"La Via, la Verità e la Vita"
Discorso del Santo Padre in occasione della IV GMG
Autore: San Giovanni Paolo II
1.I – La Via
1.1. Amati giovani: vi saluto nel nome di nostro Signore Gesù Cristo: “la Via, la Verità e la Vita”. Ringrazio voi, che siete venuti da tutte le città della Spagna e dalle diverse nazioni dell’America Latina, così come da tanti paesi del mondo, per aver accettato il mio invito a compiere insieme questo pellegrinaggio, questo cammino fino alla tomba dell’apostolo Giacomo.
Insieme a voi, che siete qui convenuti in così gran numero, ricordo, perché si sono uniti spiritualmente a noi, i tanti giovani e le tante giovani di tutto il mondo che hanno comunicato la loro vicinanza e partecipazione a questa giornata.
Ringrazio anche i Cardinali e i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose e tutti i fedeli laici che vi hanno accompagnati in questo cammino sulle orme di san Giacomo.
La via. È questa la parola che meglio esprime la caratteristica di questo incontro mondiale della gioventù.
Vi siete messi in cammino da tutti i paesi d’Europa, da tutti i continenti. Alcuni di voi sono venuti a piedi come gli antichi pellegrini; altri in bicicletta, in nave, in autobus, in aereo . . . Siete venuti per riscoprire qui, a Santiago, le radici della nostra fede, per impegnarvi, con cuore generoso. nella “nuova evangelizzazione”, alle soglie, ormai, del terzo millennio.
Nel corso dei secoli, innumerevoli pellegrini ci hanno preceduto sul cammino di Santiago. All’inizio del primo quadro di questa rappresentazione scenica abbiamo visto i pellegrini con i caratteristici e tradizionali simboli della “rotta di Santiago”: sombrero, bastone, conchiglia e borraccia. Quando tornerete ai vostri Paesi – nelle vostre case e negli ambienti di studio – questi simboli vi faranno ricordare l’incontro di questa notte e soprattutto il suo significato.
Per noi, come per i pellegrini che ci hanno preceduto nelle epoche passate, questo cammino rappresenta un profondo spirito di conversione. Un desiderio di tornare a Dio. Un cammino di purificazione e di penitenza, di rinnovamento e di riconciliazione.
Perciò, per tutti noi, come per i pellegrini che ci hanno preceduto, è molto importante concluderlo con un incontro con il Signore, attraverso i sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. So che molti di voi li hanno ricevuti durante questi giorni. “La purificazione del cuore e il ritorno al Padre del cielo sono – come hanno scritto i Vescovi delle diocesi della “ruta Jacobea” nella loro lettera pastorale – ispirazione e motivazione fondamentale del cammino di Santiago” (Episc. Dioec., Epistula pastoralis, n. 57).
1.2. Meditiamo sul significato della parola “cammino”, perché questa conversione del cuore e l’incontro con il Signore, che stiamo vivendo, diano senso alla nostra vita.
La parola “cammino” è molto collegata all’idea della “ricerca”. Questo aspetto è stato messo in risalto nella rappresentazione a cui stiamo assistendo.
Pellegrini, cosa cercate? è la domanda che fa il crocevia dei cammini. Questo crocevia rappresenta la domanda che l’uomo si pone sul senso della vita, sulla mèta che vuole raggiungere, sulle ragioni del proprio comportamento.
Abbiamo visto rappresentate, in modo molto espressivo, alcune delle cose che, spesso, molti uomini si pongono come obiettivo della loro vita e della loro azione: il denaro, il successo, l’egoismo, il benessere. Ma i giovani pellegrini della rappresentazione si sono resi conto che alla lunga questo non soddisfa l’uomo. Queste cose non possono riempire il cuore umano.
1.3. Pellegrini, cosa cercate? Questa domanda dobbiamo porcela tutti noi qui presenti. Soprattutto voi, cari giovani, che avete tutta la vita dinanzi a voi. Vi esorto a decidere in modo definitivo la direzione del vostro cammino.
Con le stesse parole di Cristo vi chiedo: “Che cercate?” (Gv 1, 38). Cercate Dio?
La Tradizione spirituale del cristianesimo non soltanto sottolinea l’importanza della nostra ricerca di Dio. Mette in evidenza qualcosa di ancor più importante: è Dio che cerca noi. Egli ci viene incontro.
