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La vera ricchezza: vivere per Dio e per gli altri

Meditazione a partire da Lc 16,1-13 ( XXV Domenica del Tempo Ordinario Anno C )

Autore: Don Flavio Maganuco

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Am 8,4-7; Sal 112; 1Tm 2,1-8; Lc 16,1-13

La vera Ricchezza Vivere per Dio e per gli altri

Introduzione: una domanda che interpella

Se oggi qualcuno ti chiedesse: “Cos’è per te la vera ricchezza?”, cosa risponderesti? Un conto in banca che non finisce mai, una casa grande e piena di cose, oppure qualcos’altro? Forse ci verrebbe da pensare subito ai beni materiali, ma sappiamo bene che quelli non bastano. Quante volte abbiamo sperimentato che, anche quando non ci manca nulla, possiamo sentirci poveri dentro; e al contrario, anche con poco, possiamo sentirci davvero ricchi.

Un esempio che illumina

Mi viene in mente una storia che ha come protagonista un semplice adolescente; un giorno una mendicante aveva bussato alla porta di casa sua. Aveva un bimbo scalzo in braccio. Il giovane, guardando solo un istante il volto di quella donna, vide che non era una «mendicante di professione» (a cui il papà aveva proibito di dare qualunque cosa), ma una mamma disperata. Si cavò velocemente scarpe e calze, le passò alla donna e chiuse precipitosamente la porta, prima che papà o mamma potessero protestare. Quel ragazzo era Pier Giorgio Frassati, canonizzato Santo un paio di domeniche fa. Ecco: la vera ricchezza non è nel possedere, ma nel vivere per gli altri, nel trasformare anche il poco che hai in occasione di amore.

Le letture: un richiamo al cuore

Le letture di oggi ce lo ricordano con forza.

  1. Amos: la denuncia dell’avidità
    Amos non usa mezzi termini: denuncia coloro che calpestano i poveri pur di guadagnare di più. Dio dice: “Non dimenticherò mai le loro azioni.” Non è solo un discorso economico, è un discorso di cuore. Quando l’avidità diventa criterio della vita, le persone smettono di essere fratelli e sorelle, diventano solo mezzi per il nostro interesse. E Dio ci mette davanti allo specchio: dov’è il tuo cuore?
    Oggi magari non si usano più i pesi falsi nelle bilance, come una volta per spilare qualche quattrino, ma quante volte possiamo “calpestare” qualcuno in altri modi, anteponendo il nostro benessere alla sua dignità? Come quando ci danno il resto sbagliato per eccesso e zitti zitti ce lo teniamo, oppure quando qualcuno si dimentica qualcosa e noi facciamo i finti tonti ringraziando il cielo perché se l’è dimenticato e ci siamo “scansati” un rimprovero o un impegno. Ma è questa la vera felicità?
  2. Il Salmo: la via della generosità
    È il Salmo che ci mostra un’altra strada: l’uomo giusto che “dona largamente ai poveri”, che non ha paura di condividere perché sa che la sua sicurezza è in Dio. Quell’uomo ci insegna che

la vera luce, quella che dà pace, quella che dà libertà, nasce da un cuore generoso. Perché non è la ricchezza che illumina la vita, ma la capacità di donare.
Pensiamo a quante volte abbiamo ricevuto un gesto semplice – un ascolto sincero, un sorriso, un abbraccio, un aiuto concreto –… magari alcune situazioni difficili non sono cambiate, ma in quel momento siamo stati meglio, perché, nonostante le fatiche e i problemi, ci siamo sentiti più ricchi di chiunque altro.

3. San Paolo: pregare per tutti
Solo che non tutti ragionano così; penso ai potenti di questo mondo, è sempre forte per loro la tentazione di confondere la vera ricchezza con il potere o i beni. San Paolo lo sa bene, ecco perché nella lettera a Timoteo, lo invita a pregare per tutti, anche per i potenti. Perché? Perché pregare per loro significa desiderare che scoprano, come noi, che la vita “calma, tranquilla e dignitosa” non viene dall’avere sempre di più, ma dal vivere, davanti a Dio, liberi dall’ossessione del possesso.
E qui c’è una sfida anche per noi: quando preghiamo, chiediamo davvero che chi ha molto usi le sue risorse per il bene comune?

Il Vangelo: la scaltrezza dell’amore

Ma la riflessione più bella ci viene regalata dal Vangelo. Gesù racconta di un amministratore disonesto che, per salvarsi, riduce i debiti dei debitori. Non è la sua disonestà a essere lodata, ma la sua scaltrezza: ha capito che la vera ricchezza non sono i soldi, ma le relazioni. Alla fine, i beni passano. Restano le persone con cui abbiamo costruito legami.

Gesù ci invita ad essere scaltri nell’amore: non accumulare, ma investire in rapporti, in amicizie, in gesti che creano comunione. “Non potete servire Dio e la ricchezza.” Non è una minaccia, è un avvertimento: scegliete bene cosa mettere al centro, perché uno dei due inevitabilmente guiderà la vostra vita. E magari agli occhi del mondo arriviamo dietro, arriviamo ultimi… ma in realtà, non arriviamo ultimi! Semplicemente stiamo partecipando ad un’altra gara, ad un’altra corsa.

Una domanda per noi
Allora forse la vera domanda oggi è questa: vogliamo essere ricchi di cose o ricchi di persone?

Perché solo i legami, solo l’amore, resistono al tempo e attraversa persino la morte.

Un impegno concreto

Papa Leone, lo scorso 7 settembre, proprio in occasione della canonizzazione di Pier Giorgio Frassati, ha ricordato che c’è “un’avventura” che ci chiama, che ci invita a gettarci “senza esitazioni”, a spogliarci di noi, delle “cose”, delle “idee” che ci tengono prigionieri. Basta alzare lo sguardo verso il cielo, assaporare ogni respiro della propria esistenza e camminare incontro al Signore, nella festa eterna del Cielo.

Cari fratelli e sorelle, usciamo da questa celebrazione con un impegno semplice: in questa settimana scegliamo un “investimento” concreto di generosità. Non servono grandi cose: può essere il nostro

tempo, un ascolto, un dono, anche piccolo. Scopriremo che proprio lì abita la gioia, la vera ricchezza che nessuno potrà portarci via.

Conclusione: un cuore libero

Chiediamo al Signore, nell’Eucaristia che celebriamo, di darci un cuore libero e scaltramente innamorato: capace di usare i beni non per servire noi stessi, ma per servire Dio e i fratelli.

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