella quotidianità, nella normalità dell’esistenza, nei giorni belli come in quelli grigi, quando c’è il sereno e allorché sul nostro orizzonte si addensa la tempesta. Invece, troppa gente si accorge di Lui solo nelle circostanze in cui proprio non può farne a meno.

Ma la sfasatura più tipica riguarda l’esaudimento.

Per cui certi individui, dopo aver constatato che le loro richieste non sono state soddisfatte secondo i loro gusti, nei tempi e nei modi desiderati (o imposti), finiscono per abbandonare la pratica della preghiera. Vediamo, anche per dissipare questi ed altri equivoci, di fare un po’ di chiarezza.

La preghiera di domanda deve possedere tre connotati essenziali:
1. è una preghiera fiduciosa
2. è una preghiera “ispirata”
3. è una preghiera certamente esaudita.

1. Preghiera fiduciosa

La fede, che sta alla base di ogni esperienza di preghiera, assume qui la dimensione peculiare della fiducia.
Fiducia che è fondata su un Padre che ama le sue creature, si manifesta sensibile alle loro necessità, è sollecito per il loro bene e la loro gioia, non si mostra estraneo a nessuno dei loro problemi, condivide le loro difficoltà.

“…Ebbene, Io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, a chi bussa sarà aperto…” (Luca 11, 7).
Nel Vangelo, Gesù invita pressantemente a chiedere, e a chiedere con insistenza, senza scoraggiarsi. “…Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi…” (Luca 18,1).
Non dobbiamo esitare a “importunare” Dio con le nostre richieste (Lc 11,5-8; Mt 15,21-28; Mc 8,24-30).

Ma Gesù avverte anche: “…Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno, prima ancora che gliele chiediate…” (Matteo 6,8).
Un’antica traduzione della Bibbia dà a questa frase tale significato: “…prima ancora che apriate bocca…”:
“. ..Prima che mi invochino, Io risponderò; mentre ancora stanno parlando, Io già li avrò ascoltati…” (Isaia 65,24).
Stando così le cose, la preghiera di supplica diventa superflua? No. La preghiera resta necessaria.

Ciò che appare inutile è la presentazione di una lista interminabile e minuziosa delle nostre necessità. Il Padre sa in anticipo…
Dio non ha bisogno di essere informato puntigliosamente su ciò che ci occorre. Semmai, gradisce essere informato sulla nostra fede-fiducia. Avere notizie riguardo al nostro amore.
Più che metterlo al corrente dì tutti i nostri guai più minuscoli ed esporgli tutti i nostri desideri, ci chiede di manifestargli nella preghiera la nostra confidenza filiale, il nostro sereno abbandono.
Dobbiamo comunicargli la nostra esigenza più profonda: che Lui si dimostri Padre.

Avere fede, ancora una volta, significa essere sicuri che Lui “sa”….

Esistono situazioni-limite, in cui sperimentiamo la nostra impotenza radicale, ci rendiamo conto di non poter assolutamente nulla.
E allora è più che legittimo che noi, Suoi collaboratori, chiediamo a Dio di condividere le nostre angosce e le nostre paure.

San Paolo dà questo consiglio: “…Avete dei pesi insopportabili, che vi procurano un’ansia tormentosa? Ebbene, condivideteli con Dio, fategliene parte!…” (Filippesi 4,6).

Non dobbiamo, però, ricorrere al Padre soltanto nei casi d’emergenza. Occorre riconoscersi dipendenti da Lui anche quando riusciamo a cavarcela anche senza interventi miracolosi dall’alto. Infatti, pure in questi casi, dipendiamo dai suoi doni. Il Padre interviene pure quando ci da il coraggio e la volontà di trovare da soli la soluzione del problema. Dio è vicino. È Colui sul quale si può contare. Ma non è a nostra disposizione.