Il nostro cammino di Compostela significa voler dare una risposta alle nostre necessità ai nostri interrogativi, alla nostra “ricerca” e anche andare incontro a Dio che ci cerca con un amore così grande che difficilmente riusciamo a comprendere.
1.4. Questo incontro con Dio si realizza in Gesù Cristo. È in lui, che ha dato la vita per noi, nella sua umanità, che sperimentiamo l’amore che Dio ha per noi. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).
Così come Gesù chiamò san Giacomo e gli altri apostoli, egli chiama ciascuno di noi. Ciascuno di noi qui, a Santiago, deve capire e credere: “Dio mi chiama, Dio mi manda”. Fin dall’eternità Dio ha pensato a noi e ci ha amati come persone uniche e irripetibili. Egli ci chiama, e la sua chiamata si realizza attraverso la persona di Gesù Cristo che ci dice, come ha detto agli apostoli: “Vieni e seguimi”. Egli è la via che ci conduce al Padre!
Bisogna però riconoscere che noi non abbiamo né la forza, né la costanza, né la purezza di cuore sufficiente per seguire Dio con tutta la nostra vita e con tutto il nostro cuore. Chiediamole a Maria, lei che è stata la prima a seguire il cammino di suo Figlio, interceda per noi.
Gesù desidera accompagnarci, come accompagnò i discepoli lungo il cammino di Emmaus. Egli ci indica la direzione del percorso da seguire. Egli ci dà la forza. Nel tornare a casa, come i discepoli nel passo evangelico, potremo dire che il nostro cuore ardeva quando ci parlava lungo il cammino e che lo abbiamo riconosciuto mentre spezzava il pane (cf. Lc 24, 22. 25). Sarà il momento di presentarci ai nostri fratelli, soprattutto agli altri giovani, come testimoni. Sì! Testimoni dell’amore di Dio e della sua speranza di salvezza!
II – La Verità
2.1. “Noi cerchiamo la verità”. È necessario che queste parole dell’ultimo canto risuonino nei nostri cuori, poiché ci indicano il significato più profondo del cammino di san Giacomo: cercare la verità e proclamarla.
Dov’è la verità? “che cos’è la verità”? (Gv 18, 38). Prima di voi qualcuno ha già rivolto questa stessa domanda a Gesù.
Durante la rappresentazione, abbiamo assistito a tre risposte che la gente dà a queste domande. La prima: porre tutto il nostro impegno nella soddisfazione immediata dei nostri sensi, cercare continuamente i piaceri della vita. A questo, i pellegrini hanno risposto: “Ci siamo divertiti ma . . . continuiamo a camminare nel vuoto”.
Anche la seconda risposta, quella dei violenti che si preoccupano soltanto del potere e del dominio sugli altri, non è stata giudicata valida nemmeno dai pellegrini del secondo quadro. Questa risposta conduce non solo alla distruzione della dignità dell’altro – fratello o sorella – ma anche alla distruzione di se stessi. Alcune esperienze di questo secolo che continuano fino ai nostri giorni, mettono in evidenza dove si giunge quando si ha come obiettivo il potere e la supremazia sugli altri.
La terza risposta, data dai tossicodipendenti, è cercare la liberazione e la realizzazione della persona attraverso l’evasione dalla realtà. È la triste esperienza fatta da tante persone e fra queste da molti giovani della vostra età che hanno intrapreso questo cammino, o altri simili. Invece di condurli verso la libertà, queste vie li portano alla schiavitù e al tempo stesso all’autodistruzione.
2.2. Sono convinto che, come quasi tutti i giovani d’oggi, voi siete preoccupati per l’inquinamento dell’aria e del mare e che il problema dell’ecologia vi sta a cuore. Siete colpiti dal cattivo uso dei beni della terra e dalla distruzione progressiva dell’ambiente. E avete ragione. Occorre intraprendere una azione coordinata e responsabile prima che il nostro pianeta subisca dei danni irreparabili.
Ma, cari giovani, esiste anche un inquinamento delle idee e dei costumi, che può condurre alla distruzione dell’uomo. Questo inquinamento è il peccato, da cui nasce la menzogna.
