5 minuti

La speranza non delude

La speranza non delude - Meditazione a partire da Romani 5, 1-5 3 don Adam Kieltyk

Autore: Don Adam Kieltyk

Buongiorno a tutte e a tutti! Ecco, abbiamo cominciato finalmente i nostri incontri nelle cellule, come abbiamo detto e ascoltato durante l’inaugurazione di questo nuovo anno pastorale.
Quest’anno vogliamo concentrarci su due lettere pastorali: la prima è la lettera del nostro Arcivescovo, la sua proposta intitolata: “Basta. L’amore che salva e il male insopportabile”; e poi una grande lettera: la Bolla di indizione del Giubileo ordinario dell’anno 2025 di Papa Francesco: “Spes non confundit” (“La speranza non delude”): sono le parole attinte alla lettera ai Romani, cap. 5, che adesso ascolteremo perché sarà proprio il testo di riferimento e cercheremo, durante quest’anno, di riflettere sul contenuto di questa bolla papale, ma sviluppando certamente alcuni temi che credo che siano importanti, utili per il nostro cammino di cellule. Ecco, leggo la parola di Dio – Romani 5 – a partire dal primo versetto: “1Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. 2Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. 3E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, 4la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. 5La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. Parola di Dio. Ecco, come ho detto durante l’introduzione, quest’anno noi siamo chiamati a soffermarci sulla virtù teologale di speranza: cosa vuol dire avere speranza, cosa vuol dire sperare secondo il linguaggio biblico?
Prima di tutto vuol dire riconoscere la presenza di Dio nella nostra vita: dove la riconosciamo? La riconosciamo quando guardiamo il nostro passato, quando cerchiamo di riflettere su ciò che è accaduto nella mia vita, recentemente oppure anche tanti anni fa e così il Signore davvero illumina questo percorso per farci vedere quanto ha operato a nostro favore, che Lui è davvero il Signore della vita, che Lui è davvero presente nella nostra vita. Quindi cerchiamo, prima di tutto, di riflettere sul nostro passato, perché senza questa riflessione, senza questo discernimento del passato è impossibile progettarsi nel futuro; perché solo uno che si rende conto della presenza di Dio, di una presenza stabile e ferma, affidabile, sa che il futuro, che è sempre incognito, lo può affrontare; perché se Dio si è fatto vedere nella mia vita nel passato, io so che anche nel futuro sarà presente. Ecco: il passato che rende possibile il futuro, in quanto passato testimonia la presenza di Dio. Mi chiedo quindi se, davvero, nella mia storia tranquilla / travagliata / ansiosa / serena io riesco a decifrare questa presenza di Dio, come sono, come vivo questo passato, cosa ci vedo; a volte, infatti, abbiamo paura anche di pensare a ciò che è successo perché, forse, quegli 1 accaduti ci riempiono di vergogna, di un dolore; ci danno proprio fastidio… però sono dei luoghi in cui è chiuso un senso: è un accaduto che va sempre svelato perché è presente dentro di noi e, quindi, deve uscire alla luce.
Chiediamo dunque allo Spirito Santo perché ci aiuti a portare alla luce tutto ciò che si cela nel nostro cuore, perché possiamo davvero sentirci illuminati, purificati, perché possiamo davvero vedere nel nostro passato un operare di Dio e così troveremo forza per progettarci nel futuro. Il Signore, infatti, è colui che crea tutte le cose nuove.
Ecco, però non vuol dire che dobbiamo dare un colpo di spugna a ciò che fu: noi dobbiamo sempre recuperare quel passato, perché questa è la nostra storia, queste sono anche le nostre ferite che devono essere guarite, che devono diventare i segni della vittoria sul male.
Mi ricordo che, quando sono venuto in Italia, ho iniziato a conoscere tante persone che mi hanno voluto bene; ho avuto sempre anche dei contatti con alcuni polacchi che vivevano in Italia già da tempo – delle belle persone, delle famiglie – ma a volte mi rendevo conto che queste persone, per un certo senso, volevano anche scappare: scappare da casa, perché lì hanno sperimentato qualcosa che li ha sconvolti, che ha ferito; però nella vita è così: che quando fai le valigie, anche se tu non lo vuoi, metti dentro anche quelle cose negative, perché non si può abbandonare la tua vita perché, appunto, è la tua! Quindi, tutti i bagagli che si sono portati da casa, in realtà contenevano anche tutta la loro vita, compresi quei momenti difficili di cui pensavano di liberarsi venendo qui in Italia: ecco un esempio che ci fa capire che la nostra vita, per essere felice, deve essere ripresa, deve essere riconciliata.
Il grande dono che il Signore ci offre – la Sua misericordia – è capace di restituirci l’integrità della nostra vita: “di generazione in generazione la Sua misericordia…”, come diciamo e recitiamo nel Magnificat per indicare proprio la ragione per cui una generazione può succedere all’altra: perché è Dio che le mette insieme, che in Dio che trova il fondamento; quindi, la nostra speranza si appoggia sul fatto che Dio si manifesta davvero nella nostra vita.