Dobbiamo evitare di invertire i ruoli. Siamo noi che, nella preghiera, ci mettiamo a disposizione di Dio. Quando preghiamo noi ci apriamo, ci rendiamo disponibili alla Sua azione. Il tono e i contenuti di certe preghiere, anche di quelle così dette “spontanee”, rivelano la pretesa di “istruire” Dio, spiegargli nei dettagli cosa e come deve fare, suggerirgli la soluzione sia dei problemi personali che di quelli riguardanti la Chiesa o il mondo intero.

 

2. Preghiera “ispirata”

“…Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e Colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché Egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio…” (Romani 8,26.27).
Qui ci vengono mosse delle precise imputazioni nel campo della preghiera. E proprio in quel settore specifico che è la preghiera di domanda, in cui ci consideriamo un po’ tutti specialisti.
Ma cosa viene a dirci mai Paolo?

Quando preghiamo, lo facciamo quasi sempre perché abbiamo delle richieste ben definite da sottoporre all’attenzione del Signore. La preghiera di supplica, nel nostro panorama religioso, purtroppo, toglie spazio ad altri tipi di preghiera, che pure andrebbero praticati: lode, benedizione, azione di grazie, adorazione, offerta, contemplazione.

Il fatto è che abbiamo tante, troppe cose da chiedere. Le necessità sono innumerevoli. Oltre a quelle ordinarie, ci sono gli imprevisti, gli incidenti spiacevoli che non si possono preventivamente mettere in conto, le disgrazie, le emergenze. Dalla salute alla scuola, passando per i problemi economici e familiari, l’elenco delle “grazie” per cui bussare alla porta del Signore aumenta ogni giorno di più. E non sempre Lui (come almeno noi pensiamo…) è pronto nell’esaudire come noi vorremmo, per cui restano irrisolte sempre troppe richieste che ci obbligano, nostro malgrado, a sollecitare.
Paolo ci dice che “…nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare…”.

Oggi siamo abituati a recitare preghiere martellanti, definitive, non di rado indiscrete, eccessive quanto al tono. Tutto è specificato in maniera particolareggiata. Dio è “obbligato” ad esaudirci, attenendosi scrupolosamente alle nostre istruzioni. In fondo, gli facilitiamo il compito!!! Il guaio è che “…non sappiamo nemmeno cosa sia conveniente domandare…”.

Senza lo Spirito che prega dentro di noi “…con gemiti inesprimibili…”; le nostre suppliche non arriverebbero mai al Padre. Anzi, la preghiera sarebbe impossibile. La nostra preghiera troppo spesso fa dei calcoli eccessivamente meschini. È commisurata alle nostre possibilità, più che alle disponibilità del Dio “padrone dell’impossibile”.
Soprattutto: la nostra preghiera non sempre riesce a dar conto delle nostre vere necessità.

Non ci accorgiamo delle cose essenziali che ci mancano.
Di fronte ad un ostacolo, una difficoltà, abitualmente esigiamo che Dio provveda, appianando il terreno, togliendo di mezzo quelle realtà spiacevoli. Non ci rendiamo conto che, invece, è conveniente domandare che il Signore ci dia il coraggio, l’intelligenza, la fantasia per affrontare quella situazione.

Compito dello Spirito non è quello di “appoggiare” le nostre richieste, assicurarci un esito favorevole ed in tempi brevi.
No. Lo Spirito deve ispirare la nostra preghiera, le nostre domande.

Siamo noi che dobbiamo entrare nella prospettiva dello Spirito, non viceversa. Dovremmo almeno avere il sospetto che se Dio ci esaudisse secondo i nostri gusti e non secondo i desideri dello Spirito, secondo i nostri progetti e non secondo i Suoi disegni, avremmo da perdere più che da guadagnare. Insomma, quando si tratta di preghiera, è necessario tirarci in disparte e dar voce allo Spirito, resistendo alla tentazione di soffocarla con le nostre richieste. Sì, il Padre conosce le nostre necessità!