La verità e la menzogna. Occorre riconoscere che molto spesso la menzogna ci si presenta sotto le spoglie della verità. È quindi necessario acuire il discernimento per riconoscere la verità, la Parola che viene da Dio, e rifuggire le tentazioni che vengono dal “Padre della menzogna”. Intendo parlare del peccato, che consiste nel negare Dio, nel rifiutare la luce. Come dice il Vangelo di Giovanni, “la luce vera” era nel mondo: il Verbo “da cui il mondo fu fatto, ma che il mondo non riconobbe” (cf. Gv 1, 9-10).
2.3. “Alla radice del peccato umano sta la menzogna come radicale rifiuto della verità contenuta nel Verbo del Padre, mediante il quale si esprime l’amorevole onnipotenza del Creatore: l’onnipotenza ed insieme l’amore di Dio Padre, creatore del cielo e della terra” (Dominum et Vivificantem, 33).
“La verità contenuta nel Verbo del Padre”. Ecco ciò che vogliamo dire quando riconosciamo Gesù Cristo come la verità, “Cos’è la verità?” gli chiedeva Pilato. La tragedia di Pilato è stata che la verità era dinanzi a lui nella persona di Gesù Cristo, e che lui non è stato capace di riconoscerla.
Cari giovani, questa tragedia non deve ripetersi nella nostra vita. Cristo è il centro della fede cristiana; la fede che la Chiesa proclama oggi, come ha sempre fatto, a tutti gli uomini e a tutte le donne. Dio si è fatto uomo. “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14). Gli occhi della fede vedono in Gesù Cristo l’uomo quale può essere e come Dio vuole che sia. Al tempo stesso Gesù ci rivela l’amore del Padre.
2.4. Come ho già scritto nel messaggio per questa Giornata Mondiale della Gioventù, la verità è l’esigenza più profonda dello spirito umano. Innanzitutto dovete avere sete di verità su Dio, sull’uomo, sulla vita e sul mondo.
Ma la verità è Gesù Cristo. Amate la verità! Vivete nella verità! Portate la verità al mondo! Siate testimoni della verità, Gesù è la verità che salva; egli è la verità intera verso la quale ci condurrà lo Spirito di verità (cf. Gv 16, 13).
Cari giovani: cerchiamo la verità su Cristo, sulla sua Chiesa! Ma dobbiamo essere coerenti: amiamo la verità, viviamo nella verità, proclamiamo la verità! O Cristo, mostraci la verità! Sii per noi l’unica verità!
III – La Vita
3.1. Infine, carissimi giovani, Cristo è la vita! Sono certo che ciascuno di voi ama la vita, non la morte. Voi desiderate vivere la vita in pienezza, animati dalla speranza, che nasce da un progetto di ampio respiro.
È giusto che abbiate sete di vita, di vita piena. Siete giovani proprio per questo. Ma in che cosa consiste la vita? Qual è il senso della vita e qual è il modo migliore per attuarlo? Poco fa avete cantato con entusiasmo: “Somos peregrinos de la vida, caminantes unidos para amar”. Non c’è in questo lo spunto per la risposta che cercate?
La fede cristiana pone un legame profondo tra amore e vita. Nel Vangelo di Giovanni leggiamo: “Dio ha tanto amato il mondo da fare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16). L’amore di Dio ci porta alla vita, e questo amore e questa vita si fanno realtà in Gesù Cristo. Egli è l’amore incarnato del Padre; in lui “si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, il suo amore per gli uomini” (Tt 3, 4).
Cristo, carissimi giovani, è dunque l’unico interlocutore competente, al quale potete porre le domande essenziali sul valore e sul senso della vita: non solo della vita sana e felice, ma anche di quella gravata dalla sofferenza, quando sia segnata da qualche handicap fisico o da situazioni di disagio familiare e sociale. Sì, Cristo è l’unico interlocutore competente, anche per le domande drammatiche, che è possibile formulare più con i gemiti che con le parole. Lui interrogate, lui ascoltate!
Il senso della vita, egli vi dirà, sta nell’amore. Solo chi sa amare fino a dimenticare se stesso per donarsi al fratello realizza a pieno la propria vita ed esprime nel massimo grado il valore della propria vicenda terrena. È il paradosso evangelico della vita che si riscatta perdendosi (cf. Gv 12, 25), un paradosso che trova la sua piena luce nel mistero del Cristo morto e risorto per noi.
Proseguendo a parlare in spagnolo il Papa ha detto:
3.2. Cari giovani, nella dimensione del dono si presenta la prospettiva matura di una vocazione umana e cristiana. Ciò è importante soprattutto per la vocazione religiosa, nella quale un uomo o una donna attraverso la professione dei consigli evangelici, fa proprio il programma che Cristo stesso realizzò sulla terra per il Regno di Dio. Essi si impegnano a rendere una testimonianza particolare dell’amore di Dio al di sopra di tutto, e ricordando a ciascuno la chiamata comune all’unione con Dio nell’eternità.
Il mondo attuale ha bisogno come non mai di questi testimoni, perché è sempre così preso dalle cose terrene che si dimentica di quelle del cielo.
Voglio qui ricordare in modo particolare le quattrocento giovani religiose di vita contemplativa della Spagna, che mi hanno manifestato il loro desiderio di essere presenti a questo incontro. Sono certo che sono molto unite a tutti noi attraverso la preghiera nel silenzio del chiostro. Sette anni fa molte di loro assistettero all’incontro che ebbi con i giovani nello stadio Santiago Bernabeu di Madrid. In seguito, rispondendo generosamente alla chiamata di Cristo, lo hanno seguito per la vita. Ora si dedicano a pregare per la Chiesa, soprattutto per voi giovani, perché sappiate rispondere con uguale generosità alla chiamata di Gesù.
Con profonda gioia mi fa piacere proporvi anche, come modello di sequela di Cristo, l’encomiabile figura del servo di Dio Rafael Arnáiz Barón, morto come oblato trappista a ventisette anni di età nell’abbazia di san Isidoro de Duenas (Palencia). Di lui giustamente è stato detto che visse e morì “con un cuore lieto e con molto amore verso Dio”. Fu un giovane, come molti di voi, che accolse la chiamata di Cristo e lo seguì con decisione.
Parlando nuovamente in italiano il Papa ha così proseguito:
3.3. Tuttavia, giovani che mi ascoltate, la chiamata di Cristo non si rivolge soltanto a religiose, religiosi e sacerdoti. Egli chiama tutti; chiama anche chi, sorretto dall’amore, si avvia verso il traguardo del matrimonio. È Dio infatti che ha creato l’essere umano maschio e femmina, introducendo così nella storia quella singolare “duplicità”, grazie alla quale l’uomo e la donna, pur nella sostanziale parità dei diritti, si caratterizzano per quella meravigliosa complementarietà degli attributi, che ne feconda la reciproca attrazione. Nell’amore che sboccia dall’incontro della mascolinità con la femminilità s’incarna l’appello di Dio stesso, il quale ha creato l’uomo “a sua immagine e somiglianza”, proprio come “uomo e donna”. Questo appello Cristo ha fatto proprio, arricchendolo di valenze nuove nell’alleanza definitiva stipulata sulla Croce. Ebbene, miei cari, nell’amore di ogni battezzato egli chiede di poter esprimere l’amore suo verso la Chiesa, per la quale ha sacrificato se stesso, affinché “potesse comparirgli davanti gloriosa, senza macchia, né ruga, né altro di simile, ma santa e irreprensibile” (Ef 5, 27).
Carissimi giovani! A ciascuno di voi, come a quel vostro coetaneo di cui riferisce il Vangelo (cf. Mt 19, 16-22), Cristo rinnova l’invito: “Seguimi!”. Qualche volta quella parola significa: “Ti chiamo ad un amore totale per me”; ma molto spesso con essa Gesù intende dire: “Segui me che sono lo sposo della Chiesa; impara ad amare la tua sposa, il tuo sposo come io ho amato la Chiesa. Diventa partecipe anche tu di quel mistero, di quel sacramento, di cui nella lettera agli Efesini si dice che è “grande”: grande appunto «in riferimento a Cristo e alla Chiesa»” (Ef 5, 32).