 

3. Una preghiera sicuramente esaudita…

Cristo ci ha fornito precise garanzie circa l’esaudimento delle nostre preghiere. Ci ha assicurato che tutto ciò che chiediamo in Suo nome, il Padre ce lo concederà: “…Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, Egli ve la darà… Finora non avete chiesto nulla nel mio nome… Chiedete ed otterrete, perché la vostra gioia sia piena…” (Vangelo di Giovanni)
Come mai, allora, parecchie nostre richieste non vengono esaudite? Noi spesso ci lamentiamo perché Dio non ci ascolta, non presta attenzione alle nostre suppliche, neppure a quelle presentate con carattere di urgenza. Sembra deludere la nostra speranza, rimandandoci a mani vuote….

Rileggendo attentamente l’episodio evangelico sulla preghiera di Gesù nell’orto degli ulivi, notiamo che inizialmente Egli supplica Dio di liberarlo dal dolore e dalla morte, dicendo: “…Passi da me questo calice…” ma subito dopo trasforma la sua domanda, precisando: “…Però non come voglio io, ma come vuoi Tu…”.
In tal modo, la preghiera trasforma il desiderio, che si modella sulla volontà del Padre, quale che sia.
Infatti colui che prega aspira innanzitutto all’unione delle due volontà nell’amore.

Gesù non rinuncia a domandare la vittoria sulla morte; si rimette però totalmente a Dio per quanto riguarda la via da seguire.
È assurdo, perciò, impartire disposizioni a Dio nella preghiera. Dio ci esaudisce sicuramente, ma a modo Suo.

Ossia secondo la Sua generosità infinita di Padre, non “a modo nostro”, che è sempre riduttivo, rispetto ai progetti divini.
Va a nostro vantaggio che il Padre non ci prenda letteralmente in parola. La preghiera esaudita è la preghiera che ci trasforma, ci fa entrare nel progetto di Dio, ci inserisce nella Sua azione.
È preferibile un Dio che mi sorprende ad un Dio che mi accontenta!

“… Qualunque cosa chiederete nel Mio nome, Io la farò, così che il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel Mio nome, Io la farò…” (Gv 14, 13-14).
L’espressione “nel Mio nome” si potrebbe intendere “In unione con Me”, “uniti a Me”‘ “in comunione con Me”.
Il cielo rimane aperto e non s’interrompe più la comunicazione tra Dio e gli uomini e il luogo di tale comunicazione è Gesù.
Chiedere “nel Suo nome” significa anche “nel Suo Spirito”.

Si tratta di permettere che Lui presti il Suo Spirito alle nostre domande, le traduca secondo le Sue intenzioni.
Occorre rimetterci a Lui, lasciare che Lui interpreti le nostre domande meglio di quanto comprendiamo noi.

Perciò, chiedere nel nome del Figlio significa essere esauditi nel Suo nome e a Suo modo. La risposta di Dio è certa, infallibile.
Ed è più grande di quello che abbiamo domandato, anche se apparentemente non abbiamo ottenuto ciò che abbiamo richiesto.

Quando preghi… non fidarti delle tue impazienze. Non fidarti nemmeno dei tuoi desideri. Dio non brama altro che esaudirti nella preghiera. Dio desidera esaudirti. Ma non può sempre desiderare ciò che desideri tu. Ti regala lo Spirito, non soltanto per rimediare alla debolezza della tua preghiera, ma per venire in soccorso della inconsistenza dei tuoi desideri.
Tuttavia, nel profondo dei nostri cuori c’è lo Spirito. E allora Dio sa quali sono i desideri dello Spirito.

Dio non si fida della nostra mancanza di fiducia. Noi chiediamo troppo poco e male. Dio sogna “cose grandi”, “cose stupende”, perfino “cose impossibili” per i Suoi figli.
Dio è deluso non tanto di ciò che facciamo per Lui, ma a motivo di ciò che non Gli permettiamo di fare per noi.

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