Giovani che mi ascoltate! Cristo desidera insegnarvi la meravigliosa ricchezza dell’amore sponsale. Lasciate che egli parli al vostro cuore. Non fuggite da lui. Egli ha qualcosa di importante da dirvi per il futuro del vostro amore. Soprattutto, con la grazia del sacramento, egli ha qualcosa di decisivo da darvi, perché il vostro amore abbia in sé la forza necessaria per superare le prove dell’esistenza.
Molte voci intorno a voi parlano oggi un linguaggio diverso da quello di Cristo, proponendo modelli di comportamento che, in nome di una “modernità” affrancata da “complessi” e da “tabù”, – come si è soliti dire – riducono l’amore ad esperienza provvisoria di gratificazione personale o anche di mero godimento sessuale. A chi sa guardare con occhio libero da pregiudizi questo genere di rapporti, non è difficile scorgere dietro l’orpello delle parole la realtà deludente di un atteggiamento egoistico, che mira principalmente al proprio tornaconto. L’altro non è più riconosciuto nella sua dignità di soggetto ma è declassato al rango di oggetto, di cui si dispone secondo criteri ispirati non ai valori ma all’interesse.
Lo stesso figlio, che dovrebbe essere il frutto vivo dell’amore dei genitori, che in esso s’incarna e in certo modo si trascende e si perpetua, finisce per essere sentito come una cosa, che si ha diritto di pretendere o di rifiutare a seconda del proprio soggettivo stato d’animo.
Come non riconoscere in tutto ciò il tarlo di una mentalità consumistica che ha lentamente svuotato l’amore di quel contenuto trascendente, in cui si manifesta una scintilla del fuoco che arde nel cuore stesso della Trinità santissima? Bisogna riportare l’amore a questa sua eterna sorgente, se si vuole che esso continui a generare appagamento vero, gioia, vita.
A voi, giovani, il compito di farvi testimoni in mezzo al mondo di oggi della verità sull’amore. È una verità esigente, che spesso contrasta con le opinioni e con gli “slogans” correnti. Ma è l’unica verità degna di esseri umani, chiamati a far parte della famiglia di Dio!
Il Santo Padre ha poi così continuato parlando in spagnolo:
IV – La chiamata di Cristo
4.1. Voi siete venuti a questo monte della Gioia, pieni di speranza e di fiducia, mettendo da parte le insidie del mondo, per incontrare veramente Gesù, “la Via, la Verità e la Vita”, il quale vi invita tutti a seguirlo con amore. È una chiamata universale, che prescinde dal colore della pelle, dalla condizione sociale o dall’età. In questa notte, così emozionante per il suo significato religioso, per la fraternità e la gioia giovanile, Cristo amico è in mezzo all’assemblea per chiedervi personalmente se volete seguire con decisione la via che egli vi indica, se siete disposti ad accettare la sua verità, il suo messaggio di salvezza, se desiderate vivere pienamente l’ideale cristiano.
È una decisione che dovete prendere senza paura. Dio vi aiuterà, vi darà la sua luce e la sua forza perché sappiate rispondere con generosità alla sua chiamata. Chiamata a una vita cristiana totale.
Rispondete alla chiamata di Gesù Cristo e seguitelo!
4.2. Ma, più di uno di voi si starà chiedendo: Che vuole Gesù da me? A che cosa mi chiama? Qual è il significato della sua chiamata per me?
Per la gran parte di voi l’amore umano si presenta come una forma di autorealizzazione nella formazione di una famiglia. Perciò, nel nome di Cristo desidero domandarvi:
Siete disposti a seguire la chiamata di Cristo attraverso il sacramento del Matrimonio, per essere procreatori di nuove vite, educatori di nuovi pellegrini per la città celeste?
Nella storia della salvezza, il matrimonio cristiano è un mistero di fede. La famiglia è un mistero di amore, poiché collabora direttamente all’opera creatrice di Dio. Carissimi giovani, una gran parte della società non accetta gli insegnamenti di Cristo e, quindi, prende altre direzioni: l’edonismo, il divorzio, l’aborto, il controllo delle nascite e i contraccettivi. Questi modi di intendere la vita sono in chiaro contrasto con la legge di Dio e gli insegnamenti della Chiesa. Seguire fedelmente Cristo significa mettere in pratica il messaggio evangelico, che implica anche la castità, la difesa della vita, così come l’indissolubilità del vincolo matrimoniale, che non è un semplice contratto che si possa rompere arbitrariamente.
Vivendo nel “permissivismo” del mondo moderno, che nega o minimizza l’autenticità dei principi cristiani, è facile e piacevole respirare questa mentalità corrotta e soccombere al desiderio passeggero. Ma tenete presente che coloro che agiscono in questo modo non seguono né amano Cristo. Amare significa camminare insieme nella stessa direzione verso Dio, che è l’origine dell’amore. In questa dimensione cristiana, l’amore è più forte della morte, perché ci prepara ad accogliere la vita, a proteggerla e a difenderla dal seno materno fino alla morte. Perciò torno a chiedervi:
Siete disposti a difendere la vita umana con la massima cura in tutti i momenti, anche nei più difficili? Siete disposti, come giovani cristiani, a vivere e difendere l’amore attraverso il matrimonio indissolubile, a proteggere la stabilità della famiglia che favorisce l’educazione equilibrata dei figli, sotto la protezione dell’amore paterno e materno che si completano reciprocamente?
Questa è la testimonianza cristiana che ci si attende dalla maggior parte di voi giovani. Essere cristiano significa dare testimonianza della verità cristiana e, soprattutto oggi, significa mettere in pratica il senso autentico che Cristo e la Chiesa danno alla vita e alla piena realizzazione dei giovani attraverso il matrimonio e la famiglia.
Parlando in portoghese il Santo Padre ha così proseguito:
4.3. Sì, miei cari giovani, Cristo vi chiama non solo per camminare con lui in questo pellegrinaggio della vita. Egli vi invia in sua vece per essere messaggeri della verità e per essere suoi testimoni nel mondo, concretamente, dinanzi ad altri giovani come voi, perché molti di loro oggi nel mondo intero sono in cerca della via, della verità e della vita, ma non sanno dove andare.
“L’ora è venuta per intraprendere una nuova evangelizzazione” (Christifideles Laici, 34); e voi non potete mancare a questo importante appello. In questo luogo, dedicato a san Giacomo, il primo fra gli apostoli che diede testimonianza della fede attraverso il martirio, ci impegniamo ad accettare il mandato di Cristo: “mi sarete testimoni . . . fino agli estremi confini della terra” (At 1, 8).
Cosa significa essere testimoni di Cristo? Significa semplicemente vivere secondo il Vangelo: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente . . . Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22, 37. 39).
Il cristiano è chiamato a servire i fratelli e la società, a promuovere e a sostenere la dignità di ogni essere umano, a rispettare, difendere e promuovere i diritti della persona, ad essere artefice di una pace duratura ed autentica basata sulla fratellanza, sulla libertà, sulla giustizia e sulla verità.
Nonostante le meravigliose possibilità offerte all’umanità dalla tecnologia moderna, nel mondo c’è ancora molta povertà e molta miseria. In molti luoghi della terra le persone vivono sotto la minaccia della violenza, del terrorismo e addirittura della guerra. Il nostro pensiero si rivolge ancora una volta al Libano e ad altri paesi del Medio Oriente, così come a tutti i popoli e a tutti i paesi in cui esistono guerra e violenza.
C’è un’urgente necessità di poter contare su inviati di Cristo e messaggeri cristiani, E voi, giovani tutti, ragazzi e ragazze, sarete in futuro questi inviati e messaggeri.
Infine il Santo Padre ha concluso in spagnolo il suo discorso:
4.4. La chiamata di Cristo ci conduce lungo un cammino che non è facile da percorrere, perché può condurre anche alla Croce. Ma non esiste altro cammino che porti alla verità e dia la vita. Senza dubbio non siamo soli in questo cammino. Maria, con il suo “Fiat” ha aperto un nuovo cammino all’umanità. Lei, per mezzo della sua accettazione e donazione totale alla missione di suo Figlio, è il prototipo di ogni vocazione cristiana. Lei camminerà con noi, sarà nostra compagna di viaggio e con il suo aiuto potremo seguire la vocazione che Cristo ci offre.
Cari giovani, incamminiamoci con Maria; impegniamoci a seguire Cristo via, verità e vita. Saremo così ardenti messaggeri della nuova evangelizzazione e generosi costruttori della civiltà dell’amore
Link alla fonte »